Pillole di Catechismo Cattolico: LA FEDE testi e video

1. Come viene concepita la Fede cattolica di solito?

Come un sistema di varie credenze che hanno vari oggetti; sono opinioni di ordine naturale, non-verificabili e mutabili; opinioni che ci aiutano a comportarci in modo giusto. Come tale la Fede è messa sullo stesso livello delle altre religioni; l’uomo pretende il diritto di scegliere la religione che a lui sembra giusta, e rinunzia ad imporre la propria Fede o religione sugli altri.

Questa concezione, diffusa oggigiorno anche tra cattolici, si oppone all’insegnamento costante della Chiesa cattolica. La Chiesa insegna che la Fede è un insieme di dottrine unite dal loro oggetto che è Dio: Dio come è di per Sè Stesso. Queste dottrine non sono opinioni di ordine naturale, non-verificabili e mutabili: bensì costituiscono una conoscenza sovrannaturale e certa (e perciò evidente) di Verità immutabili; non semplicemente ci aiutano a comportarci in modo giusto, ma piuttosto sono necessari a questo fine e poi per raggiungere il cielo. Perciò occorre l’evangelizzazione per insegnare la Fede, e, data l’occasione, il martirio per difenderla.

Per tutti questi motivi la Fede cattolica non può essere messa sullo stesso livello delle altre religioni. L’uomo non ha il diritto di scegliere la religione come si sente, ma piuttosto il dovere di scegliere quella che è vera. A questo fine ci è data la libertà e per questo fine deve adoperare la sua intelligenza e la sua volontà in modo adeguato, e così facendo raggiungerà la Fede cattolica.

Vediamo qua due visioni distinte della natura della Fede: una visione falsa e una visione giusta.

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Come si può caratterizzare la visione falsa? E’ quel soggettivismo radicale diffuso dallo spirito moderno, che rende difficile il capire ragionamenti logici e persino lo stesso concetto della Verità oggettiva, rendendola soggettiva.

La visione giusta della Fede, invece, ci fornisce materia ampia e ragionamenti oggettivi che conducono l’uomo ad incontrarsi con Dio.

Gesù dice: conoscerete la verità e verità vi farà liberi -…

La Fede è una virtù teologale, assieme alla Speranza e la Carità. Nelle parole del Catechismo Maggiore di san Pio X (859-860): ‘La Fede, la Speranza, e la Carità si chiamano virtù teologali, perché hanno Dio per oggetto immediato e principale, e ci sono infuse da Lui. Le virtù teologali hanno Dio per oggetto immediato, perché con la Fede noi crediamo in Dio, e crediamo tutto ciò che Egli ha rivelato; con la Speranza speriamo di possedere Dio; con la Carità amiamo Dio e in Lui amiamo noi stessi e il prossimo’.

La definizione di san Paolo (Ebr. XI 1) è: ‘La Fede è sostanza delle cose che si sperano e convinzione delle cose che non si vedono.’

In sintesi, Nostro Signore Gesù Cristo è l’oggetto della Fede: Lui stesso, Che ha detto: ‘Io sono la Verità, la Via e la Vita’, è la Verità che è l’oggetto della nostra Fede; la Via certa e sicura (senza di me non potete fare nulla); è la nostra stessa Vita eterna.

Le sedicenti ‘altre’ fedi o religioni, presentano altre visioni della realtà incompatibili con la visione cattolica.

San Paolo dice nella Seconda epistola ai Corinzi (6.16): ‘Quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele ed un infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?’ 

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2. FIDES ET RATIO – Fede e ragione

La ragione e la Fede sono compatibili. Il Concilio Vaticano I, nella Costituzione Dei Filius, dichiara: ‘Benchè la Fede sia sopra la ragione, non è in nessun senso contrario ad essa, e non può darsi mai qualsiasi reale disaccordo tra la Fede e la ragione, poiché il Dio che rivela i misteri della Fede e la infonde in noi è lo stesso che ha infuso il lume della ragione nell’animo umano; Dio non può quindi negare Se stesso, né la verità contraddire la verità’.

Dunque, la ragione e la Fede sono due tipi di luce: il primo naturale, il secondo sovrannaturale. Esse ci prestano aiuto per attraversare, per così dire, la notte oscura di questo mondo. Non sono incompatibili: sono solo distinte. I loro oggetti sono anche diversi: sono due tipi di verità: il primo naturale, il secondo sovrannaturale. Non sono incompatibili perché, questi due tipi di verità, appartengono alla stessa realtà, all’una, unica realtà che coopera al bene dell’Uomo.

Diamo l’esempio di un cammino attraverso un bosco durante la notte: la luna ci mostra il bosco e la torcia ci mostra il cammino dentro al bosco: si tratta di due luci compatibili ma diverse, che ci mostrano entrambe un’unica realtà: il bosco.

La Fede non è un insieme di credenze come nelle altre religioni; non è un’esperienza o  sentimento che viene da dentro l’uomo come pretendono i Modernisti; ma è una Luce, una conoscenza data da Dio, data dalla Grazia.

Cosa ci mostra questa luce? il suo oggetto non è una fabbricazione dell’uomo o del demonio, come nell’Induismo per esempio; non è una fabbricazione mescolata con la Verità, come l’Islam per esempio; non è una verità parziale come il giudaismo, ma, come abbiamo esposto, è la Verità tutta intera che è Dio Stesso.

MA ATTENZIONE a chi impone la sola ragione superiore alla Fede.

Con la definizione del Concilio Vaticano I: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l’aiuto e sotto l’ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l’autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare’,

vediamo qui che non è la ragione, bensì l’autorità di Dio, che è il motivo della Fede. Questo motivo lo chiamiamo interno e sovrannaturale. Il fatto che non è la ragione il motivo della Fede, ci distingue dai ‘razionalisti’, che pretendono che la sola ragione sia affidabile, che la sola ragione sia il metodo per raggiungere la Verità assoluta, che non ci sia altra via alla verità, che non ci sia una Luce superiore, e che non ci sia altra Verità superiore a quella che la ragione può raggiungere.

Noi invece professiamo che la ragione non è l’unico mezzo affidabile per raggiungere la Verità; che c’è un altro mezzo, cioè per raggiungere la Verità assoluta, e questo è la Fede; che c’è l’autorità di Dio; che c’è una Luce superiore, cioè Gesù Cristo; e che c’è una Verità superiore, cioè la Grazia, i Sacramenti che compongono la nostra Fede.

Quando riflettiamo un attimo, vediamo che con la sola ragione non abbiamo la certezza assoluta su molte cose: non sappiamo, per esempio, con certezza assoluta quasi nulla della nostra vita, della morte: non sappiamo con certezza assoluta per esempio sull’origine del mondo o quando finirà. Se la ragione non può darci la certezza assoluta di tante cose nella nostra vita, dunque, come dovrebbe darci una tale conoscenza sulla Verità assoluta che è Dio stesso?

Possiamo concludere che la ragione non è – da sola –  un fondamento sicuro quando si tratta della Verità assoluta. Perché la ragione possa raggiungere la Verità assoluta, abbiamo bisogno della Fede, che i razionalisti non apprezzano, forse perchè non è soggettiva ed umilia, sanandola, una coscienza anarchica.

QUI IL PRIMO TESTO IN VIDEO CATECHESI

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3. CREDIBILITA’ E VOLONTA’ della Fede in cui crediamo

Qualcuno potrebbe obiettare, chiedendo: come sappiamo che il contenuto della Fede provenga davvero da Dio e che la Bibbia e l’insegnamento della Chiesa non siano soltanto delle fabbricazioni dell’uomo? L’evidenza sta nei miracoli, nelle profezie, e nella natura della Chiesa stessa, nella sua lunga storia bimillenaria. Questi elementi costituiscono un secondo motivo di credibilità che chiamiamo ‘esterno’ e ‘naturale’. Il primo motivo, l’autorità di Dio, essendo interno e sovrannaturale, è il motivo determinante dell’atto di Fede, mentre il secondo motivo, essendo esterno e naturale, ha un ruolo piuttosto corroborativo. 

Nostro Signore Gesù Cristo conferma le Sue parole con segni e miracoli e i Suoi santi hanno fatto lo stesso. La conversione di quasi tutto quanto il mondo dal paganesimo a Cristo e la santificazione di tante anime, malgrado le concupiscenze della natura caduta che si oppongono all’ascesi e dottrina cattolica, è un miracolo che attesta altrettanto la Verità di questa predicazione; come anche la propagazione della Chiesa, la sua unità e stabilità invincibili, nonostante le continuate tempeste.

La Chiesa cattolica predica Dio Amore che si dà fino alla morte di Croce per noi: la Chiesa cattolica ci da la spiegazione più profonda della vita umana e di ciò che c’è di più profondo in essa, cioè, la sofferenza e l’amore, il perdono dei peccati, lo stesso concetto del perdonare. Non è un caso se tanti detti e proverbi usati e definiti “saggezza popolare” provengano tutti dai Vangeli, dalla civiltà Cristiana! Nessun’altra cosiddetta ‘fede’ o ‘religione’ è paragonabile con il cattolicesimo in questi riguardi, e nessun’altra proclama alcuna di queste verità che non abbia preso dal cattolicesimo.

Citiamo di nuovo il Concilio Vaticano I: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l’aiuto e sotto l’ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l’autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare’.

Vediamo che ciò che ci induce a credere non è né ragionamento fine a se stesso, né l’evidenza dell’oggetto della Fede, bensì la volontà. La spiegazione per ciò è che le verità che sono l’oggetto della Fede non sono evidenti in sè come le verità naturali, per esempio 2+2=4, e dunque non sono sufficienti per condurre l’intelletto all’assenso. C’è bisogna quindi di un atto della volontà per sollecitare quell’assenso.

Diceva sant’Agostino agli eretici del suo tempo: “non crederei neppure ai Vangeli, se non me lo dicesse la Chiesa Cattolica“, tornando così alle virtù teologali.

La Fede, anche se non è conseguenza di ragionamenti, non è per questo irrazionale né un annullamento della ragione, bensì ragionevole. San Paolo la chiama ‘un ossequio ragionevole’ (Rom.12.1).

La Fede è libera: si può accettare o no.Se qualcuno vuole fare la volontà di Dio, lui conoscerà la dottrina’, dice il Signore (Gv.7.17), e Ludolfo il certosino commenta: ‘O discorso pieno di consolazione! Venite dunque, ignoranti che non conoscete la dottrina, per illuminarvi. Dio non chiede che una cosa: la semplice disposizione del cuore: Se qualcuno volesse, conoscerà. Non dite: ‘Non so dove è la verità, ed ignoro ciò che Dio chiede di me’. Volete e basta! Volete, e conoscerete!’

Possiamo dunque concludere che la Fede si basa sulla certezza (Gesù dice io sono la Verità), la certezza della credibilità ed in questo senso è inoltre ragionevole (Gesù dice io sono la Via e la Vita), anche se non dipende dalla sola ragione.

Ma proprio per questo motivo la Fede esige l’umiltà ed il sacrificio: il sacrificio dell’intelletto. Esige in particolare il sacrificio del desiderio di conoscere tutto solo da sé stessi, con la superba pretesa di “essere come Dio” se non, addirittura, esserGli superiore.

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4. LA FEDE E’ PER TUTTI? E’ un dono? E chi non crede?

Ci sono persone che dicono che vorrebbero credere, ma non possono. Cosa devono fare? Innanzi tutto a nessuno è impedita la Verità, tutti devono conoscere il contenuto della Fede, principalmente nostro Signore Gesù Cristo Stesso. Ricordiamoci della parola di san Giovanni (19, 34.35): ‘uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera, e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate’.

E scrive ancora (GV.20,30-31): ‘Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome’.

Poi devono vivere in un modo che corrisponda alla Fede. Questo, però, può essergli difficile, perchè le persone che fanno fatica a credere sono tipicamente figli del Mondo, e il Mondo si oppone diametralmente alla Fede. Per di più, il Mondo è peccaminoso e sottomette i suoi figli ai suoi propri modi di pensare e di agire, ottenebrandogli la intelligenza, cosi che trovano quasi impossibile uscire dal suo dominio o scorgere ‘la luce del vangelo della gloria di Cristo che è immagine di Dio’ (2Cor.4,4). Da queste persone viene richiesto un atto coraggioso di volontà, che ammonta a una vera e propria conversione: riconoscendo che esiste fuori loro stessi un principio più grande di loro, e umiliandosi ed assoggettandosi a questo principio, che è niente altro che Dio Stesso. 

In un tale caso, e anche generalmente, occorrono l’umiltà e l’obbedienza per credere. Questa è ‘L’ubbidienza alla Fede’ di cui parla san Paolo (Rm.1,5). Per ciò i superbi ed i disubbidienti non accetteranno la Fede.

Ma la Fede non è solo una possibilità per tutti, bensì anche un dovere: un dovere per ogni uomo, perché Dio ‘vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità’, che è la Fede (1Tim.2.4). PRINCIPIO E’ CHE: l’uomo non ha il diritto di non credere, o di credere ciò che vuole lui. Non ha neanche il diritto di credere ‘secondo la sua coscienza’ intesa, nel senso sbagliato, o nell’anarchia dei suoi sentimenti. Piuttosto ha il dovere di credere secondo la sua coscienza intesa nel senso giusto, come un’applicazione di principi morali oggettivi su un atto concreto, in questo caso sull’atto della Fede. Il concetto e principio della libertà (libero arbitrio) si esplicita in questa scelta: o con Dio o contro di Lui, non c’è la via di mezzo e non ad un dio qualsiasi, ma a Gesù Cristo.

Per questo, chi non crede, fallisce nel suo dovere. Anzi, come dice il Signore: ‘Chi non crederà sarà condannato’ (Mc.16.16), ed in un altro luogo: ‘Se non credete che Io Sono, morirete nel vostro peccato.’ (Gv.8.24). Sant’Agostino commenta: ‘Cosa bisogna credere? Bisogna credere che Gesù è: ‘quia Ego Sum’, che Egli è Colui Stesso che ha detto a Mosè: ‘Ego Sum Qui Sum’: bisogna confessare la Sua Divinità’.

L’atto di Fede è libero, dunque, e bisogna essere libero perché Dio vuole che l’uomo Lo ami, e solo un atto libero può costituire l’amore e l’atto di amore è l’atto di Fede che illumina la mente con la Verità divina, così che l’uomo in seguito possa amare Dio pienamente e in tutte le cose.

E’ perciò, la Fede, un atto di amore a Dio; un atto di sacrificio: un sacrificio di ciò che è la facoltà la più alta e la più nobile dell’uomo, cioè l’intelligenza: è un sacrificio dell’intelligenza a ciò che è ancora più alto e più nobile di essa, cioè la Verità assoluta e definitiva che è Dio Stesso. Questo sacrificio conduce ad un secondo sacrificio, ossia della volontà al Bene assoluto e definitivo che è Dio stesso. E così la Fede conduce alla Carità, che è un sacrificio di tutto ciò che non è Dio, per santificare l’uomo e per condurlo alla felicità eterna in Dio.

qui secondo video del testo in catechesi

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5.  l’Immutabilità della Fede e il Modernismo

Talvolta qualcuno dirà: ‘Comunque la Chiesa è molto cambiata’ e pensiamo subito al suo insegnamento ed alla sua liturgia. In quale senso, dunque, è cambiato l’insegnamento?

Fino, forse, a cinquant’anni fa, la Gerarchia nella Chiesa presentava una visione della realtà, a cui abbiamo accennato nei capitoli scorsi di Dio Uno e Trino, assolutamente trascendente e sovrannaturale, al di sopra di tutto il creato; Che elargisce sugli uomini la grazia sovrannaturale, illuminando la loro conoscenza con la Fede, e accendendo la loro volontà con la Carità, affinchè l’uomo si possa elevare ed unire a Lui quaggiù e nel Cielo, anche attraverso l’uso della ragione, dono anch’esso di Dio.

A questo fine ha istituito la Chiesa, a cui ha affidato la Grazia dei Sacramenti, e tutte le verità soprannaturali della Fede e della morale (vediamo i dieci comandamenti), di cui l’uomo ha bisogno per il suo viaggio attraverso il deserto di questo mondo, la “valle di lacrime” come supplichiamo nella Salve Regina.. Coloro che seguono questa strada, la porta stretta che è il Cristo stesso, apparecchiata per loro da Dio, raggiungeranno il Cielo; coloro che non la seguiranno, rifiutandola, finiranno nell’Inferno. La strada che conduce al Cielo è stretta e richiede ascesi e mortificazione, anche se porta con se la pace e la più profonda felicità possibile in questo mondo; la strada che conduce all’Inferno è larga invece, non richiede sforzi e porta con se piaceri, ma piaceri passeggeri che cedono poi alla tristezza e spesso alla disperazione.

Da circa cinquant’anni, invece, molti uomini nella Chiesa presentano un’altra visione della realtà: La Grazia, il peccato e l’ordine sovrannaturale non sono più menzionati. La Fede cattolica sarebbe secondo loro un sistema di credenze sullo stesso livello di quello dei protestanti, o di quello di qualsivoglia religione. La Fede prettamente cattolica non sarebbe più necessaria per raggiungere il Cielo, né l’appartenenza alla Chiesa cattolica: il Battesimo sarebbe una mera convenzione, e la Chiesa solo un raggruppamento di persone con le stesse credenze, alla pari di altri gruppi non cattolici. Non sarebbe necessaria neppure la Carità intesa quale conversione al Cristo, ma basterebbe l’amore in senso assai vago e indefinito, come si rivela nell’ecumenismo, o nel dialogo con i non credenti.

Questo amore e la gioia a cui conduce, costituiscono un vangelo ‘positivo’ opposto ad un vangelo ‘negativo’ che si interessa alla mortificazione, al peccato, e all’Inferno. In sostanza: il vangelo positivo sarebbe quello SOGGETTIVO, interpretato a seconda delle mode del momento, che si sostituisce al vangelo per loro negativo che è la vera Rivelazione di un Dio certamente scomodo perché oggettivo sul piano della Grazia e dei Sacramenti, del peccato, della conversione e della stessa sorte degli uomini.

L’insegnamento è dunque cambiato? Quale insegnamento è giusto: quello tradizionale o quello moderno? O forse l’insegnamento tradizionale era giusto allora, ma ormai l’insegnamento moderno è giusto? Diamo un esempio: la Fede e la Carità sono necessarie alla salvezza, o non lo sono? Oppure, erano necessarie nel passato, ed ora non lo sono più? Oppure la loro dottrina è mutabile?

La risposta è chiara come la luce: l’insegnamento tradizionale, bimillenario della Chiesa è giusto e quello moderno è falso. La Fede e la Carità sono necessarie per la salvezza e lo saranno sempre. I Modernisti che insegnano dottrine opposte non possono cambiare l’insegnamento cattolico. Non c’è dunque cambiamento ne sviluppo nel contenuto del dogma. Se sentiamo qualcuno rigettare una dottrina tradizionale o proclamare una nuova; se lo sentiamo parlare di sviluppo, di cambiamento, o di novità, possiamo già sapere che ciò che propone non è cattolico. Di fatti per i Padri della Chiesa il ‘nuovo’ è proprio l’essenza dell’eresia. Come scrive l’Apostolo (Gal.1.9): ‘Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!’    

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6. La Fede e l’eresia: il Protestantesimo

La parola ‘eresia’ viene dal greco hairesis che significa ‘scelta’ e consiste nello scegliere ciò che si vuole credere, piuttosto che di accettare tutto ciò che Dio rivela tramite la Chiesa. Questa scelta si distingue per la sua falsità: è una scelta falsa, un esercizio falso del libero arbitrio, in quanto è una scelta della falsità piuttosto della verità: ossia della verità che è l’oggetto della Fede. Questa scelta (nel caso di un’eresia formale) si distingue inoltre per la sua superbia, perché è un rifiuto di sottomettersi all’autorità di Dio e della Chiesa, e di umiliare l’intelletto davanti alla Fede. Cos’è esattamente l’eresia? Il codice di Diritto Canonico afferma: ‘Vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa’.

Ora il termine tecnico per la verità di cui si tratta qui è ‘dogma’. Il dogma è una verità divinamente rivelata, che viene proposta dal magistero della Chiesa da credere come tale. Ricordiamo che il Concilio Vaticano I dichiara: ‘Si deve credere per Fede divina e cattolica tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio, scritta o tramandata, e che dalla Chiesa viene proposto da credere come divinamente rivelata, sia con un giudizio solenne sia nel magistero ordinario e universale’.

Questo giudizio solenne può essere dato o dal Papa o da un Concilio ecumenico, e costituisce la definizione del dogma (ricordiamo che l’ultimo dogma proclamato è stato quello dell’Assunta al Cielo da parte di Pio XII nel 1950). Il magistero ordinario e universale, invece, consiste nell’insegnamento costante della Chiesa, ad esempio nei catechismi promulgati dall’episcopato (prima del fenomeno del Modernismo).

Il criterio per sapere che una determinata dottrina appartenga al magistero ordinario e universale della Chiesa (come alla Tradizione orale in genere,) è che la dottrina sia trasmessa ovunque, in ogni tempo, e da tutti. Bisogna precisare che l’eresia, quanto a una verità sola della Fede, comporta con se la perdita totale della Fede, perchè rigettare o dubitare in modo ostinato di una sola verità, è rigettare l’autorità di Dio su cui si basa la Fede intera.

Precisiamo ora la questione del Protestantesimo.

L’eresia si distingue in eresia formale ed eresia materiale.

L’eresia formale viene definita nel Codice con il termine ‘ostinato’, o ‘pertinax’ in latino: negazione ostinata, dubbio ostinato, pertinace. L’eresia materiale, invece, è la negazione o dubbio non ostinato di una verità di Fede. In altre parole un’eresia formale comprende non solo un errore dell’intelletto, ma anche un atto deliberato della volontà, mentre un’eresia materiale comprende solo un errore dell’intelletto.

Un esempio di eresia formale è la negazione di Martin Lutero che la santa Messa è un sacrificio; un esempio di eresia materiale è la negazione del primato del Papa da parte di un protestante cresciuto nell’ignoranza, che sarebbe pronto a correggere questo errore, se ne fosse adeguatamente istruito.

L’eresia è la negazione di una verità rivelata della Fede, di un dogma. Tipicamente la Chiesa condannava l’eresia con l’anathema dichiarando, per esempio: ‘Se qualcuno dicesse che i Sacramenti della nuova legge siano più o meno di sette, anathema sit’ (concilio di Trento s.7, can.1); ‘anathema sit’ significa ‘sia escluso’, ed esprime il fatto che un eretico formale è escluso dalla Chiesa cattolica, che non appartiene ad essa, per sua colpa. E’ perciò un’opera di misericordia da parte della Chiesa, anzi un dovere grave, di dire a questa persona che lei sta nell’errore e di escluderla dalla comunione, affinchè possa pentirsi e tornare alla vera strada, all’Ovile santo. In breve, se non abbiamo capito il significato dell’eresia e dell’anatema, non scorgiamo la gravità, è perché non abbiamo capito il significato della Fede, o forse – Dio non voglia – siamo già coinvolti nell’eresia protestante e Modernista.

qui il terzo video del testo in catechesi

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7. La Fede protestante non è cristiana

Usiamo questo breve spazio per alcuni chiarimenti all’audio precedente sulla Fede e l’eresia protestante.

L’eredità del pensiero di Lutero la troviamo non solo nelle sette protestanti, ma da circa cinquant’anni anche in Seno della stessa Chiesa Cattolica e nella mentalità moderna in generale. Tra i cattolici d’oggi, questo pensiero protestante, lo troviamo nelle dottrine, talvolta mescolate con dottrine cattoliche, sull’autointerpretazione della Sacra Scrittura, in quegli atteggiamenti del concepire la Chiesa come istituzione di uomini e come ‘peccatrice’, e del concepire la Santa Messa come ‘cena, banchetto’ ove il sacerdote funge meramente da ‘presidente’, quasi fosse il protagonista del rito con l’assemblea, dove si balla senza più curarsi della Divina Presenza Reale di Gesù Ostia-Santa, per non parlare degli altri Sacramenti sviliti e ridotti ad una fede spirituale senza più LA GRAZIA.

Riscontriamo inoltre un soggettivismo radicale diffuso tra cattolici che non riescono a comprendere che la Fede è oggettivamente vera, e che la dobbiamo proclamare ed insegnare come tale, e invece cercano la comunione con altre confessioni o religioni nel nome di una ecumania indefinita e vaga; un soggettivismo radicale che si oppone ai concetti di dogma, eresia, ed anatema; un individualismo che cerca un diretto rapporto con Dio in tutto, prescindendo dalla Chiesa, dal sacerdozio o dai Sacramenti, in particolar modo la santa Messa domenicale e la Confessione. Alla luce di queste, seppur brevissime considerazioni, risulta difficile trovare il motivo per cui un cattolico possa oggi lodare Martin Lutero (e il protestantesimo), magnificarlo o definirlo “cristiano”.

Alcuni, infatti, lodano Lutero per una sua sincerità, fiducia, chiarezza su cui basa le sue dottrine, e la sua coscienziosità, ma tali qualità non hanno alcun valore se non si rapportano alla realtà oggettiva: il Vero oggettivo, ed il Bene oggettivo. Per Lutero non fu così, perché nella sua dottrina egli sostituisce la verità oggettiva con la sincerità; recide, taglia la Fede stessa dai criteri oggettivi che a queste danno valore: recide la fiducia dall’autorità di Dio e della Chiesa, recide la chiarezza dalle proprietà intrinseche della verità, e recide la coscienziosità dalla legge morale oggettiva a cui è ordinata. Ne consegue che sincerità, fiducia, la Fede stessa, chiarezza, e coscienziosità divengano meri stati mentali soggettivi, emotivi dell’individuo e moralmente indifferenti. Questi elementi rappresentano così solamente ulteriori manifestazioni del suo soggettivismo radicale e di un pensiero per nulla cristiano tanto che giunse ad affermare: ‘Pecca fortiter, Sed crede fortius-Pecca pure fortemente, ma sii ancora più forte nella tua Fede’…

No, non possiamo ascoltare Lutero e neppure chiunque oggi lo esalti. Il vero bene scaturito dalla rivoluzione protestante è quello che Dio, nella Sua misericordia infinita, si è degnato di trarre da tanti e così grandi mali: il grande bene che fu il Sacro Concilio di Trento, che ha codificato e stabilito per Sempre il Rito Romano della Santa Messa e ha definito dogmaticamente la Fede Divina e Cattolica sulla Sacra Scrittura, sulla Tradizione, sul Peccato Originale, sulla Giustificazione tramite Fede e opere, sui meriti, sui Sette Sacramenti, sul Purgatorio, sul Culto dei Santi e sulle Indulgenze, così che tutti i Cattolici di tutte le epoche successive potessero godere di quell’inesauribile fonte di grazia e di santità che è Catechismo Romano, e che potessero conoscere queste Verità eterne, accettarle in spirito di devota sottomissione e umiltà, e vivere Secondo queste per la gloria del Dio Trino ed Uno e per la salvezza delle loro anime.

Su Lutero si legga anche qui: Alle origini della protesta: Lutero https://cooperatores-veritatis.org/2014/10/31/alle-origini-della-protesta-lutero/

8. La Fede e la predestinazione

I cattolici credono nella predestinazione? La risposta potrebbe sorprendervi.
di Nicholas Senz – pubblicato il 14/03/19 da Aleteia

Eccoci davanti a uno dei misteri più profondi della Chiesa cristiana
Viviamo in un mondo di gratificazione istantanea e brevi intervalli di attenzione. “Se non otterrò la risposta in 280 caratteri non voglio ascoltarla”, sembra dire la mentalità prevalente. Quando si tratta di complesse questioni di fede, però, a volte la risposta breve può essere fuorviante.
L’ho sperimentato di recente durante una presentazione sulla Divina Provvidenza. Quando mancavano tre minuti allo scadere del tempo che mi era stato assegnato qualcuno ha alzato la mano dicendo: “Come si collega alla predestinazione?”
Ho cercato di eludere la domanda dicendo che non potevo esaurire il concetto in soli tre minuti, ma i presenti mi hanno pregato di dire qualcosa, e allora ho risposto: “Va bene. I cattolici credono alla predestinazione? Ovviamente sì!”
Tante sopracciglia si sono alzate, e una confusione silenziosa si è diffusa nella sala. Era un gruppo abbastanza catechizzato e riuscivo a immaginare cosa stessero pensando tutti i presenti.
“È un dogma della fede cattolica che i salvati, gli eletti, sono predestinati da Dio alla salvezza”, ho continuato. “Emerge chiaramente dalla Scrittura, dalla Tradizione e dall’insegnamento costante della Chiesa”.
“E il libero arbitrio?”, ha chiesto qualcuno.
“Ve l’avevo detto che non avrei potuto spiegarlo in tre minuti!”, ho replicato, promettendo una presentazione esauriente sul tema la settimana successiva.
Di fatto, la predestinazione è un’idea cattolica, e una parola cattolica. Ho tutta l’intenzione di reclamare ciò che è nostro.
La Scrittura esprime molto chiaramente l’idea che quelli che vengono salvati sono “chiamati” (Romani 8, 28), che Dio “ci ha eletti prima della creazione del mondo” (Efesini 1, 4) e che gli eredi di Cristo erediteranno il regno preparato per loro “fin dalla fondazione del mondo” (Matteo 25, 34).
È quindi un dogma di fede che Dio, per eterna risoluzione della sua volontà, abbia predestinato certi uomini alla beatitudine eterna.
Sappiamo che siamo salvati solo mediante il dono della grazia di Dio. Sappiamo che Dio conosce da sempre chi verrà salvato e chi no. Cosa significa? Che Dio dona la sua grazia solo ad alcuni e non ad altri? Che sceglie semplicemente a caso chi verrà salvato? Per dirla senza mezzi termini, se Dio predestina alcune persone per il Paradiso, non significa forse che predestina anche alcuni per l’Inferno?
Su questo punto la Chiesa è ferma: “Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1037). È un sollievo sentirlo!
Maria, nata «senza macchia»: il suo ruolo era predestinato?

Il Catechismo sottolinea che è possibile allontanarsi volontariamente da Dio, anche se la Chiesa non insegna che qualche persona particolare sia all’Inferno. Non sappiamo mai come opera la misericordia di Dio nella vita di una persona, perfino al momento della morte. Ad esempio, però, il Catechismo nota che a Erode e Pilato viene permesso da Dio di rifiutare la sua grazia. Il giovane ricco se ne va triste perché aveva molti beni. Sono persone che si sono evidentemente allontanate da Gesù, almeno per un po’, ma è stata una loro libera scelta, non una scelta di Dio.
E tuttavia ci sembra di trovarci in un vicolo cieco: sappiamo che la grazia di Dio è un puro dono e non si può guadagnare, e ad ogni modo sembrerebbe fondamentalmente ingiusto che Dio non doni la sua grazia a qualcuno in modo arbitrario, al di là di qualsiasi considerazione delle sue azioni – se ci lamentiamo di non aver ricevuto quel dono, non stiamo forse dicendo che ci era dovuto? Come uscire da questo circolo vizioso?
La Chiesa afferma anche inequivocabilmente che Dio offre a tutti una grazia sufficiente – ovvero la grazia sufficiente per volgersi a Lui e allontanarsi dal peccato. In altri termini, Dio offre a tutti la possibilità di salvarsi.
Questo problema del rapporto tra grazia e libero arbitrio, tra dono di Dio e le nostre scelte, è sempre stato uno dei misteri più profondi della fede cristiana. Sono state proposte molte teorie diverse relative a come funzioni questo rapporto (tomismo, molinismo, congruismo, tra le altre), ma nonostante le complessità e i misteri possiamo essere sicuri del fatto che Dio predestina i salvati al Cielo, ma non predestina nessuno all’Inferno. È questo l’errore di Giovanni Calvino e di altri riformatori protestanti, che di fronte al mistero della grazia hanno deciso erroneamente che l’Inferno poteva essere la volontà di Dio per certe anime. Non è affatto così!
La predestinazione è un argomento profondo che tocca molti aspetti della fede, e non si può spiegare in 3 minuti o 800 parole. Mentre lottiamo con questo mistero, possiamo comunque fare affidamento su queste sagge parole del Dottore della Grazia, Sant’Agostino:
Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te (Discorso 169)
Dio è buono, e Dio è giusto. Può salvare una persona senza opere buone, perché Egli è buono, ma non può condannare nessuno senza opere malvagie, perché Egli è giusto (Contro Giuliano).
La sua misericordia ci precede in tutto, ma assentire o dissentire dalla chiamata di Dio è una questione di volontà (Lo Spirito e la lettera 34, 60)

qui il quarto video del testo in catechesi

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