Ateismo cattolico? Quando le idee sono fuorvianti per la fede, di Stefano Fontana

Cari Amici, un mese fa avevamo fatto una breve recensione a questo prezioso testo – vedi qui – oggi, con riconoscenza e stima al professor Stefano Fontana, pubblichiamo questa sua presentazione a noi inviata, con la promessa di averlo ospite anche in una diretta video sul nostro canale YT.

Nel mese scorso commentavamo quanto segue:

La filosofia moderna è totalmente protestante: da Hegel a Nietzsche, passando per Kant e Marx, il cerchio si chiude. L’ateismo filosofico moderno è penetrato nella teologia cattolica, per questo San Pio X definì “modernisti” quei cattolici volevano conciliare la filosofia della modernità col pensiero cattolico (cfr. enciclica Pascendi, 1907). In particolare, rileva il prof. Fontana, la filosofia immanentista di Immanuel Kant è l’anello di congiunzione con la “nuova teologia” condannata da Pio XII (cfr. enciclica Humani generis, 1950).

È quello che cerca di spiegare — e dimostrare — il prof. Stefano Fontana col suo ultimo libro intitolato Ateismo cattolico? Quando le idee sono fuorvianti per la fede (Fede&Cultura, Verona, 2022).


“ATEISMO CATTOLICO?”
VI PRESENTO IL MIO NUOVO LIBRO

di Stefano Fontana

Esce in questi giorni il mio libro Ateismo cattolico? Quando le idee sono fuorvianti per la
fede, Fede & Cultura, Verona 2022.
È inusuale che un autore presenti un proprio libro. Di solito questo compito viene riservato
ai recensori. Questa volta vorrei però fare eccezione per due motivi. Il primo è il titolo del
libro – “Ateismo cattolico?” -, che può sembrare azzardato e provocatorio, nonostante
l’attenuazione prodotta dal punto di domanda. Un titolo così impegnativo e ingombrante
non lo si poteva lasciare spiegare ad altri. Il secondo motivo è che questo titolo e questo
libro concludono il percorso di tutti i miei libri recenti, da Filosofia per tutti a La filosofia
cristiana. Infondo, tutti hanno trattato un solo argomento, l’ateismo cattolico appunto. Tutti
affrontano il problema di cosa accade quando la fede fa ricorso ad una filosofia sbagliata,
incompatibile con essa e tale da stravolgerne i contenuti. Più in particolare: cosa succede
quando la fede si affida ad una filosofia atea.

Questo problema, veramente fondamentale, nasce a due condizioni, senza delle quali non
viene nemmeno percepito. La prima di queste condizioni è che la fede cattolica abbia
bisogno della ragione filosofica con la quale debba rapportarsi per sua stessa essenza. Si
tratta della condizione secondo cui la fede cattolica presenta alla ragione filosofica, con cui
entra necessariamente in rapporto, proprie condizioni veritative, sulla base delle quali
scarta le filosofie inadeguate e cerca di relazionarsi con la filosofia naturale dello spirito
umano, l’unica vera. La seconda di queste due condizioni è che si dia un ateismo
filosofico, una filosofia atea, la quale contraddica radicalmente quelle esigenze veritative
della fede, al punto che se venisse adoperata da parte della fede produrrebbe appunto il
corto circuito di un ateismo cattolico. Nei miei libri, e in particolare in questo ultimo, faccio
mie queste due condizioni, perché sono condizioni non mie, ma della “filosofia cristiana”,
vale a dire del modo corretto di intendere il rapporto tra la fede e la ragione.

Le due condizioni ora viste sono oggi negate e per questo motivo questo mio nuovo libro,
come i precedenti, potrà dare fastidio, a partire dal fastidioso concetto di ateismo cattolico,
che diffonde un’ombra di sospetto su tanti teologi contemporanei, molti dei quali sono alti
prelati della Chiesa cattolica. Leggendolo, si finisce per chiedersi fino a che punto
l’ateismo cattolico sia diffuso nella Chiesa. Oggi, quindi, le due condizioni viste sopra sono
negate.

Ma negate da chi?
Prima di tutto negate dalla filosofia che si rifà ai presupposti della modernità filosofica.
L’ateismo filosofico consiste nel fare i primissimi passi in filosofia in modo tale da rendere
impossibile pensare Dio. Ora, la filosofia della modernità ha fatto proprio questo.
Certamente, ha negato Dio nelle sue conclusioni, con tanto di voluminosi trattati, ma
aveva negato Dio già nei suoi primissimi passi, nel suo, come dicono gli esperti,
“cominciamento”. Il problema del cominciamento è fondamentale in filosofia: se nel suo
primo vagito la filosofia si mette su una strada che nega Dio, nel senso che non può
permetterne la conoscenza, allora essa non potrà più tornare indietro, se non negando se
stessa, cosa che pochi filosofi hanno il coraggio di fare.

La filosofia moderna è “atea” anche se molti dei suoi filosofi erano cristiani, come Kant, o addirittura cattolici, come Cartesio. Perché l’ateismo cattolico non riguarda un atteggiamento soggettivo, ma la
logica atea interna alle categorie concettuali che si assumono. Si tratta di un ateismo
epistemico, teoretico, concettuale. Dato che il pensiero moderno parte dal ritenere che
nulla esista al di là del pensiero, Dio diventa impensabile e il “principio di immanenza”
legherà ogni altro passo del percorso filosofico successivo.

Anche la religione protestante nega le condizioni che abbiamo visto sopra, dato che né
riconosce che la fede esprima delle esigenze veritative che interpellano la filosofa tramite i
suoi dogmi, né ritiene che la filosofia possa essere atea o teista, a seconda di come si
imposta il cominciamento. Lutero, separando la fede e la ragione, pone le basi per la
modernità filosofica – pur non essendo stato egli un filosofo – perché rende la fede
indifferente alla propria verità – una fede senza dogmi – e indifferente quindi anche alla
verità della filosofia, con la quale non ha nessun bisogno di un rapporto essenziale. È
enorme l’influenza del protestantesimo sulla modernità filosofica e sarebbe molto lungo
l’elenco dei filosofi di origine protestante. È stata anche enorme, però, l’influenza della
riforma protestante e della sua teologia nei confronti della teologia cattolica, che oggi poco
si differenzia, almeno nelle sue linee più modernizzate, da quella protestante.

Con questo ultimo accenno, ho indirettamente posto il grande problema che sta sotto
all’inquietante titolo di ateismo cattolico. L’assunzione in teologia – parlo della teologia
accademica ma poi anche di quella del semplice fedele influenzato dalla prima – di una
filosofia atea che separa irrimediabilmente la fede come atto personale e la fede come
contenuto creduto o dogma. Nascerà una fede senza dogmi, fondata sulle buone pratiche
personali, i teologi cattolici esalteranno Kant e ne imiteranno il “pietismo”, vale a dire la
riduzione della fede a buoni comportamenti sociali, sosterranno che i dogmi sono
compatibili con ogni approccio filosofico, nei seminari verranno insegnate
indifferentemente tutte le filosofie, i sacerdoti e i vescovi parleranno molte lingue diverse, il
concetto di eresia si trasformerà in qualcosa di positivo, e tutti noi, quando parleremo tra di
noi, non sapremo più distinguere l’atto di fede soggettiva del nostro interlocutore con
quanto egli ci sta dicendo di contenuto dottrinale, sicché la buona fede sostituirà la fede.
Con l’ateismo cattolico è possibile che uno sia soggettivamente in buona fede e
oggettivamente pensi e operi da ateo.

Stefano Fontana


Ateismo cattolico? Quando le idee sono fuorvianti per la fede, Fede & Cultura, Verona
2022, pp. 176 [ vedi la scheda ]. Il suo costo è di 17 euro e può essere acquistato
direttamente all’Osservatorio. Le spese di spedizione per l’Italia sono a nostro carico.
Usate la pagina dei pagamenti dell’Osservatorio
https://vanthuanobservatory.com/donazioni-pagamenti/ e scrivete una mail con il vostro
indirizzo postale a acquisti.ossvanthuan@cooperatoresveritatisinfo