Santi Cipriano e Cirillo spiegano l’eresia, la vera unità nella Chiesa e la vera Fede nella sana Dottrina

Vera e Falsa Chiesa? Intendiamo bene cosa dobbiamo fare.

– Un caso limite per abbandonare la Chiesa? MAI!!
Una riflessione molto attuale
Tuttavia, la giustificazione della secessione dalla Chiesa madre deve essere negata. Non ci potrà mai essere una giustificazione oggettiva per questo. Nemmeno come “caso limite”, perché non esiste un mezzo oggettivo per stabilire l’esistenza di un caso limite. Anche soltanto ritenere come possibile questo caso limite significa distruggere l’oggettività e l’inerranza del Cristianesimo, della Chiesa e dei mezzi di salvezza.
J. Lortz, Die Reformation. Thesen als Handreichung bei ökumenischen Gesprächen, Kyrios-Verlag, Meitingen 1947, p. 8

Sia lodato Gesù Cristo + Ave Maria.

Il titolo dato a questo approfondimento ci è stato fornito da molte domande e molte richieste di chiarimento, atte proprio a capire bene cosa si intenda per “vera e falsa” quando, appunto, parliamo della Chiesa…. e cosa fare in questa grave situazione in cui ci troviamo e perciò ci faremo aiutare da san Cipriano il cui testo integrale potrete trovare qui. E a seguire anche da San Cirillo di Gerusalemme.

SCARICA QUI SANT’IRENEO il libro integrale CONTRO LE ERESIE

SCARICA QUI in pdf una breve raccolta di Sant’Ireneo “contro le eresie”

Questo articolo è stato così strutturato per farne un audio che potrete ascoltare qui.


Innanzi tutto è bene e saggio fare un poco di pulizia nei contenuti di parecchi video che girano in modo davvero virale nella rete e che – strumentalizzando spesso le profezie cattoliche e la stessa beata Sr.Caterina Emmerich, vedi qui, fanno dire ad esse ciò che non dicono affatto, gettando molta confusione. Sia ben chiaro che nessuno di noi ha la palla di vetro per affermare quale interpretazione “unica” la propria opinione…. è quindi evidente che noi stessi cercheremo di avanzare, in questo campo minato, attraverso il magistero della Chiesa e questo proprio per cercare di capire cosa “bolle in pentola”… Abbiate perciò la pazienza di seguirci fino alla fine.

Ora, per capire il vero senso di questa “FALSA” chiesa che vide anche la beata Emmerich è necessario prima fare un piccolo passo indietro, partendo da ciò che noi stessi professiamo nel Credo quando diciamo: “credo… la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica…e la Comunione dei Santi…“, e che lega, unisce questa UNICA Chiesa che è già trionfante (quella mistica e dei Santi che già VIVE in Cristo); militante (noi in terra, i viventi e che sarà fino alla fine del mondo); e purgante (le Anime sante del Purgatorio). Parliamo quindi di una sola Chiesa il cui Capo è Gesù Cristo, Dio Vivo e Vero che ha posto ed ha messo – di autorità divina – quale raccordo di UNITA’ visibile Pietro e tutti i suoi successori legittimi.

Questo non vuol dire che Gesù “se ne sarebbe andato via” o che, periodicamente se ne va in vacanza (il sedevacantismo) quando, magari, gli apostoli in ogni tempo, con qualche successore di Pietro, le avrebbero combinate grosse, leggasi gli antipapi per esempio, o altro…. Gesù NON abbandona mai la Sua Chiesa e l’episodio della tempesta sedata è chiarissimo a riguardo, leggasi Marco 4,35-41. Non è neppure pensabile che il Satana possa prevalere. Infatti, la promessa di Gesù “… e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt.16,18-19), è altrettanto chiara ed è una promessa divina su La Chiesa e non su di un “pontefice regnante” o in difesa di un solo “papa”.

Il primato petrino, specifica san Cipriano nel testo di cui vi abbiamo messo sopra il link, e si chiama “Unità della Chiesa Cattolica” dell’Anno 251, è stato conferito dal Cristo per dimostrare che una sola è la Chiesa sua, una sola la Cattedra di verità perchè – tale fondamento – è la professione che Pietro e i suoi successori, con i Vescovi, deve DIFENDERE e che Gesù stesso difenderà fino al Suo ritorno glorioso. Per questo, sottolinea san Cipriano, le porte degli inferi non prevarranno! L’epoca di cui stiamo parlando si era già arricchita di scismatici ed eretici, per questo Cipriano affermerà la famosa frase: “Non può avere Dio per Padre, chi non ha la Chiesa per madre…“. Per dare solennità e credibilità alla frase, Cipriano porta l’immagine della tunica del Cristo descritta nei Vangeli essa, spiega, non fu stracciata ma tirata in sorte e data “ad uno solo” (Gv.19,23-24). E qui ci fermiamo riguardo al “primato” che potremo trattare in un’altro incontro, per cercare di giungere a bene intendere cosa è – oggi – questa immagine di una “falsa chiesa”. Non date per scontato di saperlo, la situazione è delicatissima e molto complessa e rischiamo davvero di giocarci tutto, riguardo alla vera Fede!

L’UNITA’ della Chiesa e – attenzione – l’UNICITA’ di questa Chiesa sono due aspetti non da separare ma da distinguere saggiamente e prudentemente. Infatti: mentre l’unità della Chiesa è un percorso, anche ad ostacoli se volete, che si attua nel tempo pregando e sforzandosi di convertirci tutti alla Chiesa Cattolica con le sue Dottrine… la sua unicità l’ha fatta già il Cristo ed è la Sua promessa definitiva e perciò non avremo mai “un’altra chiesa” dentro la quale si possa dire che Gesù vi si è ASSISO o, come pretendeva Lutero con il suo protestantesimo, la “sua chiesa” era quella vera… ma neppure come sta accadendo oggi che Gesù abbia “traslocato” perchè si avrebbe (condizionale d’obbligo) un papa eretico o un “non papa”…. compreso bene? L’idea può anche non piacervi che è ugualmente bene da imparare perchè… non ce la stiamo inventando noi, ma è spiegata da san Cipriano e noi stiamo solo cercando di rendervi quel testo più comprensibile. Quanto al valore della Messa, cliccate qui.

Per suffragare questa realtà, san Cipriano ricorre anche a molti passi paolini quali, per esempio, quando afferma: “E’ necessario che vi siano divisioni tra voi, affinchè si conoscano tra voi quelli che sanno resistere…” (1Cor.11,19). E’ come quando Gesù afferma che gli scandali avverranno sempre (Lc.17,1-4) e vedi qui, ma di ben guardarsi dall’essere noi gli scandalizzatori! O come quando ammonisce sulla zizzania (Mt.13,24-30) portata dal diavolo, ma di non toccarla perché ci penserà Lui al suo ritorno… Cosa significa tutto ciò? Cipriano fa capire bene che con l’eresia, le prove, le tentazioni, gli scandali si saggiano i veri fedeli e si scoprono gli empi, si fa la scrematura, si conoscono quelli che sanno resistere e, riportando san Paolo, rammenta: “Tu evita le chiacchiere profane, perchè esse tendono a far crescere sempre più nell’empietà; la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena…” (2Tim.2,16-17).

E dunque? C’è o non c’è questa “falsa” chiesa?

Perdonateci ma… tutto il discorso fatto fin qui dovrebbe avervi aiutato a capire l’unica risposta possibile. Infatti: se per “falsa chiesa” qualcuno intendesse che ci sono DUE CHIESE e che quella falsa predomina su quella vera, allora è un netto NO! chiaro e deciso! Ma se per “falsa chiesa” vogliamo intendere – come li chiama Cipriano – USURPATORI che come parassiti USANO IL CORPO dell’unica Chiesa per seminare i loro veleni, allora ci siamo capiti bene! Ed è questo che vide la beata Emmerich tra le altre cose: vide che gli eretici erano aumentati e si davano una sorta di “banchetto” sotto il portico della Basilica Vaticana, a braccetto con protestanti ed ortodossi scismatici, con altri stravaganti personaggi, indicando probabili altre religioni…. Per la beata Emmerich, ciò che vede è talmente incomprensibile da non saperlo spiegare, ma descrive tutta l’amarezza che prova, il dolore e l’orrore… vede “capitolare” i Vescovi, uno dopo l’altro, nell’eresia protestante… ma, con san Cipriano dobbiamo ricordare: “Nessuno si meravigli perchè la professione di Fede non rende immuni dalle insidie di satana…“, ecco perché Gesù PREGA PER PIETRO il quale “una volta ravveduto“, deve confermare gli altri nella fede… (Lc.22,31-34) e Pietro cosa fa? s’inorgoglisce, si sente subito al sicuro e fa una promessa che non potrà mantenere e che Gesù avrà la bontà di profetargli anche se, Pietro, non lo comprenderà fino a fatto avvenuto, e dopo, quando si rese conto del rinnegamento, pianse amaramente e poi sappiamo come morì da grande martire.

Quindi affronteremo, da qui, ma in un altro video la questione dell’infallibilità papale… Ora però, tanto per intenderci al meglio, nella Lettera ai Catechisti di sant’Agostino scritta intorno all’anno 400 che troverete qui in pdf e lettura audio, afferma quanto segue e che faremo bene ad imparare a memoria per noi stessi:

  • “…è necessario che si metta in guardia e si incoraggi il candidato contro il pericolo degli scandali, sia nella chiesa che fuori: nei confronti dei pagani, dei giudei e degli eretici che sono fuori; dentro, nei confronti della paglia secca dell’aia del Signore. (8)
  • Non si disputerà contro i singoli errori o le singole opinioni devianti; ma brevemente si metterà in evidenza che ciò era stato già predetto; e inoltre quanto siano utili le tentazioni per far maturare la fede dei credenti, e quanto sia di conforto il sapere che Dio ha deciso di essere paziente sino alla fine.
  • Mentre si mette in guardia il postulante contro quei falsi cristiani che purtroppo riempiono le chiese, si dovranno anche brevemente e con tatto suggerire alcune norme di comportamento cristiano, perché non si lasci adescare da avari, ubriaconi, frodatori, giocatori d’azzardo, adulteri, fornicatori, amanti degli spettacoli, maghi, spiritisti e astrologi di ogni genere. E non pensi, perché vede molti cristiani amare, fare, difendere e propagandare queste cose, di poterli imitare impunemente. Gli si farà capire, sulla scorta dei libri santi, come questa gente vada a finire, e fino a qual punto debbano essere tollerati nella chiesa, dalla quale alla fine dovranno essere separati.
  • Bisogna rassicurarlo che nella chiesa troverà anche molti buoni cristiani, autentici cittadini della città celeste, se comincerà a esserlo lui stesso.
  • Per concludere occorre raccomandargli caldamente di non porre la sua speranza nell’uomo: anzitutto perché non è facile giudicare chi sia onesto e chi non lo è; ma, se anche lo fosse, gli esempi dei buoni non ci vengono presentati perché ne siamo giustificati noi, ma perché sappiamo che imitandoli veniamo giustificati da colui che giustifica anche loro.
  • Allora succederà, ed è la cosa più importante, che colui che ci ascolta — o meglio ascolta Dio nella nostra parola — comincerà a progredire nella condotta e nella dottrina, e affronterà con entusiasmo la via di Cristo, e non attribuirà né a noi né a se stesso questo progresso, ma amerà se stesso, e noi, e gli altri amici che ha, nel Signore e per il Signore, il quale ha amato lui quand’era nemico, per farselo amico.”

NOTA (8) Si riferisce a Mt 3,12 e Lc 3,17, dove Giovanni il Battista parla del Messia, a cui Dio ha affidato il compito di giudicare, cioè di separare i cattivi dai buoni, la paglia dal frumento. Ad Agostino è particolarmente cara questa espressione e la troviamo anche nell’opera «De doctrina Christiana».

Scusate questa lunga ma necessaria parentesi. Torniamo a Cipriano che ci rammenta come l’amarezza non può stare con la dolcezza, la tenebra con la luce, la pioggia col sereno, la sterilità con la fecondità. La tempesta, spiega il santo Vescovo Padre della Chiesa, non strappa gli alberi ben radicati, sono invece le pule vuote che vengono rapite dal vento e – tuona con impeto – sono proprio costoro, gli eretici, i maledetti dall’apostolo Giovanni quando afferma: “si separano da noi MA NON ERANO DEI NOSTRI, perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti tra noi” (1Gv.2,19), capite bene la frase? NON ERANO DEI NOSTRI, non erano della Chiesa e l’eresia, lo scandalo, la tempesta, la stessa tentazione RENDE MANIFESTO chi è davvero cattolico, chi è davvero nella verità.

Facciamo un ulteriore passo avanti per arrivare alla conclusione, con questi ragionamenti di san Cipriano, ascoltiamoli bene perchè sono di grande attualità e riguardano l’argomento:

“I violatori del Vangelo fanno cosi: accettano ciò che è detto in ultimo e lasciano il resto del discorso; si ricordano di una parte ma l’altra la sopprimono con inganno; così come sono divisi dalla Chiesa, dividono pure le proposizioni di un capitolo. E’ vero che il Signore quando volle inculcare nei suoi la pace fraterna, disse: Se due di voi si accorderanno sopra la terra a domandare qualsiasi cosa sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Perchè dovunque sono due o tre persone congregate nel mio nome, sono io in mezzo a loro; ma con queste parole egli volle dimostrare che dava più ascolto non alla folla orante ma alla concordia unanime degli oranti. Dicendo: Se due di voi si accorderanno sopra la terra, afferma innanzitutto, l’unanimità, pone cioè come prima condizione la concordia e la pace, insegna a vivere fedelmente e a perseverare costantemente nella mutua intima unione della santa Dottrina, in unione con la Santa Chiesa.

Ma come può uno scismatico andar d’accordo con qualcuno, se è smembrato dal corpo della Chiesa…? Come possono gli scismatici raccogliersi nel nome di Cristo, se sono separati dal Cristo e dal suo Evangelo?

Non fummo noi, no, a separarci da essi; furono loro a staccarsi da noi. E poiché le eresie e gli scismi son sorte dopo la fondazione della Chiesa, cioè quando si innalzarono qua e là dagli eretici le loro baracchelle, furono essi ad abbandonare la sorgente, il principio della verità. Il Signore quindi parla proprio della sua Chiesa — e conseguentemente, a quelli che sono  nella Chiesa — quando afferma che se essi vanno d’accordo tra loro e pregano in unione di anime, potranno ottenere dalla maestà di Dio ogni cosa. Dovunque si raccoglieranno due o tre nel mio nome — dice Gesù — io sarò tra loro, cioè con le anime semplici e pacifiche, timorate di Dio e osservanti della sua legge… (..) Dovunque saranno riuniti due o tre nel mio nome, sarò con loro (Mt.18,20), non separa gli uomini dalla Chiesa Egli che volle e costruì la Chiesa, ma rinfacciando la discordia ai ribelli e raccomandando ai suoi fedeli la concordia, dimostra che sta più volentieri con due o tre che pregano in unione con la Chiesa anziché con moltissimi separati dalla Chiesa, e che si ottiene da Dio più con la preghiera affratellata di pochi che con le discordi invocazioni di molti.”

Uniti perciò non ad una struttura o alle “messe domenicali di popolo dove si zompa e si banchetta con la porchetta”, ma al Cristo che vive ed abita nella Sua Chiesa e che Gesù stesso, spiega Cipriano, “preferisce” POCHI”, fossero anche “due o tre” ma saldi NELLA DOTTRINA, piuttosto che “molti” come accade oggi con la smania di riempire chiese e piazze…. Gesù preferisce il piccolo gregge  FEDELE A LUI che alle masse “senza pastori” o governate da mercenari…. Or dunque – si domanda Cipriano –  quale unità, quale amore possiede e medita chi, ossessionato dal cattivo genio della discordia, scinde la chiesa, distrugge la fede, perturba la pace, distrugge la carità, profana i sacramenti?

Anche per noi oggi, vogliamo usare le parole di Cipriano, ascoltiamole bene:

Non ci facciamo incantare o turbare dalla troppo sfacciata perfidia di molti; piuttosto la realtà di ciò ch’era stato predetto serva a rafforzare la nostra fede. Anzi poiché già molti sono incorsi nell’errore — come era stato preannunziato — cerchino gli altri di non cadere, il che pure è stato predetto dal Signore: Voi poi state in guardia: ecco che io vi ho predetto ogni cosa (Mc.12,23). State perciò lontani, o fratelli, da uomini siffatti; non prestate orecchie ai loro discorsi dannosi; evitateli come si evita la peste, perchè sta scritto: Circonda di spine le tue orecchie e non ascoltare il malvagio (Eccl.28,28); e ancora: I colloqui cattivi corrompono i buoni costumi (1Cor.15,33). Anche il Signore ci ricorda di star lontano da costoro: Sono ciechi e guide di ciechi (Mt.15,14). Bisogna tenersi a distanza, fuggire chi s’è separato dalla Chiesa, perchè è un perverso, un peccatore, un dannato volontario. Crede forse costui d’essere unito a Cristo se agisce contro i sacerdoti di Cristo e si separa dalla comunanza del clero e del popolo cristiano? Egli ha impugnato le armi contro la Chiesa, ha recalcitrato contro ogni divina disposizione. Nemico dell’altare, ribelle al sacrificio di Cristo, perfido, sacrilego, servo disubbidiente, figlio empio, fratello nemico, … ha osato innalzare un nuovo altare, formulare nuove preghiere illecite, profanare l’Ostia santa con sacrifici posticci. E intanto egli dimentica che chi si leva contro Dio, per la sua audacia temeraria, sarà punito da Dio.”

Questi sono i Protestanti che oggi vengono tanto accarezzati da questa “falsa chiesa” che con loro si è protestantizzata, superando il loro maestro Lutero.

Seguaci di questi eretici, spiega infatti san Cipriano, sono coloro che disprezzano LA TRADIZIONE E SE NE VANNO IN CERCA DI DOTTRINE NUOVE ED ALZANO CATTEDRE DI ORIGINE UMANA…” e quando, purtroppo, sentiamo oggi un papa accusare i Cattolici di essere rigidi se applicano la Tradizione e la dottrina di Cristo che è nel Catechismo, Cipriano afferma esattamente il contrario: “Ad essi (a questi eretici) è rivolta la riprovazione e maledizione di Dio nel Vangelo: Voi rigettate i divini comandamenti per stabilire la vostra tradizione (Mc.7,9)…”

Cosa dobbiamo fare dunque? RIMANERE SALDI NELLA CHIESA, apprendendo bene come, in tutto il testo – tale fedeltà richiesta  – è sempre alla Chiesa in quanto custode della vera DOTTRINA, non dice mai “fedeli ad un papa”, ma a PIETRO, intendendo bene tutti i Pontefici FEDELI ALLA DOTTRINA DI CRISTO…  e così prosegue Cipriano:

  • “Anche Giuda eletto dal Signore a far parte degli Apostoli tradì il suo Signore, ma non pertanto venne meno, in seguito alla sua defezione, la fermezza degli Apostoli tutti. Così anche qui, la santità e la dignità di tutti i confessori di Cristo, non può essere in alcun modo menomata dal fatto che alcuni tra loro hanno rinnegato la fede. L’Apostolo Paolo nella lettera ai Romani scrive: E che fa se alcuni vennero meno nella fede? forse che l’infedeltà di pochi, renderà vana e sterile la fede? No. Perchè Dio è verità e solo l’uomo è bugiardo (Rm.3,34). La parte migliore e maggiore dei confessori sta salda nella fede e nella verità della legge e della dottrina cristiana. (..) Dio è uno, uno è il Cristo, una è la Chiesa, una è la fede, uno è il popolo cristiano cementato dalla concordia, uno e integro come il corpo dell’uomo. Orbene l’unità non si può spezzare perchè l’unità del corpo non si spezza con la rottura delle sue membra e invano vien fatto a brandelli; la sua unità non vien meno.”

E conclude:

  • Nessuno pensa più al dì che verrà, nessuno medita sul giorno dell’ira del Signore, sui castighi per gli increduli, sugli eterni tormenti per i perfidi. Temeremmo tutto questo, se credessimo davvero; ma poiché non ci si crede non se ne ha più paura. Se credessimo per davvero, staremmo in guardia; e se stessimo in guardia, sfuggiremmo ai tormenti. Risvegliamoci, per quanto è possibile, o carissimi figliuoli, scotiamo il torpore dell’antica inerzia, siamo attenti nell’osservanza dei precetti del Signore.
  • Siamo quali egli ci vuole: (Lc.12,25-27)….Se osserveremo e praticheremo questi precetti non saremo mai più schiavi del tentatore, ma regneremo, nel Regno di Colui che è Dominatore del mondo.”

Attenzione dunque: san Cipriano non ci sta invitando a lasciare la Chiesa e a farcene una nostra e neppure fa sospettare che a causa di un “Pietro non ravveduto”, la Chiesa possa PERDERE IL SUO PRIMATO, al contrario invita a rimanere NELLA CHIESA SALDI NELLA DOTTRINA, è il Cristo che ci tiene saldi se noi professiamo quella professione di Pietro e quella dottrina della Chiesa con tutti i Sacramenti.  Ricordate la Vergine Santa a la Salette? Non dice che LA CHIESA cattolica perderà la fede ma ROMA, Roma perderà la fede, ossia, il cuore dove è CUSTODITA LA FEDE della Chiesa nel suo governo, qui sarà oscurato, perderà LA LUCE, PERDERA’ LA FEDE… riferito così AI PASTORI CHE DA LI’ LA GOVERNANO….

In sostanza non ci viene dato alcun suggerimento particolare nell’eventualità di un “papa-non papa o eretico” perchè, per i Padri della Chiesa ciò non è possibile e ci invitano a guardare la nostra posizione insegnandoci come si rimane saldi nella Chiesa, anche se tutti gli eretici del mondo dovessero OCCUPARLA, perché tale occupazione sarebbe solo per poco tempo così come del resto, per l’oggi, ci ha detto la Beata Vergine Maria da Fatima e con la promessa del trionfo del Suo Cuore Immacolato. Per questo abbiamo specificato qui anche che cosa è la vera Resistenza cattolica e come procedere.

Laudetur Jesus Christus + Ave Maria


Da una bellissima lettura di un brano sulla nostra professione di Fede, san Cirillo di Gerusalemme ci aiuta a capire come dobbiamo muoverci in questi tempi oscuri….

Il simbolo della fede

Nell’apprendere e professare la fede, abbraccia e ritieni soltanto quella che ora ti viene proposta dalla Chiesa ed è garantita da tutte le Scritture. Ma non tutti sono in grado di leggere le Scritture. Alcuni ne sono impediti da incapacità, altri da occupazioni varie. Ecco perchè, ad impedire che l’anima riceva danno da questa ignoranza, tutto il dogma della nostra fede viene sintetizzato in poche frasi.
Io ti consiglio di portare con te questa fede come provvista da viaggio per tutti i giorni della tua vita e non prenderne mai altra fuori di essa, anche se noi stessi, cambiando idea, dovessimo insegnare il contrario di quel che insegniamo ora, oppure anche se un angelo del male, cambiandosi in angelo di luce, tentasse di indurti in errore. Così «se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che abbiamo predicato, sia anàtema!» (Gal 1, 8).
Cerca di ritenere bene a memoria il simbolo della fede. Esso non è stato fatto secondo capricci umani, ma è il risultato di una scelta dei punti più importanti di tutta la Scrittura. Essi compongono e formano l’unica dottrina della fede. E come un granellino di senapa, pur nella sua piccolezza, contiene in germe tutti i ramoscelli, così il simbolo della fede contiene, in tutte le sue brevi formule, tutta la somma di dottrina che si trova tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento.
Perciò, fratelli, conservate con ogni impegno la tradizione che vi viene trasmessa e scrivetene gli insegnamenti nel più profondo del cuore.
Vigilate attentamente perché il nemico non vi trovi indolenti e pigri e così vi derubi di questo tesoro. State in guardia perché nessun eretico stravolga le verità che vi sono state insegnate. Ricordate che aver fede significa far fruttare la moneta che è stata posta nelle vostre mani. E non dimenticate che Dio vi chiederà conto di ciò che vi è stato donato.
«Vi scongiuro», come dice l’Apostolo, «al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose, e di Cristo Gesù, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato» (1 Tm 6, 13), conservate intatta fino al ritorno del Signore nostro Gesù Cristo questa fede che vi è stata insegnata.
Ti è stato affidato il tesoro della vita, e il Signore ti richiederà questo deposito nel giorno della sua venuta «che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il re dei regnanti e Signore dei signori; il solo che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile, che nessuno fra gli uomini ha mai visto nè può vedere» (1 Tm 6, 15-16). Al quale sia gloria, onore ed impero per i secoli eterni. Amen.

Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo (Catech. 5 sulla fede e il simbolo, 12-13; PG 33, 519-523)


RICORDA CHE:


AGGIORNAMENTO

CCC, ossia dal Catechismo

181 « Credere » è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. « Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre ».

di Carlo Carretto:

Quanto mi hai fatto soffrire, Chiesa, eppure…  

Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo!
Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza.
Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!
Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compresso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porte della mia anima, quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.

No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
E poi, dove andrei?
A costruirne un’altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo.
Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri.

L’altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: “Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi, non è più credibile”. Mi fa pena!
O è un sentimentale che non ha esperienza, e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra…
La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo.

Forse che la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?
Quando Paolo arrivò a Gerusalemme portando nel cuore la sua sete di universalità, forse che i discorsi di Giacomo sul prepuzio da tagliare o la debolezza di Pietro che si attardava con i ricchi di allora e che dava lo scandalo di pranzare solo con i puri, poterono dargli dei dubbi sulla veridicità della Chiesa, che Cristo aveva fondato fresca fresca, e fargli venire la voglia di andarne a fondare un’altra ad Antiochia o a Tarso?
Forse che a Santa Caterina da Siena, vedendo il Papa che faceva una sporca politica contro la sua città, poteva saltare in capo l’idea di andare sulle colline senesi, trasparenti come il cielo, e fare un’altra Chiesa più trasparente di quella di Roma cosi spessa, così piena di peccati e così politicante?

…La Chiesa ha il potere di darmi la santità ed è fatta tutta quanta, dal primo all’ultimo, di soli peccatori, e che peccatori!
Ha la fede onnipotente e invincibile di rinnovare il mistero eucaristico, ed è composta di uomini deboli che brancolano nel buio e che si battono ogni giorno contro la tentazione di perdere la fede.
Porta un messaggio di pura trasparenza ed è incarnata in una pasta sporca, come è sporco il mondo.
Parla della dolcezza dei Maestro, della sua non-violenza, e nella storia ha mandato eserciti a sbudellare infedeli e torturare eresiarchi.
Trasmette un messaggio di evangelica povertà, e non fa’ che cercare denaro e alleanze con i potenti.

Coloro che sognano cose diverse da questa realtà non fanno che perdere tempo e ricominciare sempre da capo. E in più dimostrano di non aver capito l’uomo.

Perché quello è l’uomo, proprio come lo vede visibile la Chiesa, nella sua cattiveria e nello stesso tempo nel suo coraggio invincibile che la fede in Cristo gli ha dato e la carità dei Cristo gli fa vivere.
Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo Papa- Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità.

No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una roccia così debole, perché ne fonderei un’altra su una pietra ancora più debole che sono io.

…E se le minacce sono così numerose e la violenza del castigo così grande, più numerose sono le parole d’amore e più grande è la sua misericordia. Direi proprio, pensando alla Chiesa e alla mia povera anima, che Dio è più grande della nostra debolezza.

E poi cosa contano le pietre? Ciò che conta è la promessa di Cristo, ciò che conta è il cemento che unisce le pietre, che è lo Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo è capace di fare la Chiesa con delle pietre mai tagliate come siamo noi!…
E il mistero sta qui.
Questo impasto di bene e di male, di grandezza e di miseria, di santità e di peccato che è la Chiesa, in fondo sono io…

Ognuno di noi può sentire con tremore e con infinito gaudio che ciò che passa nel rapporto Dio-Chiesa è qualcosa che ci appartiene nell’intimo.
In ciascuno di noi si ripercuotono le minacce e la dolcezza con cui Dio tratta il suo popolo di Israele, la Chiesa. A Ognuno di noi Dio dice come alla Chiesa: “Io ti farò mia sposa per sempre” (Osea 2, 21), ma nello stesso tempo ci ricorda la nostra realtà: “La tua impurità è come la ruggine. Ho cercato di toglierla, fatica sprecata! E’ così abbondante che non va via nemmeno col fuoco” (Ezechiele 24, 12).

Ma poi c’è ancora un’altra cosa che forse è più bella. Lo Spirito Santo, che è l’Amore, è capace di vederci santi, immacolati, belli, anche se vestiti da mascalzoni e adulteri.

Il perdono di Dio, quando ci tocca, fa diventare trasparente Zaccheo, il pubblicano, e immacolata la Maddalena, la peccatrice.

E’ come se il male non avesse potuto toccare la profondità più intima dell’uomo. E’ come se l’Amore avesse impedito di lasciar imputridire l’anima lontana dall’amore.

“Io ho buttato i tuoi peccati dietro le mie spalle”, dice Dio a ciascuno di noi nel perdono, e continua: “Ti ho amato di amore eterno; per questo ti ho riservato la mia bontà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine Israele” (Geremia 3 1, 3-4).

Ecco, ci chiama “vergini” anche quando siamo di ritorno dall’ennesima prostituzione nel corpo, nello spirito e nel cuore.
In questo, Dio è veramente Dio, cioè l’unico capace di fare le “cose nuove”.
Perché non m’importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, è più necessario che faccia “nuovi” i nostri cuori.
E questo è il lavoro di Cristo.
E questo è l’ambiente divino della Chiesa…


16 SETTEMBRE SANTI CORNELIO PAPA E CIPRIANO

Cornelio e Cipriano sono ricordati dalla Chiesa in questo stesso giorno. Di Cipriano giovane sappiamo che è nato pagano a Cartagine intorno al 210. Battezzato verso il 245, nel 249 è vescovo di Cartagine. Nel 250 l’imperatore Decio ordina che tutti i sudditi onorino le divinità pagane (offrendo sacrifici, o anche solo bruciando un po’ d’incenso) e ricevano così il libello, un attestato di patriottismo. Per chi rifiuta, carcere e tortura. O anche la morte: a Roma muore martire papa Fabiano. A Cartagine, Cipriano si nasconde, guidando i fedeli come può dalla clandestinità.
Cessata la persecuzione (primavera 251) molti cristiani, che hanno ceduto per paura, vorrebbero tornare nella Chiesa. Ma quelli che non hanno ceduto si dividono tra indulgenti e rigoristi. Cipriano è più vicino ai primi, e con altri vescovi d’Africa indica una via più moderata, inimicandosi i fautori dell’epurazione severa. A questo punto le sue vicende s’intrecciano con quelle di Cornelio, un presbitero romano d’origine patrizia. Eletto papa a 14 mesi dal martirio di Fabiano, si trova di fronte a uno scisma provocato dal dotto e dinamico prete Novaziano, che ha retto la Chiesa romana in tempo di sede vacante. Novaziano accusa di debolezza Cornelio (che è sulla linea di Cipriano) e dà vita a una comunità dissidente che durerà fino al V secolo.
Da Cartagine, Cipriano affianca Cornelio e si batte contro Novaziano, affermando l’unità della Chiesa universale. Non è solo sintonia personale con papa Cornelio: Cipriano parte dall’unità dei cristiani innanzitutto con i rispettivi vescovi, e poi dei vescovi con Roma quale sede principalis, fondata su Pietro capo degli Apostoli. Ucciso in guerra l’imperatore Decio, il suo successore Treboniano Gallo è spinto a perseguitare i cristiani perché c’è la peste, e la “voce del popolo” ne accusa i cristiani, additati come “untori” in qualunque calamità. Si arresta anche papa Cornelio, che muore in esilio nel 253 a Centumcellae (antico nome di Civitavecchia). E viene definito “martire” da Cipriano, che appoggia il suo successore Lucio I contro lo scisma di Novaziano.
Domenico Agasso

http://www.santiebeati.it/dettaglio/24500


“Satis cognitum”. L’enciclica di Leone XIII sull’unità della Chiesa:

Nello sconvolgimento che, a partire dal Vaticano II, ha dissestato la Chiesa Romana, non vi è dottrina che non sia stata pervertita dai modernista. Una di queste è quella riguardante l’unità della Chiesa: in un crescendo di ecumenici ardori si ciancia di una unità di là da venire, di una chiesa una ma anche molteplice, e altre insanie. Contro tutto ciò sta fermo l’insegnamento che Gesù Cristo ha commesso alla Chiesa e ai suoi Papi: da Bonifacio VIII (vedi Unam Sanctam) a Pio XII, passando per Pio XI che condannò infallibilmente il movimento ecumenico oggi trionfante (vedi Mortalium animos). E fra i più importanti monumenti del magistero papale, eccelle senz’altro l’enciclica Satis cognitum di Leone XIII. Ne offriamo di seguito alcuni saggi.

Ai Venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e agli altri Ordinari locali
che hanno pace e comunione con la Sede Apostolica.
Il Papa Leone XIII.
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.

Vi è abbastanza noto che una parte non piccola dei Nostri pensieri e delle Nostre cure è rivolta a far sì che i traviati ritornino all’ovile del sommo pastore delle anime, Gesù Cristo. Tenendo presente questo, credemmo opportuno, con consiglio e propositi salutari, che gioverebbe non poco descrivere l’immagine e i lineamenti della Chiesa, fra i quali è degnissima di speciale considerazione l’unità, che il divino autore le impresse per l’eternità come insegna di verità e di assoluto valore. L’innata bellezza della Chiesa deve impressionare molto gli animi di chi la contempla; e non è lontano dal vero che con la contemplazione di essa possa essere rimossa l’ignoranza o possano essere sanate le false e preconcette opinioni, specialmente di coloro che sono in errore senza loro colpa, ché anzi può destarsi negli uomini un amore verso la Chiesa simile alla carità, con la quale Gesù Cristo, redimendola col suo sangue divino, la fece sua sposa
[…] Che la vera Chiesa di Gesù Cristo sia una, è cosa a tutti così nota, per le chiare e molteplici testimonianze della sacra Scrittura, che nessun cristiano osa contraddirla. Però nel giudicare e stabilire la natura dell’unità, vari errori sviano molti dal retto sentiero. Non solo l’origine, ma tutta la costituzione della Chiesa appartiene a quel genere di cose che liberamente si effettuano dagli uomini, e quindi tutto l’esame deve basarsi sui fatti, e si deve cercare non in che modo la Chiesa possa essere una sola, ma come una sola l’ha voluta chi l’ha fondata. Ora se si osserva ciò che fu compiuto, Gesù Cristo non formò la sua Chiesa in modo che abbracciasse più comunità dello stesso genere, ma distinte e non collegate insieme con quei vincoli che formano una sola e individua Chiesa, a quel modo che nel recitare il simbolo della fede noi diciamo “Credo unam… Ecclesiam”. 

La Chiesa ebbe in sorte una sola natura, ed essendo una, gli eretici vogliono scinderla in molte. Affermiamo dunque che è unica l’antica e cattolica Chiesa nel suo essere e nella comune credenza, nel suo principio e per la sua eccellenza… Del resto anche l’eminenza della Chiesa, come principio di costruzione, risulta dalla sua unità, superando ogni altra cosa, e nulla avendo di simile a sé o di eguale[4]. E infatti Gesù Cristo, parlando di questo mistico edificio, non parla che di una Chiesa, che egli chiama sua: “Edificherò la mia Chiesa”. Qualora si pensi a qualunque altra fuori di questa, non essendo fondata da Gesù Cristo, non può essere la vera Chiesa di Cristo. 
[…] Se dunque si vuole formare un’altra Chiesa, un altro corpo, gli si dia un altro Capo, un altro Cristo. “Guardate bene, dice Sant’Agostino, quello che dovete evitare, guardate quello che dovete osservare, guardate quello che dovete temere. Accade che nel corpo umano, anzi dal corpo umano, si tagli via qualche membro, una mano, un dito, un piede; forse che l’anima segue il membro reciso? Quand’esso era unito al corpo, viveva: tagliato, perde la vita. Non altrimenti l’uomo cristiano è cattolico in quanto vive nel corpo (della Chiesa); tagliatone fuori, diviene eretico: lo spirito non segue un membro amputato[9]

La Chiesa di Cristo è dunque unica e perpetua. Chiunque se ne separa, devìa dalla volontà e dal precetto di Cristo nostro Signore, e, abbandonata la via della salute, corre alla rovina. “Chiunque, dice San Cipriano, segregato dalla (vera) Chiesa, si unisce alla adulterina, si allontana dalle promesse (fatte) alla Chiesa; né giungerà al premio di Cristo chi abbandona la Chiesa di Cristo. Chi non mantiene questa unità, non osserva la legge di Dio, non ha la fede del Padre e del Figlio, non raggiunge la vita e la salute[10]. Ora, colui che la fece unica, la fece una, cioè, tale che quanti fossero in essa, si mantenessero associati con strettissimi vincoli, in modo da formare un popolo, un regno, un corpo: “Un solo corpo ed un solo spirito, come siete stati chiamati ad una sola speranza, grazie alla vostra vocazione”(Ef 4,4).
[…]  Necessario fondamento di tanta e così assoluta concordia tra gli uomini sono il consenso e l’unione delle menti, da cui nascono naturalmente l’armonia delle volontà e la somiglianza delle azioni. Perciò volle, nel suo divino consiglio, che ci fosse nella Chiesa “l’unità della fede: virtù che tiene il primo luogo tra i vincoli che legano l’uomo a Dio, e da cui riceviamo il nome di fedeli. Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo”(Ef 4,5), che è quanto dire che, come uno solo è il Signore e uno il battesimo, così anche una sola dev’essere la fede di tutti i cristiani in tutto il mondo. […] Ma di questa unità, dove Gesù Cristo pose il principio per stabilirla e il presidio per conservarla? In questo: “È Lui stesso che costituì alcuni Apostoli… altri pastori e dottori, per rendere i santi capaci di compiere il loro ministero, affinché sia edificato il corpo di Cristo”(Ef 4,11,12) […] Gesù Cristo istituì nella Chiesa un “vivo, autentico e perenne magistero”, che egli stesso rafforzò col suo potere, informò dello spirito di verità e autenticò coi miracoli; e volle e comandò che i precetti della sua dottrina fossero ricevuti come suoi. Dunque ogni volta in cui questo magistero dichiara che questo o quel dogma è contenuto nel corpo della dottrina divinamente rivelata, ciascuno lo deve tenere per vero, poiché, se potesse essere falso, ne seguirebbe che Dio stesso sarebbe autore dell’errore dell’uomo, il che ripugna […] colui che, anche in un punto solo, dissente dalle verità rivelate, ha perduto del tutto la fede, in quanto ricusa di venerare Dio come somma verità e proprio motivo di fede; perciò Agostino dice: “In molte cose concordano con me, in alcune poche no; ma per quelle poche cose in cui non convengono con me, a nulla giovano loro le molte in cui convengono con me[25].
[…] La Chiesa è una società divina nella sua origine; soprannaturale nel suo fine e nei mezzi immediatamente ordinati a quello; ed è umana perché si compone di uomini. In verità, la vediamo spesso indicata nella sacra Scrittura con nomi che designano una società perfetta. Infatti viene detta non solo Casa di DioCittà posta sul monte, dove è necessario che si raccolgano tutte le genti, ma anche Ovile, in cui devono riunirsi tutte le pecorelle di Cristo sotto un solo pastore, anzi Regno che Dio fondò, e che durerà in eterno, e finalmente Corpo di Cristo, mistico, sì, ma vivo, perfettamente composto e risultante di molti membri, i quali non hanno la stessa operazione e tuttavia si mantengono uniti insieme sotto lo stesso capo, che li regge e governa. Non si può pensare ad una vera e perfetta società fra gli uomini senza un sommo potere che la regga. Gesù Cristo deve dunque aver preposto alla Chiesa un sommo reggitore, a cui tutta la moltitudine dei cristiani sia sottomessa e ubbidisca. Per tale motivo, come per l’unità della Chiesa, in quanto è “riunione dei fedeli”, si richiede necessariamente l’unità della fede, così per l’unità della medesima, in quanto è una società divinamente costituita, si esige per diritto divino l’“unità di governo”, la quale produce e in sé racchiude l’“unità della comunione”. 

Ora l’unità della Chiesa è riposta in queste due cose: nella mutua unione dei membri della Chiesa, cioè nella comunione; e nella corrispondenza di tutti i membri della Chiesa con un solo Capo[29]. Da questo si può capire che gli uomini si separano dall’unità della Chiesa non meno con lo scisma che con l’eresia. “Tra l’eresia e lo scisma corre, per comune opinione, questa differenza: l’eresia ha un perverso dogma, lo scisma invece si separa dalla Chiesa per una scissura episcopale[30]. In ciò concorda anche il Crisostomo, dicendo: “Io dico e professo che non è minor male lo scindere la Chiesa, che cadere nell’eresia[31].

Quindi, se non può essere giusta qualsiasi eresia, per la stessa ragione non vi ha scisma che si possa giustificare. “Nulla è più grave del sacrilegio di uno scisma… non vi è mai giusta necessità di rompere l’unità[32]. Quale sia poi questo potere, a cui tutti i cristiani debbono obbedire, non si può altrimenti determinare che dopo avere esaminato e conosciuto la volontà di Cristo. Certamente Cristo è re in eterno e, benché invisibile, tutela e governa perpetuamente dal cielo il suo regno: ma poiché volle che questo fosse visibile, dovette designare chi, dopo la sua ascensione al cielo, facesse le sue veci in terra. “Chiunque affermasse, dice Tommaso, che il solo capo e il solo pastore della Chiesa è Cristo, che è l’unico sposo dell’unica Chiesa, non si esprimerebbe con precisione. Infatti è evidente che è lo stesso Cristo che opera i sacramenti della Chiesa, che battezza, che rimette i peccati, che, vero sacerdote, s’immolò sull’altare della croce, e che per sua virtù ogni giorno si consacra il suo corpo sull’altare; e tuttavia, poiché non sarebbe stato corporalmente e personalmente presente a tutti i fedeli per l’avvenire, elesse dei ministri, per mezzo dei quali potesse dispensare quanto è stato indicato, come già si è detto (cap. 74). Per la stessa ragione, prima di privare la Chiesa della sua corporale presenza, gli fu necessario destinare qualcuno che in suo luogo ne avesse cura. Quindi disse a Pietro prima dell’ascensione: Pasci le mie pecorelle[33]

Gesù Cristo dunque diede alla Chiesa, per sommo reggitore, Pietro, e nello stesso tempo stabilì che tale potere, istituito in perpetuo per la comune salvezza, si trasmettesse per eredità ai successori, nei quali lo stesso Pietro sopravvive con perenne autorità. Infatti fece quell’insigne promessa a Pietro, e a nessun altro: “Tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa”(Mt 16,18 ). “A Pietro il Signore ha parlato, a lui solo, perché da uno solo fondasse l’unità[34]. “Senza aggiungere altre parole… (Gesù) chiama il padre di lui e lui stesso per nome (beato te, Simone, figlio di Iona), ma poi non sopporta che si chiami ancora Simone, già fin d’ora reclamandolo tutto per sé, per i suoi fini, e con significativo paragone volle che si chiamasse Pietro da pietra, perché sopra di lui avrebbe fondato la sua Chiesa[35]. Dalla citata profezia è evidente che per volere e ordine di Dio la Chiesa si fonda sul beato Pietro, come l’edificio sul suo fondamento.
[…] Con quanto si è detto finora abbiamo fedelmente espresso, secondo la divina costituzione, l’immagine e la forma della Chiesa. Abbiamo ragionato a lungo dell’unità, e spiegato in che cosa essa consista e con quale principio il divino Autore abbia voluto conservarla. Non dubitiamo affatto che la Nostra voce apostolica sarà ascoltata da coloro che per favore e grazia di Dio, essendo nati nel seno della Chiesa cattolica, vivono in essa: “Le mie pecorelle ascoltano la mia voce”(Gv 10,27); né dubitiamo che essi ne trarranno incitamento a istruirsi più profondamente e ad unirsi con maggiore affetto ai propri pastori, e per essi al supremo pastore, affinché possano con più sicurezza rimanere nell’unico ovile e cogliere maggiore ricchezza di frutti salutari. Senonché, fissando il Nostro sguardo “all’autore e perfezionatore della fede, a Gesù”(Eb 12,2), del quale, benché impari a tanta dignità e ufficio, sosteniamo le veci, il cuore s’infiamma della sua carità; e a Noi non senza ragione applichiamo quello che Cristo disse di se stesso: Ho altre pecorelle, che non sono di questo ovile; anche quelle io devo condurre; ascolteranno la mia voce”(Gv 10,16).

Non ricusino dunque di ascoltarCi e di assecondare il Nostro paterno amore quanti hanno in abominio l’empietà, così largamente diffusa, e riconoscono e confessano Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore del genere umano, e tuttavia vanno errando lontano dalla sua Sposa. Quelli che ricevono Cristo, è necessario che lo ricevano tutto intero: “Tutto il Cristo è capo e corpo (insieme); è capo l’Unigenito Figlio di Dio; suo corpo è la Chiesa; lo sposo e la sposa, due in una carne. Chiunque intorno allo stesso capo discorda dalla sacra Scrittura, ancorché concordi in tutti quei punti in cui è designata la Chiesa, non è nella Chiesa. E così pure, chiunque ammette tutto ciò che nella Scrittura si dice dello stesso capo, ma non è unito in comunione con la Chiesa, non è nella Chiesa[77]. Con lo stesso affetto l’animo Nostro vola a coloro che il pestilente soffio dell’empietà non ha del tutto corrotto; essi almeno desiderano grandemente questo, che il vero Dio, Creatore del cielo e della terra, sia loro Padre. Costoro considerino attentamente e comprendano che non possono essere annoverati tra i figlioli di Dio, se non riconoscono come loro fratello Gesù Cristo, e insieme come loro madre la Chiesa.

A tutti dunque amorosamente Ci rivolgiamo con le parole dello stesso Agostino: “Amiamo Dio nostro Signore, amiamo la sua Chiesa; quello come padre, questa come madre. Nessuno dica: Sì, vado dagli idoli, consulto gl’invasati e gl’indovini, e tuttavia non abbandono la Chiesa di Dio: sono cattolico. Tenendo la madre, hai offeso il padre! Un altro dice: Non consulto alcun indovino, non cerco gli invasati, non cerco sacrileghe divinazioni, non vado ad adorare i demoni, non servo agli dei di pietra; però sono dalla parte di Donato. Che ti giova non avere offeso il padre, se questi vendica la madre offesa? Che ti vale confessare il Signore, onorare Dio, predicarlo, riconoscere il suo Figliuolo e confessare che siede alla destra del Padre, se bestemmi la sua Chiesa?… Se tu avessi un patrono a cui ogni giorno prestassi ossequio; e tuttavia manifestassi una sola colpa della sua consorte, avresti tu ardire di entrare in casa sua? Abbiate dunque, carissimi, abbiate tutti concordemente Dio per padre, e per madre la Chiesa[78].
Avendo piena fiducia in Dio misericordioso, che può muovere efficacemente il cuore degli uomini e spingerli come e dove vuole, con tutto l’affetto raccomandiamo alla sua bontà tutti coloro a cui rivolgemmo la Nostra esposizione. E come pegno dei celesti doni e attestato della Nostra benevolenza, a voi, Venerabili Fratelli, al vostro Clero e al vostro popolo amorevolmente impartiamo nel Signore l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 29 giugno 1896, nell’anno decimonono del Nostro Pontificato.

LEONE PP. XIII


[9] S. Augustinus, Sermo CCLXVII, n. 4.
[10] S. Cyprianus, De cath. Eccl. Unitate, n. 6.
[25] S. Augustinus, In Psal. LIV, n. 19.
[29] S. Thomas, 2a 2ae, q. XXXIX, a. 1.
[30] S. Hieronymus, Commentar. in Epist. ad Titum, cap. III, vv. 10-11.
[31] Hom. XI, in Epist. ad Ephes., n. 5.
[32] S. Augustinus, Contra Epistolam Parmeniani, lib. II, cap. 11, n. 25.
[33] S. Thomas, Contra Gentiles, lib. IV, cap. 76
[34] S. Pacianus, Ad Sempronium, epist. III, n. 11.
[35] S. Cyrillus Alexandrinus, In Evang. Ioan., lib. II, in cap. I, v. 42.
[77] S. Augustinus, Contra Donatistas Epistola, sive De Unit. Eccl., cap. IV, n. 7.
[78] Enarratio in Psal. LXXXVIII, Sermo II, n. 14.


Fonte : vatican.va
Fonte immagine : saintbedestudio.blogspot.com

🙏


FUORI DELLA CHIESA NON C’E’ SALVEZZA?
🤔Ci scrive una persona che accusa la Chiesa per questo assolutismo:
Mi sorprende (ma non troppo, considerando gli strafalcioni teologici pre-conciliari, dei quali è vietato parlare) che molti decenni dopo l’Enciclica Conficiamur Moreore del Papa Pio IX, nonchè dei catechismi (pre e postconciliare) della chiesa cattolica continui a essere presente un’interpretazione assoluta, oscurantista e discriminatoria del concetto di salvezza incorporato nell’assioma e dogma “Extra Ecclesiam nulla salus”.
Se così fosse, Dio sarebbe – destinando alla dannazione eterna miliardi di individui non colpevoli – il peggiore dei despoti.
Aggiungo che l’interpretazione dei Padri della chiesa citati del “dogma della salvezza” rappresenta un insulto alla ragionevolezza, alla ragione, al concetto di giustizia e alla figura mirabile di Benedetto XVI. E anche, ovviamente, al vero pensiero di Cristo
.”

RISPOSTA:
👉 a me sorprende che ci sia ancora gente che, come lei, pensando superbamente di aver capito tutto, continuano ad accusare LA CHIESA per giustificare le proprie opinioni errate…
Partiamo da una CONSTATAZIONE CHE E’ DI CRISTO: senza di LUI sei un ramingo che non sa dove andare, non sa perché vive, perché genera, perché educa… perchè muore!!
Come diceva Pascal, “attraverso Gesù Cristo noi conosciamo la vita, la morte. Fuori di Gesù Cristo ignoriamo che cosa sia la nostra vita, la nostra morte, Dio, noi stessi…”
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv.6,68) e Gesù cosa ci dice?: IO SONO LA VIA, LA ,VERITA’ E LA VITA, NESSUNO VA AL PADRE SE NON PER MEZZO DI ME…(Gv.14,6)
L’affermazione “fuori della Chiesa non c’è salvezza” viene dal concilio di Firenze sotto il pontificato di Eugenio IV…. e che letteralmente intende ricordare AI BATTEZZATI che: “se non rimane nel grembo e nell’unità della Chiesa Cattolica”….
consiglio così di leggere il chiarimento offerto dal domenicano Padre Bellon per una CORRETTA INTERPRETAZIONE DELLA FRASE: https://www.amicidomenicani.it/e-vero-che-fuori-dalla-chiesa-non-ce-salvezza-ma-si-puo-appartenere-alla-chiesa-in-diversi-modi/
è necessario anche ricordare che Cristo ha detto: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,16).
Non ha detto che chi non sarà battezzato sarà condannato automaticamente…. ma chi – battezzato – RIFIUTERA’ di credere… comportandosi di conseguenza… “SARA’ CONDANNATO” è Parola di Dio… eh! 😉
Venendo al nocciolo di una corretta interpretazione, cosa significa quella frase?
Dio, per mezzo del Figlio Gesù Cristo HA CONSEGNATO ALLA CHIESA L’AMMINISTRAZIONE DELLA SALVEZZA, missione propria della Chiesa e della sua istituzione è SALVARE LE ANIME…
Questa salvezza avviene in modo ORDINARIO ma anche straordinario.
1) in modo ordinario è la predicazione, la conversione, il Battesimo, i sacramenti, ecc…
2) in modo straordinario agisce Dio con quanti, NON avendo conosciuto il messaggio di Cristo, sono morti nell’ignoranza ma vivendo nel rispetto della LEGGE NATURALE…
Questa SALVEZZA avviene sempre per l’unica via tracciata dal Cristo: IL SUO SACRIFICIO DI CROCE… il quale, essendo stato consegnato alla Chiesa per AMMINISTRARE IL SANGUE redentivo, questo, per mezzo della Messa, viene distribuito A TUTTA L’UMANITA’… fuori della Chiesa, dunque, non vi è alcuna salvezza…
Questo SANGUE PREZIOSO che viene elargito grazie alla Messa, agisce sia per le vie ordinarie quanto per le vie straordinarie, ma è sempre da qui che viene la salvezza, non c’è altra via.
E’ per questo che, i Cristiani che alimentano DIVISIONI E SCISMI, saranno giudicati assai più severamente da Dio che non coloro che della Chiesa non ne facevano parte…
Pio XII nell’enciclica Mistici Corporis “disapprova sia coloro che escludono dalla salvezza eterna tutti quelli che aderiscono alla Chiesa Cattolica soltanto con un voto implicito, sia coloro che falsamente sostengono che gli uomini possono ugualmente essere salvati in ogni religione” …
LE INDICAZIONI e i termini sulla salvezza le ha dettate il Cristo, non le ha inventate la Chiesa… se ne faccia una ragione, ma non vada in giro a seminare LA MENZOGNA perchè anche chi semina zizzania (Mt.13,24-30) riceverà ciò che avrà meritato. 😉


AGGIORNAMENTO al 19 aprile 2024

Come riconoscere l’anticristo nell’eresia pratica. A lezione da Giovanni e Agostino

di Robert Lazu Kmita

I segni della fine, così come quelli utili per riconoscere l’anticristo, ci sono stati indicati nei testi ispirati con lo scopo di avvertirci dell’imminenza di eventi storici cruciali. Non si tratta di soddisfare la nostra curiosità umana, ma di esortarci al pentimento, alla penitenza, alla preghiera, a una vita di santità più intensa e profonda.

Tra i numerosi passaggi difficili ed enigmatici contenuti nei testi sacri della Bibbia, i più frequentati sono quelli riguardanti le profezie sulla fine del mondo. Nessun altro argomento è stato più discusso nell’intera storia della tradizione giudaico-cristiana.

Soprattutto in tempi di crisi, bui e turbolenti come i nostri, le profezie apocalittiche sono esaminate da ogni angolazione, e in questo contesto i versetti che illustrano i segni della fine del mondo sono anche i più inquietanti.

Gli stessi apostoli interrogarono in proposito il Cristo Salvatore. E noi, nel mezzo di una crisi senza precedenti nell’intera storia della Chiesa, ci poniamo a nostra volta domande sui segni e su come interpretarli.

Il più terrificante dei segni si riferisce certamente alla misteriosa figura biblica chiamata “anticristo” (in greco ἀντίχριστος). Oltre al libro del profeta Daniele e all’Apocalisse di san Giovanni, ci sono altri testi che parlano, direttamente o indirettamente, esplicitamente o solo allusivamente, in modo criptico o simbolico, delle caratteristiche del più grande avversario umano di Gesù nell’intera storia del mondo, ma gli scritti biblici in cui sono esposti tutti gli insegnamenti chiave sull’anticristo sono quelli dell’apostolo san Giovanni.

Il solo fatto che tali misteri della storia sacra siano esposti negli scritti del mistico Giovanni, soprannominato l’aquila di Patmos per le straordinarie doti contemplative ricevute in dono da Dio, parla da sé. La loro interpretazione richiede un’arte veramente ispirata, guidata da quello Spirito Santo che ispirò e guidò anche l’apostolo.

Nel corso della storia della Chiesa, Dio si è degnato di darci altri interpreti eccezionali di questi testi e uno è certamente il santo vescovo Agostino d’Ippona (354-430). Egli ci ha infatti fornito l’interpretazione probabilmente più corretta di uno dei punti cruciali delle epistole di san Giovanni. Vediamo di che cosa si tratta.

Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri (1 Giovanni 2:18-19).

Dopo aver detto che “l’anticristo viene”, Giovanni aggiunge subito che “gli anticristi sono diventati molti”. Come è possibile? C’è un solo anticristo o ce ne sono molti? Da qui sono nate le interpretazioni “spirituali” dell’anticristo, di cui parlerò in un’altra occasione. La domanda, comunque, è la seguente: c’è un solo anticristo o ce ne sono molti? Sant’Agostino, a mio giudizio, risponde correttamente.

La prima considerazione di Agostino riguarda il fatto che per Giovanni gli anticristi “sono usciti da noi”. Perché il santo apostolo ci dice questo? Certamente vuole indicarci la presenza di anticristi all’interno della Chiesa. Inoltre, sant’Agostino sottolinea qualcosa di veramente terribile, e cioè che “ciascuno, finché è dentro di sé”, può essere un anticristo. Proprio così: ogni membro della Chiesa può essere un anticristo. Ecco perché, “ciascuno deve interrogare la propria coscienza” per verificare se è un anticristo”. Una tale affermazione va presa molto sul serio e sant’Agostino la sviluppa ulteriormente:

“Molti che non sono di noi ricevono con noi i sacramenti, ricevono con noi il battesimo, ricevono con noi ciò che i fedeli sanno di ricevere, la benedizione, l’Eucaristia e tutto ciò che c’è nei santi sacramenti: la comunione dell’altare stesso la ricevono con noi, ma non sono di noi” [1].

Poi, sottolineando la nostra libertà di scegliere tra il bene e il male, afferma che “ognuno è di sua volontà o anticristo o in Cristo”. Ci chiede quindi di fare un serio esame di coscienza, di esaminare la nostra intera vita per verificare chi siamo veramente.

In linea di massima, chiunque può essere uno dei numerosi anticristi menzionati da san Giovanni. E qual è la caratteristica specifica degli anticristi? È l’eresia.

Come per san Bernardo di Chiaravalle e sant’Alfonso Maria de’ Liguori, per sant’Agostino le eresie possono essere di due tipi: eresie dottrinali, espresse sotto forma di insegnamenti che contraddicono direttamente ed esplicitamente i dogmi della Chiesa, ed eresie pratiche [2] che, pur non negando esplicitamente gli insegnamenti dogmatici o morali della fede, li negano nella pratica. E per sant’Agostino la negazione pratica della morale cristiana è proprio il segno distintivo degli anticristi.

La metafora che sant’Agostino utilizza quando dice che qualsiasi cristiano battezzato può essere un anticristo è quella del corpo umano. Egli mostra che nel corpo umano (che simboleggia, ovviamente, il corpo mistico di Cristo, la Chiesa) ci sono sia membra sane sia “umori cattivi”, e questi ultimi, che prima o poi saranno eliminati, sono gli anticristi, cioè gli eretici.

Occorre dire che l’interpretazione di sant’Agostino non è originale. Infatti, ci sono diversi autori cristiani classici che sottolineano l’aspetto più inquietante di quanto afferma Giovanni: gli anticristi sono esclusivamente di origine cristiana. Sono, in altre parole, falsi cristiani. Ad esempio, uno dei brillanti maestri della scuola di Alessandria, Didimo il Cieco, afferma quanto segue:

“Queste cose non si dicono di tutti coloro che insegnano la falsa dottrina, ma solo di coloro che si uniscono a una falsa setta dopo aver ascoltato la verità. È perché un tempo erano cristiani che ora sono chiamati anticristi” [3].

Lo stesso insegnamento si trova anche in san Cipriano di Cartagine (210-258 circa), il quale mostra che gli anticristi sono ex cristiani che hanno rifiutato l’insegnamento autentico. San Beda il Venerabile, Ecumenio, Andrea di Cesarea e altri seguono la stessa interpretazione: gli anticristi sono non solo falsi cristiani ma ex cristiani.

Perché è importante notare questo dato? Perché tutte queste interpretazioni ci dicono una cosa chiara: l’anticristo, chiunque sia, sarà un cristiano e, probabilmente, un gerarca della Chiesa [4].

Ora, se gli anticristi sono falsi cristiani, il problema del discernimento diventa molto serio, come del resto accadde ai tempi di sant’Agostino, in pieno contrasto tra eretici donatisti e cristiani cattolici ortodossi.

I donatisti dicevano dei veri cristiani che erano eretici e scismatici (cioè anticristi), e i cattolici come sant’Agostino facevano altrettanto. Ma chi aveva ragione?

Il testo biblico su cui sant’Agostino basa la sua brillante risposta è anch’esso di san Giovanni:

Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell’anticristo. Voi avete sentito che deve venire; e ora è già nel mondo (1 Giovanni 4, 2-3).

Se avessimo a che fare con eretici come gli ariani, le cose sarebbero relativamente semplici, perché essi negano esplicitamente le dottrine definite dalla Chiesa. Lo stesso vale, ad esempio, per gli unitariani, che negano il dogma della Santissima Trinità e il fatto che il Cristo Salvatore sia pienamente e veramente Dio, uguale al Padre e allo Spirito Santo. Ma come orientarsi quando si ha a che fare con cattolici eretici che apparentemente affermano tutti gli insegnamenti della fede? Come si fa a discernere?

Per quanto semplice, il criterio proposto da sant’Agostino è assolutamente rivelatore:

Lasciate che la lingua si fermi per un po’, chiedete alla vita. Se troveremo questo, se la Scrittura stessa ci dirà che il rinnegamento è una cosa che si fa non solo con la lingua, ma anche con le opere, allora sicuramente troveremo molti anticristi, che con la bocca professano Cristo e con le loro maniere dissentono da Cristo. Dove troviamo questo nella Scrittura? Ascoltate l’apostolo Paolo che, parlando di questi, dice: “Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona” (Tito 1:16). Anche questi sono anticristi: chiunque nelle sue opere neghi Cristo, è un anticristo”.

Sarebbe molto bello se imparassimo a memoria questa breve frase di sant’Agostino, imprimendola il più profondamente possibile nel nostro cuore e nella nostra mente: “Chiunque nelle sue opere neghi Cristo, è un anticristo”.

Questo vero e proprio assioma ci fornisce un criterio infallibile per svelare l’identità degli anticristi. Occorre guardare alle opere, al risultato concreto del loro agire.

Come fa notare sant’Agostino, si tratta di un criterio terribilmente esigente che dobbiamo sempre applicare prima a noi stessi, chiedendoci: veramente viviamo e incarniamo, attraverso le nostre azioni, tutto ciò che Dio insegna e richiede da noi? È una domanda cruciale a cui dobbiamo sforzarci di rispondere al meglio.

Tale domanda non va posta solo in generale, ma deve essere applicata alle varie situazioni. Per esempio, i cattolici sposati devono chiedersi se abbracciano la vita familiare accogliendo senza esitazione tutti i figli che Dio dona alla loro famiglia.

Se verifichiamo di essere sulla buona strada, se possiamo dire che le nostre azioni dimostrano che siamo veramente cristiani, allora possiamo applicare lo stesso criterio a coloro che, sebbene con la bocca sembrino confessare la fede cattolica, la negano con le loro azioni. Si tratta, indubbiamente, di tutti gli aderenti alle “eresie pratiche”. Secondo l’insegnamento di sant’Agostino, proprio questi sono gli anticristi.

Gli eretici, gli anticristi, quando vengono affrontati dai santi che richiamano l’attenzione sul loro tradimento, vanno addirittura contro Cristo, cominciano a trovare difetti in Cristo. Dicono: perché ci ha fatti così come siamo? Pervertiti da una volontà depravata, accusano il loro Creatore.

Mentre il segno dei veri cristiani è sempre l’umiltà, il marchio degli anticristi è l’orgoglio. Pur essendo stati creati da Dio, vogliono comportarsi e vivere come se Dio non fosse il loro Creatore e Re. Possono addirittura arrivare a cambiare la legge di Dio adattandola ai loro desideri, alle loro passioni, ai loro vizi illeciti. L’anticristo finale sarà il loro leader perché li confermerà, li incoraggerà e li sosterrà attraverso un anti-Vangelo privo di pentimento, di penitenza e di Croce.

A differenza degli anticristi, i veri cristiani si riconoscono per l’accettazione totale, sia nella dottrina sia nelle opere, della legge divina. Ripeto: la loro caratteristica distintiva è l’umiltà.

Accompagnata da un profondo rimorso per i peccati con cui offendiamo il Creatore, l’umiltà è ciò che ci spinge a stare come l’esattore delle tasse davanti a Dio, pregando per il suo perdono:

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: o Dio, abbi pietà di me peccatore  (Luca 18:13).

Un vero cristiano, tuttavia, non si accontenta solo di questo. Naturalmente, prima di tutto e soprattutto, prega. Ma allo stesso tempo compie azioni concrete per correggere il suo comportamento, per non ripetere più i peccati commessi in passato e confessati nel sacramento della penitenza. In una parola, produce “frutti degni di conversione” (Matteo 3,8). Solo questo gli permette di essere chiamato cristiano e non anticristo. Non dimentichiamo mai ciò che ci insegna sant’Agostino: “Ciascuno di sua volontà è o anticristo o in Cristo”.

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[1] Tutte le citazioni sono tratte dal commento di sant’Agostino a 1 Giovanni, disponibile qui

[2] Vedi qui 

[3] Cfr. Giacomo, 1-2 Pietro, 1-3 Giovanni, Giuda, a cura di Gerald Bray, IVP Academic, 2000, pp. 186-187.

[4] Ho presentato gli insegnamenti di santa Ildegarda qui


SE IN SÉ STESSA LA DISOBBEDIENZA COSTITUISCA SCISMA
 
«Lo scisma consiste nel sottrarsi alla soggezione al Papa o alla comunione coi membri della Chiesa a lui soggetti. Questa sottrazione dà vita ad una separazione dal corpo della Chiesa […].
È da notare che, sul piano concettuale, scisma può aversi anche sottraendosi alla sola comunione con i membri della Chiesa, che sono soggetti al Papa, senza contemporaneamente sottrarsi alla soggezione al Papa.
 
Il peccato di scisma è contro la carità perché “directe et per se opponitur unitati”, dato che non accidentalmente, ma per sua natura “intendit ab unitate separare quam caritas facit” mira a separarsi dall’unità che la carità produce. Gli scismatici sono coloro che, violando il comando della carità, si separano dalla Chiesa “propria sponte et intentione”, di propria volontà ed intenzionalmente.
Lo scisma è un tipo di peccato a sé (peccatum speciale) che esige requisiti propri. Non può essere ricondotto alla disubbidienza in quanto tale, come vorrebbero alcuni, in quanto quest’ultima è il fomite di ogni peccato “In ogni peccato l’uomo disobbedisce ai precetti della Chiesa, dato che il peccato, come dice Ambrogio, è disobbedienza dei comandamenti celesti. Ergo sostengono che ogni peccato è scisma “
 
La confutazione di san Tommaso (sull’idea che ogni peccato sia scisma, ndr) verte sul seguente inoppugnabile ragionamento: nella disubbidienza che dà vita allo scisma ci deve essere una “rebellio quaedam”, si deve manifestare una ribellione, che deve risultare dal fatto di “disprezzare con pertinacia gli insegnamenti della Chiesa e di rifiutare di sottostare al suo giudizio. E questo atteggiamento non ce l’ha ogni peccatore. Perciò non ogni peccato è scisma”( Dizionario di Teologia Cattolica)
 
Lo scisma è dunque un peccato speciale o particolare o specifico che dir si voglia, che non può esser assimilato ad altro peccato, sulla base del principio che in ogni peccato c’è una disobbedienza.
Per san Tommaso, lo scisma deve essere caratterizzato da una ribellione. Attuandosi in una ribellione, si tratta di disobbedienza illegittima (se la disobbedienza è legittima, allora non c’è più ribellione).
 
Il pensiero teologico medievale (e oltre) è concorde su questo punto “i teologi medioevali, per lo meno quelli dei secoli XIV, XV, XVI, tengono a mettere in rilievo che lo scisma è una separazione illegittima dall’unità della Chiesa; affermano infatti che potrebbe esserci una separazione legittima, come nel caso di chi rifiuta di ubbidire al Papa, se il Papa gli comanda una cosa malvagia o indebita (Turrecremata)” (Dizionario di Teologia Cattolica).
In tal caso ci sarebbe una separazione puramente esteriore e putativa»
 
Professor Paolo Pasqualucci, già ordinario di Filosofia del Diritto nella facoltà di Giurisprudenza nell’Università di Perugia, a proposito delle consacrazioni episcopali senza mandato di Monsignor Marcel François Lefebvre, eseguite in data 30/06/1988
 
 

Dai «Trattati sui salmi» di sant’Ilario di Poitiers, vescovo

 
(Sal 132; PLS 1, 244-245)
Tutti i credenti avevano un cuor solo e un’anima sola
«Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132, 1), perché quando vivono insieme, fraternamente, si riuniscono nell’assemblea della Chiesa, si sentono concordi nella carità e in un solo volere.
Leggiamo che agli albori della predicazione apostolica questo grande precetto era molto sentito e praticato. Si dice infatti: «La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola» (At 4, 32). In realtà ben si conviene al popolo di Dio sentirsi fratelli sotto un unico Padre, sentirsi una cosa sola in un medesimo Spirito, vivere concordi nella stessa casa ed essere membra vive di uno stesso corpo.
È davvero bello e soave abitare insieme come fratelli. Il profeta presenta il paragone di questa serena giocondità dicendo: «Come olio profumato sul capo, che scende sulla barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste» (Sal 132, 2). L’unguento che servì per la consacrazione sacerdotale di Aronne fu preparato con vari profumi. Dio si compiacque che questa consacrazione fosse fatta anzitutto per il suo sacerdote e che anche nostro Signore fosse invisibilmente unto «a preferenza dei suoi eguali» (Sal 44, 8). Questa unzione non è terrena. Non fu consacrato come si ungevano i re con il corno pieno di olio profumato, ma «con olio di letizia» (Sal 44, 8). Perciò, dopo questa unzione, Aronne per legge fu chiamato «unto».
Orbene, come questo unguento, su chiunque venga infuso, scaccia dai cuori gli spiriti immondi, così mediante l’unzione della carità, noi emaniamo la concordia, cosa veramente soave a Dio, come afferma l’Apostolo: «Noi siamo il profumo di Cristo» (2 Cor 2, 15). Come dunque questo unguento fu gradito a Dio nel primo sacerdote Aronne, così è bello e giocondo che i fratelli vivano insieme.
Ma l’unguento discende dal capo sulla barba e la barba è il decoro dell’età virile. È necessario perciò che noi siamo dei bambini in Cristo unicamente per quel tanto che fu detto, che siamo bambini cioè solo in quanto privi di malizia, ma adulti nell’intelligenza e nella sapienza.
L’Apostolo chiama bambini tutti gli infedeli, perché, non essendo capaci di cibo solido, hanno ancora bisogno di latte, proprio come dice lo stesso Apostolo: «Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci e neanche ora lo siete» (1 Cor 3, 2). Noi invece dobbiamo essere adulti.
 
 
 
 

SAN CIRILLO DI GERUSALEMME
👉 Come vescovo Cirillo si distingue subito per l’attitudine pacifica e la capacità di mediazione, virtù che tuttavia non attenuano la ferma azione contro la divisione della comunità, l’eresia e il malcostume. Difende la purezza della fede, incoraggiando un rinnovamento spirituale. La Chiesa all’epoca è infatti attraversata da correnti eretiche e imperversano forti contrasti teologici con gli ariani. Sebbene Cirillo venga da alcuni ricordato come vicino, soprattutto in età giovanile, alle tesi ariane, nella disputa cristologica egli abbraccia risolutamente il simbolo niceno proclamato dal primo Concilio Ecumenico di Nicea.

Sebbene risalgano ai primi secoli del cristianesimo, la testimonianza e le parole chiare e penetranti di Cirillo di Gerusalemme sono ancora di grande attualità. Proclamato Dottore della Chiesa nel 1882 da Leone XIII, con i suoi scritti ha infatti ispirato due importanti costituzioni dogmatiche del Concilio Vaticano II: la Lumen Gentium, sulla Chiesa, e la Dei Verbum, sulla Rivelazione Divina. L’esigenza di formare il popolo alla verità orienta costantemente l’agire e l’opera pastorale di questo Santo.

Le catechesi sull’iniziazione cristiana

Nasce probabilmente a Gerusalemme nel 315, all’inizio dell’età costantiniana, quando il cristianesimo è appena uscito dalla clandestinità divenendo religione ufficiale. Riceve la fede dai genitori. Fin da giovane pratica l’ascesi, vivendo povertà e celibato. Trentenne, viene ordinato sacerdote e da subito si dedica alla preparazione dei catecumeni al Sacramento del Battesimo. Sono di questi anni le celebri 24 catechesi, all’interno delle quali egli riversa l’ottima formazione letteraria incentrata sullo studio della Bibbia. Il rigore dottrinale unito all’innata capacità di trasmettere concetti metafisici attraverso un linguaggio semplice ed evocativo non passano inosservati, tanto che intorno al 348 viene consacrato vescovo di Gerusalemme, succedendo a Massimo.

Il contrasto con gli ariani e i tre esili
Questa presa di posizione gli procura l’inimicizia degli ariani i quali negando a Gesù Cristo l’uguale divinità del Padre, non possono accettare la ferma difesa da parte di Cirillo della consustanzialità. A motivo di ciò è destituito nel 357 proprio dal vescovo che lo aveva consacrato nove anni prima, Acaio di Cesarea di Palestina: questi, accusando Cirillo di errori dottrinali, pretende che la sede di Gerusalemme sia sottoposta a quella di Cesarea. Dopo un concilio episcopale, nel 359 Cirillo viene riabilitato ma è cacciato una seconda volta a causa delle pressioni di Acaio sull’imperatore filo-ariano Costanzo. Alla morte del sovrano, il presule di Gerusalemme torna in carica, ma solo per poco: anche l’imperatore Valente gli è ostile e lo condanna all’esilio dal 367 al 378.
“Portatori di Cristo”
Al termine di questo lungo periodo il vescovo, grazie al favore di Teodosio, può finalmente e stabilmente tornare a sedere sulla cattedra di Gerusalemme e nel 381 prende parte al secondo Concilio ecumenico di Costantinopoli dove sottoscrive il simbolo niceano-costantinopolitano. Il cristiano è, secondo Cirillo, “portatore di Cristo” e il catechista deve far riecheggiare attraverso la sua voce la Parola di Dio: questa è la missione che ha svolto e continua a svolgere anche oggi il Santo vescovo di Gerusalemme, svelando alla comunità ecclesiale la bellezza dei Sacramenti e dei fondamenti della fede cattolica.

IN 8 MINUTI il professor Corrado Gnerre qui ci sollecita ad una domanda…. 🙏

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