Un Anniversario silenzioso al quale noi, invece, vogliamo dare risalto, fare da eco al magistero di questo santo Pontefice, del quale non è stata avviata neppure la causa di beatificazione. Tutti lo ricordano solo per due fatti: per la frase della “inutile strage” nel tentativo di fermare la prima Guerra Mondiale; e per il monumento fattogli dalla Turchia riconoscendogli il ruolo del grande Pontefice “per la pace”…
Tutto bello, tutto giusto e tuttavia ricordi fermi, come posati in una sezione di un museo storico… che non danno ragione alla grandezza di questo Magistero pontificio, mentre faremo bene ad approfondire e diffondere.
In questo articolo riporteremo, in modo sintetico, solo alcuni passaggi di quanto abbiamo raccolto in questo studio, che potrete scaricare integralmente e comodamente qui in formato pdf.
Giacomo Della Chiesa, che diverrà Papa col nome di Benedetto XV, nasce a Genova il 21 novembre 1854; il 31 agosto 1914 viene eletto Pontefice. Colpito da broncopolmonite, muore il 22 gennaio 1922. Ricordiamo che sarà lui ad ordinare Vescovo Eugenio Pacelli (il futuro Pio XII), il 13 maggio 1917 quando, a Fatima, avveniva la prima Apparizione ai tre Pastorelli…
Vogliamo raccontare di questo Pontefice un poco dimenticato, oppure… usato solo e quasi distortamente, per la famosa frase della “inutile strage”, rivolta alla Grande Guerra dove, però, si è dimenticato come questo appello intendeva molto altro che una semplice pace terrena tra i popoli.
Benedetto XV ammonisce i cattolici, siano essi semplici cittadini, quanto autorevoli sovrani e governanti di non rendersi colpevoli e banditori di guerre “fratricida” e nella sua prima Enciclica “Ad Beatissimi Apostolorum” dell’1° novembre 1914, descrive chiaramente il programma del suo mandato petrino, sviscerando proprio l’insegnamento paolino sull’obbedienza dei cittadini all’autorità che è costituita da Dio, ma dove rimprovera anche sovrani e governanti che, distaccandosi dalla Legge di Dio sull’Amore, sull’etica e la morale insegnata dalla Chiesa, provocano la disarmonia nelle Nazioni, l’ira stessa divina, le punizioni…
Per questo grande Pontefice tutto ruota attorno AL REGNO DI DIO e alla sua giustizia, ogni tentativo di creare o governare Nazioni senza la conversione al Cristo, allontanando gli uomini dal Cristiano, è destinato al fallimento, alla guerra, all’immoralità, alla morte delle Nazioni.
L’ “inutile strage”, perciò, perché una guerra pretesa sugli interessi del mondo non sarà mai un buon auspicio, mai prosperità, bensì foriera di odio tra fratelli, incomprensione tra cittadini e governanti, pace illusoria e mai durevole, disordine tra le genti, povertà, disuguaglianze…
Questi pensieri ci spingono a ricordare le parole della Vergine Santa a Fatima, vedi qui. Abbiamo infatti ricordato come, dopo l’appello alla Pace vera e all’introduzione di Maria “Regina della Pace” nelle Litanie, da parte di Benedetto XV, la Beata Vergine Maria “rispose” al Vicario di Cristo in terra apparendo a Fatima e, nel luglio 1917 ebbe a consegnare ai tre Pastorelli, il seguente appello che fu vera profezia:
- “Avete visto l’Inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarli Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si fa quello che vi dico molte anime si salveranno, ci sarà la pace. La guerra finirà. Ma se non si cessa di offendere Dio allora sotto il regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore…. Per impedirlo verrò a chiedere la conversione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice dei primi sabati del mese. Se si darà ascolto alle mie richieste allora la Russia si convertirà e ci sarà la pace, altrimenti la Russia diffonderà i suoi errori per tutto il mondo, provocando guerre e persecuzioni contro la Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, parecchie nazioni saranno annientate. Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà…”
E così scriverà Benedetto XV nella sua prima Enciclica “Ad Beatissimi Apostolorum”:
“Rammentino questo i prìncipi e i reggitori dei popoli, e vedano se sia sapiente e salutare decisione, per i pubblici poteri e per gli Stati, il far divorzio dalla Religione santa di Cristo, che è sostegno così potente dell’autorità. Riflettano bene se sia misura di saggia politica il volere bandita dal pubblico insegnamento la dottrina del Vangelo e della Chiesa. Una funesta esperienza dimostra che l’autorità umana è disprezzata dove esula la religione. Succede infatti alle società, quello stesso che accadde al nostro primo padre, dopo aver mancato. Come in lui, appena la volontà si fu ribellata a Dio, le passioni si sfrenarono e disconobbero l’impero della volontà, così, allorquando chi regge i popoli disprezza l’autorità divina, i popoli a loro volta scherniscono l’autorità umana. Rimane certo il solito espediente di ricorrere alla violenza per soffocare le ribellioni: ma a che pro? La violenza reprime i corpi, non trionfa della volontà.
(..) Non vogliamo stare qui a ripetere le ragioni che provano ad evidenza l’assurdità del Socialismo e di altri simili errori. Leone XIII, Nostro Predecessore, ne trattò con grande maestrìa in memorabili Encicliche; e Voi, Venerabili Fratelli, cercate, col vostro abituale interessamento, che quegli autorevoli insegnamenti non cadano mai in dimenticanza, e che anzi nelle associazioni cattoliche, nei congressi, nei discorsi sacri, nella stampa cattolica s’insista sempre nell’illustrarli saggiamente e nell’inculcarli secondo i bisogni. Ma in particolar modo, non dubitiamo di ripeterlo, con tutti gli argomenti, che ci dà il Vangelo e che ci porgono la stessa umana natura e gl’interessi sia pubblici sia privati, studiamoci di esortare tutti gli uomini ad amarsi tra loro fraternamente in virtù del divino precetto sulla carità. (..)
Fu in previsione di questo stato di cose che Gesù Cristo Signor nostro col sublime sermone della montagna spiegò quali fossero le vere beatitudini dell’uomo sulla terra, e pose, per così dire, i fondamenti della cristiana filosofia.
(…) Ben comprendono i nemici di Dio e della Chiesa che qualsiasi dissidio dei nostri nella propria difesa, segna per essi una vittoria; pertanto usano assai di frequente questo sistema che, allorquando più vedono compatti i cattolici, proprio allora, astutamente gettando tra di loro i semi della discordia, maggiormente si sforzano di romperne la compattezza. Piacesse al Cielo che tale sistema non così spesso avesse avuto l’esito desiderato, con danno tanto grave per la religione!
Quindi, qualora la legittima autorità impartisca qualche ordine, a nessuno sia lecito trasgredirlo, perché non gli piace; ma ciascuno sottometta la propria opinione all’autorità di colui al quale è soggetto, ed a lui obbedisca per debito di coscienza. Parimenti nessun privato, o col pubblicare libri o giornali, ovvero con tenere pubblici discorsi, si comporti nella Chiesa da maestro. Sanno tutti a chi sia stato affidato da Dio il magistero della Chiesa; a lui dunque si lasci libero il campo, affinché parli quando e come crederà opportuno. È dovere degli altri prestare a lui, quando parla, ossequio devoto, ed ubbidire alla sua parola.
Riguardo poi a quelle cose delle quali — non avendo la Sede Apostolica pronunziato il proprio giudizio — si possa, salva la fede e la disciplina, discutere pro e contro, è certamente lecito ad ognuno di dire la propria opinione e di sostenerla. Ma in simili discussioni rifuggasi da ogni eccesso di parole, potendone derivare gravi offese alla carità; ognuno liberamente difenda la sua opinione, ma lo faccia con garbo, né creda di poter accusare altri di sospetta fede o di mancata disciplina per la semplice ragione che la pensa diversamente da lui.
(…) Vogliamo adunque che rimanga intatta la nota antica legge: «Nulla si innovi, se non ciò che è stato tramandato»; la quale legge, mentre da una parte deve inviolabilmente osservarsi nelle cose di Fede, deve dall’altra servire di norma anche in tutto ciò che va soggetto a mutamento, benché anche in questo valga generalmente la regola: «Non cose nuove, ma in modo nuovo».
(…) Vogliamo pure che i nostri si guardino da quegli appellativi, di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici; e procurino di evitarli non solo come «profane novità di parole», che non corrispondono né alla verità, né alla giustizia, ma anche perché ne nascono fra i cattolici grave agitazione e grande confusione. Il cattolicesimo, in ciò che gli è essenziale, non può ammettere né il più né il meno: «Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo»(dal Simbolo Athanasiano); o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: «Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome»; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina.“
Ci fermiamo qui… perché tutto il resto lo troverete nel pdf che vi offriamo per ricordare il vero insegnamento della Chiesa. Benedetto XV ha combattuto, col suo insegnamento, non soltanto lo “spargimento di sangue” fraterno a causa della guerra, ma soprattutto ha combattuto contro la “morte delle anime”, contro l’apostasia, il Modernismo, l’eresia; ha combattuto contro la corruzione dei governi e delle nazioni, contro le idee perverse che già minavano l’Europa Cristiana. Ha fatto sì delle “aperture” ma specificando, appunto: “Vogliamo adunque che rimanga intatta la nota antica legge: «Nulla si innovi, se non ciò che è stato tramandato»; la quale legge, mentre da una parte deve inviolabilmente osservarsi nelle cose di Fede, deve dall’altra servire di norma anche in tutto ciò che va soggetto a mutamento, benché anche in questo valga generalmente la regola: «Non cose nuove, ma in modo nuovo».”
Infine: Benedetto XV confida anche le sue gravi preoccupazioni a riguardo della PROPAGANDA SOCIALISTA del suo tempo… Scrive una Lettera al Vescovo di Bergamo, Luigi Maria Marelli, sollecitandolo a DIFFIDARE di questo pensiero perverso che è “PERICOLOSISSIMO NEMICO DELLA FEDE CATTOLICA“… troverete tutto nel pdf che mettiamo a vostra disposizione. Grazie.
Chiediamo al Cielo l’intercessione di Benedetto XV per la nostra conversione, l’amore alla Chiesa e il trionfo della vera Dottrina. Così sia.
Laudetur Jesus Christus, Ave Maria
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