DOMANDE E RISPOSTE sulla questione omosessuale e la dottrina Cattolica

Cari Amici, poichè in tanti e spesso ci chiedete informazioni a riguardo della dottrina morale sulla questione ecco che, attraverso l’aiuto di Padre Angelo Bellon – qui scaricabile in comodo pdf – una pratica ed indispensabile raccolta di DOMANDE E RISPOSTE sulla questione omosessuale e la dottrina Cattolica….
Quanto segue è tratto da noi integralmente da AmiciDomenicani e risponde il domenicano Padre Angelo Bellon che condividiamo integralmente e di cuore ringraziamo, ricordandolo nella preghiera del santo Rosario per lui e per tutti i Sacerdoti che hanno il dovere di insegnare, guidare e santificare le anime, con carità nella verità, nella verità con la carità, la vera Misericordia….
Naturalmente non troverete qui tutta la raccolta delle risposte sull’argomento di Padre Bellon ma, chi volesse, potrà continuare le proprie ricerche sul sito o scrivere al Padre laddove non trovasse risposte alle proprie domande. Quanto da noi tratto è però una raccolta sufficientemente ampia a tutti i quesiti più attuali e fondamentali sul delicato tema.
Non dimentichiamo che abbiamo sempre davanti a noi PERSONE… e sia loro, come noi stessi e tutti, abbiamo difetti, fragilità, debolezze… e dunque quel prossimo che non solo è amato dal Signore Gesù, è quel prossimo, il fratello da amare, pur non tacendo sui temi scottanti che tanto fanno soffrire il Buon Dio e degradano l’uomo del nostro tempo.
Si chiede, con carità ed onestà, di non estrapolare singole frasi rischiando di disperdere la ricchezza insita in queste risposte che vanno meditate integralmente onde evitare, per altro, di far dire all’Autore o di attribuirgli cose non dette… grazie e Ave Maria.

Qui a seguire proponiamo solo alcuni passaggi salienti, per il resto consigliamo la lettura integrale dal pdf, come anche la Documentazione ufficiale che abbiamo riportato in questo articolo: Lettera ai Vescovi sulla cura delle persone omosessuali e documentazione integrale della Chiesa sulle unioni, scaricabile qui anche in pdf.
Grazie e buona meditazione.

«Sant’Agostino è un santo scomodo e non alla moda. Perchè predica l’amore eterno, in un mondo che cerca l’amore facile e veloce, e la sapienza, in un mondo assetato di prestigio, successo e carriera (..) lontano (dal Cuore di Dio a causa dei peccati) con tutte le libertà che ci permettono, ci promettono, alla fine anche noi siamo servi, schiavi del modo di fare, che le mode ci impongono, non siamo realmente liberi. E la vita, invece di essere ricca, è piena di ciò che a volte è deludente, siamo restii ad entrare. E se vediamo questo mercato di parole, questo mercato di divertimenti, di ideologie, non è vero forse che mangiamo le carrube dei porci?» (cardinale Joseph Ratzinger – Omelia in visita a Sant’Agostino a Pavia, 14.11.2004)

  • “la Chiesa, che nell’interpretare la legge di Dio è assistita dall’alto, è convinta che l’omosessualità sia un disordine e che il peccato di omosessualità sia un peccato impuro contro natura.”
  • La Chiesa distingue tra:
    – persone omosessuali,
    – inclinazione omosessuale,
    – pratica omosessuale,
    – convivenze omosessuali.
  1. le persone omosessuali.
    Il Catechismo della Chiesa Cattolica rileva che “un numero non trascurabile di uomini e di donne presentano tendenze omosessuali profondamente radicate” (CCC 2358).
    Queste persone, indipendentemente dalla loro inclinazione, “devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza.
    A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.
    Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione” (CCC 2358)
  2. inclinazione omosessuale
    “Occorre precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale.
    Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata.
    Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un’opzione moralmente accettabile” (HP 3).
    “Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte una prova” (CCC 2358).
  3. pratica omosessuale
    – I rapporti omosessuali “sono intrinsecamente disordinati e che in nessun modo possono ricevere una qualche approvazione” (PH 8).
    I motivi:
    1- la palese difformità dalla legge di Dio espressa nella natura della persona: “Secondo l’ordine morale oggettivo le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile” (PH 8). Manca infatti ad essi la complementarità dei sessi e la connessa capacità di suscitare la vita.
    “Solo nella relazione coniugale l’uso della facoltà sessuale può essere moralmente retto. Pertanto una persona che si comporti in modo omosessuale agisce immoralmente” (HP 7).
    2- “l’attività omosessuale rafforza un inclinazione sessuale disordinata, per se stessa caratterizzata dall’autocompiacimento” (HP 7).
  • convivenze omosessuali
    Se è già di suo grave il peccato di omosessualità, l’unione omosessuale introduce un disordine ancora più grave, perché genera una concezione della sessualità del tutto difforme dalla logica della natura (il piano di Dio) e induce a pensare che il comportamento omosessuale sia una forma differenziata rispetto al percorso del matrimonio tra un uomo e una donna.
    Giovanni Paolo II ha detto che è “incongrua la pretesa di attribuire una realtà coniugale all’unione fra persone dello stesso sesso.
    Vi si oppone, innanzitutto, l’oggettiva impossibilità di far fruttificare il connubio mediante la trasmissione della vita, secondo il progetto inscritto da Dio nella stessa struttura dell’essere umano.
    È di ostacolo, inoltre, l’assenza dei presupposti per quella complementarità interpersonale che il Creatore ha voluto, tanto sul piano fisico-biologico quanto su quello eminentemente psicologico, tra il maschio e la femmina” (Discorso al Tribunale della Rota romana, 21.1.1999).
    “Molto meno si può attribuire a quest’unione il diritto di adottare bambini senza famiglia” (Ib.).
    “Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l’attività omosessuale è immorale. Un atteggiamento veramente pastorale comprenderà la necessità di evitare alle persone omosessuali le occasioni prossime di peccato” (HP 15).
  • Massimo rispetto per le persone dunque e in particolare per la loro sofferenza.
    Ma gli atti omosessuali “sono intrinsecamente disordinati e in nessun modo possono ricevere una qualche approvazione” (PH 8).
    Sono contento di aver ribadito queste affermazioni del Magistero della Chiesa e ti ringrazio di avermene offerto l’occasione.
  • La castità nelle persone omosessuali comporta delle rinunce, come del resto le comporta a suo modo in ogni stato di vita.
    Il documento Vaticano si domanda: “Che cosa deve fare dunque una persona omosessuale, che cerca di seguire il Signore?
    Sostanzialmente, queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, unendo ogni sofferenza e difficoltà che possano sperimentare a motivo della loro condizione, al sacrificio della croce del Signore.
    Per il credente, la croce è un sacrificio fruttuoso, poiché da quella morte provengono la vita e la redenzione.
    Anche se ogni invito a portare la croce o a intendere in tal modo la sofferenza del cristiano sarà prevedibilmente deriso da qualcuno, si dovrebbe ricordare che questa è la via della salvezza per tutti coloro che sono seguaci di Cristo.
    In realtà questo non è altro che l’insegnamento rivolto dall’apostolo Paolo ai Galati, quando egli dice che lo Spirito produce nella vita del fedele: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé” e più oltre:
    “Non potete appartenere a Cristo senza crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Gal 5, 22.24).
    Tuttavia facilmente questo invito viene male interpretato, se è considerato solo come un inutile sforzo di autorinnegamento.
    La croce è sì un rinnegamento di sé, ma nell’abbandono alla volontà di quel Dio che dalla morte trae fuori la vita e abilita coloro, che pongono in lui la loro fiducia, a praticare la virtù invece del vizio. Si celebra veramente il mistero pasquale solo se si lascia che esso permei il tessuto della vita quotidiana. Rifiutare il sacrificio della propria volontà nell’obbedienza alla volontà del Signore è di fatto porre ostacolo alla salvezza. Proprio come la croce è il centro della manifestazione dell’amore redentivo di Dio per noi in Gesù, così la conformità dell’autorinnegamento di uomini e donne omosessuali con il sacrificio del Signore costituirà per loro una fonte di autodonazione che li salverà da una forma di vita che minaccia continuamente di distruggerli” (HP 12).
  • Ecco, secondo me, i criteri generali della pastorale per le persone omosessuali.
    Sarà una pastorale più personale che collettiva, proprio per non creare sette all’interno della comunità
    Il documento Vaticano conclude così: “Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni, nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l’attività omosessuale è immorale.
    Un atteggiamento veramente pastorale comprenderà la necessità di evitare alle persone omosessuali le occasioni prossime di peccato. Vanno incoraggiati quei programmi in cui questi pericoli sono evitati.
    Ma occorre chiarire bene che ogni allontanamento dall’insegnamento della Chiesa, o il silenzio su di esso, nella preoccupazione di offrire una cura pastorale, non è forma né di autentica attenzione né di valida pastorale.
    Solo ciò che è vero può ultimamente essere anche pastorale.
    Quando non si tiene presente la posizione della Chiesa si impedisce che uomini e donne omosessuali ricevano quella cura, di cui hanno bisogno e diritto. Un programma pastorale autentico aiuterà le persone omosessuali a tutti i livelli della loro vita spirituale, mediante i sacramenti e in particolare la frequente e sincera confessione sacramentale, mediante la preghiera, la testimonianza, il consiglio e l’aiuto individuale” (HP 15).

A tutti la Chiesa deve aprire i tesori della santità.
A tutti deve proporre la pedagogia della santità.
Una pastorale che non favorisse la santificazione dei fedeli non sarebbe una vera pastorale.

Ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di presentare questi criteri di orientamento.

  • Sotto il profilo morale viene sempre condannato l’atto omosessuale, perché è contro natura.
    Ma non si condanna la persona, soprattutto se questa ha una condotta integerrima, e non la si condanna neanche se pecca, in particolare se si pente.
    Il giudizio di responsabilità soggettiva in definitiva compete solo a Dio.
    Come vedi, la mia risposta è sostanzialmente identica alla tua.
    Non abbiamo espresso giudizi sui singoli. Abbiamo voluto solo vedere le cose come stanno sotto il profilo oggettivo e abbiamo inteso chiamare le cose con il loro giusto nome.
  • Per quanto riguarda il compito della Chiesa, che è su un piano diverso da quello della società civile, va ricordato che la Chiesa non è autrice della legge morale, ma la riceve da Dio.
    E a proposito dell’omosessualità la Chiesa si trova di fronte a varie affermazioni tutte molte forti.
    Una di queste è la seguente: “Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi…
    Li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.
    Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento…
    E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa” (Rm 1,24.26-27.32).
    Se la Chiesa vuole portare agli uomini la Rivelazione di Dio circa l’omosessualità non può prescindere da questa pagina.
  • All’interno della società civile nessuno è costretto ad essere cristiano.
    Ma nessuno può proibire ad un cristiano di pensare come la pensa Dio.
    I cristiani non costringono nessuno a pensare come loro.
    E hanno anch’essi il diritto di seguire Gesù Cristo.
  • Infine nella mail vien posta un’ultima domanda: perché l’amore tra omosessuali dovrebbe essere sbagliato dopo che il Signore li ha fatti nascere così?
    Ho fatto delle distinzioni e ho detto che il loro volersi bene non è sbagliato.
    E ho detto che secondo la Divina Rivelazione è sbagliato qualcosa d’altro.
    Ma per dire che Dio li abbia fatti nascere così bisognerebbe portare qualche prova.
    I nostri progenitori, Adamo ed Eva, Dio li ha voluti maschio e femmina.
    Nella trasmissione della vita sono i genitori a donare quanto serve a formare un corpo.
    Dio interviene creando l’anima.
    L’inclinazione omosessuale non deriva dall’anima che è spirituale, ma dal corpo.
    Pertanto l’affermazione che Dio li abbia fatti così non è corretta.

E PER CONCLUDERE…. ma vi ricordiamo di scaricare e meditare i testi integrali dal pdf, a Padre Angelo Bellon OP viene chiesto sulla:

  • differenza tra volere il male e tollerarlo..

ecco la risposta che faremo bene a fare nostra, sempre…

la differenza è semplice: nel primo caso significa fare del male la scelta positiva di un proprio atto. E questo è sempre ingiurioso nei confronti di Dio.
Nel secondo caso si tratta di un male già presente, che non si vuole, e anzi si sta subendo. Ma lo si sopporta, lo si tollera, perché si prevede che la sua rimozione procurerebbe un male peggiore.
San Tommaso a proposito della tolleranza di un male che si sta subendo scrive: “Il governo dell’uomo deriva da quello di Dio, e deve imitarlo.
Ora, Dio, sebbene sia onnipotente e buono al sommo, permette tuttavia che avvengano nell’universo alcuni mali che egli potrebbe impedire, per non eliminare con la loro soppressione beni maggiori, oppure per impedire mali peggiori.
Parimenti, anche nel governo umano, chi comanda tollera giustamente certi mali, per non impedire dei beni, o anche per non andare incontro a mali peggiori
” (Somma Teologica, II-II, 10, 11).
In realtà, nella tolleranza non si fa del male una scelta positiva delle proprie azioni, ma si cerca di salvare il bene che si può salvare per non correre il rischio di perdere tutto.

  • vi sono dei principi inderogabili che devono regolare l’impegno politico e sociale non solo di un cattolico, ma di ogni uomo di buona volontà….

E SE TRA DUE MALI SE NE POSSA SCEGLIERE UNO PER UN BENE MAGGIORE

Carissimo,

  1. tra due mali non se ne deve scegliere neanche uno.
    Se il male è offensivo di Dio, allora Dio non può essere offeso né tanto né poco.
    E se il male impoverisce o degrada chi lo compie, non è lecito impoverirsi o degradarsi né tanto né poco
    .
  2. Come avrai notato, sto dicendo che il male, neanche il minore, può essere oggetto di libera scelta da parte dell’uomo.
    È sempre un peccato.

    In questo senso Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae ha detto: “In verità, se è lecito talvolta tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali” (HV 14).
    Pertanto alla domanda: o rubi o ti licenzio dal lavoro, devo astenermi dal rubare (il Signore poi ricompensa sempre largamente!).
  3. Diverso invece è il caso in cui tra due mali che si devono assolutamente subire, si può far di tutto per tutelare il bene più grande.
  4. Così si comportavano i marinai inseguiti dai briganti quando per salvare la vita gettavano la merce in mare.
    Qui cercavano di salvare il salvabile, con la speranza (se c’era) di poter un giorno ricuperare anche la merce.
    La gettavano contrariamente alla loro volontà. Ma se non agivano così, perdevano merce e vita.
  5. In questo caso rientra anche il consiglio dato da Ruben ai fratelli determinati a uccidere Giuseppe: “Non versate il sangue, ma gettatelo in questa cisterna che è nel deserto” (Gen 37,22). La Scrittura stessa commenta: “egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre” (Ib.) e anche quello dato da Gesù a Giuda “Quello che devi fare, fallo al più presto” (Gv 13,27).
  6. A proposito delle parole dette da Gesù San Tommaso commenta: “Queste parole del Signore non sono parole di uno che comanda, o che consiglia, poiché il peccato non può essere oggetto né di precetto né di consiglio divino. Sta scritto infatti: «Il precetto del Signore è limpido, dà luce agli occhi» (Sal 18,9). Esse sono parole di uno che permette. (…).
    Ma sono anche parole di esecrazione per il crimine del traditore, volendo esse indicare che mentre lui offriva benefici, costui ne tramava la morte. «Ti redarguirò e metterò ogni cosa in faccia a te» (Sal 49,21).
    Inoltre sono parole di uno che anelava compiere l’opera della redenzione, come dice Agostino (In Io. Ev., tr. 62, 4). Egli però non intese di comandare il delitto, ma di predirlo; non di infierire a danno di chi mancava di fede, ma di affrettare la salvezza dei fedeli. «Io devo essere ancora battezzato con un battesimo, e come sono angustiato fino a che esso non si sia compiuto» (Lc 12,50)”.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

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