I neuroni di Ravasi? Sono evasi!

008-framassone-ravasi-1_56c3175b46024E non cominciamo con il mantra dell’offesa ad un cardinale “principe” di santa romana Chiesa, perchè qui Ravasi, il cardinale per nulla principe, l’ha detta grossa e non accettiamo affatto di tacere sulle sue rivelazioni recenti a favore della Massoneria, su IlSole24ore (14-02-2016).

Intanto mettiamo subito nero su bianco, ecco cosa fece firmare san Giovanni Paolo II dal Prefetto della CdF nel 1981 e poi ripreso dal nuovo Prefetto (Ratzinger) nel 1983 a chi gli chiedeva se la scomunica contro la Massoneria fosse decaduta con il Concilio e nel nuovo Codice di Diritto Canonico, entrambi citati dallo stesso Ravasi:

“Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981…”

E a cosa non si poteva e non si può far deroga? A questo:

“Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.”

Neppure Ravasi può far deroga a questa posizione firmata da san Giovanni Paolo II, qui il testo integrale, ma non lo dice questo particolare e però alla fine ci gira intorno perchè non potendolo smentire, vedremo cosa si inventa per farlo decadere.

La Massoneria è quanto di più diabolico e perverso possa esserci quale arma portata a compimento dal demonio per sconfiggere, attaccare, umiliare, dividere la Santa Madre Chiesa.

Pensate, esiste persino la profezia di un Vescovo che l’aveva predetta ben 200 anni prima che venisse fondata. Si tratta del Vescovo Giorgio Varens, arcivescovo a Dublino nel 1553 – vedi qui testo – il quale definisce quest’opera in questo modo:

« 1. Saravvi una estesissima fraternità, che avrà sua sede in un grande impero (forse una società segreta).

» 2. Sedurranno mollissimi, menando una vita come già gli scribi ed i farisei.

» 3. Isforzerannosi d’abolire la verità, e quasi quasi conseguiranno  lo scopo loro.

» 4. Cotesta genìa di persone si vestirà di parecchie forme; conciossiacchè coi pagani saranno pagani, cogli atei saranno atei, coi giudei saranno giudei, coi riformatori saranno riformatori; tutto coll’intendimento di conoscere le altrui intenzioni, e per lusingar gli altri di questo modo a diventar somiglianti all’ insensato, che dice nel suo cuore che non v’è niun Dio in cielo, epperciò non debbevi punto essere sovrano di sorta sulla terra.

» 5. Faranno ogni sforzo per annientare l’autorità dei principi sulla terra col fallace pretesto di lavorar per la libertà e pel benessere dei popoli. Benessere che questi popoli perderanno senz’avvedersene…

» 6. Nulladimeno Iddio alla perfine, per giustificare la sua legge, distruggerà all’improvviso cotesta società colle stesse mani di quelli che l’avranno più validamente sostenuta e soccorsa, e si saranno serviti d’essa…

L’insulsaggine alla semplicità dei piccoli, ai quali bastava e basta ancora l’accennato testo firmato da San Giovanni Paolo II, il serpente Ravasi – citandolo spudoratamente – fa intendere che esso è superato da un testo dei vescovi tedeschi del 1980 e dalle “circostanze mutate” in questo tempo…

1980? Ma che fa Ravasi, ci prende anche per i fondelli? La risposta del cardinale Ratzinger Prefetto della CdF di allora rispose proprio alla sfacciataggine di quei vescovi che osarono e tentarono accreditare la Massoneria presso la Chiesa dal momento che, il nuovo Codice di Diritto Canonico (del 1983), aveva purtroppo eliminato il riferimento letterale alla condanna della Massoneria e così, tutti questi bei vescovi sfacciati, ne stavano approfittando per fare una sorta di golpe interno alla Chiesa. Ma non gli riuscì, la risposta di Ratzinger è del 1983 perciò è alquanto diabolico che ora Ravasi citi il testo dei vescovi tedeschi del 1980 quasi fosse una nuova luce sull’argomento.

Il testo poi dei vescovi filippini del 2003 non ha proprio voce, perchè nessun Papa gli ha mai dato spazio o ascolto o accoglienza. O forse dovremo pensare che sotto questo strano Pontificato e l’indice di gradimento scaturito per il cardinale Tagle (appunto dalle Filippine) c’entri qualcosa con i vaneggiamenti di Ravasi? Speriamo proprio di no!

Infine Ravasi – che diabolicamente ammette e riconosce l’incompatibilità della Massoneria con la Chiesa – abbassa il tiro sulla chiusura dell’articolo e fa una virata:

“Queste varie dichiarazioni di incompatibilità tra le due appartenenze alla Chiesa e alla massoneria non impediscono, però, il dialogo….”

Ah! Ecco, ci siamo: sì, c’è incompatibilità tra le due appartenenze (e dunque lo riconosce), però queste non devono impedire il dialogo, ebbè, mica pizzi e fichi!! E il motivo quale sarebbe? LA FILANTROPIA, dice infatti il Ravasi: “la dimensione comunitaria, la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca….”, tutte doti e qualità della Massoneria! Un florilegio di virtù.

Effettivamente non ha tutti i torti, basti andare ad approfondire l’orrendo mausoleo dedicato a quel povero di san Padre Pio per accorgersi di come la massoneria sia entrata pienamente nel progetto filantropico di questa ed altre Chiese. Effettivamente è stata la Massoneria a finanziare il progetto (certi architetti costano più o pari dell’opera stessa) e questo interesse non fu certo per amore a Padre Pio o per amore dei fedeli del Santo, e quindi ci sarebbe da chiedersi: perchè questi massoni sono così umanitari?

Nell’eccezionale enciclica di Leone XIII Humanum genus – che forse Ravasi dovrebbe andarsi a rileggere –  si spiegano molte cose sulla provenienza della Massoneria, e non è un caso che questa usi gli stessi simboli cristiani e lo fa rovesciandoli, ossia per il semplice motivo di voler ingannare…

Non diamo per scontato che tutti comprendano. Se ciò fosse possibile tutti comprenderebbero il danno che fa la Massoneria, non per nulla siamo chiamati a fare sempre “discernimento”, distinguere fra ciò che è bene e ciò che è male.

008-framassone-ravasi-2_56c317c7a1c8dLeone XIII parla, infatti di INGANNO e una cosa che inganna, dunque, significa che usa anche ciò che usano gli altri, ma rovesciando, scimmiottando proprio per trarli in inganno. Il Papa nel condannare la Massoneria non parlò male di loro in quanto persone fisiche, ma parla male proprio delle loro azioni ingannatrici e condannò il suo “relativismo filosofico e morale”, no diciamocelo chiaramente, e Ravasi sarebbe il prefetto della cultura? Ma di che stiamo parlando, per favore!

Forse Ravasi dovrebbe andarsi a rileggere le cronache di quell’Anno giubilare sacerdotale di Papa Leone XIII 1887 nel quale, la Massoneria che governava l’Italia con Crispi, gli impose come “dono” la statua di Giordano Bruno e gli impose l’obbligo di non predicare contro quella inaugurazione che avvenne puntualmente il giorno di Pentecoste (al quale fu impedita al Pontefice ogni solennità e processione) del 1889. Porta Pia era stata conquistata, il Risorgimento massonico era all’apice della sua ubriacatura anticattolica: Giordano Bruno diventa così l’icona della non sottomissione a nessuno, la prima vera icona dell’uomo senza un Dio, l’ideale quale simbolo massonico e non a caso è definito il “monumento malinconico” alla cui inaugurazione parteciparono circa tremila massoni, raggruppati sotto i labari delle logge di appartenenza; l’icona del “libero pensiero” che paradossalmente – tale libertà di pensiero – veniva negata alla Chiesa. Non è un caso che lo stesso filosofo liberale Benedetto Croce (1866-1952) attaccò affermando «l’idiota religione massonica», un’eredità che era derivata dalla Rivoluzione francese, anche’essa dall’odore massonico.

Leone XIII fu invece lungimirante, ispirato divinamente a mettere in allerta i fedeli da questa divoleria:

Ci siam risoluti di prender direttamente di mira la stessa società Massonica nel complesso delle sue dottrine, dei suoi disegni, delle sue tendenze, delle sue opere, affinché, meglio conosciutane la malefica natura, ne sia schivato più cautamente il contagio….”

e ancora più chiaro qui, nel delineare il piano massonico per nulla cambiato:

“E poiché è privilegio singolare e unicamente proprio della Chiesa cattolica il possedere nella sua pienezza, e conservare nella sua integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, l’autorità del magistero, e i mezzi soprannaturali dell’eterna salute, somma contro di lei è la rabbia e l’accanimento dei nemici. Si osservi ora il procedere della setta Massonica in fatto di religione, là specialmente dov’è più libera di fare a suo modo, e poi si giudichi, se ella non si mostri esecutrice fedele delle massime dei Naturalisti. Infatti con lungo ed ostinato proposito si procura che nella società non abbia alcuna influenza, né il magistero né l’autorità della Chiesa; e perciò si predica da per tutto e si sostiene la piena separazione della Chiesa dallo Stato. Così si sottraggono leggi e governo alla virtù divinamente salutare della religione cattolica, per conseguenza si vuole ad ogni costo ordinare in tutto e per tutto gli Stati indipendentemente dalle istituzioni e dalle dottrine della Chiesa….” (Leone XIII nel testo sopra citato)

Per comprendere questa nostra presa di posizione, vi invitiamo a leggere qui anche questo articolo: Non aspettiamo nessun “nuovo Ordine mondiale”, il vero nuovo ordine lo ha portato Nostro Signore Gesù Cristo e si chiama: Cristianesimo.

Le contraddizioni del prefetto della “cultura” (sic!)

008-framassone-ravasi-3_56c31863047ebDice Ravasi: “Non vogliamo ovviamente addentrarci in questo arcipelago di “logge”, di “orienti”, di “arti”, di “affiliazioni” (..) così come non è possibile tracciare linee di demarcazione tra l’autentica, la falsa, le degenere, o la para-massoneria e i vari circoli esoterici o teosofici. Arduo è anche disegnare una mappa dell’ideologia che regge un universo così frammentario, per cui forse si può parlare di un orizzonte e di un metodo più che di un sistema dottrinale codificato….”

Ma che discorso è mai questo?

– non vogliamo addentrarci; non è possibile tracciare linee tra ciò che è falso o vero (??); è arduo disegnare una mappa dell’ideologia….

No! diteci voi se questo è un discorso chiaro dal quale trarre dei vantaggi alla propria conoscenza. Se non posso tracciare linee tra ciò che è vero e ciò che è falso e non conosco la mappa dell’ideologia, come posso capire se mi trovo nell’associazione buona o falsa? Ravasi è come se dicesse: ” embè, forse voi non lo sapete, ma io si! Sono io che non mi sono voluto addentrare, fidatevi di me, sono stato anche in Uruguay ospite tra fratelli massoni eh! Tutta brava gente..”

Ma la Massoneria è costituita di proposito come un vero LABIRINTO, tipico proprio dell’agire di Satana per imbrogliare, confondere, scimmiottare, ingannare e inoltre ha molte ramificazioni che se anche alcune possono sembrare condivisibili, in verità sono TUTTE dannose e tutte rivolte allo smembramento dell’ordine ecclesiale. Inoltre, sempre Leone XIII sottolinea che molti stessi, tra i massoni, non sanno cosa stanno facendo e che a loro volta si auto-ingannano.

Il punto è che sappiamo bene che Ravasi non è senza neuroni, e che il suo concetto di “dialogo e dialogare” non può (lo sa bene) scalfire la condanna fatta dalla Chiesa e allora cosa fa? S’inventa, aiutato dai compari tedeschi e dai “Fratelli-massoni”, il dialogo come se in passato la Chiesa non abbia mai adoperato questa opportunità e quindi chiude l’articolo dicendo:

“In conclusione, come scrivevano già i vescovi di Germania, bisogna andar oltre «ostilità, oltraggi, pregiudizi» reciproci, perché «rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo dì manifestare le differenze» che pure continuano a permanere in modo netto…”

Ma qui cade l’asino perchè la condanna alla Massoneria, come ha scritto bene Leone XIII, non fu per questione di «ostilità, oltraggi, pregiudizi», altrimenti bisognerebbe pensare (ma anche provare) che tutte le scomuniche date dalla Chiesa avvenivano NON PER QUESTIONI DOTTRINALI ma per questioni umane quali “l’ostilità, l’oltraggio, il pregiudizio”, ma se così fosse allora davvero che i neuroni di Ravasi sono evasi… Oppure bisognerebbe arrivare a dire che lo stesso Lutero non fu scomunicato per questioni dottrinali, ma per “ostilità, per oltraggio al Papa e per pregiudizio”, pregiudizio naturalmente della vecchia Chiesa cattiva e matrigna contro il dolcissimo, pio e santo Lutero!

E poi non è che Ravasi dice che la Massoneria si è convertita e quindi oggi un dialogo sarebbe anche possibile, no! Stoltamente (il diavolo fa le pentole ma non i coperchi), lo dice lui stesso che «rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo di manifestare le differenze»…. sono mutati non il loro credo e la loro filosofia contro Cristo e la sua dottrina, ma i “modi” di manifestarsi oggi, sono mutati “i toni”, in una parola sono degli “anticristi più buoni di ieri”….

Insomma, se la Chiesa avesse dialogato con Lutero prima e la Massoneria dopo, sicuramente oggi vivremo tutti in santa pace! Tutta colpa, ancora una volta, della Chiesa di “ieri”. Signori e signore, ecco chi abbiamo come Prefetto per la cultura, un regalo purtroppo lasciatoci da Benedetto XVI!

L’articolo di Ravasi è quanto di più contorto, perverso e diabolico potesse essere stato scritto da un “principe” (sic) di santa romana Chiesa, prefetto della cultura, sì! Della cultura liberalista dei senza Dio, o peggio, di un dio creato a tavolino e che si elevasse al di sopra della dottrina Cattolica.

Siamo caduti tanto in basso d’aver elevato il culto del dio Dialogo. E a dirlo non siamo noi, ma è stato Giacomo Galeazzi (che non è certo soggetto casa e chiesa) a descrivere chiaramente come la Massoneria stessa elogiò il Concilio Vaticano II a riguardo del “dio dialogo”, vedi qui.

Galeazzi riporta una affermazione allucinante del Gran Maestro massone in Italia a cinquant’anni dal Concilio e che fa comprendere come Ravasi abbia ceduto a questi “auguri-auspici”, dice il Gran Maestro:

«Il Concilio obbligò gli uomini di Chiesa al confronto con la società nel momento in cui questa andava aprendosi alla modernità. Tra i risultati, una nuova concezione di una istituzione che rischiava di restare chiusa nella torre d’avorio della dottrina e che invece decise di aprire le porte agli uomini. Spiace dover constatare oggi che questa grande spinta verso una visione più umana della Chiesa sia stata poi sostituita da un arroccamento dogmatico, da un atteggiamento di chiusura aprioristica».

008-framassone-ravasi-4_56c31914ab118Ma a questa “Chiesa più umana e privata della dottrina e dei dogmi” aveva già risposto Ratzinger nel famoso meeting di CL del 1990:

Siccome la Chiesa non è così come appare nei sogni, si cerca disperatamente di renderla come la si desidererebbe: un luogo in cui si possano esprimere tutte le libertà, uno spazio dove siano abbattuti i nostri limiti, dove si sperimenti quell’utopia che ci dovrà pur essere da qualche parte. (…) Una Chiesa che riposi sulle decisioni di una maggioranza diventa una Chiesa puramente umana. Essa è ridotta al livello di ciò che è plausibile, di quanto è frutto della propria azione e delle proprie intuizioni ed opinioni. L’opinione sostituisce la fede. (…) Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana. E per questo tutto ciò che è fatto dall’uomo, all’interno della Chiesa, deve riconoscersi nel suo puro carattere di servizio e ritrarsi davanti a ciò che più conta e che è l’essenziale…” (vedi qui testo integrale)

Effettivamente la cosa non è che ci stupisce poi tanto, tutte le peggiori eresie e l’apostasia stessa avviene da dentro la Chiesa, non certo dal di fuori, basti pensare al presbitero Ario col suo drammatico arianesimo, al vescovo Donato col suo donatismo, a Lutero monaco agostiniano fin dove ci ha portato la sua cultura biblica…. Ma dirci “scandalizzati” questo sì, è un dovere sentirci tali per chi ama la Santa Chiesa e sa bene che la Massoneria non ha nulla di compatibile con un battezzato, neppure il dialogo.

Così scriveva san Padre Pio: “Gesù, purtroppo, ha ragione di lamentarsi della nostra ingratitudine! Quanti disgraziati nostri fratelli corrispondono all’amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell’infame setta della Massoneria! Preghiamo per costoro acciocché il Signore illumini le loro menti e tocchi il loro cuore….” (Epistolario I, Lettera N°123, Pietrelcina 7 aprile 1913)

Perchè la Massoneria è stata creata proprio per erigersi contro Cristo. A meno che Ravasi non intenda definire un Leone XIII, o un Giovanni Paolo II o pure un Benedetto XVI un “ostile, oltraggioso e pure pieno di pregiudizi” nei confronti di un’opera così “grande, umanitaria, santa, pia, solidale…” che è – per lui – la Massoneria.

E allora, caro Ravasi, ce lo lasci dire da “liberi figli di Dio” (cfr Don Divo Barsotti), noi con lei non abbiamo nulla da spartire, preferiamo tenerci la nostra santa ignoranza e continuare a pensarla come Leone XIII, come san Giovanni Paolo II, come Ratzinger-Benedetto XVI che ebbe, purtroppo, la pessima idea di nominarla vescovo prima e subito dopo cardinale, ma in tutto ciò sappiamo che non c’entra l’infallibilità papale e che anche un Papa può sbagliare.

Vogliamo narrare un fatto, tra i tanti, perché qui l’autore è credibile.

“Predicando a Lione, il P. Alessandro Vincenzo Jandel, poi Maestro Generale dell’Ordine dei Domenicani, insegnò ai fedeli la virtù del segno della croce. Nell’uscire dalla Cattedrale, venne accostato da un uomo che si professava massone e, quindi, incredulo; sfidato a provare la potenza del segno della croce, il massone esclamò: ‘Tutte le sere ci riuniamo (…) e il demonio viene, egli stesso, a presiedere all’adunanza. Venite con me stasera; ci fermeremo alla porta della sala; farete il segno della croce sull’adunanza, e vedrò se quello che avete detto è verità’!

Chiesto consiglio all’Arcivescovo e al suo gruppo di teologi, padre Jandel decise di accettare! La sera del giorno stabilito, andò col massone all’adunanza. Nulla avrebbe dato a conoscere che fosse religioso, poiché indossava abiti secolari; portava, però, nascosta, una grossa croce. Insieme si recarono in una gran sala, ammobiliata con gran lusso, ma P. Jandel si fermò sulla porta… A poco a poco, la sala fu piena; tutte le sedie erano occupate, quando, d’un tratto, il demonio apparve in forma umana. Trasse, allora, subito dal petto il crocifisso che teneva nascosto e con tutte e due le mani lo alzò, formando sull’adunanza il segno della croce.

Lo scoppio d’un fulmine non avrebbe avuto effetti più inaspettati, più subitanei, più strepitosi! I lumi si spensero, le sedie si rovesciarono tutte le une sulle altre, gli intervenuti scapparono… Il massone trascinò il frate, e quando si trovarono lontano,il discepolo di Satana si gettò alle ginocchia del P. Jandel: ‘Credo – gli disse – sì, credo! Pregate per me!… Convertitemi!… Ascoltatemi!…’” (mons. Leone Meurin, gesuita e vescovo di Ascalon, op. Framassoneria sinagoga di Satana, Siena, 1895, pp. 210-211).

Per la verità, il cardinale Ravasi, non è nuovo a certe uscite. Fin da quando fu eletto vescovo ha sempre suscitato attorno a se forti incomprensioni, il suo parlare è sempre stato oggetto di discussioni ma non certo di edificazione! Sempre sul medesimo giornale sul quale scrive da anni a ruota libera, aveva in passato suscitato forti ripercussioni negative sul suo concetto esegetico della “tomba vuota” di N.S. Gesù Cristo generando persino dubbi sulla Risurrezione… salvo poi fare più danni nel tentativo pietoso di porre argine alla fuori-uscita del suo pensiero liquido.

Già nel 2012 aveva suscitato disagio la sua Prefazione ad un libro che “canonizzava” pure il Fogazzaro il cui pensiero è sempre stato condannato dalla Chiesa di ieri e di oggi e il prof. de Mattei ne aveva data ampia delucidazione –vedi qui

A ragione si chiede il prof. de Mattei: “In che cosa crede allora il cardinale Ravasi? Sicuramente nella propria capacità di unire gli opposti, di tentare spericolate sintesi intellettuali, di dire e non dire, lasciando intendere a chi vuole intendere. Ma cosa c’entra tutto questo con la pienezza e la integrità della fede cattolica, la gloria di Dio e la salvezza delle anime? Glielo chiediamo sommessamente, con tutto il rispetto che si deve a chi resta, comunque, un principe della Chiesa e un successore degli Apostoli….”

Assistiamo, non di rado, ad una strumentalizzazione del famoso “Cortile dei Gentili” descritto nelle Lettere di San Paolo e nel quale, oggi, si pensa piuttosto ad una sorta di piazza  “pride” (=orgoglio) che va tanto di moda, un pride della propria opinione elevata a nuovo sacro dogma laicista. Ma scriveva così Benedetto XVI ai giovani e a Ravasi: “E se, all’epoca, il Cortile era allo stesso tempo un luogo di esclusione, poiché i “Gentili” non avevano il diritto di entrare nello spazio sacro, Cristo Gesù è venuto per “abbattere il muro di separazione che divideva” ebrei e gentili, “per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunziare pace …” (Ef 2, 14-17), come ci dice san Paolo…. (…) riconoscendo che solo Dio, in Cristo, ci libera interiormente e ci dona la possibilità di incontrarci davvero come fratelli…” (Benedetto XVI – Messaggio al Cortile dei Gentili – 25.3.2011)

Nel sito ufficiale della Massoneria italiana – grandeoeriente.it – alla voce “che cosa è la Massoneria, sul segreto massonico”, leggiamo:

L’unico mistero presente in Massoneria è un mistero filosofico: impossibile da spiegare a parole, ma percepibile attraverso l’esperienza individuale… insomma è essenzialmente personale! Il Mistero della Massoneria è per sua natura inviolabile.

Il Massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso.

Lo scopre a forza di frequentare la Loggia, di osservare, di ragionare e dedurre.

Quando lo ha conosciuto si guarda bene dal far parte della scoperta a chicchessia, sia pure il migliore amico massone, perché, se costui non è stato capace di penetrare il Mistero, non sarà nemmeno capace di approfittarne se lo apprenderà da altri. Il Mistero rimarrà sempre tale…”

Intanto leggiamo questo “Mistero” scritto maiuscolo…. non divulgabile perchè se non è stato capace di penetrarlo, non sarà capace di sfruttarlo e non sarà capace di penetrarlo neppure apprendendolo da altri.

E’ una vera scimmiottatura del vero Mistero racchiuso nella fede cristiana, il quale però “quando lo abbiamo appreso” va divulgato, va dato gratuitamente e con generosità anche se, tale Mistero di un Dio incarnato e che si è fatto Eucaristia, resta in se stesso un grande mistero.

E comunque, come fa a dire Ravasi: “penso, ad esempio, all’Uruguay ove ho partecipato recentemente a vari dialoghi con esponenti della società e della cultura di tradizione massonica” se, di ciò che avrebbe presumibilmente conosciuto, non deve farne parola a nessuno? Curioso poi che per capire questo mistero filosofico (ricordate? tale filosofia venne condannata dai Papi) “non è possibile spiegare a parole” e perché mai? Semplice, devi aderire per capirlo, è una comprensione personale. E allora di che “dialogo” andiamo cianciando?

Leone XIII lo aveva già detto: ” Imperocché la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto debbonsi gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra’ soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa… Il candidato deve promettere, anzi, d’ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta.” (Humanum genus)

008-framassone-ravasi-5_56c319af2077cNulla è cambiato!

E in definitiva, ha davvero compreso il Ravasi questo “Mistero” racchiuso nella Massoneria? Noi crediamo di no, diversamente dovremo dir di lui che è proprio fratello del demonio! Infatti, dal messaggio del Gran Maestro a Rimini nel 2015, apprendiamo questa nuova dottrina che di fatto sta invadendo anche la Chiesa:

Se ci riusciamo facciamo la rivoluzione, la rivoluzione del cuore. Cambiamenti: questo cambiare è quello che noi chiediamo quando da ‘profani’ bussiamo alla porta del Tempio e dall’altra parte ci sono uomini che ci accoglieranno come Fratelli, non ci chiederanno a chi apparteniamo, di quale religione siamo ma ci chiederanno soltanto di essere buoni. Buoni, una parola semplice. Buoni e basta….”

Non c’è da commentare, ma tristemente da meditare a che livelli di apostasia Ravasi ed altri prelati siano arrivati. Ricordiamo infine a Ravasi l’atteggiamento minaccioso e aggressivo che la Massoneria ha dichiarato a mons. Luigi Negri qualche mese fa, sfruttando e strumentalizzando le stesse parole del Pontefice su questa presunta laicista “rivoluzione del cuore”, una rivoluzione che scardina Dio, il Dio cattolico, il Dio Incarnato, Gesù Cristo Nostro Signore, l’innominabile dentro la Massoneria stessa, una rivoluzione dove è sufficiente essere “buoni e basta…” quando, da ben Duemila anni il Cristianesimo aveva già fatto progredire i popoli superando il buonismo per approdare nel Cuore palpitante del Dio Vivo e vero nella Santissima Eucaristia.

E allora, caro Frammassone Ravasi si decida: o con Cristo o contro Cristo, non c’è la comoda via di mezzo! Ce lo lasci dire nuovamente da “liberi figli di Dio” (cfr Don Divo Barsotti), noi con lei non abbiamo nulla da spartire, e se i termini della sua nuova professione di fede sono questi, preferiamo tenerci la nostra santa ignoranza e continuare a pensarla come la “vecchia cara santa Madre Chiesa” con tutti i suoi Padri, Dottori, Santi e Beati, mentre per la nostra evangelizzazione noi non la riconosciamo affatto. E si badi bene: non è un giudizio alla sua persona, ma al suo “libero pensiero” filo massonico, a quella filosofia morale massonica espressamente condannata e oggetto di condanna nel Magistero della Santa Chiesa.

Sia lodato Gesù Cristo +


Ricordiamo anche qui: l’Esorcismo di Papa Leone XIII, fatto anche per porre riparo e rimedio al piano diabolico della Massoneria.


Tra il papa e il massone non c’è comunione

Ieri guardinghe aperture e vescovi simpatizzanti… Ma ora con Giovanni Paolo II e col cardinale Ratzinger è un’altra musica

di Sandro Magister

Anche i massoni hanno un santo in paradiso: l’abate Jean Marie Gallot, loro confratello timorato di Dio, ghigliottinato dai giacobini nel 1794 e beatificato da Pio XII nel 1955. Ma non gli basta. Da quando Giovanni Paolo II è papa, per i massoni non c’è proprio indulgenza. Continuano a bussare alla porta della Chiesa, in mite veste d’agnello. E la trovano ogni volta più sbarrata. Anathema sit.

L’ultimo a provarci è il nuovo gran maestro del Grande Oriente d’Italia, avvocato Gustavo Raffi, romagnolo sanguigno con corta barba risorgimentale. La scorsa primavera, da poco in carica, s’è fatto vivo con “Segno nel Mondo 7”, il settimanale ufficiale dell’Azione cattolica, per concordare un’intervista da far leggere lassù in Vaticano. E l’ha data il 21 maggio nella Villa del Vascello sul Gianicolo, che sui muri esterni ha ancora i buchi delle sparatorie del 1849 tra i massoni di Garibaldi e le truppe papaline. Per dire che quel passato bellicoso «è finito, appartiene alla storia». Che «noi non vogliamo più essere il Pantheon degli eroi risorgimentali» e dei loro «eccessi». Che facendosi massone un cattolico non butta via la fede ma può anzi «rafforzarla». E che grazie al trinomio libertà-fraternità-uguaglianza si può finalmente far pace tra la massoneria e la Chiesa: «Anche il papa in Francia ha affermato che quelle parole fanno parte del cristianesimo».

Tutto detto per bene. Con la dovuta arte muratoria: «L’uomo prima di entrare in massoneria è come una pietra grezza. Affrontando il lavoro di miglioramento la pietra diviene cubica. E questa pietra cubica si assembla alle altre per costruire il tempio simbolico dell’umanità». Ma dall’altra parte, quella della Chiesa fondata su Pietro? Niente. Non un solo spiraglio. “Segno nel Mondo 7” ci mette più di un mese a stampare l’intervista col gran maestro Raffi. E quando la pubblica, la correda con una nota «autorevole» che sulla massoneria cala le condanne di sempre.

L’autore della nota? Onorato Bucci, professore di diritto canonico alla Pontificia università del Laterano, quella che ha come gran cancelliere il cardinale vicario del papa, Camillo Ruini. Bucci è il massonologo oggi più consultato dai vertici della Santa Sede. Nel 1997, quando la Libreria editrice vaticana ha pubblicato per la prima volta un libro sulla massoneria, scritto dal francescano polacco Zbigniew Suchecki, la prefazione l’hanno fatta scrivere a lui. Anche lì per ribadire che il contrasto tra Chiesa e massoneria è insanabile e tocca i fondamenti della dottrina. Che insomma non si può essere cattolici e insieme massoni. Il gran maestro dell’epoca del Grande Oriente d’Italia, Virgilio Gaito, si fece fotografare con quel libro in mano, col grembiule e tutte le insegne, per dar prova della sua volontà di dialogo. Ma non una sola riga di quel libro veniva incontro alle sue attese.

E come non bastasse, è arrivata un mese fa “La Civiltà Cattolica” a picchiar sodo. Questa rivista, scritta a Roma da un collegio di dotti gesuiti, ha la prerogativa d’essere esaminata in bozze dai più alti gradi del Vaticano, che solo con le correzioni da loro volute autorizzano la stampa. Ha quindi un’ufficialità molto alta. E proprio mentre il gran maestro Raffi faceva uscire la sua intervista amichevole, ha prodotto, in tema di massoneria, un editoriale decisamente ostile. Per mostrare che ai vertici della Chiesa la linea è immutata. Condanna era e resta.

Perché non sempre è stata questa l’impressione. Nel 1978, l’ufficiale “Rivista massonica” salutò Paolo VI, morto quell’anno, come il primo papa «non nemico». Negli anni Sessanta e Settanta, sullo slancio del disgelo del Concilio Vaticano II, tra la Chiesa e la massoneria era stato un gran dialogare. E anche un gran sussurrare. Si vociferava di cardinali e illustri prelati di curia segretamente affiliati alle logge. Circolavano copie delle loro presunte tessere. Ancor oggi, nel chiacchieratissimo pamphlet “Via col vento in Vaticano” uscito lo scorso febbraio per la penna di anonimi monsignori, un intero capitolo è dedicato al «fumo di Satana» delle infiltrazioni massoniche tra i magnati di curia. E di due il pamphlet fa nome e cognome. Il primo è Annibale Bugnini, il regista della riforma liturgica postconcicliare, finito nunzio in Iran una volta ultimata la sua opera di «distruzione del rito antico della messa» e ivi morto, secondo il libello, «di morte naturale procurata» dai suoi stessi caporioni di loggia. Il secondo è Sebastiano Baggio, influentissimo cardinale dell’era di papa Giovanni Battista Montini. Aveva il potere di nominare i vescovi in tutto il mondo «e quindi di promuovere le carriere dei suoi confratelli occulti». E nei due conclavi del 1978 corse come papabile.

Di certo, in quel ventennio d’oro del dialogo tra Chiesa e massoneria, erano massoni e cattolici conclamati i fratelli d’affari dello Ior, la banca vaticana, Michele Sindona e Roberto Calvi. Era massone e cattolico Umberto Ortolani, intimo factotum del cardinale progressista Giacomo Lercaro. Oggi il Grande Oriente li rinnega tutti: facevano parte, sostiene, d’un ramo degenere della massoneria, quello della loggia Propaganda 2 di Licio Gelli. Nella sua recente intervista, il gran maestro Raffi si fa vanto d’aver espulso dall’ordine, «per contiguità con Gelli», lo stesso gran maestro legittimo dell’epoca, Giordano Gamberini. Ma proprio Gamberini era l’uomo con cui la Chiesa s’era messa in quegli anni a dialogare in segreto.

Lo stile degli incontri era un po’ carbonaro. Al primo di quelli semiufficiali, l’11 aprile 1969, ad Ariccia nel convento del Divin Maestro, sedevano da una parte il gran maestro Gamberini, il suo aggiunto Roberto Ascarelli e lo storico Augusto Comba. E dall’altra il salesiano Vincenzo Miano, vicecapo del segretariato vaticano per i non credenti, il paolino Rosario Esposito e il gesuita della “Civiltà Cattolica” Giovanni Caprile. Racconta oggi padre Esposito, l’unico di questi tre ancora in vita: «Per la cena a capotavola c’era il Gamberini, che intonò il Padre nostro, poi, stando tutti ancora in piedi, prese un pane, lo spezzò e lo offrì al padre Caprile dicendo: “Il massone spezza il pane col gesuita”. Tutti ci scambiammo il medesimo rito, condividendo una gioiosa fraternità». Gli alfieri del dialogo si ammantavano dell’autorità di papa Giovanni XXIII, che da nunzio a Parigi aveva benedetto in segreto la doppia appartenenza alla massoneria e al cattolicissimo ordine di Malta di un barone suo amico, Yves Marsaudon. Poi c’era stato il Concilio Vaticano II, con la richiesta esplicita, sostenuta in aula dall’ultraprogressista vescovo di Cuernavaca, Sergio Mendez Arceo, di revocare la scomunica ai massoni. E poi erano cominciate le strette di mano pubbliche tra capi della massoneria e cardinaloni di peso: gli americani Richard Cushing, Terence Cooke, John Cody e John Joseph Krol, l’austriaco Franz König, l’olandese Bernard Alfrink, i francesi Maurice Feltin, Francois Marty e Roger Etchegaray, il cileno Raúl Silva Henriquez, i brasiliani Aloisio Lorscheider e Paulo Evaristo Arns, insomma quasi tutti i capifila dell’ala progressista conciliare. In Italia, agli incontri successivi a quello di Ariccia parteciparono i vescovi Dante Bernini, di Albano, e Alberto Ablondi, di Livorno. In Vaticano, a tirare le fila era il cardinale prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il croato Franjo Seper. Dall’alto, Paolo VI tutto sapeva e benediceva.

Revocare la scomunica non era impresa facile. A partire dal primo documento di condanna della massoneria, quello di Clemente XII nel 1738, era stato tutto uno scoccare di fulmini. Padre Esposito ne ha inventariati più di tremila, con il culmine toccato dal codice di diritto canonico del 1917, che comminava la scomunica ipso facto a coloro che semplicemente «danno il nome alla setta massonica». Ma batti e ribatti, l’ora della riconciliazione sembrava vicina. Nel 1968, i vescovi della Scandinavia decisero di non chiedere più l’abiura ai massoni che si facevano cattolici. E nel 1974 il cardinale Seper, in una lettera al cardinale Krol resa pubblica da quest’ultimo, spiegò che la scomunica doveva essere intesa operante solo per quei cattolici iscritti alle massonerie «che veramente cospirano contro la Chiesa». Come dire mai, dissero in coro compunti i capi delle logge di tutti i paesi, compresi quelli di più accanita tradizione antiecclesiastica.

Mancava solo che il nuovo codice di diritto canonico, in preparazione, sancisse la svolta pacificatrice. La Congregazione per la dottrina della fede aveva chiesto due volte un parere riservato ai vescovi. E il gesuita Caprile, che ebbe accesso alle segretissime risposte, constatò che quasi tutti chiedevano la cancellazione della scomunica, qua e là con elogi persino entusiastici dello spirito massonico. Senonché nel 1978 divenne papa Karol Wojtyla. E di colpo calò il gelo.

Il primo effetto lo si vide in Germania. Anche lì i dialoganti s’erano dati da fare, con fior di teologi come Herbert Vorgrimler e Stephanus Pfurtner. E la conferenza episcopale aveva messo all’opera nel 1974 una commissione per accertare la compatibilità tra la fede cristiana e l’appartenenza massonica. Ma a Monaco di Baviera era intanto diventato arcivescovo uno spirito rigido e risoluto, Joseph Ratzinger, che il nuovo papa avrebbe presto chiamato a Roma al posto di Seper, come suo prefetto di dottrina. E di punto in bianco i dialoganti si trovarono congedati, la questione la prese in mano il vescovo di Augsburg, Joseph Stimpfle, un vero mastino, e nel 1980 l’episcopato tedesco scrisse la parola fine ribadendo «l’opposizione fondamentale e insuperabile» tra la massoneria e la Chiesa.

Ma la gelata più tremenda fu il nuovo codice di diritto canonico, promulgato il 25 gennaio 1983. Il nuovo canone 1374 così predica: «Chi dà il nome a una associazione che complotta contro la Chiesa sia punito con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove o dirige sia punito con l’interdetto». Sparita la parola massoneria, sparita la parola scomunica… Alt. Provvide il cardinale Ratzinger, con la controfirma del papa, a fugare le illusioni e a dare l’unica interpretazione autorizzata del canone. Il giorno stesso dell’entrata in vigore del nuovo codice, sentenziò inappellabilmente che: primo, la condanna della massoneria resta immutata; secondo, i cattolici che appartengono a una loggia sono in stato di peccato grave e non possono fare la comunione; terzo, non sono ammesse deroghe.

Per i filomassoni di parte cattolica, i tempi si sono quindi fatti duri, sotto l’impero del binomio Wojtyla-Ratzinger, inflessibili nell’avversare ogni relativismo. Tenace ma sempre più solo, padre Esposito continua a sfornare i suoi libri e articoli e a tenere conferenze di loggia in loggia. Ma l’editore deve andare a cercarselo sulla sponda laica: come Nardini, con cui ha pubblicato proprio quest’anno “Chiesa e massoneria. Un Dna comune”, primo di una coppia di volumi sulle concordanze tra l’una e l’altra. Altri hanno ripiegato. Come il vescovo ieri di Crotone e oggi di Cosenza, Giuseppe Agostino, pezzo grosso della Cei, che negli anni del dialogo frequentava gli uomini di loggia ma nel 1996 mandò su tutte le furie l’allora gran maestro Gaito vietando ai massoni di far da padrini ai battesimi e alle cresime, al pari di mafiosi, criminali e usurai. Gaito se ne lamentò col quotidiano della Cei, “Avvenire”. E questo lo ripagò rincarando la dose. Dipingendo la massoneria come «struttura iniziatica, gerarchica e segreta», con a capo «superiori invisibili», tesa a irretire e a macchinare, predicante all’esterno una vaga «religione dell’uomo», ma professante in segreto, ai gradi alti, «un umanesimo nichilista, in pratica un antiumanesimo dai cieli chiusi».

Anche “La Civiltà Cattolica” ha richiuso gli spiragli aperti anni fa da padre Caprile. Nel suo editoriale di metà giugno ha ammesso che «negli scorsi decenni la Chiesa ha permesso una non breve esperienza di dialogo tra studiosi cattolici e dignitari massonici». Ma per concludere che quel dialogo s’era rivelato un inganno. Perché il criterio con cui si muovono i capi massoni quando si rivolgono alla Chiesa è: «quello che è mio è mio, quello che è tuo è negoziabile». Criterio inaccettabile. La Chiesa ha verità assolute, che discendono da Dio e quindi non possono essere in alcun modo discusse.

Raffi, il gran maestro in carica del Grande Oriente d’Italia, forte di 554 logge e di 13 mila iscritti molti dei quali, dice, cattolici, non si arrende: «Se la Chiesa ritiene di perseverare in questa posizione cercheremo di farle cambiare idea. Mi piacerebbe molto coinvolgere un cardinal Ersilio Tonini». Ma anche vescovi presunti candidati al dialogo gli danno delusioni. Da Ivrea, Luigi Bettazzi ha invitato la massoneria a tenere piuttosto un suo Concilio e a farsi trasparente. «Dovrei constatare che un suggerimento del genere arriva da un’istituzione piramidale e non certo democratica come la Chiesa», ha replicato gelido Raffi. Giubileo o no, davvero impensabile che facciano presto pace.

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19.8.1999

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