Consacrazione, affidamento a Maria, e la paura dei Vescovi italiani

Consacrazione o affidamento: questo è il problema? In realtà non c’è nessun problema, come spiega in questo scritto Don Alfredo Morselli, parroco e teologo, perché il Magistero della Chiesa ha insegnato più volte che si può e si deve consacrarsi alla Madre di Dio.

di don Alfredo Morselli

  1. Consacrazione e affidamento: quale la differenza?
1.1 Cosa intendiamo con l’espressione “consacrarsi a Maria”.

I termini “consacrazione” e “affidamento” possono, di per sé, comprendere diversi significati: pensiamo solo a “consacrazione del pane e del vino”, “consacrazione alla Madonna”, “consacrati mediante il battesimo”, “persone consacrate con voti religiosi”, “consacrarsi a …” etc. Un analogo discorso si potrebbe fare con il termine “affidamento”.

Per comprendere meglio cosa sia la “consacrazione” e la differenza tra questa e l'”affidamento”, nel campo semantico dell’espressione “consacrazione a”, andiamo a leggere il magistero dei Papi.

Biografia di Papa Leone XIIIIl termine “consacrazione”, nel senso che a noi interessa, è stato assai ben spiegato da Leone XIII nell’Enciclica Annum Sacrum (25-5-1899)

“…Gesù, per sua bontà,… permette che noi aggiungiamo, da parte nostra, il titolo di una volontaria consacrazione. Gesù Cristo, come Dio e Redentore, è senza dubbio in pieno e perfetto possesso di tutto ciò che esiste, mentre noi siamo tanto poveri e indigenti da non aver nulla da potergli offrire come cosa veramente nostra. Tuttavia, nella sua infinita bontà e amore, non solo non ricusa che gli offriamo e consacriamo ciò che è suo, come se fosse bene nostro, ma anzi lo desidera e lo domanda: «Figlio, dammi il tuo cuore» (Pro 23,26). Possiamo dunque con la nostra buona volontà e le buone disposizioni dell’animo fare a lui un dono gradito. Consacrandoci infatti a lui, non solo riconosciamo e accettiamo apertamente e con gioia il suo dominio, ma coi fatti affermiamo che, se quel che offriamo fosse veramente nostro, glielo offriremmo lo stesso di tutto cuore. In più lo preghiamo che non gli dispiaccia di ricevere da noi ciò che, in realtà, è pienamente suo. Così va inteso l’atto di cui parliamo e questa è la portata delle nostre parole”.

Qui si tratta della consacrazione al Cuore di Gesù, fondata…

a)…sul riconoscimento che Gesù Cristo è il Signore di tutto e, quindi, anche di ogni cosa nostra e…

b)…sul fatto che il Signore vuole che gli ri-offriamo ogni cosa.

Ora la Divina Provvidenza ha disposto di non regnare da sola, ma di partecipare la sua regalità e la sua signoria: basta pensare che tutti i battezzati sono unti re, sacerdoti e profeti. Queste regalità e signoria sono partecipate non a tutti nello stesso grado; è chiaro che Maria è colei che partecipa in massimo grado della signoria e della regalità di Gesù Cristo. S. Luigi di Montfort, nel suo Trattato della vera devozione a Maria, ben spiega questo concetto:

[37]… Maria ha ricevuto da Dio un grande dominio sulle anime degli eletti. Ella infatti, non potrebbe fissare in loro la sua tenda, come il Padre le ha ordinato; né formarli, nutrirli, generarli alla vita eterna come madre; né possederli come propria e personale eredità; né formarli in Gesù Cristo; né formare Gesù Cristo in loro; né mettere nel loro cuore le radici delle sue virtù ed essere la compagna indissolubile dello Spirito Santo per tutte le opere di grazia. Ella non potrebbe, dico, fare tutto questo, se non avesse diritto e dominio sulle loro anime per una grazia singolare dell’Altissimo, il quale, avendole dato potere sopra il proprio Figlio unico e naturale, glielo ha dato altresì sopra i propri figli adottivi, non solo quanto al corpo – ciò che sarebbe poca cosa – ma pure quanto all’anima

[38] Maria è la regina del cielo e della terra per grazia, come Gesù ne è il re per natura e per conquista. Ora, come il regno di Gesù Cristo consiste principalmente nel cuore, secondo quel che è scritto: «Il regno di Dio è dentro di voi», così il regno della santissima Vergine sta principalmente all’interno dell’uomo, cioè nella sua anima. È soprattutto nelle anime che essa è glorificata insieme col Figlio, più che in tutte le creature visibili, tanto che possiamo chiamarla con i Santi: Regina dei cuori.

Il pensiero del Montfort si ritrova nel magistero di Pio XII:

«La Beata Vergine non ha avuto soltanto il supremo grado, dopo Cristo, dell’eccellenza e della perfezione, ma anche una partecipazione di quell’influsso, con cui il suo Figlio e Redentore nostro giustamente si dice che regna nella mente e nella volontà degli uomini» (Enc. Ad Caeli Reginam, 11.10.1954).

Ora modifichiamo leggermente quello che Leone XIII scriveva a proposito del S. Cuore di Gesù:

“La Madonna, nella sua infinita bontà e amore, non solo non ricusa che gli offriamo e consacriamo ciò che è suo – in quanto ricevuto da Gesù -, come se fosse bene nostro, ma anzi lo desidera e lo domanda: «Figlio, dammi il tuo cuore» (Pro 23,26). Possiamo dunque con la nostra buona volontà e le buone disposizioni dell’animo fare a Lei un dono gradito. Consacrandoci infatti a Lei, non solo riconosciamo e accettiamo apertamente e con gioia il suo dominio, trasmessole da Gesù, ma coi fatti affermiamo che, se quel che offriamo fosse veramente nostro, glielo offriremmo lo stesso di tutto cuore. In più La preghiamo che non Le dispiaccia di ricevere da noi ciò che, in realtà, è pienamente suo”.

Dobbiamo tenere conto però che Maria è tutta relativa Cristo, avendo ricevuto da Lui il suo potere di Regina dei Cuori: tutto ciò che essa riceve da noi è subito portato e presentato a Gesù: inoltre la stessa nostra consacrazione a Maria non può non avere come oggetto diretto lo stesso Cristo. Sviluppando ancora la bella spiegazione di Leone XIII, potremmo ulteriormente parafrasare:

“Alla divina richiesta: «Figlio, dammi il tuo cuore» (Pro 23,26) rispondiamo: «Sì, eccoti il mio cuore, che ti offro affidandolo a Maria, in modo che sia così Lei a presentartelo come cosa e possessione sua, perché così tu hai voluto che avvenga nella dinamica della Redenzione».

Consacrarsi a Maria significa dunque consacrarsi a Gesù per mezzo di Maria e non è possibile consacrarsi a Gesù se non in questo modo. Infatti, come dice S. Luigi di Montfort, sempre nel Trattato:

[44] “… l’Altissimo l’ha costituita unica depositaria dei suoi tesori e unica dispensatrice delle sue grazie, perché essa nobiliti, innalzi e arricchisca chi vuole, faccia entrare chi vuole nella via stretta del cielo, faccia passare ad ogni costo chi vuole per la porta stretta della vita, e a chi vuole conceda trono, scettro e corona di re.

Dappertutto e sempre Gesù è il frutto e il figlio di Maria. Dappertutto Maria è il vero albero che porta il frutto di vita, la vera madre che lo genera”

1.2 Cosa significa “Affidarsi a Maria”

Ed ora veniamo ad esaminare il temine “affidamento”, usato particolarmente nel magistero e negli atti solenni di Giovanni Paolo II. Stando alle parole dello stesso Papa, con “affidamento” ci si riferisce all’atto con il quale Gesù stesso ha affidato il discepolo a Maria SS.: “Donna ecco tuo Figlio” Gesù per primo ci affida a Maria; quando ci affidiamo a Lei, non facciamo altro che assentire a quanto Gesù ha fatto, compiendo un gesto analogo a S. Giovanni che, una volta affidato a Maria, “da quell’ora la prese con sé”

Giovanni non solo prese Maria in casa sua, ma la ricevette nel suo intimo, accettandola come Madre, come gli aveva detto Gesù: “Ecco la tua Madre”. La ricevette come eredità preziosa da parte di Gesù, madre della grazia per lui e per tutti i discepoli di Cristo da quell’ora in avanti. Accettò l’affidamento di Gesù e si affidò così egli stesso.

  1. Relazione tra “Consacrazione” e “Affidamento” a Maria.

Che rapporto c’è tra consacrazione e affidamento? I due termini hanno differenti significati, ma capiamo che non ci si può consacrare senza affidarsi, né affidarsi senza consacrarsi.

Infatti non ci si può donare tutti a Maria se non nel modo in cui Gesù ci ha donato a Lei, cioè affidandoci come figli. Né si può affidarsi a Maria, cioè accoglierla nel Cuore come regina e madre tenendo alcunché di nostro fuori dal suo dominio e influenza di Madre e Regina.

Direi dunque che “affidamento” e “consacrazione” sono come due facce di uno stesso prezioso e sfolgorante diamante: due approcci diversi ma complementari per dire alla Madonna: siamo tutti tuoi!.

  1. La paura teologica dei Vescovi

Allora perché tanta paura, se non allergia, per il termine “Consacrazione” al Cuore Immacolato di Maria; perché si va a Maria “con il freno a mano tirato”?

img.over-blog-kiwi.com/1/26/97/17/20170428/ob_b...È la solita piaga della diabolica falsa devozione scrupolosa: Sentiamo come il Montfort descrive i “devoti scrupolosi”;

[Vera Devozione, § 94] I devoti scrupolosi sono persone che temono di disonorare il Figlio onorando la Madre; di abbassare l’uno innalzando l’altra. Non sanno tollerare che si diano alla Vergine le lodi giustissime datele dai santi Padri. Vedono a malincuore che davanti ad un altare della Vergine santa stiano inginocchiate più persone che davanti al SS. Sacramento, come se le due cose fossero incompatibili e come se coloro che pregano la Vergine santa non pregassero Gesù Cristo per mezzo di lei! Non vogliono che si parli tanto spesso di Maria né che tanto spesso a lei si ricorra. Ecco alcuni detti a loro familiari: «A che pro tanti rosari, tante confraternite e devozioni esterne in onore del la Vergine santa? Quanta ignoranza in tali pratiche! È mettere in ridicolo la nostra religione. Parlateci piuttosto di coloro che sono devoti di Gesù Cristo (pronunciano spesso questo nome senza scoprirsi il capo: lo dico così tra parentesi!). Bisogna ricorrere a Gesù Cristo: egli è il nostro unico Mediatore. Si deve predicare Gesù Cristo: questa sì che è cosa seria!». Ciò che costoro vanno dicendo è vero in un certo senso. Rispetto, però, all’applicazione che essi ne fanno, per ostacolare la devozione a Maria, è molto pericoloso ed è una sottile insidia del maligno nascosta sotto il pretesto di un bene maggiore, perché mai si onora di più Gesù Cri sto, come quando si onora di più la Vergine santa. Infatti, si onora lei per onorare più perfettamente Gesù Cristo, e ci si rivolge a lei come alla via che conduce al traguardo verso cui tendiamo: Gesù Cristo.

[95] La santa Chiesa, con lo Spirito Santo, benedice in primo luogo la Vergine santa e, poi, Gesù Cristo: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» Gesù. Non perché la Vergine santa sia da più di Gesù Cristo o a lui uguale – sarebbe eresia intollerabile l’affermarlo -, ma perché è necessario benedire prima Maria per benedire in modo più perfetto Gesù Cristo. Diciamo dunque con tutti i veri devoti della Vergine santa, contro i suoi falsi devoti scrupolosi: «O Maria, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù»”

Cari Vescovi, siamo nei guai fino al collo; sciogliete i nodi che vi legano il cuore, e non abbiate paura di compiere ciò che – se vinceste un po’ di rispetto umano –  sentite nell’animo di dover fare:  CONSACRATE L’ITALIA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA, semplicemente, senza tante remore o paure.