STUDIAMO IL CARNEVALE tanto per chiarire.
Non è una festa demoniaca, ma…! La sua origine si perde nel tempo perché è frammista a riti pagani propiziatori connessi al mondo agricolo e della pastorizia, un transito tra l’inverno e la primavera, tra l’anno appena passato e il nuovo ed ogni paese e cultura lo festeggiava con riti propri, dedicandolo anche alle proprie divinità. Il termine Carnevale deriverebbe così dal latino “carnem-levare” che significa, appunto, “togliete la carne”, un termine perciò affermato con il Cristianesimo per sollecitare i fedeli ALLA QUARESIMA, indicando loro l’inizio del tempo di digiuno, penitenza e sobrietà. A Roma sembrerebbe derivare da “carrus-navalis“, carri a forma di nave che venivano usati in questo tempo per le processioni propiziatorie alle divinità pagane; oppure era legata ai famosi “Saturnali” i sette giorni di baccanali dedicati al dio Saturno durante i quali gli animali venivano addobbati in modo folcloristico, mentre il popolo si scatenava in balli e ricchi banchetti, mangiando tra risate e scherzi. Lo stesso “Martedì grasso” infatti, tramandava l’uso di processare, condannare e dare a fuoco un fantoccio, quale vittima sacrificale per propiziare al dio Saturno la prosperità per l’anno nuovo e bruciare tutti i mali accaduti nell’anno trascorso. In Grecia, per esempio, la festa era per il dio Dionisio, il dio del vino… in questo caso si esaltava l’ubriacatezza e il popolo beveva smodatamente fino a terminare i giochi in vere e proprie orge…
Senza dubbio, questa festa, venne sostituita e adattata dal Cristianesimo con molte differenze a seconda delle regioni. Per esempio in mezzo troviamo la festa dei “Lupercali”, antichi riti pagani legati alla fertilità, alla fecondazione, sostituiti dal Cristianesimo con la Candelora e poi, similmente all’epoca del Romanticismo vi si aggiunse la festa di san Valentino, che con il Santo non ha nulla da spartire.
L’uso delle maschere nasce dal “travestimento” che si fa risalire ad una festa dedicata alla dea Iside e portata a Roma. Ma ancora prima a Babilonia, per esempio, si usava il travestimento con grossi carri portati in processione a simboleggiare la luna e il sole, ad indicare riti propiziatori della creazione…
Dunque… non una festa demoniaca ma, senza dubbio, una festa che senza il Cristianesimo spingeva l’uomo nella sua più turpe bassezza, senza freni inibitori e senza autocontrollo. Di fatto, tutti questi riti e queste feste, in ogni parte del mondo, avevano come scopo RIBALTARE LA REALTA’ DELLE COSE ed esorcizzare i cattivi eventi e i presagi nefasti… (non dimentichiamo l’uso di Halloween), livellare l’ordine delle cose cercando di indirizzarle a proprio piacimento. Insomma… anche lo “scemo del villaggio” poteva indossare la corona del re, e tutto il popolo poteva divertirsi scacciando i pensieri, illudendosi di poter essere, in quei giorni, al pari dei potenti!
Con il Cristianesimo, questo tempo, prenderà il nome di CARNEVALE, togliere le carni… e spingere gli uomini ad un tempo di austerità e penitenza che inoltrerà LA QUARESIMA e prepararsi alla vera Festa della vita che è la Pasqua di Gesù Risorto dai morti. L’unico e vero Dio che porta prosperità, vita, annienta il male e conduce ad ogni bene, ma che per raggiungere tali aspirazioni sempre desiderate dagli uomini di ogni tempo, la pace e la vera felicità, è necessario che l’uomo dedichi a se stesso non il baccanale che stordisce, i bagordi che portano l’uomo alla bestialità, ma la consapevolezza del suo essere-divino per mezzo del Cristo con un tempo fatto di digiuni, silenzio, preghiera e di opere di carità.
La Chiesa, pur eliminando il senso ritualistico e dell’eccessivo bagordo, non eliminò e non sradicò del tutto la festa, ma la cristianizzò cioè, approfittando del senso profano vi affiancò il “carnevale santificato“, per esempio, introducendo l’uso delle SANTE QUARANTORE che concludevano il Carnevale con l’esposizione del SS.mo Sacramento nei tre giorni che precedevano il Mercoledì delle Ceneri, una forma RIPARATRICE agli eccessi del carnevale. Per il significato di QUARESIMA si veda qui.
Fermarsi a condannare il Carnevale con l’accusa di diavoleria e perversione, non è del tutto corretto, perché molto dipende dagli uomini, da noi, da come viviamo le feste, lo scopo e “a chi” si festeggia!!
Il non eccedere ai cibi e all’ubriacarsi è una buona norma per tutti perché con gli eccessi danneggiamo la nostra salute! La Chiesa in tal senso ci ha dato anche uno scopo più sublime che non riguarda solo il corpo da mantenere sano e vigile, ma anche per l’anima che risente del trattamento del corpo, e viceversa. Curata l’anima, si cura anche il corpo, e mantenuto il corpo vigile ed equilibrato, si offre all’anima il suo stato di vero benessere.
Così la Chiesa si rivolge anche per i DIVERTIMENTI i quali non sono affatto vietati da Dio, ma senza equilibrio e senza alcuno scopo, anche il divertimento diventa – come l’uso smodato del cibo e del bere – strumento che offre a satana l’occasione di farci perdere e il corpo quanto l’anima.
Il Cristianesimo porterà a questo tempo la capacità all’uomo di ragionare e apprendere la consapevolezza DEI LIMITI e della giusta misura di ogni cosa, i sani principi oltre i quali non possiamo andare, pena è perdere se stessi!
Ed infine: Sapevate che la “colazione” nasce proprio da una norma nata durante la Quaresima?
Dei primitivi rigori della Quaresima – per la fiacchezza fisica e morale delle generazioni – non rimane che un pallido ricordo! Fino ad un tempo relativamente recente, il digiuno era al punto da non permettere se non “un pasto al giorno”, dopo il Vespro. Più tardi fu aggiunto il permesso di una refezione leggerissima la quale – pel fatto che i monaci, prendendola, ascoltavano la lettura delle conferenze di Cassiano (collationes) – fu chiamata “collatio”, da cui… colazione.
Durante questi tempi molti sono i Santi che – seppur non condannavano espressamente il Carnevale – si offrivano in riparazione delle tante anime che, eccedendo, si perdevano; molti di loro pregavano e supplicavano Dio in quei giorni come santa Caterina da Siena che “si chiudeva nella sua camera” per pregare e riparare, mentre i suoi familiari partecipavano alle feste.
Il Beato Giuseppe Allamano, nel 1922 insegna la SANTA TRISTEZZA che un vero cristiano deve avere nei confronti degli uomini che – nel Carnevale – eccedendo nei bagordi, perdono la ragione e perdono Dio! Sollecita i veri cristiani a ritenersi FELICI E BEATI se ci segreghiamo volontariamente da questi baccanali e dagli “spettacoli nauseanti alla fede ed alla morale“, cercando di riparare con suppliche, penitenze e preghiere, a tutto il male che si commette in quei giorni.
Anche Santa Faustina Kowalska riceve da Gesù parole aspre ed amare sul Carnevale, che ella riporta nel famoso Diario. Gesù le fa capire che mentre l’uomo si diverte per dimenticare, la realtà della Sua Passione e Morte di Croce viene completamente deturpata, profanata e calpestata dalle irriverenze.
Così accadde per Santa Maria Margherita Alacoque alla quale, durante un Carnevale, le appare Gesù nell’Ecce Homo, carico della croce, tutto coperto di piaghe che con voce triste si lamentava del fatto che gli uomini, in questo tempo, “non hanno pietà di me! Nessuno compatisce il mio dolore, nessuno di loro condivide lo stato pietoso in cui mi riducono i peccatori, soprattutto in questo tempo?” Santa Maria Margherita spiega che non è sufficiente portare la croce, che bisogna farsi CROCIFIGGERE insieme a Lui, tenergli compagnia e, conclude affermando: “Questo stato di sofferenza mi durava di solito per tutto il tempo del carnevale.”
E che dire del grande San Carlo Borromeo? Con carità pastorale cercò prima di ridurre i giorni dei baccanali, poi di limitarne gli effetti, infine per abolirlo totalmente. Tristemente definiva il Carnevale: “Un tempo di MIOPIA SPIRITUALE ED ECCLESIALE, in cui i baccanali giungono fin dentro le parrocchie e persino nei seminari! Cerchiamo di portare la sana allegria della gioia cristiana, che non ha bisogno di sfrenarsi e di divertimenti estremi per essere felice. Restiamo con l’Immacolata Regina e lo spirito esulterà in Dio, nostro Salvatore, così che le genti possano vederci veramente beati”, senza il bisogno di alcuna carnevalata! Nell’anno 1576 mentre a Milano infuriava la peste, ma non si rinunciava al carnevale, così sintetizzava il grande e santo Borromeo: “Hora qui ricordati, Milano, le mascare, le comedie, i giuochi paganeschi, i balli, i banchetti, gli eccessi delle pompe, le spese disordinate, le risse, le questioni; gli homicidii, le lascivie, le disonestà, le mostruose pazzie e dissolutezze tue”.
Da non dimenticare come la festa DEL SANTO VOLTO viene ad inserirsi proprio nel martedì che precede il Mercoledì delle Ceneri, in riparazione di ogni oltraggio e peccato, commesso con l’uso delle maschere, a ricordare il VERO VOLTO CHE SALVA!
E che dire di San Filippo Neri che durante il Carnevale romano, per distogliere i fedeli da quelle seduzioni, si prodigava nel famoso giro delle Sette Chiese (1), portando in processione queste Anime nei luoghi di Culto più importanti della Città.
E chiudiamo questo capitolo con la bellissima Preghiera di sant’Antonio di Padova, per riparare i peccati che si compiono durante questi giorni:
+ “Dolcissimo Signore Gesù, eccomi prostrato ai vostri santissimi piedi a tributarvi l’omaggio dei miei ossequi, ed offrirvi la inalterabile servitù del mio cuore. In questi giorni con voci compassionevoli ci chiamate a Voi per compatirvi dell’abbandono in cui vi hanno lasciato tanti vostri figli, i quali accomunandosi con i figli di Belial vi oltraggiano nei Vostri sacrosanti attributi, trasgrediscono la Vostra santa legge e con insolenti bestemmie rispondono agli infiniti benefici che loro avete compartito. Deploro, o buon Gesù, questa mostruosa ingratitudine, vi compatisco nel vedervi così oltraggiato, e voglio unirmi ai vostri amanti per compensarvi in qualche modo delle offese che ricevete dagli uomini, e di quelle fattevi da me stesso quando disgraziatamente ho peccato. Signore, ad ogni offesa che ricevete, intendo ricambiarvi con tanti atti di amore quanti in cielo ve ne tributano Maria Santissima, i Vostri Angeli e i Santi, intendo ricambiarvi con tutte le opere espiatorie che i giusti vi offrono sulla terra. Voglio rinnovata questa mia intenzione ad ogni respiro che vi darò; ogni qualvolta che eleverò gli occhi al cielo; graditela Voi, giacché ve la presento per le mani della Madre Vostra Maria, la quale saprà avvalorarla della sua voce facendo sì che esca gradita al Vostro santissimo cospetto”. 1Pater, Ave e Gloria…
Facciamo, dunque, riparazione – Silenzio – digiuni, penitenze, opere di misericordia e tanta preghiera.
Nota (1)
SAN FILIPPO NERI E IL GIRO DELLE SETTE CHIESE
Partenza da Santa Maria in Vallicella
San Pietro
San Paolo
San Sebastiano
San Giovanni in Laterano
Santa Croce in Gerusalemme
San Lorenzo Fuori le Mura
Santa Maria Maggiore
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IL CARNEVALE??? un momento di allegria in casa cattolica… (ma non quello degenerato!!)
Così lo spiegava Joseph Ratzinger in una riflessione pubblicata nel 1974, perché questa ricorrenza che precede il tempo di Quaresima ha a che fare con l’umanità profonda della fede cristiana: «Noi cristiani non lottiamo contro, ma a favore dell’allegria»
«In merito al Carnevale non siamo forse un po’ schizofrenici? Da una parte diciamo molto volentieri che il carnevale ha diritto di cittadinanza proprio in terra cattolica, dall’altra poi evitiamo di considerarlo spiritualmente e teologicamente. Fa dunque parte di quelle cose che cristianamente non si possono accettare, ma che umanamente non si possono impedire?
Allora sarebbe lecito chiedersi: in che senso il cristianesimo è veramente umano?».
«L’origine del carnevale», spiegava Ratzinger, «è senza dubbio pagana: culto della fecondità ed evocazione di spiriti vanno insieme.
La chiesa dovette insorgere contro questa idea e parlare di esorcismo che scaccia i demoni i quali rendono gli uomini violenti e infelici. Ma dopo l’esorcismo emerse qualcosa di nuovo, completamente inaspettato, una serenità demonizzata: il carnevale fu messo in relazione con il Mercoledì delle Ceneri, come tempo di allegria prima del tempo della penitenza, come tempo di una serena autoironia che dice spensieratamente e con verità che può essere molto strettamente congiunta con quella del predicatore della penitenza. In tal modo il carnevale, una volta sdemonizzato, nella linea del predicatore veterotestamentario può insegnarci e ricordarci che: “C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere…” (Qo 3,4)».
Per questo, sottolineava, «anche per il cristiano non è sempre allo stesso modo tempo di penitenza. C’è anche un tempo per ridere. L’esorcismo cristiano ha distrutto le maschere demoniache, facendo scoppiare un riso schietto e aperto. Sappiamo tutti quanto il carnevale sia oggi non raramente lontano da questo clima e in qualche misura sia diventato un affare che sfrutta la tentabilità dell’uomo.
Regista è mammona e i suoi alleati. Per questo noi cristiani non lottiamo contro, ma a favore della più salubre allegria. La lotta contro i demoni e il rallegrarsi con chi è lieto sono strettamente uniti: il cristiano non deve essere schizofrenico, perché la fede cristiana è veramente umana. Diverso è specificare che, come in tutte le feste anche paesane se vogliamo, si annida spesso il male, chi vuole corrompere una festa persino patronale, chi semina la malizia e – nel caso del carnevale – fa uso delle maschere per fare del male o per seminare altro. Ma che il carnevale sia un evento allegro acquisito persino dalla diocesi ambrosiana che sposta le Ceneri e continua la festa, è un dato oggettivamente salubre.
Ciò che conta ed è importante è sempre l’equilibrio, il male che può farci male ricorda Gesù, non è ciò che è esteriore, ma ciò che esce dal nostro cuore, dal pensiero degli uomini, sul come gli eventi vengono pensati e svolti, una volta formati su questi aspetti, non vi è da demonizzare, ma da ringraziare sempre il Signore che per mezzo della Chiesa sa farci dono anche di mezzi mondani per affrontare poi i tempi di penitenza.»