Il Segreto di Fatima, il papato e la tiara

È stata proposta alla nostra attenzione un articolo molto interessante – vedi qui – che seppur ne condividiamo le accorate denunce, non possiamo però condividere le conclusioni spesso azzardate come effetti e conseguenze, quasi una Sede Vacante del papato da Pio XII, e proprio in riferimento al terzo Segreto di Fatima.

In sostanza condividiamo l’apprensione a riguardo di un papato, oseremo dire, liquefatto ma non possiamo concludere che ci troviamo davanti ad una Sede Vacante e questo per una semplice ragione: la promessa di Gesù Cristo in quel non praevalebunt “le porte degli Inferi non prevarranno” (Mt 16,17-19).

009-fatima-tiara-papato-1_56c72b0a3e723O ci crediamo o non ci crediamo, non si accettano le mezze misure. Diverso è discutere, invece, sul fatto che questa promessa e questa garanzia di Nostro Signore Gesù Cristo non cancella il dramma del “fumo di Satana” entrato dentro la Chiesa – come denunciò Paolo VI – e che “vide” Leone XIII, e dunque di un certo oscuramento della Verità ad opera dei Pastori della Chiesa, compreso il Papa, un Papa, o alcuni Papi. Anzi, proprio questa promessa di Gesù ci fa capire che la Chiesa deve attraversare un tempo tanto difficile da far pensare ad una sua caduta, agli inferi che prevalgono.

Il santo discernimento ci deve mantenere saldi nella promessa di Gesù a Pietro “ma io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede…” (Lc 22,31-34) e, di conseguenza, non avallare mai la conclusione di trovarci in piena Sede Vacante, sarebbe come a dire che lo Spirito Santo si è preso una vacanza (il sedevacantismo), o che Nostro Signore Gesù Cristo non avrebbe previsto questo tempo di oscurità o, peggio, avrebbe sbagliato nella sua profezia.

Chiarito questo aspetto fondamentale, vediamo di analizzare alcuni punti dell’articolo in questione. Il punto centrale è quanto segue quando leggiamo:

“È un fatto: la terza parte del Segreto di Fatima, che per più di mezzo secolo è stata al centro dell’interesse del mondo, una volta pubblicata con la sconcertante idea che ne colloca al centro Giovanni Paolo II, ha sollevato molti dubbi. Vi era certamente un aspetto simbolico nella sua visione, dove figurava la misteriosa morte di un papa con tutto il suo seguito, vittime di spari e di «frecce». Simbolico o reale, tale fatto prospetta la vacanza del Soglio pontificio. Infatti, quando il Papa muore la Chiesa resta in condizione di Sede vacante…”

Sì, è vero, la simbologia porta a concludere che, quando muore un Papa, la Sede è vacante ma… Giovanni Paolo II non morì nell’attentato e nessun Papa è al momento “morto” nelle circostanze descritte dal Segreto di Fatima.

009-fatima-tiara-papato-2_56c72b62ac0e1L’articolo spiega poi perchè la Sede sarebbe vacante dalla elezione di Giovanni XXIII, ma neppure Pio XII morì nelle condizioni simbolicamente descritte dal terzo Segreto… inoltre, nell’articolo, si difende a spada tratta Pio XII a riguardo dello svelamento del terzo Segreto dimenticando, però, che anche lui fu responsabile di una deriva ecclesiale a cominciare dal fatto che non obbedì alla Madonna di Fatima a riguardo della Consacrazione al Cuore di Maria, un punto questo assolutamente ignorato dall’articolo.

Questo aspetto della Consacrazione è talmente importante e fondamentale che Gesù disse a Suor Lucia – dopo che Giovanni Paolo II la fece nel 1984 – che “era troppo tardi”, il Cielo accettava questa Consacrazione, ma era troppo tardi per trarre quei vantaggi che la Madonna aveva promesso ai tempi di Pio XII, era in quel tempo che bisognava farla e il Cielo sapeva bene il perchè, e solo dopo questa Consacrazione il Papa, nel 1960, avrebbe dovuto divulgare il terzo Segreto.

Quindi anche Pio XII fu corresponsabile di scelte infelici a tal punto che, ma questo lo pensiamo noi- solo che nessuno ci smentisce nei fatti -, è proprio sotto il suo pontificato che matura un certo Bugnini… responsabile della riforma liturgica degenerata, poi, alla conclusione del concilio vaticano II in quella Messa privata del senso del sacro.

Anche se va detto che la Madonna chiese questa Consacrazione sotto il pontificato di Pio XI da concretizzarsi fra il 1930 e il 1933. Quando a Pio XI arrivò la richiesta di Fatima, lui sorrise dicendo: “Dicono che sono il Vicario di Tuo Figlio: se hai qualcosa da dirmi, dilla a me direttamente….”

Ciò che vogliamo sottolineare è che l’affievolirsi di una certa immagine del papato non inizia con il Concilio, ma qui dentro, come un abile cavallo di Troia, semmai si manifesta, si riscontrano gli effetti delle disobbedienze dei Papi alle richieste della Vergine di Fatima, disobbedienza iniziata con Pio XI. Non comincia con la disobbedienza della rivelazione del terzo Segreto di Fatima nel 1960 con Giovanni XXIII, ma con la disobbedienza di Pio XI e Pio XII alla Consacrazione al Suo Cuore Immacolato, come richiesto dettagliatamente dalla Vergine, e grazie al quale, invece, il Papato e il Concilio stesso, a nostro parere, sarebbero stati protetti dal “fumo di Satana”.

A dirlo, come abbiamo detto, è stata Suor Lucia quando ha rivelato che la Consacrazione fatta da Giovanni Paolo II seppur valida, era arrivata “troppo tardi”. L’articolo fa credere anche che Suor Lucia fu quasi “costretta” ad una cieca obbedienza, ma noi non lo riteniamo credibile per il semplice fatto che se il suo atteggiamento fosse stato sbagliato, la Vergine Santa – che ha continuato a rivelarsi a lei – in qualche modo glielo avrebbe detto e le avrebbe suggerito come rispondere e come reagire.

Inoltre quella strana coincidenza della morte di Suor Lucia a quasi due mesi di distanza dalla morte di Giovanni Paolo II, sicuramente protagonista della profezia di Fatima, non può essere casuale, e noi non crediamo al “caso” casuale, vi è un nesso logico fra queste due persone che dobbiamo assolutamente valorizzare e tenerne conto quando si vuol discutere su Fatima.

009-fatima-tiara-papato-5_56c72bdfd11ffVeniamo ora al punto dolente: crisi del papato, sì! Sede vacante o antipapi, no.

Stando appunto alle mille narrazioni sul terzo Segreto di Fatima è chiaro che questo Segreto non è stato affatto rivelato nella sua interezza. La stessa Suor Lucia interpellata più volte sul tema, si è trincerata sulle domande che le facevano, ma senza mai esporre liberamente il suo pensiero. Questo atteggiamento, scaturito senza dubbio dalla obbedienza al Papa, è stato certamente consentito a lei anche dal Cielo e questo, paradossalmente, è un atto che si legge proprio anche a protezione del papato stesso.

Consentirle, infatti, una divulgazione dei fatti e del Segreto in modo libero, avrebbe di certo generato uno scisma: Suor Lucia si sarebbe mai messa – suo malgrado senza dubbio – alla guida di coloro che avrebbero accusato i Papi di occultare le richieste e le rivelazioni del Cielo? In questo modo invece, ossia con il silenzio e l’obbedienza, la Veggente di Fatima ha consentito di mantenere salda la situazione all’interno di una sopportazione voluta dalla Madonna stessa, a difesa del papato stesso.

La crisi del Papato è in atto manifesto, senza dubbio, da Giovanni XXIII e, questa crisi, la possiamo individuare proprio da quel rifiuto di Roncalli a voler rendere pubbliche le parole della Vergine Santa nel 1960. Mentre per Pio XII non fu un atto di volontà rifiutare l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria (ci furono diversi impedimenti quali la guerra, il dopo-guerra e l’impossibilità di radunare tutti i Vescovi allo scopo), infatti egli la fece, ma per come poté farla. Diversamente, il suo successore decise di sua libera scelta di non divulgare quanto la Madonna aveva chiesto. Dal canto nostro noi riteniamo che questo rifiuto adottato con l’esercizio del libero arbitrio, sia stata la scelta di Papa Giovanni a fronte della sua scelta nell’indire il Concilio Vaticano II, ritenendolo più importante del terzo Segreto – e forse peggio – ritenendolo un efficace argine contro gli avvenimenti descritti dalla Madre di Dio nel terribile Segreto.

In un precedente articolo abbiamo accennato alla profezia di san Grignion de Montfort, vedi qui, nella quale si legge dal suo famoso Trattato:

« 114. Prevedo molte belve arrabbiate, che arriveranno con furia per strappare con i loro denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è servito per scriverlo, o almeno per avvolgerlo nelle tenebre e nel silenzio di un baule, affinché non venga Lui conosciuto; costoro anzi attaccheranno e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e cercheranno di metterlo in pratica. Ma non importa! Anzi, tanto meglio! Questa previsione mi incoraggia e mi fa sperare un grande successo, cioè una grande schiera di valorosi e coraggiosi soldati di Gesù e di Maria, dell’uno e dell’altro sesso, per combattere il mondo, il demonio e la natura corrotta, nei tempi difficili che sempre più si avvicinano! “Chi legge comprenda”. “Chi può capire, capisca”».

Certo, Grignion parla del suo Trattato della vera devozione a Maria, ma la dinamica è la medesima: l’oscurantismo e la censura della Verità. Chiunque è nemico della Vergine Santa, nel senso descritto dal Montfort, ossia in quella creazione di “un esercito guidato da Maria stessa”, finisce per oscurare la Verità, finisce per censurare i Messaggi del Cielo perché, è ovvio, entrano in contrasto con la nouvelle theologie che altro non è che la visione di una “nuova Chiesa”. Per non parlare del moderno ecumenismo che è proprio antimariano. Così come sono state oscurate le parole “peccato, penitenza, conversione, rinuncia, valore del celibato….”

E quando si è di fronte ad una “nuova Chiesa” va da se che si avrà bisogno di “nuova teologia; nuova dottrina, nuovo catechismo, nuova pastorale, nuova messa…” e così via, dove il concetto di “nuovo” non potrà mai essere identificato con l’ermeneutica della continuità – come piaceva dire Ratzinger-Benedetto XVI il quale, infatti, ha dovuto “rinunciare”, ha dovuto capitolare.

Il vero concetto di “nuovo” lo avrebbe infatti portato avanti la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, vera novità di questo tempo come predetto dal Montfort. Non dunque il “nuovo moderno” che avanza, ma la novità che Maria avrebbe guidato l’esercito del Figlio suo a fronte di una grave apostasia iniziata proprio dalle alte gerarchie come predetto da La Salette, dalla beata Suor Emmerick e da Fatima, tanto per attenerci a profezie di Apparizioni e Visioni approvate dalla Chiesa stessa.

Siamo perciò dentro una grave crisi del Papato – vedi anche qui -, ma non dentro ad un sedevacantismo. Tutti i Papi fino ad oggi sono legittimi, solo che da dopo Pio XII assistiamo a Pontefici che hanno deciso di “sfidare Dio” con le loro libere scelte.

009-fatima-tiara-papato-6_56c72c71e892eLa scelta peggiore la fece, a nostro parere (ma nessuno fino ad oggi ha potuto o saputo smentire), Paolo VI con la dismissione della tiara. Perché diciamo questo? Semplice: togliendo la tiara Paolo VI ha tolto la protezione al papato.

Da quel momento il Papato ha assunto i connotati non del “mistico Pastore”, ma ha assunto le prerogative della persona eletta a sommo Pontefice. In sostanza ci ritroviamo ad un ribaltamento del Papato, nel quale ribaltamento il Papa ha “perso” la tiara, lo scudo che lo proteggeva nell’esercizio petrino: non più dall’alto verso il basso, ma dal basso verso l’alto, un esercizio rovesciato. Il Papato si regge oggi non più sui tre poteri di Gesù Cristo simboleggiati dalla tiara che proteggeva l’umanità povera e debole di Simone il quale, diventato Pietro, appunto, nella o sotto la tiara consolidava ed esercitava i suoi tre esercizi-servizi, ma si regge solo su Simone che esercita partendo dalle sue sole forze che sono diventate la sua personalità, la sua umanità, il suo “io” e infine la sua chiesa.

Stiamo esagerando? Portateci le prove! Intanto noi vi proviamo questi fatti che sono registrati dai Media stessi. Il Papato oggi è osannato a seconda del Papa che ci ritroviamo, se piace o non piace “Simone” rigettando facilmente “Pietro”; non ci si converte più al Cristo ma alle simpatie del Pontefice regnante, se piace o non piace; non si obbedisce più ai Comandamenti di Dio o alla Sua Legge naturale ma si dialogano, si contestano, si discutono tutto con a capo il Simone di turno che cerca inutilmente di convincere la gente delle “sue ragioni”, perché le “ragioni di Dio” sono state capovolte ed oscurate, rese superflue.

Tutto questo ha comportato un ribaltamento della Chiesa la quale, ovviamente, è trattata da prostituta dalla Gerarchia stessa, è trattata come una Sposa imbrattata dai secoli passati, imbrattata dai dogmi e dalla dottrina, imbrattata dalla devozione a Maria e ai Santi, imbrattata a tal punto che è necessario “vestirla” di nuovo e, questa vestizione non si ferma al papato modernista, ma alla singola visione che ogni Simone eletto ha della Sposa.

Per questo più che di sedevacantismo parliamo di una forma di schizofrenia del papato modernista! Avendo esso eliminato la tiara, doveva trovare in altro ciò con cui sostituirla e lo ha trovato…. in se stesso, cioè, nel Simone di turno. Voi potrete scandalizzarvi di questo perché Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati canonizzati, invocando così l’infallibilità del Papa che li ha canonizzati, ma Papa Francesco ha rinunciato lui stesso a questa infallibilità quando disse: “preferisco una Chiesa che sbaglia…” – vedi qui – o come quando ha affermato che per lui “Dio non è cattolico”…. seppur all’interno di una provocazione durante un dialogo personale e non magisteriale, appunto, con un noto ateo e anticlericale.

Ad essere pignoli è sotto il Pontificato di Pio XI che inizia una deriva “schizofrenica” del Papato comunemente inteso e, salvo davvero i primi 4 pontificati (Pio IX, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV che a fatica cercarono di mantenere inalterato il proprio mandato petrino, con tutta l’autorità che competeva dopo la caduta del potere temporale) che tentarono in qualche modo di mantenere inalterato il Papato nonostante l’amputazione del suo esercizio, è da Pio XI che assistiamo – attraverso il primo concordato della Chiesa in Italia – a dei veri compromessi.

009-fatima-tiara-papato-3_56c72d3fcbed1Facciamo un brevissimo esempio che è quello dello status matrimoniale, la visione schizofrenica della chiesa di oggi. Fino a Pio XI, per la Chiesa, il matrimonio civile era peccato e basta, non esisteva, era concubinato. Con quel Concordato Pio XI aprì le prime porte anche se mise dei paletti con il famoso testo magisteriale Casti Connubii scritto, infatti, un anno dopo, nel 1930. Qui il Matrimonio sacramentale veniva prima di quello civile, poi con il 1984 e il nuovo Concordato, la priorità è stata ribaltata: viene prima il compromesso che gli sposi cristiani debbono fare al comune di residenza, poi viene quello sacramentale.

Lo stesso potremo dire del divorzio e dei divorziati risposati…. il Concilio non fu l’inizio dei dolori e della schizofrenia dottrinale mascherata dalla cosiddetta “pastorale”, ma fu solo il vaso di Pandora, il cavallo di Troia di contenuti che – già maturati con l’avanzata della nouvelle theologie – erano stati condannati da san Pio X con il nome di Modernismo.

A tutto ciò non vi era che un freno, un’arma: la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria che Pio XII non fece, e la divulgazione del terzo Segreto, integrale, che Giovanni XXIII e gli altri successori non vollero divulgare. La decisione presa da Giovanni Paolo II nel 2000 fu solo una sorta di riappacificazione con il senso del mistero che per anni era stato sepolto dalla “nuova chiesa” con la “nuova messa” che, privata del senso del sacro e del mistero stesso, aveva creato come un vuoto che il Papa mariano aveva capito che andava colmato. Infatti è anche il Papa del Rosario, il primo Papa che ha dedicato un Anno a questa devozione ed è il primo Papa nella storia della Chiesa che ha fatto aderire al Magistero pontificio una Apparizione, quella di Fatima, seppur decise di modificare il terzo Segreto divulgandolo amputato.

Quindi non ci troviamo di fronte ad “antipapi”, ma forse ancor peggio, ci troviamo davanti a Pontificati legittimi che però hanno ribaltato il concetto teologico di questo ruolo, decentrandolo, spostando – loro malgrado vogliamo credere – sulla propria persona scalzando la Sposa di Cristo – la quale viene appunto trattata come una “degenerata” alla quale bisogna ogni volta rifarle l’abito – e scalzando lo Sposo, il Cristo il quale, infatti, è trattato più come una immagine anzichè come PRESENZA REALE. E questo lo vediamo maggiormente in questo pontificato regnante dal quale sono state eliminate le adorazioni eucaristiche di piazza, il Papa non si inginocchia più davanti al Santissimo, ma si inginocchia altrove, ed entrando nelle Chiese che visita non va più a rendere omaggio a Gesù nel Tabernacolo però…. porta i fiori alla Madonna. Questa è la schizofrenia di cui viviamo e parliamo.

Negli Anni ’70 e con la “nuova chiesa e nuova liturgia” Gesù è stato tolto dal centro degli altari e delle Chiese, il Crocefisso è stato tolto dagli altari, però lo si invoca e si pretende di fare Messa “con Lui”, quando la Messa “è Lui”, si predica persino che la Messa senza il popolo, senza l’assemblea non sarebbe valida facendo così credere che è il sacerdote con il popolo il protagonista. Nelle visite papali è la persona del Pontefice il centro dell’attenzione, non Cristo! E il problema principale è diventato il clima, l’ambientalismo, le questioni sociali, l’immigrazione e non la salvezza delle anime, non il peccato originale e mortale, non la conversione a Cristo dalla quale – se conversione vera – verrebbero risolto tutti gli altri problemi. Questo è il ribaltamento delle priorità, questa è la schizofrenia pastorale.

La Sede, quindi, non è vacante! E il terzo Segreto di Fatima deve ancora compiersi e cesserà con il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Non sappiamo come e quando, ma i tempi sono ristretti e forse c’è, in questa schizofrenia pastorale, una qualche ragione che noi non comprendiamo pienamente. In fondo ce la siamo anche meritata, abbiamo il Papa che ci meritiamo da quando abbiamo una chiesa “nuova” costruita come “vogliamo noi” e però, ricorda la beata Emmerick in una Visione di questi tempi di apostasia: “Dio aveva altri progetti”. E siamo certi che alla fine saranno questi a trionfare e di ciò che è stato del nostro tempo, non resterà pietra su pietra.

In Cordibus Jesu et Mariae


P.S. consigliamo anche quanto segue: “Verrà il pontefice ambiguo…” https://oracolocooperatoresveritatis.wordpress.com/2016/10/05/verra-il-pontefice-ambiguo-la-profezia-di-padre-julio-meinvielle/

«Non c’è difficoltà a riconoscere che c’è una “chiesa propaganda” che possa esser conquistata dal nemico, convertendo così la Chiesa cattolica in chiesa gnostica.Si possono avere due chiese. Una propaganda che divulga (dottrine) attraverso vescovi, sacerdoti e teologi “propagandisti” e persino con un Pontefice di attitudine ambigua.

Padre Julio Meinvielle (1905-73)

L’altra Chiesa, del silenzio, con un Papa fedele a Gesù Cristo, al Suo insegnamento e con sacerdoti vescovi e fedeli che le siano obbedienti ,sparsi per tutta la terra come piccolo gregge (pusillus grex).

Questa seconda sarebbe la Chiesa delle Promesse, diversa dalla prima chiesa che potrebbe invece errare e trarre in errore. Ma (potrebbe verificarsi che…) uno stesso medesimo papa potrebbe presiedere entrambe le chiese, che esteriormente apparirebbero esser solo una. Questo papa, con attitudini ambigue, porterebbe a mantenere l’equivoco, perché da una parte professerebbe una dottrina inattaccabile e sarebbe capo della chiesa delle promesse, dall’altra parte produrrebbe fatti equivoci e persino riprovevoli.

Lui (il papa) apparirebbe come voler incoraggiare la sovversione e mantenere la chiesa gnostica in quella della propaganda. L’Ecclesiologia non ha studiato sufficientemente la possibilità di una ipotesi come questa proposta.

Però, pensandoci bene, la promessa di assistenza della chiesa, si riduce ad una assistenza che deve impedire all’errore di introdursi nella Cattedra Romana (di Pietro) e nella chiesa stessa e inoltre che la stessa chiesa non sia distrutta dai suoi nemici…».


Storia della Tiara[Aggiornamento: 03.04.2001] 
[Fonte: Mondo Vaticano – Passato e Presente a cura di Niccolò Del Re, 1995, Libreria Editrice Vaticana.][Bibliografia: G. Antici-Mattei, Insegne della potestà Pontificale: le origini e le forme della tiara, in L’Illustrazione Vaticana, 9 (1938); R. Spiazzi, La triplice corona, in Ecclesia, 15 (1956); A. Lipinsky, Il triregno dei Romani Pontefici, ibid., 17 (1958).]Copricapo extraliturgico che il Sommo Pontefice assumeva durante la cerimonia dell’incoronazione ed usava portare allorché si recava a qualche solenne funzione e ritornando da esse.
Circa l’origine della tiara vi è tra gli autori una certa discordanza di opinioni, la più comune delle quali la fa derivare dal camelaucum, phrygium, un alto berretto conico di stoffa bianca di foggia frigia, che dall’Oriente passò quindi a Roma, dove veniva considerato come un simbolo di libertà, e con il quale i papi cominciarono a coprirsi il capo intorno alla fine del IV secolo, dovendosi ritenere tuttavia pura leggenda che Silvestro I (314-335) possa aver ricevuto il camelauco dall’imperatore Costantino in segno della libertà della Chiesa.
Incerto è altresì il papa che abbia collocato alla base di un tal berretto il primo cerchio d’oro o corona, facendosi in merito da alcuni il nome di Simmaco (498-514), da altri quello di Leone III (795-816) o di Niccolò I (858-867). È indubbio però che sia stato Bonifacio VIII (1294-1303) ad aggiungervi la seconda corona, arricchendo inoltre la tiara di splendide gemme, mentre a Clemente V (1305-14) viene generalmente attribuita l’aggiunta della terza, trovandosi infatti in un inventario del 1315 la più antica menzione della tiara a tre corone, detta pertanto anche triregno, divenuto simbolo dell’autorità papale.
Come la mitra, pure la tiara reca le due bande (vitte) posteriori introdotte, a quanto pare, nel secolo XIII, mentre soltanto dall’inizio del XVI essa si presenta sormontata dal bottone e dalla crocetta, come si può riscontrare in quella di Giulio II (1503-13).
Le tre corone che compongono la tiara stanno ad indicare il triplice potere pontificio qual era espresso nella formula stessa dell’incoronazione che, secondo il Pontificale romano del 1596 designava il papa come «padre dei principi e dei re, rettore del mondo, vicario in terra di Cristo», antica formula sostituita ora con altra differente, dopo che Paolo VI, ultimo papa ad essere incoronato con la tiara (1963), fece dono della propria ai poveri, rinunciando pertanto al suo uso e sostituendola con la mitra, quindi soppresse anche la carica e la denominazione di Custode dei sacri triregni, allorché provvide al riordinamento della Casa Pontificia in forza del motuproprio Pontificalis Domus del 28 marzo 1968 (AAS, LX [1968], pp. 305-315).
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