Ineffabilis Deus: l’Immacolata Concezione

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Pio IX
Ineffabilis Deus


Dio ineffabile, le vie del quale sono la misericordia e la verità; Dio, la cui volontà è onnipotente e la cui sapienza abbraccia con forza il primo e l’ultimo confine dell’universo e regge ogni cosa con dolcezza, previde fin da tutta l’eternità la tristissima rovina dell’intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo. Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di portare a compimento l’opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora più profondo – l’incarnazione del Verbo – affinché l’uomo (indotto al peccato dalla perfida malizia del diavolo) non andasse perduto, in contrasto con il suo proposito d’amore, e affinché venisse recuperato felicemente ciò che sarebbe caduto con il primo Adamo, fin dall’inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne, sarebbe nato nella felice pienezza dei tempi. E tale Madre circondò di tanto amore, preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei sola con un atto di esclusiva benevolenza. Per questo, attingendo dal tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi – dell’abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che nessuno, all’infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente.

Era certo sommamente opportuno che una Madre degna di tanto onore rilucesse perennemente adorna degli splendori della più perfetta santità e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato originale, riportasse il pieno trionfo sull’antico serpente. Dio Padre dispose di dare a Lei il suo unico Figlio, generato dal suo seno uguale a sé, e che ama come se stesso, in modo tale che fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; lo stesso Figlio scelse di farne la sua vera Madre, e lo Spirito Santo volle e operò perché da Lei fosse concepito e generato Colui dal quale egli stesso procede.

La Chiesa Cattolica che – da sempre ammaestrata dallo Spirito Santo – è il basilare fondamento della verità, considerando come dottrina rivelata da Dio, compresa nel deposito della celeste rivelazione, questa innocenza originale dell’augusta Vergine unitamente alla sua mirabile santità, in perfetta armonia con l’eccelsa dignità di Madre di Dio, non ha mai cessato di presentarla, proporla e sostenerla con molteplici argomentazioni e con atti solenni sempre più frequenti. Proprio la Chiesa, non avendo esitato a proporre la Concezione della stessa Vergine al pubblico culto e alla venerazione dei fedeli, ha offerto un’inequivocabile conferma che questa dottrina, presente fin dai tempi più antichi, era intimamente radicata nel cuore dei fedeli e veniva mirabilmente diffusa dall’impegno e dallo zelo dei Vescovi nel mondo cattolico. Con questo atto significativo mise in evidenza che la Concezione della Vergine doveva essere venerata in modo singolare, straordinario e di gran lunga superiore a quello degli altri uomini: pienamente santo, dal momento che la Chiesa celebra solamente le feste dei Santi.

Per questo essa era solita inserire negli uffici ecclesiastici e nella sacra Liturgia, riferendole anche alle origini della Vergine, le stesse identiche parole impiegate dalla Sacra Scrittura per parlare della Sapienza increata e per descriverne le origini eterne, perché entrambe erano state preordinate nell’unico e identico decreto dell’Incarnazione della Divina Sapienza.

Sebbene tutte queste cose, condivise quasi ovunque dai fedeli, dimostrino con quanta cura la stessa Chiesa Romana, madre e maestra di tutte le Chiese, abbia seguito la dottrina dell’Immacolata Concezione della Vergine, tuttavia meritano di essere elencati, uno per uno, gli atti più importanti della Chiesa in questa materia, perché assai grandi sono la sua dignità e la sua autorità, quali si addicono ad una simile Chiesa: è lei il centro della verità cattolica e dell’unità; in lei sola fu custodita fedelmente la religione; da lei tutte le altre Chiese devono attingere la tradizione della fede.

Dunque, questa stessa Chiesa Romana ritenne che non potesse esserci niente di più meritevole che affermare, tutelare, propagandare e difendere, con ogni più eloquente mezzo, l’Immacolata Concezione della Vergine, il suo culto e la sua dottrina. Tutto questo è testimoniato e messo in evidenza, in modo assolutamente inequivocabile, da innumerevoli e straordinari, atti dei Romani Pontefici Nostri Predecessori, ai quali, nella persona del Principe degli Apostoli, fu affidato, per volere divino, dallo stesso Cristo Signore il supremo compito e il potere di pascere gli agnelli e le pecore, di confermare nella fede i fratelli, di reggere e governare tutta la Chiesa.

I Nostri Predecessori infatti si vantarono grandemente, avvalendosi della loro autorità Apostolica, di avere istituito nella Chiesa Romana la festa della Concezione con Ufficio e Messa proprii, per mezzo dei quali veniva affermato, con la massima chiarezza, il privilegio dell’immunità dalla macchia originale; di aver rafforzato, circondato di ogni onore, promosso e accresciuto con ogni mezzo il culto già stabilito, sia con la concessione di Indulgenze, sia accordando alle città, alle province e ai regni la facoltà di scegliere come Patrona la Madre di Dio sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, sia con l’approvazione di Confraternite, di Congregazioni e di Famiglie religiose, costituite per onorare l’Immacolata Concezione, sia con il tributare lodi alla pietà di coloro che avevano eretto monasteri, ospizi, altari e templi dedicati all’Immacolata Concezione, oppure si erano impegnati, con un solenne giuramento, a difendere strenuamente l’Immacolata Concezione della Madre di Dio.

Provarono anche l’immensa gioia di decretare che la festa della Concezione dovesse essere considerata da tutta la Chiesa, con la stessa dignità e importanza della Natività; inoltre, che fosse celebrata ovunque come solennità insignita di ottava e da tutti santificata come festa di precetto, e che ogni anno si tenesse nella Nostra Patriarcale Basilica Liberiana una Cappella Papale nel giorno santo dell’Immacolata Concezione.

Spinti dal desiderio di rafforzare, ogni giorno di più, nell’animo dei fedeli questa dottrina dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio e di stimolare la loro pietà al culto e alla venerazione della Vergine concepita senza peccato originale, furono lietissimi di concedere la facoltà che venisse pronunciata ad alta voce la Concezione Immacolata della Vergine nelle Litanie Lauretane e nello stesso Prefazio della Messa, affinché i dettami della fede trovassero conferma nelle norme della preghiera.

Noi quindi, seguendo le orme di Predecessori così illustri, non solo abbiamo approvato e accolto tutto ciò che è stato da loro deciso con tanta devozione e con tanta saggezza, ma, memori di ciò che aveva disposto Sisto IV, abbiamo confermato, con la Nostra autorità, l’Ufficio proprio dell’Immacolata Concezione e, con sensi di profonda gioia, ne abbiamo concesso l’uso a tutta la Chiesa.

Ma poiché tutto ciò che si riferisce al culto è strettamente connesso con il suo oggetto e non può rimanere stabile e duraturo se questo oggetto è incerto e non ben definito, i Romani Pontefici Nostri Predecessori, mentre impiegavano tutta la loro sollecitudine per accrescere il culto della Concezione, si preoccuparono anche di chiarirne e di inculcarne con ogni mezzo l’oggetto e la dottrina. Insegnarono infatti, in modo chiaro ed inequivocabile, che si celebrasse la festa della Concezione della Vergine e respinsero quindi, come falsa e assolutamente contraria al pensiero della Chiesa, l’opinione di coloro che ritenevano ed affermavano che da parte della Chiesa non si onorava la Concezione ma la santificazione di Maria. Né ritennero che si potesse procedere con minore decisione contro coloro che, al fine di sminuire la dottrina sull’Immacolata Concezione della Vergine, avendo escogitato una distinzione fra il primo istante e il secondo momento della Concezione, affermavano che si celebrava sì la Concezione, ma non quella del primo iniziale momento.

Gli stessi Nostri Predecessori stimarono loro preciso dovere difendere e sostenere, con tutto l’impegno, sia la festa della Concezione della Beatissima Vergine, sia la Concezione dal suo primo istante come vero oggetto del culto. Di qui le parole assolutamente decisive, con le quali Alessandro VII, Nostro Predecessore, mise in evidenza il vero pensiero della Chiesa. Egli si espresse in questi termini: “È sicuramente di antica data la particolare devozione verso la Beatissima Madre, la Vergine Maria, da parte dei fedeli: infatti erano convinti che la sua anima – fin dal primo istante della sua creazione e della sua infusione nel corpo – fosse stata preservata immune dalla macchia del peccato originale per una speciale grazia e per un singolare privilegio di Dio, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Figlio suo e Redentore del genere umano. Animati da tale persuasione, circondavano di onore e celebravano la festa della Concezione con un rito solenne” [ALEXANDER VII, Const. Sollicitudo omnium Ecclesiarum, 8 decembris 1661] .

E fu proprio impegno primario dei Nostri Predecessori custodire con ogni cura, zelo e sforzo, perfettamente integra la dottrina dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio. Infatti non solo non tollerarono mai che la stessa dottrina venisse in qualche modo biasimata e travisata da chicchessia, ma, spingendosi ben oltre, asserirono, con chiare e reiterate dichiarazioni, che la dottrina, con la quale professiamo l’Immacolata Concezione della Vergine, era e doveva essere considerata a pieno titolo assolutamente conforme al culto della Chiesa; era antica e quasi universalmente riconosciuta, tale da essere fatta propria dalla Chiesa Romana, con l’intento di assecondarla e custodirla, e del tutto degna di aver parte nella stessa Sacra Liturgia e nelle preghiere più solenni.

Non contenti di ciò, affinché la dottrina dell’Immacolato Concepimento della Vergine si mantenesse integra, vietarono, con la più grande severità, che ogni opinione contraria a questa dottrina potesse essere sostenuta sia in pubblico che in privato e la vollero colpita a morte. A queste ripetute e chiarissime dichiarazioni, perché non risultassero vane, aggiunsero delle sanzioni. Tutto questo è stato riassunto dal Nostro venerato Predecessore Alessandro VII con le seguenti parole:

“Considerando che la Santa Chiesa Romana celebra solennemente la festa della Concezione dell’Intemerata e sempre Vergine Maria, e che, al riguardo, ha un tempo composto un Ufficio proprio e specifico in ossequio alla pia, devota e lodevole disposizione emanata dal Nostro Predecessore Sisto IV; volendo Noi pure favorire, sull’esempio dei Romani Pontefici Nostri Predecessori, questa lodevole e pia devozione, questa festa e questo culto, prestato conformemente a quella direttiva e che dalla sua istituzione non ha subito, nella Chiesa Romana, alcun mutamento; volendo anche salvaguardare questa particolare forma di pietà e di devozione nel rendere onore e nel celebrare la Beatissima Vergine preservata dal peccato originale con un atto preventivo della grazia dello Spirito Santo; desiderando inoltre conservare nel gregge di Cristo l’unità dello spirito nel vincolo della pace, dopo aver placato i motivi di scontro e le dispute e aver rimosso gli scandali; accogliendo le istanze e le suppliche a Noi rivolte dai Vescovi sopra ricordati, unitamente ai Capitoli delle loro Chiese, dal Re Filippo e dai suoi Regni; rinnoviamo le Costituzioni e i Decreti emanati dai Romani Pontefici Nostri Predecessori, soprattutto da Sisto IV, da Paolo V e da Gregorio XV, per avvalorare l’affermazione intesa a sostenere che l’anima della Beata Vergine Maria, nella sua creazione e nell’infusione nel corpo, ebbe il dono della grazia dello Spirito Santo e fu preservata dal peccato originale; per favorire la festa e il culto della stessa Concezione della Vergine Madre di Dio, in linea con la pia proposizione suesposta, decretiamo che tali Costituzioni e Decreti siano osservati, sotto pena d’incorrere nelle censure e nelle altre sanzioni previste nelle Costituzioni stesse.

“Decretiamo che quanti ardiranno interpretare le Costituzioni e i Decreti citati in modo da vanificare il favore reso, per mezzo loro, alla sunnominata affermazione, alla festa e al culto prestato nel rispetto della stessa; avranno osato mettere in discussione questa affermazione, questa festa e questo culto, o prendere posizione contro di essa in qualunque modo, direttamente o indirettamente, ricorrendo a qualsivoglia pretesto, sia pure con l’intento di esaminarne la sua definibilità e di spiegare e di interpretare, al riguardo, la Sacra Scrittura, i Santi Padri, e i Dottori; o ancora farsi forti di ogni altro possibile pretesto od occasione e poter quindi esprimere, dichiarare, trattare, disputare a voce e per iscritto, precisando, affermando e adducendo qualche argomentazione contro di essa, senza portarla a compimento; dissertare infine contro di essa in qualsiasi altro modo, addirittura fuori dell’immaginabile; [decretiamo] che siano privati anche della facoltà di predicare, di leggere, di insegnare e di dissertare in pubblico; di aver voce attiva e passiva in ogni tipo di elezioni, senza bisogno di alcuna dichiarazione. Incorreranno dunque, ipso facto, nella pena della perpetua interdizione di predicare, di leggere, di insegnare e di dissertare in pubblico.

“Da queste pene essi potranno essere assolti o dispensati solamente da Noi o dai Romani Pontefici Nostri Successori. Intendiamo anche sottoporli, ed effettivamente con la presente li sottoponiamo, ad altre pene da infliggere a Nostro insindacabile giudizio e dei Romani Pontefici Nostri Successori, mentre rinnoviamo le Costituzioni e i Decreti di Paolo V e di Gregorio XV sopra ricordati.

“Dichiariamo inaccettabili, e le sottoponiamo alle pene e alle censure contenute nell’Indice dei libri proibiti, le pubblicazioni nelle quali vengono messi in dubbio quella affermazione, la festa e il culto approvato; viene scritto, o vi si possa leggere, alcunché di contrario a ciò che è stato sopra riportato; trovino spazio discorsi, prediche, trattati, dissertazioni che ne avversano il contenuto. Ordiniamo e decretiamo che siffatti libri siano, ipso facto, da considerare espressamente proibiti, senza attendere una specifica dichiarazione”.

D’altra parte tutti sanno con quanto zelo questa dottrina dell’Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio sia stata tramandata, sostenuta e difesa dalle più illustri Famiglie religiose, dalle più celebri Accademie teologiche e dai Dottori più versati nella scienza delle cose divine. Tutti parimenti conoscono quanto siano stati solleciti i Vescovi nel sostenere in pubblico, anche nelle assemblee ecclesiastiche, che la santissima Vergine Maria, Madre di Dio, in previsione dei meriti del Redentore Gesù Cristo, non fu mai soggetta al peccato ma, del tutto preservata dalla colpa originale, fu redenta in una maniera più sublime.

A tutto ciò si aggiunge il fatto, decisamente assai rilevante e del massimo peso, che lo stesso concilio di Trento, quando promulgò il decreto dogmatico sul peccato originale, nel quale, sulla scorta delle testimonianze della Sacra Scrittura, dei Santi Padri e dei più autorevoli Concili, stabilì e definì che tutti gli uomini nascono affetti dal peccato originale, dichiarò tuttavia solennemente che non era sua intenzione comprendere in quel decreto, e nell’ambito di una definizione così generale, la Beata ed Immacolata Vergine Maria Madre di Dio.

Con tale dichiarazione infatti i Padri Tridentini indicarono con sufficiente chiarezza, tenendo conto della situazione del tempo, che la Beatissima Vergine fu esente dalla colpa originale. Indicarono perciò apertamente che dalle divine Scritture, dalla tradizione, dall’autorità dei Padri, niente poteva essere desunto che fosse in contrasto con questa prerogativa della Vergine.

Per la verità, illustri monumenti di veneranda antichità della Chiesa orientale ed occidentale testimoniano con assoluta certezza che questa dottrina dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine, che, giorno dopo giorno, è stata magnificamente illustrata, proclamata e confermata dall’autorevolissimo sentimento, dal magistero, dallo zelo, dalla scienza e dalla saggezza della Chiesa e si è diffusa in modo tanto prodigioso presso tutti i popoli e le nazioni del mondo cattolico, è da sempre esistita nella Chiesa stessa come ricevuta dagli antenati e contraddistinta dalle caratteristiche della dottrina rivelata.

Infatti la Chiesa di Cristo, fedele custode e garante dei dogmi a lei affidati, non ha mai apportato modifiche ad essi, non vi ha tolto o aggiunto alcunché, ma trattando con ogni cura, in modo accorto e sapiente, le dottrine del passato per scoprire quelle che si sono formate nei primi tempi e che la fede dei Padri ha seminato, si preoccupa di limare e di affinare quegli antichi dogmi della Divina Rivelazione, perché ne ricevano chiarezza, evidenza e precisione, ma conservino la loro pienezza, la loro integrità e la loro specificità e si sviluppino soltanto nella loro propria natura, cioè nell’ambito del dogma, mantenendo inalterati il concetto e il significato.

In verità, i Padri e gli scrittori ecclesiastici, ammaestrati dalle parole divine – nei libri elaborati con cura per spiegare la Scrittura, per difendere i dogmi e per istruire i fedeli – non trovarono niente di più meritevole di attenzione del celebrare ed esaltare, nei modi più diversi ed ammirevoli, l’eccelsa santità, la dignità e l’immunità della Vergine da ogni macchia di peccato e la sua vittoria sul terribile nemico del genere umano. Per tale motivo, mentre commentavano le parole con le quali Dio, fin dalle origini del mondo, annunciando i rimedi della sua misericordia approntati per la rigenerazione degli uomini, rintuzzò l’audacia del serpente ingannatore e rialzò mirabilmente le speranze del genere umano: “Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua stirpe“, essi insegnarono che con questa divina profezia fu chiaramente e apertamente indicato il misericordioso Redentore del genere umano, cioè il Figliuolo Unigenito di Dio, Gesù Cristo; fu anche designata la sua beatissima Madre, la Vergine Maria, e, nello stesso tempo, fu nettamente espressa l’inimicizia dell’uno e dell’altra contro il demonio. Ne conseguì che, come Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, assunta la natura umana, annientò il decreto di condanna esistente contro di noi, inchiodandolo da trionfatore sulla Croce, così la santissima Vergine, unita con Lui da un legame strettissimo ed indissolubile, poté esprimere, con Lui e per mezzo di Lui, un’eterna inimicizia contro il velenoso serpente e, riportando nei suoi confronti una nettissima vittoria, gli schiacciò la testa con il suo piede immacolato.

Di questo nobile e singolare trionfo della Vergine, della sua straordinaria innocenza, purezza e santità, della sua immunità da ogni macchia di peccato, della sua ineffabile abbondanza di tutte le grazie divine, di tutte le virtù e di tutti i privilegi a Lei donati, gli stessi Padri videro una figura sia nell’Arca di Noè che, voluta per ordine di Dio, scampò del tutto indenne al diluvio universale; sia in quella scala che Giacobbe vide ergersi da terra fino al cielo, e lungo la quale salivano e scendevano gli angeli di Dio e alla cui sommità stava il Signore stesso; sia in quel roveto che Mosè vide nel luogo santo avvolto completamente dalle fiamme e, pur immerso in un fuoco crepitante, non si consumava né pativa alcun danno ma continuava ad essere verde e fiorito; sia in quella torre inespugnabile, eretta di fronte al nemico, dalla quale pendono mille scudi e tutte le armature dei forti; sia in quell’orto chiuso che non può essere violato né devastato da alcun assalto insidioso; sia in quella splendente città di Dio che ha le sue fondamenta sui monti santi; sia in quell’eccelso tempio di Dio che, rifulgendo degli splendori divini, è ricolmo della gloria del Signore; sia in tutti gli altri innumerevoli segni dello stesso genere che, secondo il pensiero dei Padri, preannunciavano cose straordinarie sulla dignità della Madre di Dio, sulla sua illibata innocenza e sulla sua santità, mai soggetta ad alcuna macchia.

Per descrivere debitamente quest’insieme di doni celesti e l’innocenza originale della Vergine dalla quale è nato Gesù, i Padri ricorsero alle parole dei Profeti ed esaltarono questa divina, santa Vergine, come una pura colomba, come una Santa Gerusalemme, come un eccelso trono di Dio, come un’arca della santificazione, come la casa che l’eterna Sapienza si è edificata, come quella Regina straordinaria che, ricolma di delizie e appoggiata al suo Diletto, uscì dalla bocca dell’Altissimo assolutamente perfetta e bella, carissima a Dio e mai contaminata da alcuna macchia di peccato.

Siccome poi gli stessi Padri e gli scrittori ecclesiastici erano pienamente convinti che l’Angelo Gabriele, nel dare alla beatissima Vergine l’annuncio dell’altissima dignità di Madre di Dio, l’aveva chiamata, in nome e per comando di Dio stesso, piena di grazia, insegnarono che con questo singolare e solenne saluto, mai udito prima di allora, si proclamava che la Madre di Dio era la sede di tutte le grazie divine, era ornata di tutti i carismi dello Spirito Santo, anzi era un tesoro quasi infinito e un abisso inesauribile di quegli stessi doni divini, a tal punto che, non essendo mai stata soggetta a maledizione ma partecipe, insieme con il suo Figlio, di eterna benedizione, meritò di essere chiamata da Elisabetta, mossa dallo Spirito di Dio: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno“.

Da tutto ciò derivò il loro concorde e ben documentato pensiero che, in forza di tutti questi doni divini, la gloriosissima Vergine, per la quale “grandi cose ha fatto colui che è potente“, rifulse di tale pienezza di grazia e di tale innocenza da diventare l’ineffabile miracolo di Dio, anzi il culmine di tutti i miracoli e quindi degna Madre di Dio, la più vicina a Dio, nella misura in cui ciò è possibile ad una creatura, superiore a tutte le lodi angeliche ed umane.

Per questo motivo, con l’intento di dimostrare l’innocenza e la giustizia originale della Madre di Dio, i Padri non solo la paragonarono spessissimo ad Eva ancora vergine, innocente, non corrotta e non ancora caduta nei lacci delle mortali insidie del serpente ingannatore, ma la anteposero a lei con una meravigliosa varietà di parole e di espressioni. Eva infatti, avendo dato ascolto disgraziatamente al serpente, decadde dall’innocenza originale e divenne sua schiava, mentre la beatissima Vergine accrebbe continuamente il primitivo dono e, senza mai ascoltare il serpente, con la forza ricevuta da Dio ne annientò la violenza e il potere.

Perciò non si stancarono mai di proclamarla giglio tra le spine; terra assolutamente inviolata, verginale, illibata, immacolata, sempre benedetta e libera da ogni contagio di peccato, dalla quale è stato formato il nuovo Adamo; giardino delle delizie piantato da Dio stesso, senza difetti, splendido, abbondantemente ornato di innocenza e di immortalità e protetto da tutte le insidie del velenoso serpente; legno immarcescibile che il tarlo del peccato mai poté intaccare; fonte sempre limpida e segnata dalla potenza dello Spirito Santo; tempio esclusivo di Dio; tesoro di immortalità; unica e sola figlia, non della morte, ma della vita; germoglio di grazia e non d’ira che, per uno speciale intervento della provvidenza divina, è spuntato, sempre verde e ammantato di fiori, da una radice corrotta e contaminata.

Ma come se tutte queste espressioni non bastassero, pur essendo straordinarie, i Padri formularono specifiche e stringenti argomentazioni per affermare che, parlando del peccato, non poteva in alcun modo essere chiamata in causa la santa Vergine Maria, perché a Lei era stata elargita la grazia in misura superiore per vincere ogni specie di peccato. Asserirono quindi che la gloriosissima Vergine fu la riparatrice dei progenitori, la fonte della vita per i posteri. Scelta e preparata dall’Altissimo da tutta l’eternità e da Lui preannunciata quando disse al serpente: “Porrò inimicizia fra te e la donna“, schiacciò veramente la testa di quel velenoso serpente.

Sostennero dunque che la beatissima Vergine fu, per grazia, immune da ogni macchia di peccato ed esente da qualsivoglia contaminazione del corpo, dell’anima e della mente. Unita in un intimo rapporto e congiunta da un eterno patto di alleanza con Dio, non fu mai preda delle tenebre, ma fruì di una luce perenne e risultò degnissima dimora di Cristo, non per le qualità del corpo, ma per lo stato originale di grazia.

Parlando della Concezione della Vergine, i Padri aggiunsero espressioni assai significative, con le quali attestarono che la natura cedette il passo alla grazia e si trovò incapace a svolgere il suo compito. Non poteva infatti accadere che la Vergine Madre di Dio potesse essere concepita da Anna, prima che la grazia sortisse il suo effetto. Così doveva essere concepita la primogenita, dalla quale doveva poi essere concepito il Primogenito di ogni creatura.

Proclamarono che la carne della Vergine, derivata da Adamo, non ne contrasse le macchie, e che la beatissima Vergine fu quindi il tabernacolo creato da Dio stesso, formato dallo Spirito Santo, capolavoro di autentica porpora, al quale diede ornamento quel nuovo Beseleel ricamandolo variamente in oro. Fu a buon diritto esaltata come il primo vero capolavoro di Dio: sfuggita ai dardi infuocati del maligno, entrò nel mondo, bella per natura e assolutamente estranea al peccato nella sua Concezione Immacolata, come l’aurora che spande tutt’intorno la sua luce.

Non era infatti conveniente che quel vaso di elezione fosse colpito dal comune disonore, perché assai diverso da tutti gli altri, di cui condivide la natura ma non la colpa. Al contrario era assolutamente conveniente che come l’Unigenito aveva in cielo un Padre, che i Cherubini esaltano tre volte santo, avesse sulla terra una Madre mai priva dello splendore della santità.

Proprio questa dottrina era a tal punto radicata nella mente e nell’animo degli antenati, che divenne abituale l’uso di uno speciale e straordinario linguaggio. Lo impiegarono spessissimo per chiamare la Madre di Dio Immacolata, del tutto Immacolata; innocente, anzi innocentissima; illibata nel modo più eccelso; santa e assolutamente estranea al peccato; tutta pura, tutta intemerata, anzi l’esemplare della purezza e dell’innocenza; più bella della bellezza; più leggiadra della grazia; più santa della santità; la sola santa, purissima nell’anima e nel corpo, che si spinse oltre la purezza e la verginità; la sola che diventò, senza riserve, la dimora di tutte le grazie dello Spirito Santo, e che si innalzò al di sopra di tutti, con l’eccezione di Dio: per natura, più bella, più graziosa e più santa degli stessi Cherubini e Serafini e di tutte le schiere degli Angeli. Nessun linguaggio, né del cielo né della terra, può bastare per tesserne le lodi.

Nessuno ignora che la celebrazione di Lei fu, con tutta naturalezza, introdotta nelle memorie della santa Liturgia e negli Uffici ecclesiastici. Tutti li pervade e li domina per larghi tratti. La Madre di Dio vi è invocata ed esaltata come incorrotta colomba di bellezza, rosa sempre fresca. Essendo purissima sotto ogni aspetto, eternamente immacolata e beata, viene celebrata come l’innocenza stessa, che non fu mai violata, e come la nuova Eva che ha generato l’Emmanuele.

Non vi è dunque niente di straordinario se i Pastori della Chiesa e i popoli fedeli si sono compiaciuti, ogni giorno di più, di professare con tanta pietà, con tanta devozione e con tanto amore la dottrina dell’Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio, che, a giudizio dei Padri, è stata inserita nella Sacra Scrittura, è stata trasmessa dalle loro numerose e importantissime testimonianze, è stata manifestata e celebrata con tanti insigni monumenti del venerando tempo antico, è stata proposta e confermata dal più alto e autorevole magistero della Chiesa. Pastori e popolo niente ebbero di più dolce e di più caro che onorare, venerare, invocare ed esaltare ovunque, con tutto l’ardore del cuore, la Vergine Madre di Dio concepita senza peccato originale. Per questo già dai tempi antichi i Vescovi, gli uomini di chiesa, gli Ordini regolari, gli stessi Imperatori e Re chiesero, con insistenza, che questa Sede Apostolica definisse l’Immacolata Concezione della Madre di Dio come dogma della fede cattolica. Queste richieste sono state nuovamente ripetute nei tempi più recenti, specialmente al Nostro Predecessore Gregorio XVI di felice memoria, e sono state rivolte anche a Noi dai Vescovi, dal Clero secolare, da Famiglie religiose, da Sovrani e da popoli fedeli.

Poiché dunque, con straordinaria gioia del Nostro cuore, avevamo piena conoscenza di tutto ciò e ne comprendevamo l’importanza, non appena siamo stati innalzati, sebbene immeritevoli, per un misterioso disegno della divina Provvidenza, a questa sublime Cattedra di Pietro, ed assumemmo il governo di tutta la Chiesa, abbiamo ritenuto che non ci fosse niente di più importante, sorretti anche dalla profonda devozione, pietà e amore nutriti fin dalla fanciullezza per la santissima Vergine Maria Madre di Dio, del portare a compimento tutto ciò che poteva ancora essere nelle aspettative della Chiesa, per accrescere il tributo di onore alla beatissima Vergine e per metterne ancora più in luce le prerogative.

Volendo tuttavia procedere con grande prudenza, abbiamo costituito una speciale Congregazione di Nostri Venerabili Fratelli, Cardinali di Santa Romana Chiesa, illustri per la pietà, per la competenza e per la conoscenza delle cose divine; abbiamo pure scelto uomini del Clero secolare e regolare, particolarmente versati nelle discipline teologiche, perché esaminassero con ogni cura tutto ciò che riguarda l’Immacolata Concezione della Vergine e presentassero a Noi le loro conclusioni.

Quantunque già dalle istanze, da Noi ricevute per patrocinare l’eventuale definizione dell’Immacolata Concezione della Vergine, risultasse chiaro il pensiero di molti Vescovi, tuttavia abbiamo inviato ai Venerabili Fratelli Vescovi di tutto il mondo cattolico una Lettera Enciclica, scritta a Gaeta il 2 febbraio 1849, perché, dopo aver rivolto preghiere a Dio, Ci comunicassero per iscritto quali fossero la pietà e la devozione dei loro fedeli nei confronti dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio e, soprattutto, quale fosse il loro personale pensiero sulla proposta di questa definizione e quali fossero i loro auspici, al fine di poter esprimere il Nostro decisivo giudizio nel modo più autorevole possibile.

Non è certo stata di poco peso la consolazione che abbiamo provato, quando Ci pervennero le risposte di quei Venerabili Fratelli. Infatti nelle loro lettere, pervase da incredibile compiacimento, gioia ed entusiasmo, Ci confermarono nuovamente, non solo la straordinaria pietà e i sentimenti che essi stessi, il loro Clero e il popolo fedele nutrivano verso l’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine, ma Ci supplicarono anche, con voto pressoché unanime, che l’Immacolata Concezione della Vergine venisse definita con un atto decisivo del Nostro ufficio e della Nostra autorità.

Nel frattempo abbiamo gustato una gioia non certo minore, quando i Nostri Venerabili Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa, della speciale Congregazione sopra ricordata, e i citati teologi da Noi scelti come esperti, dopo aver proceduto con tutta l’attenzione ad un impegnativo e meticoloso esame della questione, Ci chiesero con insistenza la definizione dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio.

Dopo queste premesse, seguendo le prestigiose orme dei Nostri Predecessori, desiderando procedere nel rispetto delle norme canoniche, abbiamo tenuto un Concistoro, nel quale abbiamo parlato ai Nostri Venerabili Fratelli, Cardinali di Santa Romana Chiesa, e, con la più grande consolazione del Nostro animo, li abbiamo uditi rivolgerci l’insistente richiesta perché decidessimo di emanare la definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio.

Essendo quindi fermamente convinti nel Signore che fossero maturati i tempi per definire l’Immacolata Concezione della santissima Vergine Maria Madre di Dio, che la Sacra Scrittura, la veneranda Tradizione, il costante sentimento della Chiesa, il singolare consenso dei Vescovi e dei fedeli, gli atti memorabili e le Costituzioni dei Nostri Predecessori mirabilmente illustrano e spiegano; dopo aver soppesato con cura ogni cosa e aver innalzato a Dio incessanti e fervide preghiere; ritenemmo che non si potesse più in alcun modo indugiare a ratificare e a definire, con il Nostro supremo giudizio, l’Immacolata Concezione della Vergine, e così soddisfare le sacrosante richieste del mondo cattolico, appagare la Nostra devozione verso la santissima Vergine e, nello stesso tempo, glorificare sempre più in Lei il suo Figlio Unigenito, il Signore Nostro Gesù Cristo, perché ogni tributo di onore reso alla Madre ridonda sul Figlio.

Perciò, dopo aver presentato senza interruzione, nell’umiltà e nel digiuno, le Nostre personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a Dio Padre per mezzo del suo Figlio, perché si degnasse di dirigere e di confermare la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato l’assistenza dell’intera Corte celeste e dopo aver invocato con gemiti lo Spirito Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli.

Se qualcuno dunque avrà la presunzione di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!), sappia con certezza di aver pronunciato la propria condanna, di aver subito il naufragio nella fede, di essersi separato dall’unità della Chiesa, e, se avrà osato rendere pubblico, a parole o per iscritto o in qualunque altro modo, ciò che pensa, sappia di essere incorso, ipso facto, nelle pene comminate dal Diritto.

La Nostra bocca è veramente piena di gioia e la Nostra lingua di esultanza. Innalziamo dunque a Gesù Cristo Signore Nostro i più umili e sentiti ringraziamenti perché, pur non avendone i meriti, Ci ha concesso, per una grazia particolare, di offrire e di decretare questo onore e questo tributo di gloria alla sua santissima Madre.

Fondiamo senz’altro le nostre attese su un fatto di sicura speranza e di pieno convincimento. La stessa beatissima Vergine che, tutta bella e immacolata, schiacciò la testa velenosa del crudelissimo serpente e recò al mondo la salvezza; la Vergine, che è gloria dei Profeti e degli Apostoli, onore dei Martiri, gioia e corona di tutti i Santi, sicurissimo rifugio e fedelissimo aiuto di chiunque è in pericolo, potentissima mediatrice e avvocata di tutto il mondo presso il suo Unigenito Figlio, fulgido e straordinario ornamento della santa Chiesa, incrollabile presidio che ha sempre schiacciato le eresie, ha liberato le genti e i popoli fedeli da ogni sorta di disgrazie e ha sottratto Noi stessi ai numerosi pericoli che Ci sovrastavano, voglia, con il suo efficacissimo patrocinio, portare aiuto alla santa Madre, la Chiesa Cattolica, perché, rimosse tutte le difficoltà, sconfitti tutti gli errori, essa possa, ogni giorno di più, prosperare e fiorire presso tutti i popoli e in tutti i luoghi, “dall’uno all’altro mare, e dal fiume fino agli estremi confini della terra“, e possa godere pienamente della pace, della tranquillità e della libertà. Voglia inoltre intercedere perché i colpevoli ottengano il perdono, gli ammalati il rimedio, i pusillanimi la forza, gli afflitti la consolazione, i pericolanti l’aiuto, e tutti gli erranti, rimossa la caligine della mente, possano far ritorno alla via della verità e della giustizia, e si faccia un solo ovile e un solo pastore.

Ascoltino queste Nostre parole tutti i carissimi figli della Chiesa Cattolica e, con un ancor più convinto desiderio di pietà, di devozione e di amore, continuino ad onorare, ad invocare e a supplicare la beatissima Vergine Maria, Madre di Dio, concepita senza peccato originale, e si rifugino, con piena fiducia, presso questa dolcissima Madre di misericordia e di grazia in ogni momento di pericolo, di difficoltà, di bisogno e di trepidazione. Sotto la sua guida, la sua protezione, la sua benevolenza, il suo patrocinio, non vi può essere motivo né di paura, né di disperazione, perché, nutrendo per noi un profondo sentimento materno e avendo a cuore la nostra salvezza, abbraccia con il suo amore tutto il genere umano. Essendo stata costituita dal Signore Regina del Cielo e della terra, e innalzata al di sopra di tutti i Cori degli Angeli e delle schiere dei Santi, sta alla destra del suo Figlio Unigenito, Signore Nostro Gesù Cristo e intercede con tutta l’efficacia delle sue materne preghiere: ottiene ciò che chiede e non può restare inascoltata.

Da ultimo, perché questa Nostra definizione dell’Immacolata Concezione della beatissima Vergine Maria possa essere portata a conoscenza di tutta la Chiesa, decidiamo che la presente Nostra Lettera Apostolica resti a perenne ricordo, e ordiniamo che a tutte le trascrizioni, o copie, anche stampate, sottoscritte per mano di qualche pubblico notaio e munita del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti la stessa fede che si presterebbe alla presente se fosse esibita o mostrata.

Nessuno pertanto si permetta di violare il contenuto di questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o abbia l’ardire temerario di avversarlo e di trasgredirlo. Se qualcuno, poi, osasse tentarlo, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso San Pietro, nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1854, il giorno 8 dicembre, nell’anno nono del Nostro Pontificato.


  Magistero pontificio – Copertina  

RICORDA CHE:

Immacolata Concezione, da Duns Scoto la spiegazione decisiva

Il dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria fu solennemente proclamato in Vaticano dal Beato Pio IX l’8 dicembre 1854, a coronamento di una storia secolare di devozione popolare e dispute teologiche.

Che la Madonna fosse Immacolata, cioè “senza macchia”, era convinzione antichissima nella Chiesa. Il popolo di Dio, mosso dal soprannaturale sensus fidei, già da secoli venerava la Madre di Dio come tutta pura, tutta santa, illibata e analoghi attributi. Il titolo di Immacolata già compariva in diversi testi liturgici e Papa Alessandro VII, due secoli addietro, aveva stabilito rigide pene canoniche per coloro che avessero predicato una dottrina in contrasto con quella dell’esenzione di Maria Santissima dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.[1]

Anche il Concilio di Trento, quando – nel promulgare il decreto dogmatico sul peccato originale – “stabilì e definì che tutti gli uomini nascono affetti dal peccato originale, dichiarò tuttavia solennemente che non era sua intenzione comprendere in quel decreto, e nell’ambito di una definizione così generale, la Beata ed Immacolata Vergine Maria Madre di Dio”.[2]

Il dibattito dottrinale circa la speciale santità di Maria ricevette un contributo decisivo dal Beato Giovanni Duns, detto Scoto, insigne teologo francescano vissuto nel XIII e XIV secolo. Originario della Scozia, egli studiò nella prestigiosa università di Parigi e insegnò teologia in Inghilterra, Francia e Germania. Fu detto il “Dottore sottile” per la finezza del suo pensiero che, in ambito teologico, ebbe come punto focale il Primato universale di Cristo. In particolare, spiegava Benedetto XVI, “per Duns Scoto l’Incarnazione del Figlio di Dio, progettata sin dall’eternità da parte di Dio Padre nel suo piano di amore, è il compimento della creazione, e rende possibile ad ogni creatura, in Cristo e per mezzo di Lui, di essere colmata di grazia, e dare lode e gloria a Dio nell’eternità”.[3]

Scriveva il Beato: “Pensare che Dio avrebbe rinunciato a tale opera se Adamo non avesse peccato, sarebbe del tutto irragionevole! Dico dunque che la caduta non è stata la causa della predestinazione di Cristo, e che – anche se nessuno fosse caduto, né l’angelo né l’uomo – in questa ipotesi Cristo sarebbe stato ancora predestinato nella stessa maniera”.[4] Da questa enunciazione, detta della “predestinazione incondizionata” di Cristo, vale a dire non condizionata da alcun fatto contingente, la dottrina scotista fa discendere la predestinazione incondizionata di Maria: la Madre di Dio fu preordinata dall’eternità nell’unico e identico decreto dell’Incarnazione della Divina Sapienza.[5]

Per poter affermare l’Immacolata Concezione di Maria Santissima, tuttavia, lo Scoto dovette superare l’obiezione che veniva posta dai teologi suoi contemporanei e che già era stata avanzata da Sant’Agostino: la Redenzione di Cristo, per essere perfetta, deve essere universale,[6] ma se un solo essere umano è stato preservato dal peccato originale, allora la Redenzione di Cristo non è perfetta. Pertanto, la dottrina del tempo riteneva che la Madonna fosse stata santificata mentre si trovava nel grembo di sua madre, oppure alla nascita, ma in ogni caso dopo essere stata segnata dal peccato originale all’atto del suo concepimento. Di questo parere era già stato anche San Tommaso d’Aquino (che non si pose però, mai, contro l’Immacolatezza).

Per superare questo ostacolo Duns Scoto elaborò un argomento geniale, la teoria della redenzione preventiva o preservativa, secondo la quale anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una redenzione preventiva, prima e fuori del tempo, in previsione dei meriti del suo Figlio divino. In questo modo veniva garantita l’universalità della Redenzione, e allo stesso tempo avvalorato quanto la pietas già da secoli suggeriva circa l’assoluta incompatibilità tra Maria Santissima e il peccato, non solo personale ma anche originale.

L’argomentazione dello Scoto prende le mosse dalla stessa premessa che pareva ostacolarla, vale a dire la perfezione della mediazione salvifica di Cristo. Affinché la mediazione fosse perfetta era necessario che il Mediatore preservasse almeno qualcuno dal contrarre il peccato originale. Infatti, un mediatore è più perfetto se previene l’offesa, anziché placare qualcuno che è già offeso. E dato che Maria era predestinata ad essere la Madre di Gesù, era conveniente che fosse proprio lei ad essere preservata.

Inoltre, la perfezione del Mediatore richiede la preservazione da ogni colpa, non solo da quella attuale, ma anche da quella originale. Ecco dunque che la Vergine fu esente da ogni macchia originale fin dal primo istante del suo concepimento. Dio infuse la grazia santificante nella sua anima al momento stesso in cui infuse l’anima nel corpo, cosicché la Vergine non fu mai contaminata, neppure per un istante, dal peccato originale.[7] I discepoli di Duns Scoto tramandarono il famoso sillogismo: “Potuit, decuit ergo fecit”: “Ciò conveniva, era possibile, e dunque Dio lo fece”.[8]

L’Immacolata Concezione, dunque, diceva ancora Benedetto XVI, “rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale”.[9]

San Giovanni Paolo II, in un’udienza generale sul tema dell’Immacolata Concezione, sottolineò che “l’affermazione dell’eccezionale privilegio concesso a Maria pone in evidenza che l’azione redentrice di Cristo non solo libera, ma anche preserva dal peccato. Tale dimensione di preservazione, che è totale in Maria, è presente nell’intervento redentivo attraverso il quale Cristo, liberando dal peccato, dona all’uomo anche la grazia e la forza per vincerne l’influsso nella sua esistenza. […] A Maria, prima redenta da Cristo, che ha avuto il privilegio di non essere sottoposta neppure per un istante al potere del male e del peccato, guardano i cristiani, come al perfetto modello ed all’icona di quella santità, che sono chiamati a raggiungere, con l’aiuto della grazia del Signore, nella loro vita”.[10]


[1] Cfr. Beato Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus.

[2] Cfr. Beato Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus.

[3] Benedetto XVI, Udienza generale su Giovanni Duns Scoto, 7 luglio 2010.

[4] Beato Giovanni Duns Scoto, De praedestinatione Christi eiusque Matris. Reportatio Parisiensis, III, d. 7, q. 4.

[5] Cfr. Beato Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus e Pio XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus.

[6] “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà la vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm 5, 18-19).

“Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la resurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1 Cor 15, 21-22).

[7] Cfr. Beato Duns Scoto, Reportatio parisiensis III Sent., d. 3, q. 2 e Opus Oxoniense. III Sent., d. 3, q. 1.

[8] Il significato del sillogismo, che era già stato usato da altri teologi è il seguente: se Dio poteva liberare la Vergine dal peccato originale (potuit); era conveniente che Colei che doveva essere Madre di Dio fosse esente dal peccato originale (decuit), quindi se Dio lo poteva (potuit), se era conveniente che Dio lo facesse (decuit), allora Dio lo fece (fecit).

[9] Benedetto XVI, Udienza generale su Giovanni Duns Scoto, 7 luglio 2010.

[10] San Giovanni Paolo II, Udienza generale, 5 giugno 1996.


In diversi siti di apologetica ortodossa si afferma che Santa Caterina da Siena per rivelazione celeste avrebbe saputo che la Madonna avrebbe contratto il peccato originale, ma questo è falso

Questo articolo è di Amici Domenicani

Quesito

Caro Padre Angelo,
su diversi siti di apologetica ortodossa ho trovato diverse volte l’affermazione che Santa Caterina da Siena avrebbe ricevuto almeno una rivelazione celeste che negava l’Immacolata Concezione di Maria SS. Ho provato a cercare su internet ma non ho avuto alcun riferimento in merito.
Riuscirebbe a confermarmi se la suddetta affermazione è vera?
Grazie anticipatamente
Roberto


Risposta del sacerdote

Caro Roberto,
1. l’affermazione che hai letto nei siti ortodossi è del tutto priva di fondamento. Sarebbe stato opportuno che chi ha affermato quanto mi hai scritto avesse portato la documentazione.
Di santa Caterina ho letto parecchio, ma un’affermazione del genere non si trova da nessuna parte.
Certo, se Santa Caterina avesse sentito per rivelazione celeste che la Madonna fu concepita col peccato originale molti studiosi e teologi vi avrebbero prestato la dovuta attenzione.

2. È vero invece che santa Caterina in un’orazione, e precisamente nella XVI, parla esplicitamente del peccato originale nella Madonna, dal quale ben presto ne fu liberata.

3. Il ragionamento di Santa Caterina parte da Cristo, affermando che Egli non ebbe il peccato originale perché fu concepito per opera dello Spirito Santo.
La Madonna invece lo contrasse perché fu concepita da uomo.
Qui evidentemente si risente della mentalità di quel tempo (alla cui testa c’era Sant’Agostino) secondo cui il peccato originale si sarebbe trasmesso attraverso l’atto generativo.
Ecco le parole di santa Caterina: “Ci è stato dato il Verbo eterno per le mani di Maria, e nel grembo di Maria si rivestì della nostra natura, senza macchia di peccato originale, perché quella concezione non fu per opera d’uomo, ma per opera dello Spirito Santo; cosa che non avvenne in Maria perché fu concepita dalla stirpe di Adamo non per opera dello Spirito Santo, ma dell’uomo”.

4. La Chiesa insegna che il peccato originale viene comunicato per propagazione e non per mezzo dell’atto generativo.

5. Santa Caterina continua: “Perciò Maria non poté essere purificata da quella macchia se non dopo che l’anima fu infusa nel corpo, e ciò fu fatto per riverenza al Verbo divino che doveva entrare in quel vasello.
Poiché come la fornace in poco tempo consuma la goccia dell’acqua, così fece lo Spirito Santo della macchia del peccato originale in Maria: infatti dopo la sua concezione fu subito La nube dell’amor proprio è all’origine dell’ignoranza che mondata da quel peccato e le fu data un’abbondanza di grazia”.

6. Sappiamo che San Tommaso d’Aquino in un primo tempo affermò che la Madonna fu esente dal peccato originale.
Nel Commento al Salmo 14 dice che “in Cristo e in Maria non vi fu mai alcuna macchia”.
Nel Salmo 18 ripete: “Il figlio di Dio pose il suo corpo nel sole, cioè in Maria, la quale non ebbe alcuna oscurità di peccato”.
Nel Commento alle Sentenze, che è la sua opera giovanile, si leggono queste chiarissime parole: “La purezza aumenta con la rimozione del contrario… Tale fu la purezza della Beata Vergine, la quale fu immune dal peccato originale e attuale” (In I Sent., d. 44, q. 1, a. 3, ad 3).
Al termine della vita, nel commento all’Ave Maria dice: “Maria fu purissima nei confronti di ogni colpa, perché non incorse mai in alcun peccato, né originale, né mortale, né veniale”.

7. Ma nella Somma teologica, dal momento che alcuni avevano dedotto che se la Madonna non aveva contratto peccato originale non fu redenta da Cristo, cosa che è contraria alla Scrittura, San Tommaso dice che la Madonna è stata santificata prima della nascita perché “la Chiesa celebra la natività della Beata Vergine. E nella Chiesa non si celebrano le feste se non dei santi. Quindi la Beata Vergine già dalla nascita era santa. Fu perciò santificata nel seno materno” (Somma teologica, III, 27, 1, sed contra).
E scrive: “Sulla santificazione della Beata Vergine nel seno materno nulla viene detto dalla Scrittura canonica, che non parla neppure della sua nascita. Ma come S. Agostino (De assumpt.) argomenta con ragione che essa deve essere stata assunta in cielo con il corpo, sebbene su ciò la Scrittura taccia, così pure con ragione possiamo pensare che sia stata santificata nel seno materno. Infatti è ragionevole credere che abbia ricevuto maggiori privilegi di grazia, al di sopra di tutti gli altri, colei che generò l’Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità (Gv1,14), così da essere salutata dall’Angelo con le parole: Ave, piena di grazia (Lc1,28).  Ora, risulta che ad alcuni altri fu concesso il privilegio della santificazione nel seno materno: a Geremia, p. es., al quale fu detto (1,5): ‘Prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato’; e a S. Giovanni Battista, di cui sta scritto (Lc1,15): ‘Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre’. Per cui è ragionevole credere che la Beata Vergine sia stata santificata nel seno materno prima della nascita” (Ib., III, 27, 1).

8. Ma circa il suo concepimento immacolato rimane sulla linea del suo maestro Sant’Alberto, di san Bernardo e di altri: “Se l’anima della Beata Vergine non fosse stata mai contagiata dal peccato originale, Cristo perderebbe la dignità di essere il Salvatore universale di tutti.
Perciò la purezza della Beata Vergine fu la più grande, ma al di sotto di quella di Cristo, che in qualità di Salvatore universale non aveva bisogno di essere salvato.
Cristo infatti non contrasse in alcun modo il peccato originale, ma fu santo nella sua stessa concezione, secondo le parole evangeliche (Lc 1,35): ‘Il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio’.
Al contrario la Beata Vergine contrasse il peccato originale, ma ne fu mondata prima di uscire dal seno materno” (Ib., III, 27, 2, ad 2).

9. Va ricordato che il dogma, che pose fine ad ogni discussione, fu proclamato da Pio IX l’8 dicembre 1854.
Ai tempi di Santa Caterina il pensiero di san Tommaso e di altri grandi dottori della Chiesa era abbastanza comune. Anche il francescano San Bonaventura, che è coevo di San Tommaso è del medesimo parere: “Noi, dunque, per l’onore di Gesù Cristo, il quale non pregiudica per nulla l’onore della Madre di Dio, riteniamo, come si ritiene comunemente, che la Vergine fu santificata solo dopo aver contratto il peccato di origine” (Commento al libro delle Sentenze, lib. III, dist. 3, p. 1, art. 1, q. 11).

10. In seguito però i francescani con Duns Scoto, che nacque 8 anni prima della morte di San Tommaso, predicarono il pensiero che poi divenne comune: la Madonna fu redenta da Cristo in maniera straordinaria.
Ecco il ragionamento: come un tale viene detto salvatore perché soccorre uno che è stato ferito per strada inciampando in un sasso, così ugualmente ne è salvatore chi libera la strada dal sasso perché ha visto che una persona vi sta arrivando e perché certamente inciamperebbe. Così avvenne della Madonna.
La Madonna fu dunque pre – redenta in virtù dei meriti di Cristo.
E questo per singolare privilegio perché doveva diventare la Madre Santissima di Dio.

Ti ringrazio del quesito che mi ha dato modo di riferire anche il pensiero di san Tommaso e della Chiesa.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


Il Papa Beato Pio IX inaugura la colonna dell’Immacolata in piazza di Spagna l’8 dicembre 1857 dalla tribuna neoclassica costruita da Antonio Sarti.

La colonna, progettata dall’architetto Luigi Poletti, fu finanziata da Ferdinando II delle Due Sicilie, come atto simbolico che chiudeva la lunga crisi per l’interruzione della vecchia tradizione della Chinea.

Come tradizione, i primi a posare la Corona alla Vergine Immacolata, sono i Vigili del fuoco in onore dei 220 colleghi che l’8 dicembre del 1857 inaugurano il monumento, così ancora oggi, alle 7 del mattino, salgono fino in cima per deporre la propria ghirlanda di fiori sul braccio della Vergine.

Così in quel giorno (come si può vedere nella foto), Papa Mastai, circondato dalla Corte e dai Cardinali s’affacciò da quella loggia confezionata per l’occasione, mentre quasi 200 pompieri agli ordini del Poletti, issavano la statua dell’Immacolata coperta da un grande telo in cima alla colonna, la scoprivano e ponevan fiori….


STORIA DI UN DOGMA

La disputa alla Sorbona dove trionfò la verità dell’Immacolata

Pubblichiamo di seguito ampi stralci dell’articolo “A proposito del culto all’Immacolata Concezione”, scritto nel 1925 da san Massimiliano Maria Kolbe (cfr. Gli scritti di M. Kolbe, Città di Vita, Firenze, 1978, vol. III).

***

Si era a Parigi nell’anno 1305. Dal convento dei Frati Francescani esce un giovane religioso [il beato Giovanni Duns Scoto (1265 ca – 1308), ndr] e in grande raccoglimento si dirige verso la più celebre scuola di quel tempo, l’università della Sorbona. Pensa all’Immacolata e La invoca con sommesse giaculatorie affinché lo aiuti nel difendere il suo privilegio, a Lei tanto caro, di Immacolata Concezione. Proprio in quel giorno, infatti, per ordine del Papa e di fronte ai suoi legati, si deve svolgere una disputa generale tra i fautori di questo privilegio e i suoi avversari. E la disputa è stata provocata proprio da lui…

Da poco tempo egli si è insediato sulla cattedra universitaria, lasciata libera da Guglielmo Ware, ritiratosi a causa dell’età avanzata. Per ordine del Procuratore Generale ha abbandonato la cattedra universitaria di Oxford, dove aveva parlato pubblicamente e con vero entusiasmo della «Concepita senza peccato». E gli studenti erano accorsi da ogni parte, fino a raggiungere il numero di 30.000.

Ora è giunto a ParigiNemmeno qui perde l’occasione di difendere apertamente l’Immacolata Concezione. È solo dal 18 novembre del 1304 che egli si è insediato a Parigi, dopo aver lasciato Oxford; tuttavia a Papa Clemente V, ad Avignone, giungono già lagnanze nei suoi confronti, per il fatto che egli sostiene pubblicamente il privilegio dell’Immacolata Concezione, quasi che egli insegnasse una dottrina contraria alla fede, per una esagerata devozione verso la santissima Vergine. E proprio oggi egli deve giustificarsi davanti a tutti i professori e perfino alla presenza dei legati del Papa. Potrebbe fare diversamente? Lui, francescano, figlio spirituale del santo Patriarca d’Assisi? […]

Il Padre S. Francesco… Egli, in effetti, mandando i primi frati alla conquista delle anime, insegnava loro una preghiera alla Madonna: «Ti saluto, Signora… eletta dal santissimo Padre del cielo, che ti consacrò con il santissimo e dilettissimo Figlio e con lo Spirito Santo Paraclito. In Te vi è e vi fu tutta la pienezza di grazia e ogni bene». […] Sant’Antonio, poi, uno dei primi figli del Padre S. Francesco, non chiamava forse Maria nelle sue prediche con il dolce nome di «Vergine Immacolata»? […] Sì, egli [Scoto] ha il diritto, ha il dovere, come francescano, di lottare in difesa di un privilegio tanto sublime della Genitrice di Dio.

I professori di Parigi asseriscono che si tratta di una dottrina nuova. […] Una dottrina nuova? […] I Padri della Chiesa non proclamano, forse, abbastanza chiaramente la loro fede e quella dei loro secoli nell’Immacolata Concezione di Maria, quando affermano che Ella è purissima sotto ogni aspetto e totalmente senza macchia, sempre pura, che in Lei il peccato non ha mai dominato, che Ella è più che santa, più che innocente, santa sotto ogni aspetto, pura senza macchia, più santa dei santi, più pura degli spiriti celesti, la sola santa, la sola innocente, la sola senza macchia, la senza macchia oltre ogni misura, la sola beata oltre ogni misura? […]

La verità è che non tutti quei signori conoscono con esattezza gli scritti dei Padri della Chiesa, soprattutto di quelli orientali; leggano, quindi, anche quelle pergamene. Essi sostengono che l’affermazione secondo cui la SS. Vergine fu immune dalla macchia del peccato originale, è un oltraggio alla dignità di Cristo Signore, il quale ha redento tutti senza alcuna eccezione ed è morto per tutti. Ma non è proprio per questo, per i meriti della sua futura morte, che Egli non ha permesso neppure che Ella fosse macchiata da qualsiasi colpa? Non è proprio per questo che Egli L’ha redenta nel modo più perfetto? […]

Ho ascoltato tante e tante obiezioni di tipo diverso, ma nessuna può resistere alla critica. Sì, Dio aveva la possibilità di preservare la propria Madre anche dalla macchia del peccato originale. Senza dubbio l’ha voluto fare […].

Scoto sollevò lo sguardo; stava appunto passando accanto ad un palazzo: dal vano di una nicchia di esso, l’Immacolata, scolpita in una statua di marmo, lo guardava con benevolenza. Il suo cuore palpitò di gioia. Gli vennero alla mente gli anni della sua adolescenza, allorché si era presentato alla porta del convento dei Frati Francescani di Oxford; allorché, dopo essere stato accettato, incontrava grosse difficoltà nello studio per mancanza di capacità e, avendo pregato la Vergine Immacolata, sede della Sapienza, aveva ricevuto tale grazia in grande abbondanza e aveva promesso all’Immacolata di consacrare alla sua gloria tutto il proprio genio e tutta la propria scienza.

Per Lei, appunto, stava andando in quel momento a combattere. Si tolse il cappello e pregò interiormente con fervore: «Fammi degno di lodarti, Vergine santissima. E dammi forza contro i tuoi nemici». E si accorse che l’Immacolata, con un inchino del capo, gli prometteva l’aiuto. (La statua dell’Immacolata col capo inchinato rimase esposta fino al 1789, anno in cui i massoni la distrussero durante la Rivoluzione). […]

Nell’ampia aula dell’università i numerosi oppositori avevano occupato i posti su ambedue i lati. Anche il modesto Scoto si recò al proprio posto e attese umilmente che gli venisse concessa la parola. Fecero il loro ingresso pure i tre inviati del Papa e si posero al centro dell’aula nei posti loro assegnati, per ascoltare la disputa e presiederla. Si fecero avanti per primi gli avversari. Con molteplici argomentazioni, che i contemporanei enumerarono fino a 200, essi confutarono le affermazioni del povero francescano. Finalmente, esaurite le obiezioni, si fece silenzio.

Il legato del Papa accordò la parola a Scoto. […] Ecco come viene descritta la scena da Pelbart di Temesvar, quasi contemporaneo di Scoto: «A costoro (quelli che negavano l’Immacolata Concezione) si oppose il valente oratore. Erano state presentate solide argomentazioni contro di lui, in numero di 200. Le ascoltò tutte una dopo l’altra con serenità e con disinvoltura, ma con attenzione, e con una memoria sorprendente le ripeté nello stesso ordine, sciogliendo le intricate difficoltà e dimostrazioni con grande facilità, come Sansone aveva fatto con i legami di Dalila [cf. Gdc 16, 9-14]. Inoltre Scoto aggiunse altre numerose e assai valide argomentazioni per dimostrare che la santissima Vergine è stata concepita senza macchia di peccato. La sua dissertazione impressionò talmente gli studiosi dell’università parigina, che in segno di approvazione Scoto fu insignito del titolo onorifico di “Dottore Sottile”».

Da allora i Francescani, sparsi per le varie località dell’Europa, con franchezza sempre maggiore proclamarono ovunque ai fedeli l’Immacolata Concezione della Vergine purissima. Allorché il giorno 8 novembre 1308 il coraggioso difensore del privilegio dell’Immacolata Concezione lasciava questo esilio terreno, a Colonia, nella cui università aveva insegnato negli ultimi anni, la fede nell’Immacolata Concezione di Maria aveva posto ormai radici così profonde che giustamente il celebre teologo spagnolo Vasquez poteva scrivere nel secolo XVI: «Dai tempi di Scoto [la fede nell’Immacolata Concezione] è cresciuta tanto non solo tra i teologi scolastici, ma anche in mezzo al popolo, che nessuno ormai è più in grado di farla scomparire».

[…] La fede nell’Immacolata Concezione della Madonna si faceva sempre più e più viva. Ciò che in passato era implicito nella fede nell’espressione: «pienezza di grazia», vale a dire la santità e la purezza senza macchia della Madonna, ora lo si manifestava espressamente, si venerava in tutta la sua ampiezza e si chiamava con un nome proprio, fino al giorno in cui, nei decreti divini, giunse a maturazione il momento in cui il Papa Pio IX […] dichiarava solennemente che la dottrina – la quale affermava che la SS. Vergine Maria nel primo istante della sua concezione è stata preservata immune da ogni macchia del peccato originale, per una grazia particolare e per un privilegio dell’onnipotente Iddio, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano – era stata rivelata da Dio. […]

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