“Dignare me laudare te, Virgo sacrata; da mihi virtutem contra hostes tuos“; Fammi degno di lodarti, o Vergine Santa, dammi forza contro i tuoi nemici.
“Quale madre, se potesse liberare un figlio dalla morte, supplicando il giudice di graziarlo, non lo farebbe? E possiamo pensare che Maria, Madre amabilissima, potendo così facilmente liberare un suo figlio dalla morte eterna, non lo farà? Prega, dunque, per noi, o Regina nostra, e saremo salvi.” (S. Alfonso M. de Liguori).
Durante la prima metà dell’800 il “Mese di Maggio” è già affermato in Europa e in America; progressivamente raggiungerà anche i paesi di missione. Diversi papi lo sosterranno esplicitamente: Pio VII, Gregorio XVI, Pio IX addirittura lo indulgenzieranno. Al punto che questa devozione è stata definita «l’omaggio più grandioso che i tempi moderni hanno offerto alla Santa Vergine».
O Maria, Regina del mese di Maggio e Madre degli Uomini.
Eccoci a Te, come ritornati da un lungo cammino senza meta.
Eccoci a Te, come stremati dalla ricerca di Pace e di felicità
Tu puoi ridonarci la speranza e l’ardire.
Noi ritorniamo a Te, perchè il tuo sorriso e la tua bellezza,
ci facciano dimenticare tante cose che ci angustiano e ci turbano.
Noi ritorniamo a Te, in questa primavera dell’anno,
per risentire la tua voce materna, ammonitrice e dolce.
Noi ritorniamo a Te, dopo in nostri sbandamenti,
perchè tu ci indichi la strada da percorrere:
quella segnata da Gesù ai suoi veri seguaci,
difficile e impegnativa, stretta e sassosa,
ma l’unica orientata veramente al successo.
Guidaci all’ascolto del Tuo Figlio;
guidaci ad impegnativi propositi
capaci di rifare il mondo così stanco
e così affamato di serenità:
Tu ci conosci!
Sai quello che vogliamo, quello che possiamo,
quello di cui abbiamo veramente bisogno:
aiutaci ad ottenerlo da Dio,
o Regina del Mondo,
o Madre di tutti
Amen!
Vista la carenza di Vescovi…. atti a predicare le Glorie di Maria Santissima, specialmente nel mese di maggio a Lei dedicato, vogliamo sintetizzare qui una breve raccolta di materiale dottrinalmente valido e fondamentale, per vivere una corretta mariologia e sana devozione alla nostra Beatissima Vergine Maria, Madre nostra e Corredentrice, Mediatrice ed Avvocata…. rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti…
La parola “amore”
“Perché ho scelto l’amore come tema della mia prima enciclica”,
di Benedetto XVI (Discorso del 23 gennaio 2006 ai partecipanti ad un incontro internazionale promosso in Vaticano dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”)
La parola “amore” oggi è così sciupata, così consumata e abusata che quasi si teme di lasciarla affiorare sulle proprie labbra.
Eppure è una parola primordiale, espressione della realtà primordiale; noi non possiamo semplicemente abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla, purificarla e riportarla al suo splendore originario, perché possa illuminare la nostra vita e portarla sulla retta via.
San Domenico di Guzman, Fondatore dell’Ordine dei Domenicani, de Predicatori, nacque l’anno 1170, nella Vecchia Castiglia, e dalla Provvidenza fu destinato qual vaso eletto per accendere dappertutto il Lume dell’Evangelio, ma anche per combattere gli errori del suo tempo che all’epoca erano palesemente si gravi e pericolosi negli Albigesi, i quali recavano grave danno non solo alla Chiesa, ma soprattutto alle singole persone, compiendo vere stragi di anime.
Il Signore aveva arricchito il Santo di molti doni il quale se ne serviva nella sua instancabile predicazione, per mezzo suo il Signore operava davvero tanti prodigi, somministrando così la miglior prova alla Verità che il Suo Servo fedele dava nella dottrina.
Ora, come egli stesso testificò, la divozione alla Vergine Maria, fu per lui l’arma principale ch’egli usò nel combattere i maestri dell’errore e dell’eresia.
San Domenico non dava mai cominciamento ad una sua predica od istruzione, senza prima inginocchiarsi ad invocare l’aiuto della Vergine Madre di Dio colla seguente preghiera: “Dignare me laudare te, Virgo sacrata; da mihi virtutem contra hostes tuos“; Fammi degno di lodarti, o Vergine Santa, dammi forza contro i tuoi nemici.
Le fatiche del santo non andarono mai perse! Ma tuttavia in seguito l’effetto non era sempre tanto felice da corrispondere allo zelo dell’uomo di Dio, san Domenico nuovo apostolo.
Alcuni peccatori e maestri di eresia, infatti, preso in odio il santo di Dio, di proposito duravano ostinati nè loro sentimenti, e pur sapendo che avevano torto, si chiudevano il proprio cuore alla voce della verità, per far dispetto al santo predicatore. San Domenico, afflitto da cotanta superbia ed orgoglio, pregando e supplicando, facendo penitenze e sopportando ogni molestia, se ne lamentava con la Santa Vergine affinchè Ella ponesse fine a tale ingiustizia; ecco che Maria gli manifestò nel 1202 che, come il Signore per mezzo della Salutazione Angelica aveva preparato il mistero dell’Incarnazione del Suo Divin Figliuolo, così egli pure doveva ricorrere alla medesima Salutazione Angelica e predicare al popolo la pia pratica del Rosario, ed egli tosto, avrebbe subito veduto, quali benedizioni e quali succulenti frutti di salute, sarebbero da esso scaturiti.
Il successo di san Domenico non furono le dispute, ma la preghiera del Santo Rosario!
- Egli, invece di fermarsi più a discutere a questi sordi, maestri dell’eresia, cominciò a predicare usando i misteri della mistica Corona, ad insegnar colla voce e coll’esempio la fedeltà a questa pia pratica, e con quale spirito di devozione si dovesse recitarla, menando ben di vivere coerentemente la propria vita, attraverso le virtù stesse di Gesù appena meditato nella sua vita terrena.
In breve tempo furono guadagnate più anime con la pratica del Rosario, che con qualsiasi altro mezzo non si fosse potuto fare: il Rosario dava, alle prediche del Santo, forza ed Unzione, tale unzione ammolliva i cuori dei peccatori più ostinati, i testimoni narrano che non era raro di veder sciogliersi, sì pubblicamente, gente dura che metteva paura per la loro ostinazione, molti erranti vennero ricondotti nel seno della santa Chiesa.
Perciò tal pratica di potente devozione, è sempre piaciuta ai santi ed ai Sommi Pontefici, tutti essi l’han sempre usata e praticata, ma ancor di più, tutti essi, ancor la raccomandano tanto da averla riccamente rivestita di generose Indulgenze e grazie a coloro che con pia sollecitudine lo recitano, lo raccomandano e ne rendano testimonianza colla vita coerente di virtù.
“Anima orante! Fai spesso una Comunione spirituale; cioè, desta in te stesso un ardente desiderio di ricevere Gesù, desidera di vedere li peccatori convertiti a si grande desiderio, e fa voto di non voler mai vivere senza di Lui, impegnati a non più offenderLo. Qui proprio ti sarà d’aiuto la Vergine Santa che altro non dimanda al Suo Gesù, di vederti vicino al Suo Cuore, prega con il santo Rosario, ogni giorno, e ripeti in questa giornata, la seguente giaculatoria:
– A peccato mortale libera me, Domina.
– Lungi e lontan tenete da questo mio seno, del mortal peccato, il più subdolo veleno”.
(Brano tratto da: Il Mese di Maria – Esempi di devozione e consacrazione alla Beata Vergine Maria pel Mese di Maggio – del padre gesuita Beckx e tradotto dal padre L.B: Veronese – Monza 1851 – con imprimatur)
Maria e il mese di maggio
Oggi è il primo sabato di maggio, cioè del mese che la tradizione vuole – insieme ad ottobre, mese del rosario – dedicato in particolare al culto della Vergine Maria. È un fatto che, se siamo cresciuti all’interno della cattolicità, abbiamo appreso fin da bambini e che diamo ormai per scontato. Ma forse, proprio per questo, è interessante cercare di risalire alle origini della speciale attenzione per Maria in questo momento dell’anno, per renderci conto meglio di come essa è nata e si è diffusa nell’intera cristianità.
Incominciamo col dire che essa è un piccolo vanto tutto italiano come, del resto, la famosa “supplica” alla Madonna di Pompei. E questo perché, se è vero che già qualcuno come il re di Castiglia e Leòn, Alfonso X il Saggio (vissuto nel XIII sec.), in uno dei suoi Cantici aveva in qualche modo associato la figura di Maria al mese di maggio e tre secoli dopo a Monaco di Baviera il benedettino Wolfang Seidl aveva pubblicato un abbozzo di mese mariano, sarà solo in età barocca e in Italia che la devozione andrà chiaramente strutturandosi.
- In realtà, occorre precisarlo subito: ciò da cui sembra che tutto abbia preso le mosse non è un aggancio con il ciclo liturgico, come in teoria si potrebbe pensare e come, per esempio, è avvenuto per il mese mariano presente nel rito bizantino fin dal XIII secolo, che viene celebrato in agosto in relazione alla festa della Assunta, la Dormitio Mariae per gli ortodossi. Il nostro “mese di maggio” si ricollega piuttosto, per un verso, al bisogno di riproporre Maria alla devozione dei fedeli dopo quella sorta di diminuzione di ruolo che le era derivata dalla Riforma. Ma anche dal rilancio che alcuni culti pagani, come quelli legati alle feste di primavera, accentrate sui Calendimaggio, stavano ritrovando spazio all’interno del Rinascimento e ciò preoccupava assai gli ambienti religiosi.
Per questo non sembra un caso che proprio attorno a Firenze, centro di questo rinascimento, e precisamente nel noviziato domenicano di Fiesole, nel 1677, sia nata la Comunella, cioè una sorta di confraternita che cominciò a dedicare alla Vergine il mese di maggio con degli esercizi di devozione. Ecco che cosa possiamo leggere negli archivi: << Essendo giunte le feste di maggio… e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che incominciavano a “cantar maggio”e a far festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo vantare anche noi alla Santissima Vergine Maria e che non era dovere che ci lasciassimo superare dai secolari>>. Dunque alla regina della primavera viene quantomeno affiancata la Regina del Cielo.
Da quel momento in poi è tutto un susseguirsi di iniziative prima sporadiche e poi sempre più organizzate fino al “Mese di Maria” pubblicato a Verona nel 1725 da un gesuita, padre Dionisi, seguito nel 1747 dal “ Mese di Maggio” di padre Saporiti e poi ancora da quelli di padre Lalomia e infine nel 1787 di padre Muzzarelli. Con quest’ultimo la devozione assume il suo aspetto definitivo. La pubblicazione che la illustra viene infatti inviata a tutti i vescovi perché la introducano nelle parrocchie della loro diocesi. Cosa che avverrà praticamente dovunque.
Durante la prima metà dell’800 il “Mese di Maggio” è già affermato in Europa e in America; progressivamente raggiungerà anche i paesi di missione. Diversi papi lo sosterranno esplicitamente: Pio VII, Gregorio XVI, Pio IX addirittura lo indulgenzieranno. Al punto che questa devozione è stata definita «l’omaggio più grandioso che i tempi moderni hanno offerto alla Santa Vergine».
Grandioso, certamente, ma per alcuni anche un po’ troppo debordante. La riforma del calendario liturgico, ha poi posto il 31 maggio, cioè tra l’annunciazione il 25 marzo, e la nascita del Battista il 24 giugno, la Festa della Visitazione. Così oggi, il “Mese di Maggio” continua a restare, per chi lo voglia, una grande occasione pastorale capace di unire la devozione liturgica a Maria con la più genuina pietà popolare. (di Rosanna Brichetti Messori da La Bussola Quotidiana del 04-05-2013)
CUNCTAS HAERESES SOLA INTEREMISTI
Antifona mariana:
GAUDE, MARIA VIRGO: CUNCTAS HAERESES SOLA INTEREMISTI IN UNIVERSO MUNDO.
RALLEGRATI, VERGINE MARIA: TUTTE LE ERESIE TU SOLA HAI DISTRUTTE NEL MONDO INTERO
1. Origine storica
Secondo i due ricercatori A. EMMEN e H. BARRÉ quest’antifona è anteriore al 700, risale cioè ad un secolo prima di Carlo Magno, ed è la sintesi di un responsorio più articolato che, secondo Barré, suonava così:
Rallegrati, Vergine Maria,
tu sola hai distrutto tutte le eresie,
[manca in universo mundo]
tu che hai creduto alla parola dell’arcangelo Gabriele
quando, Vergine, hai generato
Dio [fatto] uomo,
tu sei rimasta inviolata dopo il parto.
Da questo responsorio è stata ricavata l’antifona, introdotta nel 1568 nel breviario e nel messale riformato di San Pio V per la festa dell’Annunciazione, con l’aggiunta di in universo mundo.
2. Fonte del responsorio e dell’antifona
Secondo Barré il responsorio, dalla fisionomia abbastanza insolita, è di origine occidentale perché non si riscontra in esso nessun corrispondete greco, non c’è nulla, cioè, che sia tipicamente orientale. Una leggenda racconta che esso venne composto da un romano di nome Vittore, cieco dalla nascita il quale, sostando davanti all’altare di Santa Maria alla Rotonda, compose questo responsorio per grazia di Dio. Tuttavia al responsorio si può riconoscere una certa, anche se minima, influenza orientale proveniente dall’Omelia IV di San Cirillo d’Alessandria che, durante il Concilio di Efeso (431), così si rivolge alla Vergine:
Per mezzo di te, Maria, Madre di Dio,
la croce preziosa è celebrata, adorata nel mondo intero.
Per mezzo di te, i demoni sono messi in fuga.
Per mezzo di te, la creatura caduta sale al cielo.
Per mezzo di te, ogni creatura […….]
Giunge alla conoscenza della verità. […..]
Per mezzo di te, i re regnano, per mezzo della Santa Trinità.
Il responsorio e l’antifona si iscrivono in questo lirismo che attribuisce tutti i benefici della salvezza e della vera fede all’incarnazione del Salvatore, di cui Maria è il principio umano. Proprio su questa scia, anche San Germano di Costantinopoli (640-733) saluta la Vergine così:
Rallegrati, sorgente di effluvi divini,
da cui scaturiscono i frutti ortodossi della divina Sapienza
in onde purissime e limpidissime
e disperdono le schiere delle eresie.
3. Interpretazione
Emmen, dopo aver esaminato 60 commenti all’antifona, cataloga così la gamma delle varie interpretazioni: la santità di Maria, in generale, ha vinto le eresie; la maternità divina è principio attivo di questa vittoria, sia perché Maria ha dato al mondo la Verità e la Luce che è Cristo, sia perché, per mezzo della potenza di suo Figlio, ha anche lei schiacciato il serpente infernale; con la sua spirituale sapienza, Maria, Madre della Chiesa e custode della sua fede, ha istruito gli Apostoli e gli altri membri della Chiesa primitiva nella vera dottrina e li ha aiutati con la sua protezione, a lottare contro le eresie; la verità divina attestata dal mistero di Maria, elimina, secondo Newman, Semmelroth e Schmaus, le eresie. I papi hanno ripreso spesso questa antifona, collegando la vittoria sulle eresie con quella di Genesi 3,15, non citata nel responsorio. Pio XII, ad esempio, chiama la Vergine “Victrix omnium praeliorum pro Deo, cioè Vincitrice di tutte le battaglie per Dio” (AAS 34 (1942), pp. 345-346).
4. Senso stretto e complessivo
Secondo Emmen il senso puntuale dell’antifona, alla luce del responsorio da cui deriva è questo: Maria ha vinto le eresie, per aver creduto alla parola di Gabriele, generando, benché Vergine, l’Uomo – Dio” La fede sublime di Maria, insomma, e la sua perfetta e irreversibile sottomissione a Dio, hanno escluso tutte le eresie, dal momento che esse non sono altro che disobbedienza e rivolta della ragione contro la parola di Dio. La forza poetica dell’elogio paradossale che viene fatto a Maria, non si lascia, però, racchiudere solo in questi stretti confini. Per comprendere in pieno il senso dell’antifona, così come è stata commentata da tanti autori, bisogna commentare i tre aspetti del suo complessivo significato: la FEDE, il MISTERO, i FRUTTI:
LA FEDE
– La perfezione della fede di Maria, esclude ogni eresia e ogni disobbedienza;
– Questa fede ha valore di paradigma, perché è il punto di partenza della nuova creazione promessa dai profeti;
– Questa fede porta alla realizzazione sulla terra del progetto salvifico di Dio che vuole la salvezza di tutti gli uomini ed ha, quindi, un significato eccezionale ed una portata universale;
– Questa fede intuitiva e attuata nella prassi vivente di Madre di Dio, disarma le estrapolazioni e le deviazioni della Parola di Dio, perché accolta nella sua più autentica pienezza e completezza.
– L’esempio della fede prototipica di Maria, ha contribuito a tutte le vittorie successive della storia della salvezza;
– L’insegnamento che Maria, in quanto unica testimone dell’Annunciazione dell’Incarnazione ha trasmesso alla Chiesa, non è estraneo, dunque, alla sua vittoria per il fatto che Ella, come afferma Leone XIII, comunicò la sua conoscenza dei misteri dell’infanzia di Cristo a Giovanni, il discepolo a cui fu affidata in modo diretto e a Luca che afferma come Maria ben li conservasse e meditasse nel suo cuore (Cfr. Lc 2,19 e 51). Proprio il vangelo di Luca irradia la gioia sempre ridondante del Natale che fa riecheggiare nell’annuale liturgia solenne della festa, la vittoria della Nascita per eccellenza.
IL MISTERO
L’antifona non parla solo della fede di Maria, ma anche dell’oggetto di questa fede e cioè del mistero che Dio le ha proposto e che Ella ha realizzato generando il Figlio di Dio. Il responsorio, infatti, spiega la vittoria di Maria precisando:
Tu hai generato Dio e uomo,
tu sei rimasta inviolata dopo il parto.
Questo mistero della concezione verginale, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani e per il razionalismo e i razionalismi di tutti i tempi, mistero nel quale si congiungono mirabilmente la vita umana e la vita divina, è evocato dal responsorio come una vittoria della sapienza di Dio sulla sapienza umana. La conoscenza di Maria, madre Vergine di Cristo, è e rimane un antidoto perenne contro la teologia dei sofismi, delle meschinità, delle deviazioni, frutto di filosofie e ideologie anguste e conferma perennemente che la coerenza della Rivelazione non è una parola vana e che solo dal “mirabile scandalo” del Dio che entra nella storia umana per mezzo di Maria, deriva la nostra salvezza. Per questo, poeticamente, l’antifona proclama: cunctas haereses sola interemisti in universo mundo.
I FRUTTI
La fede di Maria è, infine, vittoriosa perché è il principio di tutti i compimenti successivi del piano di Dio proposto al suo consenso. Per mezzo della sua fede, proclamano i Santi Padri, Maria ha generato Colui che vince e distrugge il peccato con la sua presenza, il suo insegnamento, la sua morte e la sua resurrezione e che ha donato la vita al mondo. Questa fede lega Maria come un vincolo perfetto ed irreversibile all’opera di Cristo e, unita alla sua preghiera e alla sua intercessione, accompagna costantemente l’azione vittoriosa di Cristo, alla quale la Vergine partecipa in un modo più intimo e più singolare di chiunque altro.
5. Conclusione
L’antifona, in definitiva, invita a misurare: la fede vittoriosa di Maria; la potenza salvifica del suo mistero che è il capolavoro di Dio; tutto ciò che è dato a partire dal suo consenso: Cristo stesso, al quale da allora maria è associata in tutti i suoi misteri gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi, cioè vittoriosi. Padre Chaminade (1761-1860), fondatore dei marianisti affermava: Tutte le eresie del passato e anche quelle del presente, hanno abbassato il capo davanti alla santissima Vergine e, a poco a poco, Ella le ha ridotte al silenzio e al nulla. (Lettera del 24 agosto 1839 ai predicatori).
Bibliografia
LAURENTIN R., Maria chiave del mistero cristiano, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, pp. 137-147; EMMEM A., Cunctas haereses sola intermisti, in Maria Ecclesia, Roma, 9 (1961), pp. 93-151; BARRE H., Antienne et reponse de la Vierge, in Marianum, 29 (1967), pp. 209-211; CIRILLO D’ALESSANDRIA, Omelia IV, Sermone 1 contra Nestorio, PG 77, 992b-c.
Ignoranza dei sacerdoti
Da un’Omelia ai sacerdoti, tenuta il 3 gennaio 1584
di San Carlo Borromeo
O ignoranza, nemica dei sacerdoti, quanto sei nociva ad essi, quanto indecorosa! Il sacerdote ha nelle sue mani delle anime: deve saper distinguere una forma di lebbra da un’altra; è suo compito pascere il popolo che gli è stato affidato con la sua dottrina e il suo esempio, insegnare la Legge di Dio, dare un latte e un cibo solido, e offrire un nutrimento proporzionato a ciascuno.
Quali intoppi a tutto ciò porta l’ignoranza! A quale severo giudizio sarà sottoposto il sacerdote senza erudizione, incapace di adempiere a qualcuno dei suoi uffici pastorali! Credetemi: nessuno mai è sufficientemente sapiente per portare degnamente il peso del suo ministero! Se questo è vero per chiunque abbia la necessità di sapere per sé – ed anche in modo eccellente – che dovremo dire di coloro che devono essere sapienti per sé e per gli altri? Dice il Signore, per bocca del profeta: “Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza”.
Ai suoi sacerdoti il Signore richiedeva una scienza così palese e manifesta che potesse essere notata “sulle labbra”; voleva che custodissero la comprensione profonda di ogni cosa. “Dalla sua bocca si ricerca l’istruzione”, come una cosa dovuta per diritto. Ma coloro che sono ignoranti come potranno saldare questo debito?
Non capiti che tra voi si trovi qualcuno di animo così vile e mente così ottenebrata che osi dire: Ho conseguito il sacerdozio; per quale motivo dovrei consumare altro tempo per studiare?
Animi ignobili e meschini! E’ evidente che quando costoro studiavano non lo facevano per amore della scienza o per crescere in virtù, ma solo meccanicamente, per conseguire il sacerdozio. Non vogliate, dilettissimi, perdere le occasioni che Dio vi offre a causa dell’ozio: non mostratevi ingrati verso la clemenza di Dio. Mostrate con i fatti la purezza e la grandezza del vostro animo; che desiderate gioire di ciò che è virtuoso e progredire nella vera dottrina.
La vera devozione al Cuore Immacolato di Maria
Si è parlato tanto di Fatima nel decennio passato, dopo che il Papa Giovanni Paolo II ha voluto rivelare ciò che è stato presentato come il terzo segreto. Si è parlato tanto di Fatima, nelle polemiche che sono seguite alla rivelazione del terzo segreto, che molti pensano non completa. Ricordiamo tutti il segretario di stato Tarcisio Bertone alla televisione nazionale, presentare i biglietti scritti da Lucia e le buste che li contenevano, per smentire chi sosteneva che il terzo segreto era stato rivelato solo in parte. Ricordiamo tutti almeno il documentato libro di Socci, “Il quarto segreto di Fatima”, e tutto il vivace dibattito che ne è seguito.
Insomma, si è parlato tanto di Fatima, ma che fine ha fatto la devozione al Cuore Immacolato di Maria?
Certo, è vivissima in alcuni circoli ristretti, ma è ancora predicata e praticata nel tessuto concreto delle nostre parrocchie? Ci sembra proprio di no.
La pratica dei primi 5 sabati del mese è praticamente scomparsa, quasi fosse una cosa per anime piccole, che non corrisponde più al modo che ha oggi la Chiesa di intendere la devozione alla Madonna. Ben inteso, nessuno negherà pubblicamente che si può essere devoti al Cuore Immacolato di Maria, ma presenteranno questa devozione come una pia pratica personale, che lascia il tempo che trova. Ma così non è!
Di fronte al disastro del mondo sempre più ateo, Dio stesso è intervenuto a Fatima, indicando la via d’uscita alla distruzione dell’umanità: la devozione al Cuore Immacolato di Maria.
Il 13 luglio 1917 così parlò la Madonna ai pastorelli:
- “La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la Consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolterete le Mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace”
E due anni prima, nel 1915, l’angelo dell’apparizione invitò i bambini a pregare prostrati con lui in riparazione delle offese subite da Dio da parte dei peccatori, e in particolare con le parole: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima, Divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli stesso è offeso, e per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.”
C’è questo continuo ritorno della parola “riparazione”, che è ormai completamente incomprensibile per il mondo cattolico di oggi: eppure è questo il cuore di Fatima e della devozione al Cuore Immacolato. La Madonna chiede di pregare il Rosario e di offrire la comunione riparatrice, per riparare, appunto, agli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui si offende Dio. La Madonna chiede la comunione riparatrice per la conversione dei peccatori, perché si salvino da quell’inferno che mostrò loro il 13 luglio 1917:
- “La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento”
E’ accettabile questo per la Chiesa “rinnovata” della modernità, per i cosiddetti cristiani adulti del post-concilio? Questi considerando Fatima, parlano dell’attentato a Giovanni Paolo II e dei cristiani uccisi nel ‘900 come se fossero il cuore di questo messaggio… ma non parlano più della riparazione, perché?
Semplicemente perché è cambiato lo sguardo nei confronti del peccato dell’uomo e della misericordia di Dio: per i nuovi cristiani, in sostanza, il peccato non offende più Dio. Ci risiamo: il cattolicesimo modernista modifica i dogmi, le verità di fede, e quando parla di peccato non intende più dire ciò che la Chiesa ha detto per diciannove secoli.
Per i modernisti, teorici o pratici, il peccato praticamente non esiste più, poiché esso non offende Dio. Dicono che il peccato non offende Dio, ma nuoce solamente al peccatore. Il peccato, per loro, non fa niente a Dio. Il peccato, dicono, non fa che nuocere al peccatore facendogli perdere la vita divina – questo lo si concede – e, al tempo stesso, offende gli altri uomini. In queste condizioni il peccato non ha più la caratteristica dell’offesa, della distruzione dell’onore di Dio, della Sua gloria, della Sua lode; non ha più la caratteristica della disobbedienza alla legge di Dio. Insomma il peccato non è più cattolico, e quindi non va più riparato!
Ci rendiamo conto fratelli, come fanno ha parlare di Fatima tutti costoro, che ne hanno distrutto il cuore? Dobbiamo vigilare contro una falsa devozione alla Madonna, fatta solo di sentimentalismo, che non porta mai a ciò che la Beata Vergine chiede sempre: la nostra conversione, per il bene nostro e del mondo intero.
È sorta una nuova religione che distrugge la nozione stessa di peccato.
Abbiamo trovato una bella descrizione di questa drammatica situazione nella Chiesa, fatta da un vescovo illuminato per dottrina:
- “In seguito, ci si dice, come conseguenza, che Dio non punisce il peccato con una qualche pena temporale o eterna. Poiché il peccato non offende Dio, Dio non lo punisce. Del resto Dio è la bontà stessa: come potrebbe infliggere delle pene all’uomo peccatore? No, è l’uomo stesso che si punisce, subendo le conseguenze dei suoi errori, e l’inferno – se mai qualcuno vi si trova – l’inferno non è altro che l’esclusione, l’auto-esclusione dall’amore divino. Dunque l’inferno (per questi falsi cattolici moderni ndr) non è più una pena inflitta da Dio. Dio non ha più il diritto di punire. Ne consegue che l’uomo è esentato da ogni dovere di riparazione verso Dio. Ciò che noi chiamiamo, nel nostro catechismo, la soddisfazione dopo il peccato, il fatto che il peccatore debba soddisfare la giustizia divina a causa dei suoi peccati, la soddisfazione, il bisogno di espiare i propri peccati per riparare l’onore di Dio, non esiste più. L’uomo deve solo riparare la sua salute spirituale. Ma riparare la gloria di Dio, cooperare al recupero della creatura caduta nel peccato, non lo si vuole più! Mentre voi conoscete la bella dottrina cattolica della soddisfazione che è tutta a gloria di Dio, perché l’uomo peccatore possa rialzarsi e ridare a Dio la gloria e la lode, risollevando la sua decaduta natura per mezzo della soddisfazione, per mezzo della pena che egli subisce volontariamente”.
Ma, alcuni diranno, e la Misericordia di Dio, dove la lasciate? La Misericordia infinita di Dio è tutta sulla Croce, dove Gesù ripara i nostri peccati versando il suo Preziosissimo Sangue. Gesù ha soddisfatto la giustizia divina morendo per i nostri peccati… è infinita questa misericordia, è infinita questa soddisfazione, e ci chiede di entrare in questa grande riparazione!
Che senso avrebbero la Passione e la Morte di Gesù Cristo, se non fosse per questa soddisfazione della giustizia di Dio? La Croce di Cristo diventerebbe una specie di finzione, di buon esempio dato da Gesù, per dimostrarci che ci ama! No! Gesù soddisfa la giustizia divina, ripara i nostri peccati realmente, non fa un “teatrino” del suo amore.
Ma fa di più: domanda a noi, per sua misericordia, di partecipare alla grande riparazione, non di negarla! Appartieni al corpo mistico di Cristo, ti è data la grazia di poter offrire il tuo sacrificio quotidiano, in unione alla Croce di Cristo, per riparare il tuo peccato e il peccato del mondo: questa è la dignità del cristiano! Dio, in Cristo, rende utile la fatica del vivere! Senza questa bontà di Dio che rende utile la tua sofferenza, essa sarebbe solo infinitamente triste perchè vuota. Che grazia! Ma occorre accogliere la verità di fede racchiusa nella parola “riparazione” perchè questa grazia agisca.
Viviamo così il mese di maggio, fedeli al Rosario, ma con questo cuore di riparazione. (tratto da: RadicatinellaFede maggio 2013)
Il Rosario esprime la fede senza falsi problemi
Miei fratelli e sorelle,
se invitassi, durante un’adunanza di cattolici, signore e signori a mostrar quel tengono in tasca o nelle borsette, che cosa scoprirei?
Vedrei certo in quantità pettini, specchietti, tubetti di rossetto, portamonete, accendisigarette ed altre coserelle più o meno utili.
Ma quante corone del Rosario?
Anni fa ne avrei viste di più!
Nella casa del Manzoni a Milano, appesa in capo al letto si vede anche oggi la sua corona: la recitava abitualmente e nei “Promessi Sposi” la sua Lucia tira fuori la corona e recita il Rosario nei momenti più drammatici.
Windthorst, uomo di stato tedesco, fu invitato una volta da alcuni amici non praticanti a mostrare la sua corona. Era uno scherzo; gli avevano prima sottratta la corona dalla tasca sinistra. Windthorst, non avendola trovata nella sinistra, mise la mano nella tasca destra e fece bella figura. Aveva sempre una corona di ricambio!
Cristoforo Gluck, grande musicista, durante i ricevimenti alla Corte di Vienna, si appartava alcuni minuti per dire il Rosario.
Il beato Contardo Ferrini, professore all’Università di Pavia, invitava a recitarlo gli amici, nella cui casa era ospite.
Santa Bernardetta assicurava che, quando la Madonna le apparve, aveva la corona al braccio, le chiese se essa pure l’avesse, invitandola a recitarla, mentre la Madonna di Fatima raccomandò ai tre pastorelli la recita del Rosario.
Perchè ho cominciato con questa serie di esempi?
Perchè il Rosario è da alcuni contestato. Dicono: è preghiera infantilistica, superstiziosa, non degna di cristiani adulti. Oppure: è preghiera che cade all’automatismo, riducendosi ad una ripetizione frettolosa, monotona e stuzzichevole di Ave Maria. Oppure: è roba d’altri tempi; oggi c’è di meglio, c’è la lettura della Bibbia per esempio che sta al Rosario come il fior di farina sta alla crusca! Come a dire che la Bibbia e il Rosario sono così in contraddizione.
Mi si permetta allora di dire qualche cosa in proposito da pastore d’anime.
Prima impressione.
La crisi del Rosario viene in un secondo tempo. Prima viene la crisi della preghiera in generale. La gente è tutta presa dagli interessi materiali, alla propria anima pensa pochissimo. Il fracasso ha poi invaso la nostra esistenza. Macbeth potrebbe ripetere: ho ucciso il sonno! Ho ucciso il silenzio! Per la vita intima e il dolce colloqui con Dio si fa fatica a trovare qualche briciolo di tempo. E’ un grave danno!
Diceva Donoso Cortes: “oggi il mondo va male perchè ci sono più battaglie che preghiere”.
Si sviluppano le liturgie comunitarie, che sono anche un certo bene, si, ma non bastano: occorre anche il colloquio personale con Dio.
Seconda impressione.
Quando si parla di “cristiani adulti” in preghiera, si esagera e il termine “adulto”, nel rapporto con Dio, non è proprio l’ideale.
Personalmente, quando parlo da solo con Dio e alla Madonna, non riesco affatto di sentirmi adulto, preferisco sentirmi un vero fanciullo. La mitria, lo zucchetto, l’anello, scompaiono; mando a riposare l’adulto e anche il vescovo, con relativo contegno grave, posato e ponderato, per abbandonarmi alla tenerezza spontanea che solo un bambino può davvero manifestare davanti al papà ed alla mamma. Essere almeno, per qualche mezz’ora, davanti a Dio quello che in realtà sono con la mia miseria e con il meglio di me stesso: sentire affiorare dal fondo del mio essere il fanciullo di una volta che vuol ridere, chiacchierare, amare il Signore e che talora sente anche il bisogno di piangere, perchè gli venga usata misericordia, mi aiuta a pregare davvero.
Il Rosario è davvero preghiera semplice e facile, ma anche impegnativa per la sua applicazione. Mi aiuta ad essere fanciullo. Mi piace sgranare il rosario e non me ne vergogno affatto!
Terza impressione.
Non debbo e non voglio pensare male di nessuno, ma confesso che più volte sono stato tentato di giudicare che il tale o il tal altro che si credeva adulto unicamente perchè sedeva su una scranna a criticare dall’alto. Mi veniva voglia di dirgli: “Macchè maturo! Macchè adulto! Quanto a preghiera sei un adolescente in crisi, un deluso, un ribelle, che non ha ancora smaltito l’aggressività dell’età ingrata!”.
Dio mi perdoni il giudizio temerario! Ma è anche carità portare l’insegnamento corretto.
E adesso vengo alle altre obiezioni.
Preghiera a ripetizione il Rosario?
Diceva padre De Foucauld: “L’amore si esprime con poche parole, sempre le stesse e che sempre si ripetono”.
Una signora che viaggiava in treno, aveva messo a dormire il suo bambino nella rete-portabagagli. Quando il piccolo si risvegliò. vide dall’alto della rete la sua mamma seduta di fronte a vegliarlo. “Mamma”!, fece. E l’altra: “Tesoro!”, e per un bel pezzo il dialogo tra i due non cambiò: “Mamma” da lassù, “Tesoro” seguiva la risposta.
Non c’era bisogno di altre parole.
C’è la Bibbia?
Certo che c’è! ed è un quid summus (cioè è proprio quello che abbiamo, nel Rosario), ma non tutti sono preparati. A quelli stessi che la leggono, sarà poi utile in certi momenti, in viaggio, in strada, in periodi di particolare bisogno, parlare con la Madonna, se si crede che Essa ci sia Madre e sorella.
Se la lettura della Bibbia non riesce ad essere ben compresa nello studio, i Misteri del Rosario, meditati e assaporati, sono Bibbia dispiegata, che così ben approfondita è fatta succo e sangue spirituale, dono puro dello Spirito Santo, da usare anche nel catechismo.
Preghiera stucchevole?
Dipende. Può essere invece preghiera piena di gioia e di letizia. Se uno vuole, il Rosario diventa uno sguardo gettato su Maria, che aumenta d’intensità a mano a mano che si procede. Può anche riuscire un ritornello che sgorga dal cuore e che, ripetuto, addolcisce l’anima come una canzone.
Preghiera povera il Rosario?
E quale sarà allora la preghiera ricca?
Il Rosario è una sfilata di Pater, preghiera insegnata da Gesù; di Ave Maria, il saluto di Dio alla Vergine portato dall’Angelo, di Gloria, elogio alla Santissima Trinità. O vorreste invece, come preghiere, le alte elucubrazioni teologiche? Non si adatterebbero ai veri poveri, agli anziani, agli umili, ai semplici, agli ammalati. Il Rosario esprime la fede senza falsi problemi, senza sotterfugi e giri di parole, aiuta l’abbandono in Dio, l’accettazione dolorosa del dolore.
Certo, Dio si serve anche dei teologi, ma per distribuire le sue grazie, non per complicarle, e si serve soprattutto della piccolezza degli umili e di quelli che si abbandonano con fiducia alla sua volontà.
C’è un’altra considerazione da fare.
La famiglia dovrebbe essere la prima scuola di pietà e di spiritualità religiosa per i figli. L’azione pedagogico-religiosa dei genitori, ha detto Paolo VI, è delicata, autorizzata, insostituibile. Delicata per il clima di permissività e di secolarismo che ci circonda; autorizzata, perchè fa parte della missione affidata da Dio ai genitori; insostituibile, perchè è nell’età più tenera che si forma l’inclinazione e l’abitudine alla pietà religiosa.
Il Rosario recitato, sia pure in formula breve (ossia senza la meditazione dei Misteri letti ma con una breve pausa), la sera, dai genitori insieme ai figli, è una specie di liturgia domestica.
Lo scrittore Luigi Veuillot confessava che, all’inizio del suo ritorno a Dio, c’era lo spettacolo del Rosario visto e recitato con fede in una famiglia romana che lo ospitava.
Con queste convinzioni nel cuore, è stata per me una consolazione sentire dell’iniziativa delle celebrazioni di questi giorni. I Padri Domenicani, già tanto benemeriti della diffusione del Rosario nella nostra città e “I Gesuati”, parrocchia del Rosario per eccellenza, si sono proposti il rilancio di questa pia e grande pratica. Auspicando che il loro lavoro sia benedetto da Dio, sono venuto a questa Liturgia come a una lieta festa religiosa. Purtroppo la letizia viene gravissimamente turbata dal rumore della guerra pazza ed insensata scoppiata ieri nel Medio Oriente.
Quando dunque gli uomini cesseranno di odiarsi? Quando saranno disposti a sacrificare i loro meschini sogni di una instabile supremazia nazionale al bene supremo e stabile della pace? (…)
Nel Rosario siamo soliti invocare la Madonna col titolo di Regina della Pace.
Diciamole con fervore tutti insieme: Regina pacis, ora pro nobis!
(Papa Giovanni Paolo I – Albino Luciani + Patriarca di Venezia
Omelia per il IV Centenario della festa del Rosario, chiesa dei Gesuati a Venezia
7 ottobre 1973)
Il mistero non è un qualcosa di separato da noi, inconoscibile ed oscuro. Al contrario è un invito ad entrarvi, coraggiosamente, per poterne comprendere la natura ed il beneficio che ce ne scaturisce.
Maria ha lei stessa dovuto misurarsi con questo progressivo immergersi battesimale nella volontà di Dio, meditando ogni cosa nel proprio cuore, mettendo insieme come un mosaico, un tassello per volta, giungendo a vedere la meraviglia del disegno di amore di Dio per l’umanità. Maria ne è preceduta (significativamente nel rosario non c’è un mistero dedicato alla sua immacolata concezione, nove mesi prima che nascesse, creatura tra le creature), ma ad un certo punto della sua vita, ancora giovanissima, ne viene interpellata, in modo inatteso (e rischioso per lei), trovando la forza per dire “sì” e cominciare a percorrere le vie della storia insieme al suo Gesù.
Chi prega il rosario può così introdursi alla contemplazione di fatti realmente accaduti nella vita di una donna, osservandoli con lei, che c’era. Tutto il rosario è in presa diretta con il Vangelo, salvo dove il Vangelo è già scritto, quando ormai è tutto noto ciò che Dio doveva rivelare tramite Gesù. Gesù ha vinto la peggior conseguenza del rifiuto di Dio: la morte. Il suo corpo risorto è un corpo glorificato, non è solo un cadavere tornato in vita. Maria, che lo ha fatto incarnare rendendosi disponibile, ha offerto il proprio incommensurabile dolore di madre sotto la croce, impossibilitata a fare qualunque cosa per il proprio figliolo, che ha visto torturare ed uccidere come un delinquente. Lì l’abbiamo ricevuta come madre, lì siamo diventati suoi figli.
Lei, inutile serva di una cosa più grande delle nostre povere misure, ha creduto a tutto ciò che Gesù aveva detto alla luce di ciò che aveva imparato e compreso passo passo, fidandosi. Perciò è la prima a godere, da creatura, della promessa del Creatore. Gli ultimi due misteri del rosario la celebrano nella gloria del Figlio, presso il Padre, compreso il corpo, assunto in cielo, nella gloria di angeli e santi, questi ultimi modelli di vite rivolte a Dio. Dal cielo, sempre giovane e bella, Maria viene talora a visitarci, proteggendo, consolando, ed ammonendo noi, suoi figli, a fidarci di Dio, dispensandone le grazie. E’ questa la meraviglia del rosario. Possiamo quindi recitarne i misteri immergendoci nella loro fattualità.
Proponiamo, a conclusione di queste riflessioni, una contestualizzazione storico geografica dei misteri del rosario, rendendo tra l’altro un ulteriore omaggio a Giovanni Paolo II, che ha donato alla Chiesa i misteri luminosi: cinque momenti importantissimi della vita pubblica di Gesù, che saldano, nell’esperienza di Maria, l’infanzia e la vita eterna, passando per l’ora della Croce. Per i venti misteri del Rosario sono indicati (ove possibile) un luogo, una data (espressa secondo il nostro attuale calendario), il rimando al Nuovo Testamento. E’ un modo inusuale di accostare la recita del rosario, ma quanto mai concreto nel fare di questa santa devozione il modo di stare con Gesù, attraverso Maria, alla scuola della Madre, con Lei nel suo Cuore Immacolato.
MISTERI GAUDIOSI: Dio visita l’uomo, che ha creato per amore.
Annunciazione (Nazaret, fine inverno 2 a.C.): Vangelo di Luca
Visitazione a Santa Elisabetta (Ain Karin, marzo 2 a.C.): Vangelo di Luca
Gesù nasce: Natale (Betlemme, fine anno 2 a.C.): Vangeli di Matteo e Luca
Presentazione di Gesù (tempio Gerusalemme, inizio 1 a.C.): Vangelo di Luca
Gesù 12enne (tempio Gerusalemme, primavera 12 d.C.): Vangelo di Luca
MISTERI LUMINOSI: Dio opera il bene dell’uomo
Battesimo di Gesù (Giordano, estate del 30 d.C.): tutti e 4 i Vangeli
Nozze di Cana (Cana di Galilea, fine inverno del 31 d.C.): Vangelo di Giovanni
Proclamazione del regno di Dio (Galilea, Giudea, Samaria, 31-32 d.C.): tutti e 4 i Vangeli
Trasfigurazione (Monte Tabor, Galilea, festa delle capanne del 32 d.C.): Matteo/Marco/Luca
Istituzione dell’Eucaristia (Gerusalemme, sera di giovedì 31/3/33 d.C.): tutti e 4 i Vangeli
MISTERI DOLOROSI: L’uomo invidioso rifiuta l’amore di Dio
Gesù nel Getsemani (fuori Gerusalemme mura est, tra giovedì e venerdì.): tutti e 4 i Vangeli
Gesù flagellato (Gerusalemme, mattino presto di venerdì 1/4/33 d.C.): Matteo/Marco/Giovanni
Gesù incoronato di spine (Gerusalemme centro, mattino del 1/4/33 d.C.): Matteo/Marco/Giovanni
Gesù caricato della croce (Gerusalemme centro, mattino del 1/4/33 d.C.): tutti e 4 i vangeli
Gesù muore (fuori Gerusalemme mura ovest, Calvario, ore 15 del 1/4/33 d.C.): tutti e 4 i vangeli
MISTERI GLORIOSI: L’amore di Dio vince il male per la gloria dell’uomo
Gesù risorge da morte (fuori Gerusalemme ovest, mattino di domenica 3/4/33 d.C.): 4 Vangeli
Gesù ascende al cielo (Monte degli ulivi, giovedì 12/5/33 d.C.): Marco/Luca/Atti degli apostoli
Pentecoste (Gerusalemme, domenica 21/5/33 d.C.): Atti degli apostoli
Maria è assunta in cielo (Efeso? un’estate prima del 49 d.C.): tradizione e dogma
Maria è incoronata regina (non mappabile): tradizione e dottrina dei Santi
Il rosario comincia dall’incarico ricevuto da una creatura di far incarnare Dio nel mondo e culmina con lo Spirito di Dio riversato sulle creature, in vista della vita nel mondo che verrà. La creatura che si affida totalmente al suo creatore, che è Amore, può così goderne le promesse. La tradizione non inventa nulla, innestata sulla testimonianza di chi ha visto ed ha conosciuto chi ha visto. Maria, la prima creatura a beneficiare della redenzione, non ha mancato di proporsi nella storia della Chiesa, fino ad essere riconosciuta l’Immacolata e l’Assunta, Regina perché vera Madre di Dio, elevata e chiamata beata da ogni generazione cristiana proprio perché la più umile ed “inutile”.
Maria, madre dei credenti, ci accompagna nel suo percorso del cuore, dove con intelligenza, memoria e volontà ha unificato ciò che sapeva e ciò che vedeva, leggendo la storia. Lei prega per e con noi ora e nell’ora della nostra morte: questi due momenti ogni giorno sono un po’ più vicini, fino a coincidere nell’istante in cui termina la vita presente, iniziando quella futura, secondo la giustizia e la misericordia di Dio, avendo Maria per nostra avvocata, i cui occhi misericordiosi sono rivolti verso di noi.
- La Chiesa si riunisce nella camera alta del Cenacolo con Maria, che fu la Madre di Gesù e dei suoi fratelli. Dunque non si può parlare di Chiesa se Maria, la Madre del Signore, non è con i suoi fratelli. – Cromazio d’Aquileia (+407)
Le Quindici promesse di Maria SS.ma ai devoti del S. Rosario
date al domenicano il Beato Alano de La Roche
1. A tutti quelli che devotamente reciteranno il mio Rosario, io prometto la mia protezione speciale e grandissime grazie.
2. Chi persevererà nella recita del mio Rosario riceverà grazie preziosissime.
3. Il Rosario è un’arma potente contro l’inferno; esso distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie.
4. Il Rosario farà fiorire le virtù e le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie di Dio. Esso sostituirà nei cuori degli uomini l’amor vano del mondo con l’amor di Dio, elevandoli al desiderio dei beni celesti ed eterni.
5. Chi confiderà in me recitando il Rosario, non sarà soverchiato dalle avversità.
6. Chi reciterà devotamente il Rosario, meditando i misteri, non sarà punito dalla giustizia di Dio; se peccatore, si convertirà; il giusto crescerà nella grazia e diverrà degno della vita eterna.
7. I veri devoti del mio Rosario, nell’ora della morte, non moriranno senza i Sacramenti.
8. Coloro che recitano il mio Rosario, troveranno durante la loro vita e nell’ora della loro morte, la luce di Dio e la pienezza delle sue grazie e parteciperanno dei meriti dei Beati in Paradiso.
9. Ogni giorno libererò dal Purgatorio le anime devote del mio Rosario.
10. I veri figli del mio Rosario gioiranno di una grande gloria in cielo.
11. Tutto quello che chiederete con il mio Rosario, lo otterrete.
12. Coloro che diffonderanno il mio Rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità.
13. Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i devoti del Rosario abbiano per fratelli durante la vita e nell’ora della morte i santi del cielo.
14. Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo.
15. La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.