Cari Amici, per queste vacanze vi offriamo di leggere una Lettera davvero speciale. Non è un articolo o un falso, ma una vera Lettera che sant’Agostino scrisse ai Catechisti del suo tempo. L’attualità del contenuto è così forte che abbiamo pensato bene di offrirvi sia il testo integrale in formato pdf: cliccate qui nel titolo
LETTERA Al CATECHISTI di Agostino
sia nella riflessione di alcune parti forti attraverso tre video-audio in basso, per la lettura di alcuni contenuti molto importanti.
L’autore
- Aurelio Agostino, vescovo di Ippona, morì nel 430: quindici secoli e mezzo fa.
- Era nato in Africa, a Tagaste, nel 354.
- Tra la fede cristiana della santa madre Monica e il paganesimo gaudente del padre, Agostino crebbe un po’ cristiano (ma di quelli fuorilegge: manicheo) e un po’ pagano (compagni equivoci, l’amante, un atteggiamento di scetticismo).
- Ma cercava la verità: e verso i trentatré anni la Verità riempì la sua vita.
- Fu un incontro dalle conseguenze straordinarie.
- Agostino, che era a Milano come professore, cominciò un viaggio esaltante alla ricerca del Dio di Cristo, lasciò la sua professione per tornare in Africa, fu consacrato prete, poi vescovo ausiliare, e infine fu vescovo di Ippona.
Il tempo e i problemi di Agostino
In un periodo turbolento della storia, quando il grande impero romano mostrava ormai le crepe della spaccatura definitiva, e i cosiddetti barbari stavano rimestando quel miscuglio di razze diverse che i dominatori avevano fissato al momento dell’occupazione, anche i problemi della comunità cristiana si presentavano con aspetti nuovi.
Gli imperatori avevano cessato di sostenere il culto degli idoli e avevano riconosciuto, per convinzione o per motivi politici, il Dio dei cristiani. Le popolazioni, perduta la stima degli antichi dèi che si dimostravano assenti, entravano sempre più numerose a far parte della comunità che portava il nome di Cristo, o per sincera convinzione, o perché era in quel momento il cavallo vincente, o anche, nelle zone di recente «civilizzazione», per imposizione dei nuovi padroni.
Chi aveva il compito di accogliere nella chiesa i nuovi venuti e di portarli a una cosciente partecipazione, si poneva diverse domande.
Qualcuna era di sostanza.
Per ammettere una persona alla chiesa, si deve esigere una vita integerrima, o si possono chiudere tutt’e due gli occhi e passar sopra a superstizioni, a eresie, a comportamenti devianti? Quale immagine presentare di Cristo, della chiesa, della vita cristiana?
Altre erano di metodo.
Come organizzare la prima catechesi? Quale estensione darle? Come comportarsi con gente illetterata e con persone di cultura, con chi conosce già la Scrittura e con chi è ottuso e dimostra di non gustare nulla del cristianesimo, pur chiedendo di farvi parte?
Il diacono Deogratias, amico di Agostino — ma può anche essere un nome fittizio, posto là tanto per iniziare il discorso — gli chiede degli orientamenti, timoroso quasi di aggravarlo eccessivamente di lavoro. Ma per Agostino quando si tratta di dare una mano per risolvere simili problemi non esiste difficoltà: e scrive per l’amico — e per noi — questa opera deliziosa e preziosissima.
L’opera
Il trattato «De catechizandis rudibus», che si potrebbe tradurre: «Come fare catechesi», fu scritto intorno all’anno 400.
Tutti i grandi vescovi dei primi secoli della chiesa promuovevano, e scrivevano, incontri regolari di catechesi. Per il tempo di Agostino basterebbe qui ricordare, tra i sommi, Cirillo di Gerusalemme, Teodoro di Mopsuestia, Ambrogio di Milano (il catechista di Agostino stesso!), Giovanni Crisostomo, Gregorio di Nissa.
Il momento più impegnativo della catechesi era il periodo pasquale, quando venivano preparati al battesimo, per la notte del Sabato Santo, gli adulti che desideravano entrare nella chiesa, e poi, dopo il battesimo, gli stessi venivano «confermati» nella partecipazione alla vita sacramentale.
Ma, mentre degli altri vescovi, che abbiamo citato, ci restano programmi interi delle catechesi che facevano, di Agostino ci resta solo qualche omelia staccata.
Egli però ci ha lasciato questo trattato, con indicazioni e suggerimenti sul modo di far la catechesi. Il fatto che esso nasca dall’esperienza vissuta lo rende ancor più importante e degno di essere studiato.
Per quanto riguarda l’antichità, questo è il solo testo che si conosca il quale propone un metodo di catechesi. Tratta il problema della catechesi da tre punti di vista:
- a) le persone
- b) i contenuti
- c) il metodo.
Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, la prima attenzione di Agostino non riguarda le persone dei catechizzandi, ma la persona del catechista, e affronta i problemi in cui il catechista stesso s’imbatte nel compimento della propria missione.
Si tratta di problemi psicologici e di problemi di fede, che solo se affrontati in chiave di fede possono essere superati, e diventano anzi stimolo per un migliore servizio ai fratelli.
Per quanto riguarda i destinatari della catechesi (quelle persone che il «Rinnovamento della catechesi» chiama i «soggetti» della catechesi), abbiamo una serie di attenzioni di significato antropologico per le situazioni sociali, culturali e ambientali.
Laudetur Jesus Christus