Il teismo ateo dei teologi cattolici

Avendo avuto la fortuna di leggere in anteprima il nuovo libro di Stefano Fontana “Ateismo cattolico? Quando le idee sono fuorvianti per la fede” (Fede&Cultura, Verona, 2022), abbiamo deciso di scriverne una recensione perché è davvero un’opera da leggere e meditare se si vuole capire il motivo del dilagare dell’apostasia nel mondo cattolico.


«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te»

Mt 11, 25-26

Come gli occhiali sono la protesi idonea per coloro che hanno difetti o malattie visive, così la filosofia è lo strumento necessario per la teologia, ovvero lo studio della Sacra Dottrina.

Attenzione, come gli occhiali però devono essere ben graduati e orientati a seconda del difetto o della malattia, così anche la teologia ha bisogno della giusta filosofia per essere autenticamente cattolica. Se così non avviene, allora, pur rimanendo materialmente credenti, si diviene formalmente atei.

È quello che cerca di spiegare — e dimostrare — il prof. Stefano Fontana col suo ultimo libro intitolato Ateismo cattolico? Quando le idee sono fuorvianti per la fede (Fede&Cultura, Verona, 2022).

La filosofia è detta appunto “ancella della teologia” perché deve guidarla verso la meta, la conoscenza della Rivelazione, ma per far questo deve essere a sua volta orientata verso quella stessa meta.

L’autentica filosofia cattolica è quella del realismo metafisico che ha il suo apice nella scolastica tomista. Col pensiero moderno, questo invece viene rigettato. La modernità è intrinsecamente protestante, quindi rifiuta la ragione come una delle due ali (cfr. enciclica Fides et Ratio, Giovanni Paolo II) con cui l’uomo può conoscere il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo.

Il protestantesimo – in tutte le sue forme — ha sì una teologia teista, ma una filosofia atea perché, negando la ragione, Dio è solamente un postulato, oppure un’ipotesi. La fede del cattolico è ragionevole, mentre quella del protestante è fideista: non crede perché è ragionevole e giusto credere, ma perché vuole credere, e credere a ciò che vuole.

Il protestante non crede al Cristo vero e reale, ma ad un Cristo immaginato e ideale: non gli importa, in pratica, chi sia Gesù di Nazareth, ma cosa egli rappresenta per la sua esistenza.

San Paolo insegna che se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede (cfr. 1Cor 15, 12), ma per il protestante questo non è importante. Infatti il teologo protestante Bultmann[1] sostenne che fosse stato trovato il cadavere di Gesù di Nazareth non sarebbe venuta meno la sua fede, perché il suo messaggio rimaneva umanamente valido.

La filosofia moderna è totalmente protestante: da Hegel a Nietzsche, passando per Kant e Marx, il cerchio si chiude.

L’ateismo filosofico moderno è penetrato nella teologia cattolica, per questo San Pio X definì “modernisti” quei cattolici volevano conciliare la filosofia della modernità col pensiero cattolico (cfr. enciclica Pascendi, 1907).

In particolare, rileva il prof. Fontana, la filosofia immanentista di Immanuel Kant è l’anello di congiunzione con la “nuova teologia” condannata da Pio XII (cfr. enciclica Humani generis, 1950).

Secondo Kant, infatti, la Rivelazione non aggiunge nulla di sostanziale alla morale, né all’orientamento della coscienza. Per questo è necessaria una “svolta antropologica”, che ponga al centro l’uomo e i suoi bisogni, anche religiosi e spirituali, anziché lo studio di ciò che Dio ha detto di Sé agli uomini.

È stata anche questa la denuncia del grande teologo stimmatino padre Cornelio Fabro[2], il quale, durante un incontro con Paolo VI agli inizi degli anni ‘70, gli consigliò che i nuovi vescovi fossero scelti fra coloro che conoscessero bene la filosofia cattolica e sapessero ben confutare quella moderna[3].

Anche il prof. Fontana non ha paura di affermare che tutti i problemi della Chiesa cattolica vengono dalla filosofia moderna. Purtroppo neppure il magistero pontificio, in particolare quello recentissimo, ne è rimasto immune.

La ricerca, per esempio, di una fratellanza universale o di un’etica della situazione che vada bene per tutti gli uomini, è parte integrande del pensiero kantiano secondo cui la Chiesa deve semplicemente avere una “buona condotta”, dando il primato alla prassi dell’esistenza umana che alla Verità naturale e rivelata. Così i dogmi non saranno formalmente negati, ma materialmente resi inutili e, di fatto, modificati.

Cercare dunque di morire cattolici e non modernisti è l’auspicio – che facciamo nostro – di Stefano Fontana.

NOTE

[1] Rudolf Bultmann (1884-1976) è noto in particolare per la sua teoria di demitizzare i Vangeli e per la lettura esistenzialista del messaggio evangelico.

[2] L’avventura della teologia progressista e La svolta antropologica di Karl Rahner.

[3] Video “S. Tommaso nel Vaticano II, baluardo contro comunismo e Rahner” (minuto 2:35).

È possibile ordinare una copia del libro e riceverlo senza spese di spedizione scrivendo all’Osservatorio Card. Van Thuan, di cui il prof. Fontana è direttore, a questo indirizzo email: acquisti.ossvanthuan@gmail.com