Memento Homo… non è il tempo della tristezza

Cari Amici, ci viene offerto un’altro Tempo di grazia, Tempo propizio quello della Quaresima, quello del “Memento Homo….”. Il Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris è una nota locuzione latina, che tradotta letteralmente significa: “Ricordati uomo, che sei polvere e polvere ritornerai“, che viene spesso presentata come “tetra”, come tristezza, come angoscia. Ma è davvero così?

Senza dubbio vale il detto che “la verità fa male”, ma fa male quando, mettendoci davanti alla realtà dei fatti che rifiutiamo di “vedere”, la percepiamo come angoscia, come un ostacolo alla nostra GIOIA, alla serenità che pretendiamo di dover possedere senza che alcuno ci venga a “disturbare” con LA VERITA’ sul nostro stato.

Qui il testo anche in video:


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E quale è il nostro stato? Quello di persone fatte di carne ed ossa in deterioramento, perché contaminati e afflitti dal Peccato. Poi abbiamo in questo corpo l’Anima che non deteriora, ma sarà destinata o all’Inferno o in Paradiso. E sia ben chiaro che quando qualcuno viene a dirci: “ma io non ci credo”, non è che la verità cambia.

Forse pensiamo poco alla più grande umiliazione alla quale si sottopose Gesù Cristo per noi: la spoliazione divina per “indossare, incarnare” la nostra umanità che contaminata dal peccato era destinata alla morte. Chiunque nasce a questo mondo, deve passare per la morte (altra cosa accadde alla Vergine Maria, ma di questo ci occuperemo in altro ambito, ad ogni modo per Lei si parla di “Dormizione”, per i meriti di Gesù), non si scappa.

_017-memento-homo-3Credenti o non credenti, è questo il nostro destino, ed è meglio apprendere questa Verità, a questo serve il Tempo della Quaresima. L’Amore di Dio per noi, il quale avrebbe potuto salvarci in tanti altri modi, nella Sua sconfinata Sapienza sapeva che questo era l’unico e vero modo per dirsi pienamente “Uomo, come noi”, fino alla morte, e per riscattarci da questa atroce ignominia generata NON da Dio quando fece la Creazione, ma “a causa dell’invidia del Demonio, la morte entrò con il Peccato Originale“.

Ignominia, certamente, perché non era questo che Dio aveva preparato per l’Uomo. Le parole “quia pulvis es et in pulverem reverteris” compaiono nella versione latina della Bibbia (Genesi 3,19) allorché Dio, dopo il peccato originale, scaccia Adamo dal giardino dell’Eden condannandolo alla fatica del lavoro e alla morte: “Con il sudore della fronte mangerai il pane finché non tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere sei e polvere ritornerai!”.

Scrive Sant’Alfonso M. de Liguori nel suo Apparecchio alla morte, per “ben morire”: “E quel gentiluomo conosciuto come persona divertente e anima della compagnia, ora dov’è? Se entrate nella sua stanza, ora non c’è più; se cercate il suo letto, è stato occupato da un altro, le sue vesti, le sue armi, altri se le sono già prese e divise; se volete vederlo affacciatevi a quella fossa, dove si è trasformato in sozzura, in ossa prive di carne e così sarà anche per te, e in quella stanza nella quale tu avrai esalato l’ultimo respiro e sarai stato giudicato da Gesù Cristo, si ballerà, si mangerà, si giocherà e si riderà come prima, e l’anima tua allora, dove sarà?

Senza dubbio, chi vorrebbe sentirsi fare questi discorsi? Ricordate Pietro quando Gesù gli annuncia della sua passione e morte, come risponde? «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»… (Mt.16,21-23) Pietro non stava negando la realtà dei fatti, al contrario, proprio perché aveva ben compreso il dramma annunciato, RIFIUTA che ciò possa accadere a Colui che ha imparato ad amare. Come anche a dirgli: “Signore, non è possibile che TU DEBBA MORIRE, E’ IMPOSSIBILE…”, ma Gesù lo ammonisce: “questi pensieri non vengono da Dio, ma dal Demonio che gode nel vedere gli uomini immersi e afflitti NELLA MENZOGNA.” Un vero Cristiano ragiona con la logica di Dio, la logica del Regno di Dio che non è di questo mondo, per comprenderlo dobbiamo fare lo sforzo di cambiare la prospettiva della vita: non più orizzontale, ma in verticale, verso il Cielo. Non è per nulla che oggi, nel Rito della imposizione delle Ceneri, il sacerdote ci ricorda anche un’altra formula, quella con le parole di Gesù, le prime pronunciate nella sua predicazione: “CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO” (Mc.1,15)

_017-memento-homo-4Ricordiamo bene infatti che Gesù non ha detto di sé “io vi dico la verità” ma ha detto: IO SONO LA VERITA’, la via e la vita…” una bella differenza che cambia tutto e che trasforma ciò che è tristezza (dolore, sofferenza, morte) in un PASSAGGIO verso il quale andare, allora, CON SERENITA’. Non vi diciamo, ora e subito, con “gioia” perchè questa gioia la possiamo comprendere solo quando, nella Comunione dei Santi, con loro e come loro, avremo compreso perché San Francesco d’Assisi chiama la Morte “SORELLA”…. Sora nostra Morte corporale…”, attenzione “corporale”, mentre la morte dell’anima è la dannazione eterna, e questa non è “sorella”, ma il dramma di una destinazione eterna lontani dalla vera Gioia. Per questo Gesù non impone MA INVITA alla conversione, dicendoci che cosa è la Verità.

E’ dunque la morte dell’Anima a doverci preoccupare e farci attivare per la conversione, non la morte corporale. Ecco perché la Chiesa ha sempre fatto uso di immagini apparentemente tetre come teschi, scheletri, per ricordarci il Memento mori, il momento della morte, che Gesù ha sconfitto rendendola un “passaggio”. Diciamo “apparentemente” perché queste immagini sono la verità oggettiva della nostra sorte terrena, e il ricordarcelo, memento-ricordati, non può che essere salutare per noi, per staccare un poco dalle abitudini quotidiane, dalle vicende terrene e pensare davvero a NOI stessi e alla nostra vera destinazione, il Regno di Dio che non è di questo mondo.

San Lorenzo Giustiniani afferma che ognuno, giunto all’arrivo, sarebbe disposto a sacrificare le ricchezze, gli onori, i piaceri in cambio di una sola misera ora, ma questa ora non gli sarà data. Il sacerdote assistendo al letto già sta dicendo “parti anima di cristiano da questo mondo” – profisiscere anima Christiana de hoc mundo – , mentre l’anima nostra sta per uscire dal corpo, come un uccello bianco lotta per liberarsi dal gabbio del corpo; ma noi non saremo in grado di indirizzarla dove vogliamo, volerà dove avrà meritato: in Paradiso, al Purgatorio (finché esisterà il mondo) o all’Inferno. E poi l’ingiusto si accorgerà che gli è preclusa la possibilità di compiere alcun bene: per questa ragione esclamerà, tra le lacrime: “come sono stato stolto! tempo perso! vita stessa persa! anni persi nei quali avrei potuto farmi santo, ma non l’ho fatto, ed ora non c’è più tempo di farlo“.

“Ma a che serviranno questi lamenti e questi sospiri? – chiede sant’Alfonso – all’ora che sta per chiudersi la scena, la lampada è sul punto di spegnersi, e il morente si avvicina al momento decisivo dal quale dipende l’eternità. Conviene allora pensare e dire con amore: Gesù mio, Voi avete speso tutta la Vostra vita per salvare l’anima mia…. ora, aiutatemi!” Basti ricordare il Buon Ladrone del quale diceva Santa Teresina del Bambin Gesù, sorridendo: “è stato molto astuto scippando dal Cuore di Dio che stava per essere trafitto, l’indulgenza totale per la sua salvezza, a tal punto da guadagnarsi direttamente il Paradiso”. Ma questa astuzia, questa furbizia, vale solo fin quando saremo in vita, dopo la morte, ogni opportunità sarà conclusa, impossibile.

Come dice il Siracide: “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà...” (Sir.15,16-20), in tal senso la “morte” sta per “dannazione eterna” dal momento che – la morte naturale – non la scegliamo noi, ma possiamo scegliere se vivere l’eternità in Dio o se morire nell’eternità lontani da Dio, perché al di fuori di Dio c’è solo pianto, tristezza, dolore, morte, l’inferno eterno. Tanto per rendere l’idea vi offriamo di leggere, o scaricare, cliccare qui, la famosa Lettera dall’Inferno, con tanto di approvazione ecclesiastica.

Ritorniamo così all’inizio: ma questo Tempo, non è troppo cupo, tetro, triste e… lugubre? Senza dubbio molto dipende da che cosa abbiamo capito fino a qui! Lugubre non è forse un’Anima che si danna per l’eternità all’inferno? Se avessimo la costanza di occuparci delle vite dei Santi, comprenderemo quanto, questo Tempo, sia invece di profonda ed autentica gioia! L’unico vero Dio si è incarnato, si è fatto come noi “per farci come Lui”, per salvarci, per renderci liberi ed eternamente felici: può esserci tristezza in tutto ciò?

Certo è che se per “gioia” intendiamo la felicità “di questo mondo”, allora non abbiamo capito nulla di che cosa sia la vera felicità, la vera gioia… Certo è che da quando nella Chiesa è stato fatto entrare un Gesù Cristo “compagnone e piacione”, festaiolo, dialogante, da discoteca o da “figlio dei fiori”…. beh! è naturale che ostica sarà la comprensione autentica di questo Tempo e della vera gioia che infonde. Gesù non ci ha solo detto cosa fare, ma ci ha insegnato, sulla sua pelle, come fare. In questo Tempo, che fu prima della Passione e Morte, Gesù andò per quaranta giorni in ritiro, da qui nasce il Tempo della “Quaresima”, quaranta giorni prima della vittoria finale, ma prima della vittoria, prima della Risurrezione, c’è la Croce. E la gioia ci è data dal fatto che la Risurrezione sarà eterna, la Croce durerà solo per questo “Tempo” che viviamo sulla terra, come insegna Sant’Agostino.

VIA CRUCIS COI SANTI (audio)

_017-memento-homo-2Cosa è allora questa gioia? LA SALVEZZA!

Siamo stati SALVATI, guadagnati alla gioia eterna e Qualcuno ha pagato per noi un prezzo altissimo: Gesù Cristo, il Signore, sulla Croce, con la Sua vita per la nostra. Siamo nel Centenario di Fatima, la Vergine del Santo Rosario si presentò con il volto “triste”, racconta Suor Lucia, e con tristezza disse ai tre pastorelli: “Tante anime VANNO ALL’INFERNO perché non c’è chi si sacrifichi per loro”, ed ecco la richiesta di una Madre che viene a chiedere aiuto a noi, per salvare altre anime: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?“…

C’è di che meditare per tutta la Quaresima ed oltre. La Vergine Santa si presenta “triste” nel denunciare la morte dei peccatori, ma poi ecco fiorire la speranza di trovare Anime pronte ad ascoltarla e ad accogliere il progetto di Amore di Dio, per salvare quante più Anime sarà possibile salvare, che tanto siamo costati a Gesù. Maria ha trovato queste tre Anime e tante, tante ancora, noi da che parte vogliamo stare? La vogliamo aiutare? Vogliamo amare davvero Gesù?

Avviandoci su questo percorso senza dubbio accidentato, stretto, sassoso, doloroso (il nostro Calvario) sappiamo però di non essere soli a portare la croce…. al contrario, siamo nella Comunione dei Santi a cominciare da Maria Santissima, la nostra Regina! Se intraprendiamo il sentiero quaresimale con la Verità, allora scopriremo la gioia vera, scopriremo la vera letizia, comprenderemo la gioia e la felicità che i Santi ci hanno raccontato attraverso le loro storie, non condividendoci semplicemente dei racconti, ma per rendercene partecipi e per aiutarci a seguirli, a fare come loro, ognuno nel proprio stato e nel proprio ruolo che ricopre nel mondo e nella società.

E’ certo che bisognerebbe approfondire che cosa è IL TEMPO… non è solo un aspetto scientifico e terreno, di certo non è vero che “ci appartiene”. Non ne abbiamo ora qui lo spazio, ma, in questa società in cui vantiamo solo “diritti”, faremo bene a pensarci. Il tempo non è roba nostra, ma ci è donato come tante altre cose e, di questo tempo, dovremo rendere conto di come lo avremo speso…

Nel Tempo della Quaresima, vissuto fin dal primo secolo della Chiesa, San Giovanni Crisostomo esortava i Cristiani con queste parole: “Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della Preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose, colloca la Fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così Lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della Sua presenza“. (Omelia VI sulla Preghiera, PG64,466)

Ricordiamoci allora che la Quaresima non è un Tempo “lugubre o triste”, al contrario, è l’inizio di un Tempo PROPIZIO, PROPIZIO per acquisire l’autentica felicità che solo una vera conversione a Cristo ci può dare.

C’è un esercizio che possiamo cominciare a fare: prendete un vero Crocifisso, ma non di quelli stilizzati moderni che non dicono nulla, piuttosto uno VERO, sul quale è riprodotto l’Uomo DEI DOLORI di Isaia 53… e prendiamoci del tempo per meditarLo, adorarLo, teniamoGli compagnia, stacchiamo ogni contatto con il mondo materiale per dedicarci a quel mondo spirituale che è e sarà la nostra Patria eterna, del quale il Cristo è Re, Signore e Padrone. Qualcuno giustamente consiglia: spegniamo la TV e accendiamo il cervello….


– Mercoledì delle Ceneri, sulle tracce del Gueranger
Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti ministri del Signore e dicano: PERDONA, SIGNORE, PERDONA AL TUO POPOLO!
Ieri il mondo s’agitava fra i suoi piaceri, e gli stessi figli della promessa si abbandonavano a gioie oneste… Stamani risuona la sacra tromba della quale dice il Profeta (Gioele II): essa annunzia il tempo dell’espiazione, l’avvicinarsi di grandi anniversari, della nostra salute, e in questo giorno ci invita a ricevere sul nostro capo la cenere, fin dal tempo dell’antica alleanza simbolo dell’umiliazione e della penitenza. Giobbe stesso, in seno al paganesimo, copriva di cenere la sua carne percossa, e così implorava misericordia (cap.XVI). Più tardi, il Profeta, nell’ardente contrizione del suo cuore, mescolava la cenere al suo pane amaro (Ps.101).
Esempi analoghi abbondano nei Libri dell’Antico Testamento.
Fin d’allora si sentiva l’analogia che esiste fra “quella polvere” di una materia trasformata dal fuoco, e l’uomo il cui corpo è destinato a ridursi in polvere!
Nei primi secoli la cenere si dava soltanto a coloro ai quali, per qualche colpa grave, la Chiesa imponeva la penitenza pubblica. Dopo il secolo XI, quest’uso, cominciò a venir meno, ma subentrò quello d’imporre la cenere a TUTTI i Fedeli. La funzione sacra comincia colla benedizione delle Ceneri. Queste son fatte da rami d’Ulivo, benedetti l’anno prima.
Adesso!!, dice dunque il Signore, convertitevi a Me con tutto il cuor vostro, nel digiuno, nelle lagrime e nei sospiri. E spezzate i cuori vostri e non le vostre vesti, cioè, non accontentatevi di una penitenza superficiale, non facciamo “tanto per fare” ma mostrate al mondo che il vostro pentimento è dentro al cuore, colla riforma dei vostri costumi e la modifica dei vostri sentimenti!
Convertitevi al Signore Dio vostro perché Egli è benigno, è vero è misericordioso e paziente, ha molta clemenza, ed è portato a revocare ogni castigo, ma VOI PENTITEVI.
Suonate la tromba in Sion, intimate il digiuno santo, convocate l’adunanza. Radunate il popolo, purificate tutta la gente, radunate i seniori, fate venire i fanciulli; esca lo sposo dal letto nuziale e dal talamo suo la sposa.
Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti ministri del Signore e dicano: PERDONA, SIGNORE, PERDONA AL TUO POPOLO!
Quando tu aprirai le tue viscere all’affamato e consolerai l’anima afflitta, nascerà nelle tenebre a te, la Luce.
Il vero digiuno è la fuga dal peccato, la rottura dagli affetti perversi, DAI VIZI, nutrire l’Amore verso Dio, nutrire lo zelo alla Preghiera: lagrime del pentimento, vuole Dio, la cura dei poveri, come Cristo ordina nel Vangelo. Stiamo attenti, per timore che digiunando non sostituiamo l’intemperanza colle ingiurie, le inimicizie, le contese, e che non ci allontaniamo da Dio colle negligenze o coprendole, con giustificazione del peccato.

I NEMICI DA COMBATTERE.
Noi siamo assaliti da due sorta di nemici: le passioni dentro il nostro cuore, il demonio fuori; entrambi disordini che derivano dalla superbia. L’uomo si rifiutò d’obbedire a Dio; ciò nonostante egli lo risparmiò, ma alla dura condizione di subire la morte: “Uomo, disse, tu sei polvere, ed in polvere ritornerai” (Gen 3,19). Ah! perché dimenticammo quell’avvertimento? A Dio bastò solo premunirci contro noi stessi; compresi del nostro niente, non avremmo mai dovuto infrangere la sua legge. Se ora vogliamo perseverare nel bene, al quale ci ha ricondotti la sua grazia, dobbiamo umiliarci, accettare la sentenza e considerare la vita come un viaggio più o meno breve che termina alla tomba. Sotto questa luce tutto diventa nuovo, ogni cosa si schiarisce. Nell’immensa sua bontà, Dio, che si compiacque riversare tutto il suo amore su di noi, esseri condannati alla morte, ci appare ancor più ammirabile. Nelle brevissime ore della nostra esistenza, l’ingratitudine e l’insolenza con cui ci scagliammo contro di lui ci sembrano sempre più degne del nostro disprezzo, e più legittima e salutare la riparazione che ora ci è possibile e che egli si degna d’accettare.

EFFICACIA DEL DIGIUNO.
Questo magnifico passo del Profeta ci rivela l’importanza che il Signore dà all’espiazione fatta col digiuno. Quando l’uomo contrito dei propri peccati affligge la sua carne. Dio si commuove, come lo dimostra l’esempio di Ninive. Il Signore perdonò a una città infedele, perché i suoi abitanti imploravano pietà con l’abito della penitenza. Che non farà allora in favore del suo popolo, se questo saprà unire all’immolazione del corpo il sacrificio del cuore ?
Affrontiamo dunque coraggiosamente la via della penitenza; e se l’affievolimento della fede e del timor di Dio sembra far cadere intorno a noi pratiche antiche quanto il cristianesimo, guardiamoci dal non esagerare in un rilassamento così pregiudizievole al complesso dei costumi cristiani. Riflettiamo soprattutto ai nostri obblighi personali verso la giustizia divina, la quale ci rimetterà i peccati e le pene meritate, in misura che ci mostreremo premurosi d’offrirle la soddisfazione cui ha diritto.

IN BREVE… insegna sant’Agostino:
Servono Gesù Cristo coloro che non cercano i propri interessi, ma quelli di Gesù Cristo… Chi compie per Cristo non solamente opere di misericordia corporali, ma qualsiasi opera buona (ricordiamo che le Opere di Misericordia sono 14: 7 spirituali e 7 corporali e non vanno disgiunte), egli è servo di Cristo, specie se giungerà fino a quella grande opera di carità che consiste nell’offrire la propria vita per i fratelli, che equivale a offrirla per Cristo. (In Io. Ev. 51, 12)

Preghiamo: 🙏O Dio, che purifichi ogni anno la Tua Chiesa mediante la pratica della Quaresima, fa che i Tuoi servi adempino colle loro opere buone il bene che colle astinenze si sforzano di meritare. Accordane, Signore, di cominciar degnamente, con questo santo digiuno, la carriera della Milizia Cristiana, affinché dovendo combattere il male, il mondo, il peccato, i vizi, ci difenda contro di essi il soccorso di ogni opera santa: digiuno, astinenza, preghiera, silenzio, meditazione.


Da questo Crocefisso, San Padre Pio ricevette le stimmate
Da questo Crocefisso, San Padre Pio ricevette le stimmate

PREGHIERE

Cominciamo allora a Pregare Gesù usando le parole di Sant’Alfonso:

“Tutto quanto mi ricordo di aver fatto in peccato, mi dà rimorso di coscienza. Il male è stato molto, il bene compiuto troppo poco e troppo pieno di imperfezioni e di tiepidezze, di amor proprio e di distrazioni. Non permettete che io perda più questo tempo che Voi mi date per Vostra misericordia.

Ricordatemi sempre, amato mio Salvatore, l’Amore che mi avete portato, e le pene che avete patito per me, fate che io mi scordi di tutto affinchè, in questa parte di vita che mi resta, io non pensi ad altro che amarVi e compiacerVi, datemi la santa perseveranza, affido tutto ai meriti del Vostro Sangue e confido nella Vostra intercessione o Maria, cara Madre mia! Amen”.

O se preferite l’altra stupenda Preghiera a Gesù Crocefisso:

Eccomi o mio amato e buon Gesù: alla Santissima tua presenza, prostrato, Ti prego col fervore più vivo a stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati e di proponimento di non più offenderti mentre io con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te, o buon Gesù, il santo profeta Davide: “Trapassarono le mie mani e i miei piedi, contarono tutte le mie ossa!”.

lo ti adoro, o Croce Santa, che con le venerabili membra di Nostro Signor Gesù Cristo, fosti adorna ed aspersa del Suo preziosissimo Sangue. Adoro te, mio Dio, posto in essa e te, o Croce Santa per amor Suo. Amen.

Meditiamo sulle cinque piaghe che Gesù patì per noi:

In unione con il Cuore immacolato di Maria saluto ed adoro la S. Piaga della tua mano destra, o Gesù, e metto in questa Piaga tutti i sacerdoti della tua S. Chiesa. Da’ loro, ogni volta che celebrano il S. Sacrificio, il Fuoco del tuo Amore divino, affinché possano comunicarlo alle anime che sono loro affidate. Amen. Gloria al Padre …

lo saluto ed adoro la S. Piaga della tua mano sinistra, ed in essa metto tutti coloro che sono nell’errore e tutti i miscredenti, queste povere anime che non ti conoscono. Per amor di queste anime manda Gesù, molti operai nella tua vigna, affinché esse trovino il cammino verso il tuo SS. Cuore. Amen. Gloria al Padre …

lo saluto ed adoro le S. Piaghe dei tuoi piedi sacri, e vi metto tutti i peccatori incalliti che preferiscono vivere per il mondo; ti raccomando soprattutto coloro che moriranno oggi. Non permettere, Gesù, che il tuo Preziosissimo Sangue vada perduto per loro. Amen. Gloria al Padre …

lo saluto ed adoro le S. Piaghe della tua sacra testa, e metto in queste tue SS. Piaghe i nemici della S. Chiesa, tutti coloro che oggi ancora ti battono a sangue e ti perseguitano nel Tuo Corpo mistico. Ti prego, Gesù, convertili, chiamali come hai chiamato Saulo per farne un San Paolo, affinché ci sia presto un solo ovile ed un solo Pastore. Amen. Gloria al Padre …

lo saluto ed adoro la S. Piaga del tuo SS. Cuore, ed in essa metto, Gesù, la mia anima e tutti coloro per cui tu vuoi che io preghi, soprattutto coloro che soffrono e sono afflitti, tutti coloro che sono perseguitati ed abbandonati. Da’ loro, o SS. Cuore di Gesù, la tua luce e la tua grazia. Riempili tutti del tuo Amore e della tua vera Pace. Amen. Gloria al Padre …

Padre celeste, io Ti offro, per mezzo del Cuore immacolato di Maria, nell’unione con lo Spirito Santo, il Tuo Figlio dilettissimo, e me con Lui, in Lui, per mezzo di Lui, con tutte le intenzioni del Suo Sacratissimo Cuore trafitto e in nome di tutte le creature sofferenti. Amen.

Laudetur Jesus Christus e Santa Quaresima a tutti


Quaresima vincolo della milizia cristiana (Benedetto XIV)
“L’osservanza della Quaresima è il vincolo della nostra milizia; con quella ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo; con quella allontaniamo i flagelli dell’ira divina; con quella, protetti dal soccorso celeste durante il giorno, ci fortifichiamo contro i prìncipi delle tenebre. Se ci abbandoniamo a tale rilassamento, è tutto a detrimento della gloria di Dio, a disonore della religione cattolica, a pericolo per le anime cristiane; né si deve dubitare che tale negligenza non possa divenire sorgente di sventure per i popoli, di rovine nei pubblici affari e di disgrazie nelle cose private” (Costituzione “Non ambigimus” di Benedetto XIV, 30 maggio 1741).
Il Mercoledì delle Ceneri (card. Schuster, Liber Sacramentorum)
Questo giorno che sin dai tempi di san Gregorio inaugura in Roma la sacra quarantena, viene anche detto in capite ieiunii, e nel IV secolo segnava il principio della penitenza canonica che dovevano compiere i pubblici penitenti, onde essere assolti il giovedì santo. Giusta i rituali del VII secolo, la mattina di questo giorno i penitenti si presentavano ai sacerdoti a ciò deputati nei vari titoli e nelle basiliche patriarcali; confessate loro le proprie colpe, qualora queste fossero gravi e pubbliche, ricevevano di mano del penitenziere una veste d’ispido cilizio cosparso di cenere, coll’ordine di ritirarsi in qualche monastero, – dei quasi cento che sorgevano nella Città Eterna, – onde compiere !’imposta penitenza di quella quarantena. Ecco l’origine delle quarantene d’indulgenza, che ritrovansi nelle antiche formole di concessione.
Il Messale odierno nel rito della benedizione delle ceneri, conserva ancora l’estrema traccia della cerimonia dell’imposizione della penitenza canonica ai pubblici penitenti. In origine, tanto elevato e vivo era il concetto della trascendente santità dello stato sacerdotale, che i ministri sacri non erano punto ammessi a questa umiliante categoria. Fu verso il secolo XI che, cessata la disciplina della penitenza pubblica, nell’odierna cerimonia ai penitenti d’altra volta si sostituirono indistintamente il Papa, i membri del clero e il popolo romano, che cominciarono quindi a incedere a pie’ nudi col capo cosparso di cenere sino alla basilica di Santa Sabina. (…)

Il Mercoledì delle Ceneri nella liturgia papale

di Giuliano Zoroddu – Radio Spada

Il mercoledì di Quinquagesima, attualmente detto “delle Ceneri”, segna fin dai tempi di san Gregorio Magno l’inizio della santa Quaresima e veniva perciò chiamato in capite ieiunii. In questo giorno si espellevano i penitenti che, dopo aver trascorso i quaranta giorni in un monastero rivestiti di aspro cilizio, venivano poi riammessi e assolto la mattina del giovedì santo.
Verso il secolo XI alle cerimonie di pubblica penitenza iniziarono a prendere parte pure i sacerdoti, prima estranei a queste pratiche tanto umilianti per la sublimità dello stato sacerdotale, e lo stesso Papa con la sua corte.
Così il Sommo Pontefice, scalzo, col capo cosparso di cenere e in abiti di penitenza, a capo del clero e del popolo già riunito nella basilica di Sant’Anastasia, risaliva il clivo dell’Aventino per portarsi alla basilica di Santa Sabina per l’offerta del Santo Sacrificio.
Prima di entrare nell’antica chiesa romana, avveniva una particolare cerimonia che ancora si trova nel Messale Romano:

Negli Ordini Romani del tardo medio evo é prescritto, che dopo l’imposizione generale delle ceneri sul capo del clero e dei fedeli, si salga in processione a piedi scalzi il colle Aventino sino alla basilica di Santa Sabina, nel cui atrio era allora un piccolo cimitero. Quelle tombe lì in quel luogo ridestavano tosto il pensiero della morte, e perciò la scuola cantava il responsorio funereo: Immutemur habitu … ne subito preoccupati die mortis … ancor oggi conservato nel Messale. Allora il corteo faceva una breve fermata, tanto per dar tempo al Papa di recitare una colletta d’assoluzione su quei sepolcri; indi faceva il suo ingresso nella vasta basilica Aventinese, cantando il responsorio Petre, amas me? col verso: Simon Ioannis… in onore del principe degli Apostoli. È strano come c’entri a questo momento della cerimonia la memoria di san Pietro ; ma, a meno che non sia questo un uso papale derivato dalla basilica vaticana ogni volta che traversando il portico dov’erano i sepolcri, vi si entrava in processione, può essere che sia stato suggerito dalla circostanza che nel secolo XIII a Santa Sabina era la residenza Pontificia, e la basilica perciò veniva
considerata come la sede abituale del successore di san Pietro. [1]

In tempi più recente, sebbene alcuni Papi come Benedetto XIV e Clemente XIII, si siano recati a Santa Sabina per ricordare l’antica statio, la Cappella Papale si teneva presso la Sistina in Vaticano.
Il cavaliere Gaetano Moroni, erudito e aiutante di camera dei papi Gregorio XVI e Pio IX, ci spiega come avveniva.

I Cardinali vi si recano con veste e cappe e tutt’altro paonazzo. Giunti nella Sala Regia, assumono le cappe e passano in cappella ove, per quadro dell’altare si espone un arazzo il quale esprime il Salvatore che predica alle turbe. Il paliotto è di colore paonazzo. La coltre trono e la coltrina della sedia sono esse pure di lama d’oro di colore paonazzo. Si reca il Papa in cappella con piviale rosso, stola paonazza e mitra di lama d’argento ed asceso al trono riceve all’ubbidienza i Cardinali, dopo la quale i medesimi Cardinali si vestono dei sagri paramenti paonazzi […] facendo il simile gli altri. Indi l ultimo uditore di Rota colla pianeta violacea piegata come suddiacono apostolico prende dall’altare il piatto d’argento dorato colle ceneri cavate, secondo l’antico rito, dagli olivi benedetti nell’ultima domenica delle palme e lo porta al Papa affinché le benedica, ciò ch’egli fa colle orazioni dal rituale che legge, e perciò il coro non risponde.

Dopo benedizione, lo stesso uditore di s’inginocchia alla destra del Papa e il Cardinal penitenziere cui tocca sempre in questo giorno a cantare la messa, senza senza anello pontificale e senza mitra, salendo sullo sgabello della sedia pontificia, fatta al Papa una profonda riverenza, in piedi, senza proferire il Memento homo, impone le ceneri in forma di croce sul capo del sedente in soglio. Quindi ricopertosi il Papa della mitra e preso il grembiale di lino con merlettoe croce ricamata d’oro, che gli pone un chierico di camera, il quale finché dura la funzione va alla sinistra del decano della Rota, dà le ceneri al medesimo Cardinale penitenziere celebrante e facendo un segno di croce sulla di lui chierica, dice la formula Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris. I cantori incominciano l’antifona Immutemur habitu ed intanto prosiegue la distribuzione delle ceneri, cioè dal Cardinal decano o vescovo suburbicario più anziano sino ai forestieri […]

I Cardinali le ricevono in piedi e baciano al Papa il ginocchio sinistro; i patriarchi, arcivescovi e vescovi le ricevono in ginocchio baciando il ginocchio del Papa; il commendatore di s. Spirito e gli abbati mitrati le ricevono genuflessi, baciando il piede, locché fanno tutti gli altri; schierandosi poi innanzi l’altare gli uffiziali delle guardie nobili e dal lato destro del trono i Pontificii cursori, mazzieri, allorché si recano i forestieri a ricevere le ceneri. Dopo i forestieri le riceve per ultimo l’uditore di Rota che ha sostenuto il piatto da cui il Papa le prese. Terminata la distribuzione il Pontefice si lava le mani […] Dopo la suddetta lavanda il Papa scende dal trono per la messa e nel solito luogo avanti l’altare si comincia dal Pontefice col celebrante l’introito […] il procuratore generale de’ teatini recita il sermone, pubblicando poi l’indulgenza di quindici anni. [2]

Come si è visto, l’imposizione delle ceneri sul capo del Pontefice non era accompagnata dalla formula rituale Memento, homo, quia pulvis est in pulverem reverteris. Questo particolare si ricollega all’antichissima norma di escludere dalla pubblica penitenza il clero, tanto più il capo supremo del medesimo, ossia il Papa. Lo spargimento delle ceneri, evoluzione dell’imposizione della penitenza ai pubblici peccatori, è in qualche modo un giudizio ecclesiastico e a questo giudizio non può soggiacere colui che è, come si esprimeva il terzo degli Innocenzi, “tutti giudica, ma da nessuno e giudicato”. Per questo il Cardinale Penitenziare imponeva le ceneri al Sommo Pontefice in silenzio e senza l’anello, simbolo di potestà e giurisdizione. Nondimeno il Capo della Chiesa si sottometteva ugualmente al rito che gli ricordava la condizione mortale per inculcare ai fedeli come, seppur sublimato nella più alta delle dignità, fosse pur sempre un uomo fragile e peccabile, bisognoso di grazia e di perdono.

[1] Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storico-liturgiche sul Messale Romano. Vol. III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuageslma a Pasqua), Roma-Torino, 1933, p. 41.
[2] Gaetano Moroni, Le cappelle pontificie, cardinalizie e prelatizie, Venezia, 1841, pp. 188-190.

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E IL DIGIUNO? A COSA SERVE? Che cosa è il digiuno? Perchè digiunare? Perché Dio lo ha sempre chiesto in tutto l’Antico Testamento, ma anche Gesù lo chiede e lo pratica nel Nuovo Testamento? In questo breve video cerchiamo di spiegare il significato più bello e più vero di questa pratica che anche la Vergine Santa, in tutte le Apparizioni, continua a chiedere per il nostro vero bene.
Buona Quaresima a tutti

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