Scarica qui la Preghiera per la Pace composta da Benedetto XV
Studio approfondito per il Centenario dalla morte di Benedetto XV (1854-1922)
16 maggio 1920-2020 Canonizzazione di Santa Giovanna d’Arco – Benedetto XV spiega tutti i fatti
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22 gennaio Benedetto XV e san Vincenzo di Saragozza diacono e martire
Oggi ricordiamo due Memorie importanti.
La prima è per il Papa Benedetto XV di cui oggi ricordiamo il Centenario della morte al Cielo. Cliccare qui per scaricare la vita e le opere dottrinali.
Egli fu Papa dal 06/09/1914 al 22/01/1922 nato a Genova, il 21 novembre 1854, da nobile e cattolicissima famiglia, col nome di Battesimo Giacomo Della Chiesa. Bambino intelligente e appassionato, dai suoi genitori ebbe salda educazione cristiana. Negli anni della sua prima fanciullezza, la sua mamma conobbe la biografia del giovanissimo Domenico Savio (1842-1857) scritta e diffusa dal suo padre e maestro Don Bosco, alla cui scuola era cresciuto all’Oratorio di Valdocco a Torino. Così, Giacomo Della Chiesa, sotto lo sguardo di sua madre, lesse la vita di Domenico Savio scaturita dalla penna di Don Bosco, ne rimase ammirato e si sentì spinto a imitare il piccolo santo. Avvenne così che il ragazzo delle colline astigiane, l’umile figlio del popolo, qual era Domenico Savio, fece scuola all’illustre figlio dei patrizi genovesi: Giacomo non lo dimenticherà più. Adolescente, Giacomo Della Chiesa intraprese gli studi classici. Quindi, chiamato da Dio, entrò nel Seminario di Genova. Nel 1875, si laureò in legge e nello stesso tempo passò all’Almo Collegio Capranica a Roma, per gli studi in teologia. Conseguito il dottorato, venne ordinato sacerdote a Roma nel 1878. Animato dal desiderio di servire con la sua intelligenza superiore Gesù e la sua Chiesa, cominciò a lavorare in Segreteria di Stato, mentre Papa Leone XIII iniziava il suo pontificato. Nel frattempo, approfondiva i suoi studi. Nel 1882, accompagnò, come segretario, Mons. Mariano Rampolla, Nunzio Apostolico in Spagna. Cinque anni dopo, Mons. Rampolla, diventato cardinale e Segretario di Stato in Vaticano, volle Mons. Della Chiesa, come suo diretto collaboratore presso l’ufficio degli affari ordinari della Segreteria. In questa veste, nel 1889 e nel 1890, venne mandato a Vienna con incarichi speciali presso l’Imperatore Franz Joseph e presso l’Episcopato, per conto della Santa Sede. Dio lo preparava ad un’altissima missione. Il 22 dicembre 1907, Pio X lo consacrava Arcivescovo di Bologna. Mite e forte, capace di illuminare le menti e i problemi più gravi con la luce insuperabile di Gesù, capace di amare e di donarsi, uomo di Dio nella preghiera, governava il suo gregge con la forza della Verità e dell’amore. Bologna lo ebbe tra i più illustri pastori sulle orme del Cardinal Prospero Lambertini, (che diverrà poi Benedetto XIV, 1740-1758), dei Cardinali Viale Prelà, Parocchi e Svampa.
Così, il 25 maggio 1914 venne creato Cardinale: era per lui l’aurora della missione cui Dio da tutta l’eternità l’aveva chiamato. È così che dal Conclave riunitosi il 31 agosto viene eletto Papa con il nome di Benedetto XV, dopo la morte di Pio X avvenuta il 20 agosto 1914.La guerra incombeva nell’Europa Cristiana, purtroppo i potenti della terra non lo ascoltarono, come non ascoltarono Pio X, eccezione fatta del giovane Carlo d’Asburgo, imperatore d’Austria (1887-1922) – oggi beato –, che fece di tutto per realizzare le sue direttive. Alla fine della guerra, tutti lo sentirono ancora padre nell’opera di ricostruzione. I profughi russi trovarono i suoi soccorsi. Accolse l’appello degli Ebrei d’America per preservare gli Ebrei d’Europa. Giunto Lenin al potere nell’ottobre 1917, la Russia continuò a patire la fame ma tra scene orrende di barbarie, come aveva profetizzato la Vergine Maria a Fatima. Benedetto XV soccorse i Russi affamati. Quindi pensò all’Austria, alla Germania, all’Irlanda, fino alla lontanissima Cina. “Più che un eroe della carità, appariva il campione della civiltà e della fraternità umana”. Nessuna richiesta a lui rivolta rimase inascoltata. Molte furono da lui prevenute. Nella sua azione di carità personale, Benedetto XV aveva impegnato la somma, favolosa per quei tempi, di 82 milioni di lire. Per questo, nel 1920, gli fu eretto a Costantinopoli un monumento con la scritta “Al grande Pontefice benefattore dei popoli”. Ma lui, prima di tutto, sapeva di essere come Vicario di Cristo, il Maestro infallibile della Verità e che non poteva venire meno, per gli orrori della guerra, la sua opera di magistero e di governo che sola assicura alla Chiesa e al mondo la retta via da seguire. Nel 1917, promulgò il Codice di Diritto canonico, che da Pio X e da lui porta il nome. Con l’enciclica Spiritus Paraclitus (1920), promosse gli studi biblici nella fedeltà alla Tradizione Cattolica nella sana dottrina cattolica contro il dilagare del Modernismo. Con la Maximum illud (1919), si adoperò per le missioni cattoliche ad gentes; estese alla Chiesa universale l’impegno della Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani. Figure stupende salirono per sua volontà alla gloria degli altari: Giovanna d’Arco, Gabriele dell’Addolorata, come patrono della gioventù, Margherita Maria Alacoque, della quale egli stesso scrisse uno stupendo profilo biografico, allegandolo alla Bolla di canonizzazione; Giuseppe Cottolengo e Luisa De Marillac.
Altri Santi, come Girolamo, Domenico di Guzman, Francesco d’Assisi, Alfonso de’ Liguori, grazie a lui tornarono in primo piano nella vita della Chiesa, quali maestri e modelli di vita per il nostro tempo. Come unica salvezza dell’umanità, durante e dopo la guerra, Benedetto XV propose ancora una volta Gesù Cristo e sua Madre, Maria Santissima, teneramente invocata in ogni ora con il titolo di “Regina della pace”, che introdusse nelle Litanie lauretane. «Lui, il nato Gesù – proclamò nel Natale del 1919 – è la nostra unica vera pace. Alla scuola di Lui, Fanciullo di Betlemme, la società imparerà la via dell’eterna salvezza. Gesù solo sarà la pace della società, se essa si inchinerà con i suoi stessi organismi alla sua sovranità di Re e Signore universale». Otto anni appena di pontificato per compiere un’opera tanto grande da meritarsi alla fine l’ammirazione anche di quelli che l’avevano deriso e vilipeso. Improvvisamente, il 22 gennaio 1922, a soli 67 anni, muore per una grave e complessa polmonite.
PREGHIAMO (di san Giovanni Paolo II): Rendici, o Signore, buoni Samaritani, pronti ad accogliere, curare, consolare ed istruire alla santa Fede cattolica, quanti incontriamo nel nostro lavoro. Sull’esempio dei santi Pontefici che ci hanno preceduto, aiutaci ad offrire il nostro generoso apporto per tutti i Fedeli Laici, Membra vive della Chiesa, per innovare costantemente tutte le necessità urgenti della nostra società. Benedici il nostro studio e la nostra professione, illumina le nostre Famiglie, rendi santo e proficuo il nostro insegnamento. Concedici infine che, avendo costantemente amato e servito Te nei fratelli sofferenti, sia nel corpo quanto maggiormente nello spirito, al termine del nostro pellegrinaggio terreno possiamo contemplare il tuo volto glorioso e sperimentare la gioia dell’incontro con Te, nel tuo Regno di gioia e di pace infinita, per l’intercessione della Regina della Pace. Amen. 1Pater, Ave e Gloria
S. Vincenzo, illustre martire e diacono di Gesù, nacque a Saragozza in Spagna nel Terzo secolo. Sotto la disciplina di Valerio, vescovo di quella città, fu istruito nelle scienze e nella pietà. In breve fece tali progressi che meritò di essere consacrato diacono coll’incarico (nonostante fosse ancora assai giovane) di predicare la parola divina. Incrudeliva allora la persecuzione contro i Cristiani, mossa dagli imperatori Diocleziano e Massimiano nell’anno 303. Tra i persecutori si distinse Daciano, governatore della Spagna, il quale ordinò che tutti i Cristiani fossero arrestati e rinchiusi in orride prigioni. Fra questi furono arrestati Vincenzo ed il vescovo Valerio. Tradotti davanti al giudice, Vincenzo, cui Valerio aveva ceduto la parola, disse: «Noi siamo cristiani, disposti a soffrire qualunque pena per il culto del vero Dio». Daciano si contentò di mandare Valerio in esilio, rivolgendo tutto il suo furore contro il giovane ‘Vincenzo.
Prima di tutto fu condannato allo stiramento delle membra ed ai flagelli, il che gli venne fatto con tanto strazio che alla fine si videro scoperte le ossa. Il giudice a tal vista si raddolcì un po’; ma vedendo che Vincenzo era desideroso di soffrire maggiormente, lo condannò al supplizio del fuoco, che è senza dubbio la più crudele di tutte le pene. Vincenzo, intrepido in mezzo a quei nuovi tormenti, novello S. Lorenzo, diceva ai carnefici: «Tagliate e mangiate, da questo lato sono già cotto» Il governatore, disperato di non poter vincere queste campione della fede, lo rimandò in carcere, con l’ordine di farlo distendere sopra appuntite schegge di vasi rotti e di mettergli i piedi tra i ceppi. Ma Iddio non abbandonò il suo servo: gli Angeli del cielo vennero a confortarlo e a cantare con lui le lodi al Signore. Il carceriere ne fu profondamente colpito e si convertì, ricevendo poco dopo il santo Battesimo. La notizia di questa conversione ferì il cuore di Daciano, che pianse di rabbia. Ciononostante, il Santo in quiete, e permise ai fedeli di fargli visita. Questi, piangendo, baciavano le cicatrici delle sue piaghe e raccoglievano il suo sangue con pannolini che poi ritenevano come preziose reliquie. In seguito il Santo fu messo sopra di un morbido letto di piume, ma tosto morì il 22 gennaio dell’anno del Signore 304.Daciano ordinò che il suo cadavere fosse gettato in un campo, come cibo alle bestie; ma Iddio mandò un corvo a difenderlo dagli uccelli rapaci. Daciano neppur a questo prodigio si arrese, ma fece gettare il cadavere in alto mare cucito in un sacco, attaccandolo ad una macina, affinché andasse a fondo. Il santo corpo però, per virtù divina, galleggiò sopra le acque finché le onde lo sospinsero sul lido, dove i Cristiani lo raccolsero e lo riposero nel sepolcro, sopra del quale fu poi fabbricata una grande chiesa in suo onore.
PRATICA. Chi mi separerà dalla Carità di Cristo? La tribolazione… la fame… la persecuzione? Sono sicuro che né questa, né tutte le potenze del mondo, saranno bastanti a separarmi dall’amor di Dio (S. Paolo).
PREGHIERA. Sii propizio, Signore, alle nostre suppliche affinché noi che ci riconosciamo rei per la nostra iniquità, ne siamo liberati per intercessione del santo martire Vincenzo. 3Gloria al Padre…