Pierre Teilhard de Chardin, S.J.

Tra gli ispiratori della “nouvelle théologie” c’era anche il gesuita Pierre Teilhard de Chardin, al quale si riferiscono sempre con devota stima autori come i periti conciliari Marie-Dominique Chenu ed Henri de Lubac (poi cardinale). Riportiamo alcune considerazioni su quest’autore pervenuteci da un ecclesiastico romano.

di DON GIOVANNI BATTISTA FRAJE

Non sono né uno scienziato, né un filosofo e né un teologo di professione. Presento alcune personali riflessioni nell’intento di aiutare altri ad una più retta valutazionpoe di questo scrittore che ha destato vivo interesse nel passato ed anche al presente. È soprattutto in Francia che i suoi scritti hanno destato un certo entusiasmo, un po’ meno in Italia. Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) è un religioso gesuita, quindi con i tre voti, e sacerdote. Appartiene a famiglia di profonda intonazione religiosa. Ha una giovinezza di buona cultura e di fervorosa vita cristiana. Logica e coerente la sua Vocazione e la formazione che riceve nella Compagnia di Gesù.

Come religioso

Non è certo un modello di buona vita religiosa in quanto è deficitaria la osservanza dei ire voti religiosi. Poté osservare poco il voto di povertà, poiché visse quasi sempre fuori delle residenze religiose e più ancora per le buone retribuzioni che percepiva per gli incarichi di cultura che ricevette dalle Autorità civili, stabilmente o occasionalmente per missioni scientifiche.

planche-05-p-072_5465174fa410aNel voto di Castità pare che vi fosse fedele nelle opere: ma purtroppo non nella sfera affettiva, venendogli quindi a mancare la castità del cuore.

Aveva 30 anni quando avvertì il richiamo femminile (come lui stesso dice): «Essendomi lanciato fin dall’infanzia alla conquista della materia, era inevitabile che un giorno o l’altro mi trovassi faccia a faccia con il femminile. L’unico fatto atrioso è che nello specifico tale incontro abbia atteso il mio 300 anno per realizzarsi, tanto era grande per me la fascinazione dell’Impersonale e del Generalizzato».

A parte la vagante affermazione nelle ultime due espressioni, ci si può chiedere come egli ha reagito al predetto impatto mentale e psicologico con la donna. Da tutto l’insieme (ripeto) pare che abbia osservato il volo, ma non nelle affettività nelle quali è incappato varie volte. E quando i suoi superiori gli hanno fatto un richiamo, egli scrisse alla persona cointeressala: «Ciò che è deciso, in ogni caso, è se la storia continua al mio ritorno in Francia, mi manterrò su un piano di assoluto riserbo a livello esteriore». Quindi dolorosamente in una forma di ipocrisia.

Circa il voto di ubbidienza, contrariamente allo spirito ignaziano, non ha alcuna docilità mentale e non accetta richiami e osservazioni dei Superiori sulle sue idee e scritti. Non ne tiene alcun conto. E quando gli vien delio che a Roma i censori teologi stanno esaminando i suoi scrini, Teilhard risponde cinicamente: «Io dei teologi me ne infischio!».

Dal punto di vista religioso questo autore va quindi assolutamente respinto.

Come pensatore

Il giudizio globale è ugualmente negativo. Ha un modo speculativo di presentare i concetti in maniera nebulosa ed irrazionale. Esprime una concezione delle realtà fantasiosa e stravagante, con abbondanza di parole ed espressioni senza significato logico.

teilhard_5465142332e15Egli è un ateo panteista evoluzionista. Ciò che esiste è solo la materia che è in perpetua evoluzione generatrice di ogni cosa.

Egli ne prova una attrazione che lo avvolge tutto intero e lo porla quasi alla adorazione. Afferma che la necessità «di immergersi nella materia. di bagnarsi nei suoi flutti ardenti» (La potenza spirituale della materia, 1919).

Confessa anche che una volta, trovandosi davanti ad una certa materia, ne provasse un tale fascino ed attrazione da cadere in ginocchio quasi in adorazione. È nel vortice evolutivo della materia che trova posto anche Dio. Non un Essere personale, Padre e creatore, ma un prodotto della materia stessa quasi uno sprazzo di luce in espansione, avviluppato a tutto lo svolgersi delle evoluzioni.

Inutile quindi parlare della Trinità Santa, delta creazione, del peccato originale, ecc. Nulla che riguardi la santa fede cristiana: ma solo ateismo evoluzionistico. Evidentemente neanche si può parlare di Cristo Verbo del Padre, Dio e uomo per la redenzione. Il Cristo di cui parla Teilhard è un quid cosmico, universale punto di convergenza della evoluzione: punto omega (come abitualmente ripete).

Si trovano negli scritti teilhardiani parole molto belle a riguardo di Gesù, che sono però sentimenti affioranti dalla sua subcoscienza giovanile, senza avere nessuna rispondenza obiettiva, nessun valore razionale e tanto meno di Fede.

E dovuto a questo recondito subcosciente sentimento che Egli continuò nella vita nel celebrare la Liturgia delle Ore e nella celebrazione della S. Messa per vari anni. Non precisabile fino a quando.

La morte Io colse subitanea a New York la sera di Pasqua 1955. Appena riavutosi dal primo attacco, non emise alcun atto di fede o di implorazione della divina misericordia. Si era confessato il sabato Santo (stando alle affermazione dell’amico nella cui casa morì) ed aveva celebrato Messa il giorno di Pasqua nella sua Casa religiosa. Quando giunse il sacerdote, il padre era già spirato e gli venne impartita la assoluzione e l’Olio degli Infermi.

Come scienziato

Non può essere definito scienziato, poiché non ha apportato nessun contributo effettivo alle scienze naturali. E stato un valido collezionista di reperti fossili (organici e no), e di conchiglie, ecc. ed ha tutto sapientemente catalogato nei Musei a cui era preposto e ne ha scritto documentazione.

teilharddechardin_546517ec0105eHa partecipato a esplorazioni paleontologiche, ma non ha apportato un contributo scientifico originale. Ha visto nelle scoperte del suo tempo solo una conferma della sua mentalità evoluzionistica universale, che è il fulcro del suo pensiero.

Circa la evoluzione della specie (dottrine di Darwin) ipotizza la esistenza di una categoria intermedia tra i primati e l’uomo detta degli “ominidi”, ma senza prove biologiche o paleontologiche.

In conclusione Teilhard è una frana su tutta la linea: come religioso, come pensatore e come scienziato.

Ciò che più addolora è la sua posizione religiosa circa la Fede cristiana. E qualche cosa che spaventa.

Questo è il suo atto di Fede:

«Credo che l’Universo sia un’Evoluzione. / Credo che l’Evoluzione vada verso lo Spirito. / Credo che lo Spirito si compia in un qualche Personale. / Credo che il Personale supremo sia il Cristo Universale» (La mia fede, Scritti teologici, Brescia, 1993).

In queste nebuloso succedersi di “credo” non c’è posto per l’autentica Fede cristiana.

Nessuna meraviglia allora che con una certa frequenza scagli frecce velenose verso la Chiesa, verso i documenti pontifici. Soprattutto mi ha riempito di amarezza e disgusto quanto afferma circa la definizione dogmatica di Pio XII circa la Gloriosa Assunzione di Maria santissima in anima e corpo al cielo: «Una simile definizione è una sorta di schiaffo alla fisica ed alla biologia» (da una lettera). Non poteva essere che cosi per un sostenitore di idee panteistiche e fuori di ogni autentico contenuto nella Fede.

Nonostante le suddette notazioni negative sulle dottrine di Teilhard sono numerosi gli scrittori che lo ammirano ed attingono ai suo scritti.

Il motivo è duplice: il primo è che a seguire le affermazioni di lui non c’è bisogno di logica del pensiero; ma si può spaziare mentalmente come la fantasia o il gusto suggeriscono. Lo studioso autentico e coscienzioso pondera bene le sue idee, misura le sue espressioni, concatena logicamente le idee. Niente di tutto questo in Teilhard e nei suoi ammiratori imitatori.

Il secondo motivo è quel certo prurito di anticristianesimo che spesso pervade l’animo di certi studiosi e scrittori. Un anticristianesimo sottile e pungente, in maniera che i lettori quasi non se ne avvedono.

Ma obiettivamente parlando, Teilhard non ha nulla da suggerire a scrittori coscienziosi e soprattutto fedeli alla dottrina di Cristo. Le sue opere non hanno bisogno di essere condannate, poiché in se stesse sono fuori della Fede e della vita cristiana.

© Periodico della “Fondazione Lepanto” (08/2012)

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