I Santi e Maria: la potenza del Rosario, racconti Mariani (1)

E’ dunque maggio, il mese dedicato per eccellenza alla Vergine Maria perché è pieno delle sue feste: 8 maggio Madonna del Santo Rosario di Pompei con la sua meravigliosa Supplica che si dice anche il 7 ottobre; 13 maggio Nostra Signora di Fatima; Visitazione (31 maggio), e per il fatto di essere Madre di Dio e madre nostra il mondo cristiano commemora la festa della mamma la seconda domenica di maggio, chiedendole di proteggere e aiutare tutte le madri nella loro difficile missione. La devozione alla Vergine Maria vuole sottolineare il suo ruolo fondamentale di mediatrice di tutte le grazie, intercessore permanente del popolo di Dio, modello per le madri cristiane, pura e santa, sempre pronta e disposta a fare la volontà di Dio. È il mese per eccellenza dei matrimoni e dell’affidamento di questi a Lei, è il mese per sollecitare ed incentivare il santo Rosario con le Litanie Lauretane.

Il 24 maggio abbiamo la “Auxilium Christianorum”, “Aiuto dei Cristiani”, titolo che è stato dato alla Vergine Maria in ogni tempo. Questa invocazione appare, per la prima volta, nella versione delle litanie lauretane pubblicata nel 1576 e approvata da papa Clemente VIII nel 1601. Secondo la tradizione tale invocazione fu aggiunta dal papa san Pio V dopo la vittoria riportata dalla Lega santa sugli ottomani a Lepanto (7 ottobre 1576), ma più probabilmente rappresenta una variante del titolo Advocata christianorum che si trova nell’edizione del 1524. Il titolo (insieme a quelli di Avvocata, Soccorritrice e Mediatrice) è anche utilizzato nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium del 1964. In ogni caso, l’utilizzo ufficiale del titolo “Auxilium Christianorum” si ebbe con l’invocazione del grande papa mariano e domenicano san Pio V (1566-1572), che le affidò le armate ed i destini dell’ Occidente e della Cristianità, minacciati da secoli dai turchi arrivati fino a Vienna, e che nella grande battaglia navale di Lepanto (1571) affrontarono e vinsero la flotta musulmana. La festa di Maria, Aiuto dei cristiani, fu istituita da papa Pio VII il 15 settembre 1815 e fissata al 24 maggio in ricordo suo trionfale rientro a Roma (24 maggio 1814) dopo la prigionia sotto Napoleone. In origine la festa era limitata alla Chiesa di Roma, ma fu presto adottata dalle diocesi toscane (1816) e poi estesa alla Chiesa universale.  Il grande sacerdote san Giovanni Bosco, apostolo della gioventù, fece erigere in soli tre anni nel 1868, la basilica di Maria Ausiliatrice nella cittadella salesiana di Valdocco – Torino; sotto la Sua materna protezione pose gli Istituti religiosi da lui fondati e sparsi in tutto il mondo.

Sappiamo bene come san Padre Pio chiamava questa Corona del santo Rosario: l’arma. Arma di straordinaria potenza contro Satana. Un giorno un esorcista si sentì dire dal demonio: “Ogni Ave è come una mazzata sul mio capo; se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario per me sarebbe finita”.

Leggiamo ora la Bolla Papale sul Rosario, la prima in assoluto di un PonteficeCONSUEVERUNT ROMANI PONTIFICES (Sempre i Romani Pontefici…) di San Pio V:

“Sempre i Romani Pontefici, e gli altri Padri Santi, Nostri predecessori furono soliti implorare l’assistenza divina, richiedere attraverso suppliche e litanie per provocare l’assistenza dei Santi e levare con Davide gli occhi verso i monti avendo ferma speranza che sarebbe venuto l’aiuto, allorquando si trovavano oppressi da guerre temporali o spirituali, o vessati da altre tentazioni, per sfuggirle con maggior facilità e, una volta riacquistata la tranquillità, più quietamente e con maggior fervore servire Iddio. Spinto dall’esempio di costoro e, come si crede, ispirato dallo Spirito Santo, il beato Domenico, fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori – l’istituto e la regola del quale anche Noi quando eravamo nei gradi inferiori della gerarchia abbiamo espressamente seguito – in circostanze simili a quelle in cui ora ci troviamo, quando cioè le regioni della Francia e dell’Italia erano straziate dall’eresia degli Albigesi, che aveva accecato tanti uomini che in modo particolarmente furioso incrudelivano contro i sacerdoti del Signore e i chierici; levando gli occhi al Cielo e mirando il monte della gloriosa Vergine Maria, alma Madre di Dio – Lei che per mezzo del Figlio suo ha schiacciato la testa del serpente; che da sola ha distrutto tutte le eresie; che col frutto benedetta del suo seno ha salvato il mondo condannato per il peccato del nostro progenitore; da cui, senza intervento umano, fu staccata quella pietra che, colpita dal legno, produsse le abbondanti acque delle grazie – trovò un modo di orazione e di preghiera a Dio facile, accessibile a tutti e oltremodo pio, attraverso il quale la stessa Beatissima Vergine viene venerata con la Salutazione Angelica ripetuta centocinquanta volte secondo il numero dei salmi di Davide, interponendo ogni dieci Ave la preghiera del Signore con delle meditazioni che illustrano tutta la vita dello stesso Signore nostro Gesù Cristo. Ciò che aveva escogitato lo propagò per mezzo dei Padri della Santa Romana Chiesa. Divulgato il predetto metodo di preghiera dai seguaci del beato Domenico, ossia i Frati del suddetto Ordine, ed essendo stato accolto da molti, i Cristiani, accessi dalle meditazioni e infiammati dalle preghiere, subito iniziarono a mutarsi in uomini nuovi, le tenebre dell’eresia iniziarono ad arretrare e prese a brillare la luce della fede cattolica. In diversi luoghi cominciarono ad essere istituiti alcuni sodalizi destinati a questa preghiera, dai Frati del medesimo Ordine, a ciò legittimamente deputati dai propri superiori, e ad iscrivere ad essi dei confratelli. Noi, seguendo l’esempio dei Nostri predecessori, poiché vediamo che la Chiesa militante, divinamente commessaCi, in questi tempi è agitata da così gravi eresie, ed è atrocemente vessata ed afflitta da così gravi guerre e di depravati costumi di molti uomini, eleviamo gli occhi lacrimosi ma pieni di speranza a quel medesimo monte donde proviene ogni aiuto e benignamente esortiamo nel Signore ed invitiamo tutti i fedeli cristiani a fare lo stesso.[La bolla prosegue con la conferma delle indulgenze e dei privilegi concessi dalla Sede Apostolica alle Confraternite del Rosario]

Dato a Roma a San Pietro, sotto l’anello del Pescatore 17 settembre 1569, nel quarto anno del nostro Pontificato.”


RACCONTI MARIANI (1) (tutto il file è scaricabile qui in comodo pdf)

La storia di un uomo che voleva dannarsi, ma non aveva fatto i conti con la Beata Vergine Maria…

C’era anticamente un uomo il quale si voleva dannare. Non dico che si fosse proprio proposto di andare all’inferno: dico che s’era messo per una strada da finire in quel brutto posto. Da buon cristiano qual era stato in principio, s’era a poco a poco voltato al male, e, facendo un giorno peggio dell’altro, dì cristiano non aveva ormai più che il battesimo. Niente più messe (figurarsi le funzioni), né per Pasqua né per Natale, niente più prediche né vangeli, niente più confessioni né comunioni, niente più vigilie né quaresime né quattro tempora, niente più divozioni, niente più preghiere, e al posto di tutto questo tutti e sette i vizi del catechismo… Dite se non è questa la strada che mena alla dannazione. Vero è che per dannarsi bisogna fare i conti con la Madonna, vale a dire con una mamma. Una mamma! Io mi ricordo di quand’ero piccino e, qualche volta, per un capriccio, per rabbia ch’essa m’avesse tirato via da un pericolo, levato di mano un vetro o un coltello, raccattavo un sasso o un bacchetto e facevo l’atto di andarle contro per picchiarla. Nel muovermi inciampicavo, andavo in terra, piangevo, e mamma lesta a rizzarmi, pigliarmi in collo, baciarmi, picchiare e chiamar brutto, cattivo, il sasso o il bacchetto che m’aveva fatto cascare, che aveva fatto cascare il suo bambino tanto buono… La Beata Vergine Maria è una mamma. L’unica cosa di cui non si fosse proprio del tutto scordato, quest’uomo che si ricordava di Dio e dei santi soltanto per bestemmiarli, era giust’appunto la Madonna. A volerle bene e a pregarla in modo speciale lo aveva avvezzato fin da piccino la sua mamma, ripetendogli di continuo, e con discorsi e con esempi, che non sarebbe finito del tutto a male chi si fosse mantenuto in qualche maniera devoto della Madonna. La Madonna, infatti è la porta del paradiso, è il rifugio dei peccatori, è la nostra avvocata – e il tale per aver detto così, e la tale per aver fatto in quel modo, e i tali perché so io, s’erano tutti salvati…

Un po’ per il ricordo della sua mamma, un po’ perché le cose imparate da piccini è difficile che qualche cosa non lascino, questo pover ‘uomo, mentre faceva di tutto per andare all’inferno, pregava ancora la Madonna e teneva la sua immagine a capo del letto. La pregava a quel modo. Il rosario, che la Beata Santa Vergine Maria ha tanto gusto a sentirselo dire, nemmen si ricordava che cosa fosse; aveva a poco a poco dimenticato le litanie, la salveregina; non sapeva più che l’avemmaria, e due o tre avemmaria borbottate fra lo svestirsi e l’addormentarsi, ogni sera, eran tutte le sue divozioni… Arrivò al punto, camminando sempre per quella strada sciagurata, di scordare anche quella, e della Madonna non gli rimase che il nome, Maria, forse perché era scritto ai piedi della sua immagine, che gli pendeva sopra il letto… Se fosse stato meno duro, avrebbe sentito, da quell’immagine, le lacrime gocciargli sul viso, mentre dormiva. La Vergin Santa piangeva su quel figliolo che le tornava ogni notte con l’anima sempre più nera, col cuore sempre più chiuso alle sue ispirazioni, ai suoi amorosi rimproveri; e vegliandolo, come una mamma il suo piccino malato, perché la morte non lo venisse a pigliare mentr’era così in disgrazia di Dio, pregava, diceva per lui le divozioni, il confiteor, l’atto di contrizione. Ma, se la Madonna piangeva, nemmeno lui, il figliol prodigo, era contento. Eh, no, alla tavola del diavolo la vera allegrezza non si trova, per quanto possano sul principio parer dolci i suoi vini. È la dolcezza del veleno, che si converte in amarezza appena dal palato è disceso in corpo. Se tanti, purtroppo, seguitano e seguitano a bere, è perché il diavolo li ha ormai ubriacati e credono che il rimedio consista nel bere ancora dell’altro, finché tanto ne bevono che finiscono per scoppiare. Se avesse dato retta ai rimorsi che sentiva in sé dopo ogni stravizio; se avesse ascoltato il cuore che gli metteva a confronto il suo stato d’ora (dico quanto a esser contento) col suo stato di prima, di quando andava alla messa, alle funzioni, alle prediche, di quando si confessava e comunicava, diceva il rosario e le divozioni, di quando insomma era un buon cristiano, l’uomo si sarebbe forse ravvisto, e la Madonna avrebbe cessato di versare quelle sue lacrime di mamma, di cui il demonio rideva.

Invece, per acchetare i rimorsi, per non sentir que’ paragoni, egli si buttava da un peccato in un altro, da uno stravizio in uno stravizio peggiore – e la morte intanto si avvicinava. Anche il pozzo dei peccati però ha un fondo, dopo il quale non c’è che tornare a galla o sprofondar senza rimedio in casa del diavolo, Che Dio ci guardi dall’arrivare a quel limite; e se per disgrazia ci s’arrivasse, ci guardi almeno dalla disperazion di salvarci, che sarebbe uno dei peccati contro lo Spirito Santo, il peccato che condusse Giuda a impiccarsi quando ancora poteva chieder perdono a Gesù! Se non era ancora arrivato a questo, l’uomo si trovava già coi piedi sulla botola dell’inferno. La disperazione era prossima, e si sarebbe buttato ormai allo sbaraglio se non era… Eh, chi poteva essere se non quella santissima Vergine, cui egli non alzava più neppure uno sguardo, ne pronunziava appena il nome, Maria, con quella stessa bocca con cui aveva per tutto il giorno bestemmiato il suo Figliolo e i suoi santi? Fatto sta che una notte, dopo essersi involtolato nel male più di un rospo nella belletta di un pantano, rientrò in casa, cotto dal vino, rovinato dal gioco, con un gran disgusto di sé, con la disperazione nel cuore e la tentazione di ammazzarsi. Figuratevi se pensò a dire le divozioni! Nell’atto però di cominciare a svestirsi, alzò, per caso o per abitudine, gli occhi all’immagine sopra il letto e cercò la parola, il nome, le cinque lettere a cui s’era ridotta la sua preghiera, la sua fede, la sua speranza: Maria. Ma gli occhi – disorientati forse dal vino? – videro in altr’ordine le cinque note che suonarono tanto dolci in bocca all’arcangelo Gabriele, e lessero, invece di Maria: Riama. Provvido errore – se fu errore! Al suo spirito, che, incerto fra la morte e la vita, riluttante a quella per il disgusto e a questa per il terrore, si chiedeva gemendo che cosa fare, quella parola, quel nome invertito fu la risposta, la risposta illuminante, consolante, acquietante: Riama. Riama: ama di nuovo, ama come una volta, come quand’eri bambino, come quando dicevi le divozioni… E le antiche divozioni rifiorirono come per miracolo prima nel cuore e poi sui labbri bruciati dalla bestemmia: Ave, Maria, gratia plena… Piegato a terra da una forza dolce e invisibile, l’uomo abbandonò fra le mani il viso sulla sponda del letto, sotto l’immagine, e pianse, e pianse, e pianse. E la Madonna cessò di piangere; la Madonna sorrise, perché quel suo figliolo era salvo. – Tito Casini – scrittore cattolico

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Breve meditazione:

– Perché peccare? Accontentare la carne… non ti accorgi che così la rovini? Se perderai l’anima, potrai salvare forse il corpo? No! O entrambi beati o entrambi dannati! Soffri piuttosto per un dolore alla testa, per un letto un po’ duro, un sedile scomodo, un cibo disgustoso… E all’inferno?! Ah! Non ti conviene andarci! Come ti preoccupi ora, perché il tuo corpo faccia bella figura! Eppure quando sarà il tuo momento morirai e del tuo corpo resterà un cranio nudo, senza labbra, senza lingua. Non ti piace sentire questi particolari? ma bisogna ricordarli, per non perdere di vista il fine ultimo della vita. Tutto è vanità! Ecco, allora, quando il tuo corpo ti induce al peccato, digli: “Corpo ribelle”! Non sai che se acconsenti a peccare, brucerai nel fuoco insieme a me per tutta l’eternità? Ti pare giusto godere così poco e penare così tanto? No! Non lasciamoci tentare dai desideri della carne. Siamo stati creati per la felicità eterna.

ESEMPIO da seguire:

San Filippo Neri, già avanti negli anni, si era mortalmente ammalato e a nulla erano valse le cure dei medici per guarirlo. Nei primi giorni di Maggio, quando sembrava che la morte fosse ormai vicina, medici e famigliari erano presi da grande tristezza, ma ad un tratto lo udirono gridare: “O Maria, O Maria! Chi sono io che venite a visitarmi?” I famigliari accorsi al suo capezzale lo videro seduto e sereno come in estasi… Ai loro richiami finalmente rispose: “Non vedete la Vergine Santissima?” Poi arrossendo disse ai medici: “Io sono guarito, la Santissima Vergine mi ha guarito!”.

OFFERTA-FIORETTO – Al mattino appena vestito, la sera prima di coricarti, rivolgiti ad un’immagine della Vergine e chiediLe la Sua benedizione. Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: Purifica al fuoco del tuo amore questa mia carne, questo mio cuore.

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BREVE MEDITAZIONE – IL VALORE DELL’ANIMA

– Considera anima mia, quanto sei preziosa per la nobiltà della tua origine. Da quali mani sei uscita? Dalle mani di DIO! Ad immagine di chi sei fatta? Ad immagine e somiglianza di DIO. E’ la verità. E tu pensi così poco alla tua nobiltà che perdi con il peccato tanto da assumere le sembianze di un demonio? Anima mia, tu eri perduta per sempre! Chi ti ha riscattata dalle mani del demonio? Il tuo Padre che è nei Cieli. Con che cosa ti ha comprato? Oro, argento, pietre preziose? NO!! Ma assai di più! Ha versato il Sangue di Suo Figlio, ha donato la Sua vita, per te! Rifletti su quanto sei preziosa per la felicità del tuo futuro. Tu sei figlia di Dio, del Re supremo, destinata ad ereditare il Suo Regno eterno, a regnare con Lui nella Gloria eterna. Quanta cura dovrai avere per non perdere tale eredità!

ESEMPIO da seguire: Santa Caterina da Siena già all’età di 12 anni, fanciulla quanto mai graziosa, attirava gli sguardi di molti e la madre, donna Lapa, la incitava ad ornarsi e a far bella mostra di sè, ma Caterina, che già nel segreto del suo cuore si era consacrata a Gesù, rispondeva di non essere fatta per il mondo. A nulla valsero inviti, rimproveri, minacce di parenti nè le tentazioni e le insidie di satana e del mondo. Caterina si raccomandava alla Santa Vergine con grande fervore. La Madonna allora le apparve e le disse:“Non temere, figlia, non spaventarti per le prove che sostieni, sii forte, resisti “.Finalmente potè realizzare il suo sogno, entrò tra le Mantellate di Siena, crebbe in santità, fu la donna forte, provvidenziale per la sua città, per l’Italia e perfino per la santa Chiesa.

OFFERTA-FIORETTO – Udendo il suono delle campane, recita un’Ave Maria. Se tu avessi un peccato mortale nell’anima, corri subito a confessarti con pentimento, se ti trovassi in pericolo di peccare, allontanati e rivolgiti a Maria. Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: Se mi accogli, o Maria, sotto il tuo manto, non solo sarò salvo, ma sarò santo.

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RIFLESSIONE BREVE – IL MOTIVO DI QUESTA DEVOZIONE

– Con la devozione del “Mese di Maggio” possiamo ottenere la protezione di Maria e la nostra salvezza. Sarà mai possibile che una Madre così tenera non esaudisca un suo figlio che si mostra sinceramente a Lei devoto? Per un Rosario, per un digiuno, Ella ha talvolta beneficato con grazie singolari i più grandi peccatori. Pensiamo dunque che cosa farà per un intero mese a Lei dedicato! Abbiamo molto bisogno dell’aiuto di Maria per salvarci! Se mai fossimo innocenti, la nostra innocenza è sempre in pericolo. Quanti più innocenti di noi sono caduti in peccato e si sono pentiti! Se siamo penitenti la nostra perseveranza è molto incerta! Se siamo peccatori quanto bisogno abbiamo di Maria per convertirci! Abbiamo forse cominciato più volte senza riuscirvi! Se non fosse stato per Maria, forse a quest’ ora saremmo già perduti. Ma guai a perdere questa grazia! Guai se cominciamo e dopo pochi giorni non preghiamo più! Questa potrebbe essere l’ultima occasione che Dio ci presenta per migliorarci! La nostra perseveranza finale potrebbe essere legata a questa devozione, vera opportunità offerta a noi dalla Divina Volontà!

ESEMPIO da seguire:

Il Santo Curato d’Ars aveva a suo servizio una buona vecchietta di nome Caterina, alla quale aveva proibito di entrare nella sua stanza quando egli era in casa. Una sera Caterina, credendo che il parroco fosse in parrocchia, aprì la porta della stanzetta senza bussare, per vedere se mancasse qualcosa, ma con grande meraviglia vide il parroco in piedi, inondato da una luce vivissima, in conversazione famigliare con una Signora di sovrumana bellezza. Mentre il Santo ritornava in sè dall’ estasi, si accorse che Caterina infilava la porta: “Come! Voi qui? Nonostante la mia proibizione?” La povera Caterina tutta confusa, cominciò a balbettare… “Io non sapevo…io volevo andarmene, ma non ho potuto mi sentivo con i piedi inchiodati a terra”. E il Santo: “Ebbene, ditemi come vi sentite ora?” “Benissimo! sono guarita”, rispose Caterina. “Ringraziate la Madonna – rispose il Santo – ma giuratemi che mai e poi mai direte ad alcuno quanto avete visto e udito”. Caterina mantenne il suo giuramento, fino a quando ne fu sciolta per la causa di beatificazione di quel parroco esemplare.

OFFERTA-FIORETTO:  Offri a Maria tutte le tue intenzioni, fatiche, sofferenze e tutte le buone opere che farai in questo mese con l’intenzione di fare tutto in riparazione di quanti bestemmiano il Suo Nome. Porta nel cuore l’immagine di Maria e premendola con affetto al petto, dille spesso: “O Madre, voglio che il mio cuore sia Tuo”. Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: Lascia o Vergine, che anch’io ti onori, poichè Tu sei l’unica gioia dei cuori!

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BREVE MEDITAZIONE: SONO AL MONDO PER SALVARMI

– Capisci, anima mia? Non sei al mondo per divertirti, per mangiare e bere, per riposare e tantomeno per peccare! Non sei nato per farti una vacanza! Sei al mondo per salvarti! Che cosa ti servirebbe possedere tutta la terra, o il verde orticello, se poi dovessi perdere la tua anima? La salvezza dell’anima non si compra con oro, si acquista con la moneta della virtù e si perde con il fallimento anche di un solo peccato mortale. Per salvarsi non basta essere stato santo e buono, bisogna perseverare fino alla morte o comunque almeno finire la propria vita con una sincera conversione come quella del buon ladrone in croce. Se perdessi l’anima sarebbe una cosa irreparabile! Se perdo una lite, se perdo la salute, posso sperare di porvi rimedio, ma se perdo l’anima una volta sola e così vi muoio, non vi è più rimedio per l’Eternità. Pensiamoci bene: se morissi ora, mi salverei?

ESEMPIO da seguire: Sant’Andrea Corsini

Il giovane Corsini, pur essendo stato educato alle virtù cristiane, si diede a una vita facile. La madre piangeva e pregava, rimproverava ed esortava, ma invano. Finalmente un giorno, non sapendo più come fare, lo consacrò alla Vergine Maria e un giorno la madre rivelò al figlio che aveva sognato di aver dato alla luce un lupo che poi entrato per caso in chiesa era diventato un agnello. Il giovane rimase colpito da questo sogno e dal fatto di essere stato consacrato alla Santa Madre. Quella notte non potè chiudere occhio. Di buon mattino si recò alla chiesa dei Carmelitani e si inginocchiò all’altare della Santa Vergine. Poco tempo dopo si confessò da un carmelitano e chiese di essere ammesso in quell’Ordine. Progredì tanto nella virtù che fu scelto e nominato vescovo di Fiesole. Morì da santo e sul suo sepolcro vi accaddero molti miracoli.

OFFERTA-FIORETTO: Fai celebrare o cerca di ascoltare una santa Messa per le Anime Sante in Purgatorio, che in vita furono le più devote alla Vergine. Deponi dei fiori davanti a un’immagine di Maria e raccomanda caldamente alla Sua intercessione la tua anima e quella di tutti i tuoi Cari, specialmente quelli più bisognosi. Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: Un dono voglio da Te, O Maria! salva, Ti prego, l’anima mia e quella dei miei Cari.

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BREVE MEDITAZIONE – L’AMORE DI MARIA

Chi mai potrebbe spiegare l’Amore di Maria per noi miserabili! Dice Arnoldo Carnotese: “Alla morte di Gesù Cristo, Ella desiderava con immenso ardore di morire insieme al Figlio per nostro amore”… La prima ragione del grande Amore di Maria per gli uomini è il suo immenso Amore a Gesù e non solo perché gli fu Madre nella carne, ma soprattutto per l’unione al Suo progetto di redenzione. L’amore verso Dio e verso il prossimo – come scrisse San Giovanni – sono contemplati nello stesso precetto: “Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello”. In modo tale che quando aumenta l’uno, tanto si accresce l’altro. Parlando della virtù di Maria, Ella ha amato Dio dal primo momento della sua vita più di quanto l’abbiano amato tutti i Santi e tutti gli Angeli nell’intero corso della loro vita. La Vergine rivelò a Suor Maria Crocifissa che era tanto grande il fuoco dell’Amore di cui Ella ardeva per il Signore che se il cielo e la terra fossero stati posti su tali fiamme, in un momento si sarebbero consumati. Dunque, tra tutti gli Spiriti beati non c’è chi ami Dio più di Maria, così non abbiamo né possiamo avere chi, dopo Dio, ci ami più di questa nostra amorevolissima Madre. Dice San Montfort che l’amore di tutte le madri per i propri figli è un’ombra in paragone all’Amore di Maria per uno solo di noi, e soggiunge Sant’Alfonso de Liguori:

Ci ama molto più Lei da sola che tutti gli Angeli e i Santi insieme e non potrebbe essere diversamente dal momento che Ella volle essere di Dio in tutto e per tutto, fino agli spasmi del Calvario, fino a farsi crocifiggere con il Figlio per la nostra redenzione. Perciò Ella invochiamo Corredentrice ed Avvocata nostra”.

ESEMPIO da seguire: San Gregorio Magno. Nell’anno 589 tutta l’Europa era devastata da un’orribile peste e Roma era particolarmente colpita. Pare che i morti fossero tanti da non trovare neppure il tempo per seppellirli. San Gregorio Magno ordinò pubblicamente preghiere, processioni di penitenza e digiuni, ma la peste persisteva. Allora si rivolse particolarmente a Maria facendo portare in processione la sua immagine, anzi la portò egli stesso e seguito dal popolo attraversò le vie principali della città. Leggiamo nelle cronache che la peste sembrò scomparire quasi per incanto e i canti di gioia e riconoscenza cominciarono presto a sostituire i gemiti e le grida di dolore. La Beata Vergine si compiacque di far giungere, al santo Pontefice, l’Arcangelo Michele intento a riporre la sua spada nel fodero, per decretare la fine del morbo. A tal prodigio si deve la preghiera del Regina Caeli che in tempo di Pasqua sostituisce l’Angelus.

OFFERTA-FIORETTO: Recita il santo Rosario, magari privandoti di qualche gioia superflua, per supplicare la divina Madre che riversi le sue Grazie sui bisognosi. Trattieniti qualche tempo davanti ad un’ immagine di Maria, pregandola di placare la giustizia divina nei tuoi riguardi, per la tua famiglia, i tuoi cari, per le nazioni travagliate. Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: Voi che di Dio la Madre siete, potenti suppliche a Lui, per noi porgete.

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BREVE MEDITAZIONE: IL NUMERO DEI REPROBI

– Se larga è la strada che porta alla perdizione, quante saranno quelle anime che imboccandola vi sono cadute?… Se stiamo a certe rivelazioni, c’è da spaventarsi.

Disse ancora Gesù: “Il regno dei Cieli soffre violenza; Se ne impadroniscono i violenti”… I violenti con se stessi, con la propria natura corrotta, con ogni sorta di tentazione (Mt.11,12-13). Disse pure che se non faremo penitenza, periremo tutti. Cioè il Regno dei cieli, il regno della libertà dei figli, soffre violenza, vuol dire che è contraddetto dal male, da qui la dura battaglia per conquistarlo. Quel che è capitato al Battista di finire in prigione e poi essere decapitato, è capitato al primo giusto, che è Abele, è capitato all’ultimo dei profeti Zaccaria, e toccherà anche a Gesù. Il Regno dei cieli passa sempre attraverso LA PROVA del male che c’è nell’uomo a causa del Peccato e quindi soffre la violenza del male. La seconda, affermazione si può capire a questa luce: Se ne impadroniscono i violenti. C’erano varie tendenze ai tempi di Gesù, c’erano quelli che volevano impadronirsi del potere attraverso la violenza, per esempio gli Zeloti, così veniva (secondo loro) il regno di Dio. Gesù prende lo stesso linguaggio per dire esattamente il contrario. Prima di tutto che il regno dei cieli soffre violenza, cioè chi si impegna soffre lui la violenza, dona la propria vita. Poi si impadronisce di questo regno chi è violento, ma in che senso? Impugnando la verità e manipolandola, uno dei peccati contro lo Spirito Santo. Ma il vero Discepolo del Cristo non agisce contro gli altri e neppure contro se stesso, piuttosto usare lo stile di Cristo. Per entrare nel Regno ci vuole lo stile di Dio che la stessa Vergine Maria ha insegnato al Figlio Gesù, ma dal quale ha anche imparato!

Che fare noi, oggi? Battiamo la via stretta, la via del dovere compiuto, del sacrificio, dell’abnegazione. Non badiamo ai pochi o ai tanti che sanno vivere così. Noi sappiamo che fare per essere salvi, facciamolo! E procuriamo di portare altri a salvezza. La nostra libera scelta ci metterà alla fine della vita o tra i reprobi, o tra gli eletti. Una scelta che non si potrà fare dopo la morte, ma occorre pensarci a tempo. Nella nostra ignoranza e soprattutto nella nostra debolezza, ricorriamo a Maria, la nostra Madre santissima. Ella si presenta quale nostro modello di vita, ma si offre a tutto fare per salvarci, purché non le poniamo ostacoli, specialmente l’ostacolo della nostra cattiva volontà.

ESEMPIO da seguire: Il santo Gian Gabriele Perboyre.  È questi un illustre martire della Cina, figlio degno di san Vincenzo de’ Paoli. Un’anima innocente e tanto interiore. Ma pochi mesi prima del suo martirio ebbe a sostenere una terribile prova. Dopo cinque anni di tanta virtù e tante fatiche nella missione, sentì una depressione di spirito, si credette come abbandonato da Dio, quasi dannato. Finalmente gli apparve Gesù in croce, e guardandolo amorevolmente gli disse: «Che temi tu, non sono io forse morto per te? Metti il tuo dito nel mio costato, non temere più della tua dannazione, non ti ho mai abbandonato». Quel santo missionario ebbe un respiro, si sentì totalmente libero e tranquillizzato, moltiplicato nel fervore apostolico ed ebbe la grazia di morire martire per la Fede!

OFFERTA-FIORETTO: Guardati dal dare la minima molestia a chicchessia; e cerca di sopportarla tu, se ti vien fatta. Legati ad una pratica di devozione mariana, e siile fedele: sarai sicuro di evitare l’inferno! Per esempio: tre Ave Maria ogni sera. Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: Se fra l’eterne fiamme non sono, Vergine eccelsa, è tuo dono!

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BREVE MEDITAZIONE: IL PECCATO MORTALE

– Hai mai peccato? E chi non pecca? Quando il peccato è grave, che ribellione, quale ingratitudine! Hai perduto i meriti della vita passata, se ne avevi acquistati, hai perduto l’eredità del Paradiso! Dal Cielo sei precipitato sull’ orlo dell’inferno. In questo momento credi d’essere ancora in peccato? Se ciò fosse, povera anima! Forse non ci pensi e ridi, scherzi, lavori, dormi… Ma se Dio si stancasse? Oh, sono caduti all’inferno migliaia di angeli ribelli e per un solo peccato di mente, di volontà! Tu forse peccati ne hai fatti parecchi e sei tranquillo? Se non sei in peccato ed è da augurarselo, sei però sempre in pericolo di cadervi. Una tentazione un po’ violenta, un incontro inaspettato, un vizio non corretto può farti peccare quando meno te lo aspetti. Ha peccato Giuda, ma anche Pietro, eppure erano alla scuola di Gesù! Insegna sant’Alfonso de Liguori:

  • «Dice: “Dio è di misericordia”. Ecco il terzo inganno comune de’ peccatori, per cui moltissimi si dannano. Scrive un dotto autore che ne manda più all’inferno la misericordia di Dio, che non ne manda la giustizia; perché questi miserabili, confidano temerariamente alla misericordia, non lasciano di peccare, e così si perdono. Iddio è di misericordia, chi lo nega; ma ciò non ostante, quanti ogni giorno Dio ne manda all’inferno! Egli è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l’offende. Egli usa misericordia, ma a chi? A chi lo teme. Ma con chi lo disprezza e si abusa della sua misericordia per più disprezzarlo, Egli usa giustizia. E con ragione; Dio perdona il peccato, ma non può perdonare la volontà di peccare. Dice S. Agostino che chi pecca col pensiero di pentirsene dopo d’aver peccato, egli non è penitente, ma è uno schernitore di Dio: “Irrisor est, non poenitens”. Ma all’incontro ci fa sapere l’Apostolo che Dio non si fa burlare: “Nolite errare, Deus non irridetur” – “Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio..” (Gal.6,7). Sarebbe un burlare Dio offenderlo come piace, e quanto piace, e poi pretendere il paradiso».

All’erta dunque, e ricorri a Maria, la sola creatura umana tutta pura, che ha ricevuto da Dio tutto il forziere delle Grazie Divine.

ESEMPIO da seguire: Sant’Alfonso Rodriguez, cresciuto negli anni, mai diminuì il suo amore per la Vergine Santa. Dopo la morte della sposa e dei figli volle consacrarsi a Dio ed entrò nella Compagnia di Gesù come fratello coadiutore nel collegio di Maiorca, dove lavorando come portinaio, era d’ esempio a tutti per la sua devozione e umiltà. Il demonio però non lo lasciò tranquillo, anche perché si dedicava a propagare la devozione dell’Immacolata Concezione. Un giorno, credendosi quasi perduto, gridò ad alta voce: “O Madre di DIO, ricordati di me, perché altrimenti mi perdo!” Ebbe subito la risposta. La Vergine gli apparve sorridente ad incoraggiarlo. San Bernardo ci insegna: “Nelle tentazioni guarda la stella, chiama Maria!”

OFFERTA-FIORETTO: Ripeti tre volte con il cuore l’Atto di dolore. Se ti senti tentato, prendi in mano la Corona del Rosario e baciala, stringila al cuore e pensa a Maria! Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi.

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BREVE MEDITAZIONE: INCOSCIENTE OSTINAZIONE

– Che può ancor fare il Signore per salvarmi? Ha dato il suo Figlio per riscattarmi. Non basta? No, a quanto pare non basta, io continuo a peccare. Mi rincorre con la sua misericordia, mi ammonisce con la sua giustizia, ma io continuo a peccare. Dio mi ha posto nel grembo della sua Chiesa, come in grembo ad una madre; non mi sono mancati lumi, ispirazioni, grazie; ho dei sacramenti a disposizione, tanti esempi per incoraggiarmi ad essere un buon cristiano. No! pecco ancora! Dio avrebbe potuto già castigarmi severamente, o addirittura dannarmi; ma io non mi sono ancora convertito! Quale ostinazione! Gesù ha dato per me il suo sangue, per salvarmi, s’è dato in cibo per nutrirmi di sé. Io forse me ne servo per tradirlo! Soltanto Maria, può finalmente salvarmi, decidermi a rinnegare me stesso, a mettere fine a tanta malvagità e malizia! Ricorriamo a Maria, vi supplichiamo, gettiamoci tra le sue braccia da pentiti e devoti, imitiamo le sue virtù.

ESEMPIO da seguire: S. Girolamo Emiliani. Nobile patrizio veneziano, che appena quindicenne, contro il volere della madre, si arruolò, al grido di guerra, nell’esercito di Venezia in difesa di quella Repubblica. Gli venne affidata la difesa del Castello di Quero nella vallata del Piave che sale a Belluno. Malgrado il suo valore e quello dei suoi, forse anche tradito, fu sconfitto e fatto prigioniero proprio in quel castello. Umiliato e desolato, si ricordò della Vergine, rientrò in se stesso, ebbe orrore della vita che menava in tempo di pace; la pregò da disperato. La Vergine ebbe compassione, gli apparve: «Ecco, sei libero, va! ». Non credette a se stesso, i ceppi che stringevano le sue caviglie ed i suoi polsi s’erano spezzati. Li raccoglie, vede la porta aprirsi d’incanto, fugge, e come invisibile fa la strada fino a Treviso, e all’altare della Madonna depone quelle catene, promettendo vita nuova, facendosi santo.

OFFERTA-FIORETTO: Sopporta con pazienza le molestie e i travagli, in soddisfazione dei tuoi peccati. Fa una visita a qualche immagine di Maria, invocando la sua continua assistenza contro la tua debolezza e forse malizia. Offri a Maria un posto privilegia della tua casa e onorala con preci ed opere sante. Offriamo un sacrificio alla Vergine Santa, e preghiamo con questa giaculatoria: Vita dolcissima, speranza mia, salve purissima Vergin Maria!

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BREVISSIMA STORIA DELLA PIA PRATICA DEL SANTO ROSARIO

1. Nel secolo VI, in qualche liturgia, comincia ad apparire l’Ave Maria, sempre e solo nella sua prima parte, quella tratta dal Vangelo di san Luca sulla Salutazione Angelica.

2. Nel secolo XII, sull’antico uso di contare i Pater Noster su una cordicella a nodi, si innesta la recita dell’Ave Maria in numero di 150 a imitazione dei 150 salmi biblici: si parla quindi di “salterio di Maria”; la seconda parte venne aggiunta quale supplica.

3. Dal 1207 San Domenico e i suoi Frati Predicatori, devotissimi della Beata Vergine Maria, dovendo lottare contro l’eresia catara-albigese fanno oggetto, della loro predicazione al popolo, i misteri dell’Incarnazione e della divina maternità di Maria. L’incontro tra l’uso popolare di contare le 150 “Ave Maria” e la predicazione domenicana dei misteri dell’Incarnazione, Passione e Crocifissione, con la Risurrezione di Cristo è il primo germe del Rosario.

4. Nel secolo XIV il beato domenicano Alano de la Roche, su ispirazione e comando della Vergine, dal 1460 diventa il grande apostolo del Rosario nella sua forma ormai definitiva, istituisce le Confraternite del Rosario che in breve si diffondono in tutta l’Europa.

5. Nei secoli XVI e XVII il Rosario diventa ufficialmente la preghiera della Cristianità contro i pericoli sociali dell’eresia ugonotta e del dominio dell’Islam. Le vittorie militari dei cristiani a Lepanto (1571), a La Rochelle (1628), a Vienna (1683) saranno attribuite alla Madonna del Santo Rosario, che viene perciò invocata con i titoli di “Regina delle vittorie”, “Aiuto dei cristiani”, e infine “Madonna del Rosario” e celebrata il 7 ottobre, con l’approvazione di molti Pontefici tra i quali ricordiamo il domenicano San Pio V, che scrisse la prima Lettera sul Rosario.

6. Nel secolo XVIII, trecento anni dopo il beato Alano de la Roche, il movimento rosariano riceve nuovo impulso dall’apostolato di San Luigi Maria Grignon de Montfort, legato spiritualmente, quale terziario, all’Ordine Domenicano.

7. Sigillo alla storia del Rosario sono le apparizioni a Lourdes (1858), l’esplosione del culto a Pompei, grazie al beato laico domenicano Bartolo Longo (1875) ed infine le apparizioni a Fatima (1917).

8. Oltre ai tanti pronunciamenti pontifici dei secoli scorsi, negli ultimi anni l’accenno al santo Rosario nella “Marialis Cultus” di Paolo VI e la completa trattazione nella “Rosarium Virginis Mariae” di Giovanni Paolo II, costituiscono una guida sicura per tutti i fedeli che vogliono vivere alla luce della Parola e rispondere agli inviti della Vergine, stringendosi insieme come tanti grani di un’unica Corona.

  • “La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo atto, per sua natura, a favorire la loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzitutto per l’Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero. Se si guarda superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade” (Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae di Giovanni Paolo II).

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La mendicante con i rosari

Uno straordinario apostolo, il Santo Curato d’Ars, si serviva del Santo Rosario per attirare anime e far piovere su di esse grazie senza numero di conversioni anche prodigiose. Una volta fu invitato a predicare gli Esercizi Spirituali al popolo in una località nei pressi di Ars. Per prima cosa, egli chiese al Parroco se tra i fedeli ci fosse qualcuno disposto a pregare intensamente. Il Parroco gli indicò una povera mendicante, buona solo a dire Rosari. Il Santo Curato avvicinò subito la poveretta e la pregò di voler recitare continuamente Rosari per tutto il tempo delle prediche. La mendicante ubbidì. La Missione andò benissimo. Le conversioni si moltiplicavano e il Santo Curato attestava con gran giubilo: Non è opera mia, ma della Madonna invocata dalla mendicante con i Rosari.

Il Rosario contro la tentazione

San Padre Pio non ha tenuto il Santo Rosario a riposo. Al contrario, l’ha adoperato giorno e notte, in ogni sorta di lotte contro il nemico. Quando era giovane sacerdote, a S. Giovanni Rotondo, dormiva con i ragazzi del seminario, in un angolo del dormitorio, dietro una tendina. Una notte, uno dei ragazzi sentì un brutto rumore di ferri che si contorcevano e di gemiti soffocanti di Padre Pio che supplicava: Madonna mia, aiutami! Al mattino il ragazzo andò al letto di Padre Pio e vide i ferri della tendina tutti contorti. Al pomeriggio, durante la ricreazione, i ragazzi chiesero con insistenza al Padre il perché di quei ferri contorti e dei gemiti notturni. Il Padre alla fine li accontentò, per insegnare loro la necessità della preghiera e la forza del Rosario contro il nemico. Cosa era successo? Uno dei ragazzi, assalito da tentazione impura, aveva invocato Padre Pio, suo Padre Spirituale. Padre Pio si era messo subito in aiuto, recitando il Rosario. Il nemico, vistosi battuto, scaricò la sua rabbia sul santo sacerdote, assalendolo furiosamente. La forza del Rosario. San Padre Pio, come tanti altri Santi, consigliava a tutti di andare a dormire tenendo il Rosario tra le mani e da usarlo anche contro l’insonnia, recitandolo.

«Babbo carissimo, oh! le joli mois que le mois de mai! C’est le plus beau de l’année. Sì, padre mio, questo mese come predica bene le dolcezze e la bellezza di Maria! Nel pensare agli innumerevoli benefici che ha fatto a me questa cara mammina mi vergogno di me stesso, non avendo guardato mai abbastanza con amore il di lei cuore e la di lei mano, che con tanta bontà me li compartiva; e quel che più mi dà afflizione è di aver ricambiato le cure affettuose di questa nostra madre con tanti continui disgusti. Quante volte ho confidato a questa madre le penose ansie del mio cuore agitato! e quante volte mi ha consolato! Ma la mia riconoscenza quale fu?… Nelle maggiori afflizioni mi sembra di non aver più madre sulla terra; ma di averne una molto pietosa nel cielo. Ma quante volte il mio cuore fu calmo, tutto quasi dimenticai; dimenticai quasi perfino i doveri di gratitudine verso questa benedetta mammina celeste! Il mese di maggio per me è il mese di grazie…» – Epistolario di San Pio da Pietrelcina I, pp. 275-276. (Lettera a padre Agostino, 1 maggio 1912)

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Atto di filiazione con cui si prende per Madre la Vergine Maria

scritta da San Giovanni Bosco (Letture cattoliche, Torino 1869, pag. 57).

+ Mio Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, figliuolo unico di Dio e della santa Vergine, io vi riconosco, e vi adoro come mio primo principio ed ultimo fine. Vi supplico di rinnovare in favor mio quel misterioso amorevole testamento, che avete fatto sulla Croce, dando al prediletto apostolo San Giovanni la qualità ed il titolo di figliuolo della vostra Madre Maria. Ditele anche per me queste parole: Donna, ecco il tuo Figlio. Fatemi grazia di poter appartenere a Lei come figliuolo, e di averla per Madre in tutto il tempo della mia vita mortale su questa terra. Beatissima Vergine Maria, mia principale Avvocata e Mediatrice, io NN, peccatore miserabile, il più indegno e l’infimo de’ vostri servi, umilmente prostrato dinanzi a Voi, affidato alla vostra bontà e misericordia, ed animato da un vivo desiderio di imitare le vostre belle virtù, vi eleggo quest’oggi per mia Madre, supplicandovi che mi riceviate nel numero fortunato de’ vostri cari figliuoli. Vi faccio una donazione intiera ed irrevocabile di tutto me stesso. Ricevete di grazia la mia protesta; gradite la confidenza, con cui mi abbandono nelle vostre braccia. Accordatemi la vostra materna protezione in tutto il corso della mia vita, e particolarmente nell’ora della morte, onde l’anima mia sciolta dai lacci del corpo, passi da questa valle di pianto a godere con Voi l’eterna gloria nel Regno de’ Cieli. Così sia! Salve Regina….

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La recita del Santo Rosario

Il Rosario va pregato con amore e l’amore non è mai monotono nell’uniformità della sua espressione. Una mamma non si stanca mai delle carezze di un bimbo e delle sue dichiarazioni d’amore. Due persone che si vogliono bene possono ripetersi le stesse parole, ma ogni volta con una sfumatura ed un significato diversi. La ripetizione è una legge dell’amore. Il Rosario, però non deve essere semplice ripetizione, ma è contemplazione della vita di Gesù. Come la preghiera deve diventare vita, così anche il Rosario, se si entra nella contemplazione dei misteri, diventa vita. Alla meditazione delle parole dell’Ave Maria deve infatti unirsi una attenta riflessione dei misteri. Soltanto in questo modo il Rosario diventa una preghiera viva che ci fa degni delle promesse che la Vergine fece al Beato Alano de la Roche (1428-1478):

1) A tutti coloro che reciteranno il mio Rosario prometto la mia specialissima protezione.

2) Il Rosario sarà un’arma potentissima contro l’inferno, distruggerà i vizi, dissiperà il peccato e abbatterà le eresie.

3) Chi si raccomanderà con il Rosario non perirà

4) Chiunque reciterà devotamente il Rosario, con la meditazione dei misteri, si convertirà se peccatore, crescerà in grazia se giusto, e sarà fatto degno della vita eterna.

5) I veri devoti del mio Rosario non morranno senza i sacramenti.

6) Io libero ogni giorno dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.

7) I veri devoti del mio Rosario godranno una gran gioia in cielo.

8) Ciò che chiederai con il Rosario l’otterrai

9) La devozione al Santo Rosario è un gran segno di predestinazione.

Racconti sulle meraviglie operate dal Santo Rosario: Ave Maria!

Il Beato Bonaventura da Potenza, qualche giorno prima di morire nel convento di S. Francesco a Ravello, ultima dimora della sua vita, avendogli il medico fatto capire che non c’era più alcuna speranza di guarigione, lo ringraziò e ringraziò Dio di tale prezioso guadagno per la sua anima. Ricevuti gli ultimi Sacramenti, cominciò a cantare le lodi della Vergine del suo cuore e quelle del suo Dio. Volgeva continuamente lo sguardo a una immagine della Beata Vergine Maria, che stava di fronte al suo letto povero e Le lanciava sospiri e parole d’amore tenerissimo. Poco prima di di spirare, la sua Madre dolcissima venne a visitarlo: egli era in dolce estasi d’amore e sussurrò soavemente l’eterno canto d’amore: “Ave Maria! Ave Maria! Ave Maria!” Così la sua anima, accompagnata dalla “Tutta bella”, se ne volò al suo Creatore. Era il crepuscolo del 26 ottobre 1711: in quel momento la campana della Cattedrale di Ravello suonava i rintocchi dell’ “Angelus Domini”.

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Guarigioni con il Rosario

Con il Rosario, S. Francesco Saverio non solo faceva catechesi e inculcava l’amore filiale alla Madonna, ma operava guarigioni e miracoli. La cosa, dapprima sorprendente e meravigliosa, divenne poi semplice e comune fra i cristiani. La Vergine Santa era davvero vicina a questo suo grande figlio e confermava con i miracoli la sua dottrina e la sua vita. I fedeli si erano via via abituati a chiedere in prestito a S. Francesco Saverio la sua corona del Rosario e la facevano passare da un malato all’altro, perché guarissero. A guarigioni avvenute, spesso il Rosario non ritornava al santo, perché si amava conservarlo per devozione e ricordo, con grande riconoscenza. A volte egli stesso era richiesto con insistenza per una visita a qualche ammalato. E, se gli era proprio impossibile, affidava il suo Rosario ad alcuni fanciulli, perché lo portassero all’infermo e glielo appoggiassero sopra. I ragazzi facevano così, e non era difficile che l’infermo guarisse! Per questo persino gli stessi pagani, per curare i loro infermi, si facevano prestare il Rosario di S. Francesco Saverio. E la Santa Vergine, Madre universale, non mancava di far sentire la sua presenza di grazia, anche ai figli lontani. Specialmente ai novelli convertiti, S. Francesco Saverio, assicurandoli che con questo mezzo stavano sotto la protezione della Madre di Dio e non sarebbero mai andati perduti. Una volta uno di questi, un mercante, andò a salutare il Santo prima di imbarcarsi e gli chiese un piccolo ricordo da portare con sé. Insistette molto e S. Francesco Saverio, per accontentarlo, si tolse dal collo la corona del Rosario e gliela diede, dicendogli: Custoditela devotamente con fede e voi non morirete in mare. Durante la traversata, infatti, una bufera spaventosa sfasciò la nave. Tutti perirono. Solo quel mercante, perduta la conoscenza si vide in compagnia di S. Francesco Saverio e, quando riprese i sensi, si trovò sano e salvo sulla spiaggia.

Il Rosario nelle prime predicazioni di san Domenico

Nel 1214 S. Domenico si trovava nel mezzogiorno della Francia circondato e sopraffatto dall’eresia. Era solo; sentiva tutta la sua impotenza. E tali furono i suoi gemiti e lacrime e tali le sue penitenze per placare l’ira di Dio, che svenne. Gli apparve allora la Vergine, accompagnata da tre figure meravigliose di Sante, e gli disse: Domenico mio, sai tu di quale strumento si servì la SS. Trinità per restaurare il mondo? Signora mia – rispose il Santo – Voi lo sapete meglio di me: siete Voi, Voi col Figlio divino, il “mezzo” col quale Dio operò la salvezza del mondo. Allora – soggiunse la Vergine Santa – se tu vuoi conquistare a Dio i cuori induriti, va’ e predica il mio Salterio. Il Santo andò a Tolosa a predicare il Salterio di Maria (che poi fu chiamato Rosario). All’inizio della predicazione, ecco scatenarsi un terribile uragano, sì che tutti ne ebbero spavento.  Apparve allora la Vergine, nel cielo, in atto di alzare per tre volte le braccia in alto, a chiedere a Dio misericordia. Fu quello un segno di Dio per dare più vigore alla prima predicazione del Rosario.

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Col Rosario si può tutto

S. Teresa, divenuta carmelitana, diceva che “Col Rosario si può tutto. Il Rosario sale come incenso ai piedi dell’Onnipotente. Maria lo rinvia subito come benefica rugiada, che viene a rigenerare i cuori. Non c’è preghiera che sia più gradita a Dio del Rosario”

Rinunzierei  a tutto ma non al Rosario

Don Bosco chiamava il Rosario “la bancarotta del diavolo”. Diceva: L’opera salesiana riposa sulla corona: da questa pratica nessuno può dispensarsi. Su questa recitazione quotidiana l’opera è fondata. Sono deciso ad abbandonare molte altre pratiche, ma non questa. Una volta Massimo d’Azeglio disse a don Bosco che era tempo di finirla di far recitare ogni giorno il Rosario ai suoi ragazzi e ai suoi educatori: non ci tengo affatto, sa, a questa anticaglia di cinquanta Ave Maria infilzate! E’ una pratica noiosa e del tutto inefficace per l’educazione. Io ci sto molto, invece, a tale pratica – rispose il Santo – e su di essa potrei dire che è fondata la mia istituzione: sarei disposto a lasciare piuttosto tante altre cose ben più importanti, ma non questa. Aggiunse poi. Se anche facesse bene, rinunzierei alla sua preziosa amicizia, ma non mai alla recita del Santo Rosario! Il biografo del Santo conclude:  Trovato don Bosco irremovibile nel suo principio, il nobiluomo se ne partì, e da quel giorno non ebbe più alcuna relazione con lui”.

I seguenti brani sono stati estratti da “Il segreto ammirabile del Santo Rosario” di San Luigi Maria Grignon da Montfort

75) Nessuno mai potrà comprendere i tesori mirabili di santificazione contenuti nelle preghiere e nei misteri del Rosario. La meditazione dei misteri della vita e della morte di Nostro Signore Gesù Cristo è sorgente dei più meravigliosi frutti…

76) La meditazione dei misteri e delle preghiere del Rosario è la più facile fra tutte le orazioni poiché la varietà delle virtù e degli stati di Gesù su cui a mano a mano si riflette, ricrea  e fortifica in modo ineffabile lo spirito e impedisce le distrazioni. I sapienti trovano in queste formule la dottrina più elevata, i semplici le istruzioni più familiari. Prima di elevarsi al grado più sublime della contemplazione bisogna passare per questa facile meditazione. Tale è il pensiero di S. Tommaso d’Aquino; è il consiglio che egli suggerisce quando dice che bisogna prima allenarsi come in un campo di battaglia con l’acquisto di tutte le virtù di cui abbiamo il modello perfetto nei misteri del Santo Rosario. E,’ infatti, proprio in quella meditazione, che otterremo l’intima unione con Dio, senza la quale la contemplazione è soltanto un’illusione capace di sedurre le anime.

77) Se i falsi illuminati dei nostri giorni, i quietisti, avessero seguito questo consiglio, non avrebbero subito tante vergognose cadute né causato tanti scandali. E’ singolare illusione del demonio credere che  esistano preghiere più sublimi del Pater e dell’Ave, e abbandonare queste preghiere divine che sono sostegno, forza e custodia dell’anima. (..) vi assicuro che è molto pericoloso, per non dire dannoso, abbandonare di propria iniziativa la recita del Rosario col pretesto di una  più perfetta unione con Dio (per altre vie). L’anima orgogliosa, ingannata dal demonio, si sforza quanto le è possibile per elevarsi interiormente al grado sublime dell’orazione dei Santi, trascura e disprezza, perciò, i tradizionali metodi di preghiera che giudica buoni solo per anime ordinarie… Il Montfort pone in nota il testo seguente di Santa Caterina da Siena: “Chiunque, giusto o peccatore, ricorre a Lei con devoto rispetto, non sarà mai né deluso né divorato dal demonio dell’inferno”.

78) Un’anima fedele alla recita quotidiana del Rosario, infatti, non sarà mai formalmente eretica né potrà essere ingannata dal demonio…

80) Chi fu più elevata nell’orazione di Santa Maria Maddalena che sette volte al giorno era trasportata dagli Angeli al di sopra del Saint Pillon e che era stata alla scuola di Gesù e della Santa sua Madre? Eppure un giorno ella chiese a Dio un mezzo efficace per avanzare nell’amore per Lui e giungere alla più alta perfezione. L’arcangelo San Michele le disse da parte di Dio di non conoscerne altro che quello di considerare i misteri dolorosi che ella aveva già visto svolgersi sotto i propri occhi, ai piedi della Croce, che egli aveva piantato davanti alla grotta dove lei era rifugiata. Non solo san Francesco di Sales, anche San Carlo Borromeo lo recitava tutti i giorni, spesso alla presenza del proprio gregge ma lo raccomandava con insistenza ai suoi sacerdoti, ai chierici del seminario e a tutto il popolo.

81) Per invogliarti ancora ancor più ad abbracciare questa devozione delle anime grandi, aggiungo che il Rosario recitato con la meditazione dei misteri:

1) ci eleva insensibilmente alla perfetta conoscenza di Gesù Cristo;

2) purifica le anime nostre dal peccato;

3) ci rende vittoriosi su tutti i nostri nemici;

4) ci facilita la pratica delle virtù;

5) ci infiamma d’amore per Gesù;

6) ci arricchisce di grazie e di meriti;

7) ci fornisce i mezzi per pagare a Dio e agli uomini tutti i nostri debiti e infine ci ottiene ogni sorta di grazie.

83) La Vergine Santa rivelò al beato Alano che non appena San Domenico prese a predicare il Rosario, i peccatori più induriti si commossero e piansero amaramente le loro colpe. Perfino i giovanetti fecero delle incredibili penitenze; ovunque predicava il Rosario il fervore era tanto grande che i peccatori cambiarono vita, edificando tutti con le penitenze e l’emendamento della loro vita. Se quindi ti senti la coscienza gravata da colpe, prendi la corona e recita una parte del Rosario in onore di qualche mistero della vita, della passione o della gloria di Gesù. “Da quando il demonio fu vinto dall’umiltà e dalla passione di Gesù Cristo – scrive il card. Hugues – non può quasi più attaccare un’anima che sia armata della meditazione di questi misteri. E se l’attacca, ne è ignominiosamente vinto”

85) Impugnate quest’arma di Dio, il Santo Rosario, e schiaccerete il capo al demonio, resisterete a tutte le tentazioni. Certamente è per questo motivo che anche la semplice corona fa tanta paura al diavolo. Il beato Alano e altri santi assicurano inoltre, di aver liberato molti ossessi ponendo loro al collo la corona.

87) Il Padre Giovanni Amat, domenicano, s’imbattè con un’infelice giovanetta posseduta dai demoni; uno di questi gli disse burlandosi di lui: Frate, se tu non avessi avuto la corona ti avremmo conciato per le feste.

89) Il padre Dorland riferisce che la Vergine Santa disse un giorno al venerabile Domenico, certosino “Ogni volta che un fedele recita in stato di grazia il Rosario, meditando i misteri, ottiene piena e totale remissione dei suoi peccati”. Anche al beato Alano Ella disse: “Sappi che sebbene siano numerose le indulgenze concesse al mio Rosario, io ne aggiungerò molte altre per ogni cinquanta Ave Maria in favore di quanti le reciteranno in stato di grazia e devotamente in ginocchio”.

90) San Domenico era tanto convinto dell’efficacia e del merito del Rosario che non imponeva quasi mai altra penitenza a chi si confessava da lui se non quella di recitarlo.

95) Non è da credere che il Rosario sia buono soltanto per le donne, per i piccoli e gli ignoranti; esso è buono anche per gli uomini e tra essi per i più ragguardevoli.

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INSEGNAMENTI DEL BEATO BARTOLO LONGO

“Il Rosario è nella Chiesa Cattolica la preghiera sovranamente unificatrice. Riunisce in un punto, in un pensiero, in un affetto, in una parola, genti diverse per condizione, per età, per nazione, per favella. Tutti contemporaneamente in un sol linguaggio dicono: Ti saluto, O Maria, piena di Grazia, Tu sei benedetta fra le donne. Tutti contemporaneamente, con il Rosario, esprimono all’unanimità la sana dottrina della santa Chiesa, la Preghiera comune, ogni scopo di evangelizzazione, la nostra comune meta. Non c’è devozione più completa del Rosario di Maria, atta a sconfiggere ogni eresia.

  • La Provvidenza, la Misericordia del Padre di tutte le creature ci ha messo nelle mani un’arma potente, un ritrovato del tutto nuovo, che nessuna mente umana ha finora, ne avrebbe saputo ritrovare: i figli dei carcerati (e di quanti sapranno usare il Rosario pregando nelle famiglie), raccolti dalla carità di Cristo dalla Madre Benedetta, saranno quelli che convertiranno a Cristo i loro padri disperati e quanti vorranno convertirsi. Ecco il segreto del Santo Rosario, la Preghiera prediletta dal Cielo, ma anche da tutta la Chiesa.
  • Il Rosario è nunzio di pace e concordia, carità e misericordia, vessillo del trionfo del Cristo Redentore. E’ Preghiera dei Sommi Pontefici, dei re, dei forti umili, degli ammalati fino all’umile donnetta, per la quale tante meraviglie Iddio opera sotto i nostri occhi. Essa ci rende propizia la Celeste Regina, che ha fatto solenne promessa di esaudire e nel corpo quanto nello spirito, chiunque a Lei si rivolge con animo contrito e compassionevole.
  • Ave Maria, è la preghiera di tutti: – Ave Maria! – Il fanciullo la ripete questa parola e sorride di amore alla Vergine Maria: l’uomo adulto la ripete questa parola e solleva il cuore all’affetto di Dio. Il moribondo la ripete nell’ultimo istante dell’agonia e vi si trova la speranza del suo perdono e del suo ingresso nella Patria beata… E’ un canto che risuona in tutte le parti, in tutti i punti della terra.
  • Il Pater Noster è la preghiera per l’eccellenza voluta da Nostro Signore Gesù Cristo per tutti. Chi la ripete con cuore contrito e sincero, solleva il proprio animo al Buon Dio che nulla nega ai tanti bisogni per la salvezza nostra e del prossimo. E’ la preghiera che ci apre le porte del Paradiso, meditata da tutti i Santi in ogni tempo, spinge il vero devoto a mutar vita nel santificare il Santo Nome di Dio; nell’adempiere alla sua divina volontà affinchè trionfi al più presto il suo regno; non ci fa mancare il pane della mensa come il prodigioso Pane della Divina Eucaristia; ci promette il perdono di Dio se noi sapremo perdonare le offese del prossimo; ci fa chiedere all’Iddio Padre di sostenerci quando siamo introdotti nelle tentazioni; ed infine Gli chiediamo di liberarci da quel maligno demone che è causa dei nostri mali.
  • Il Rosario è perciò supremo mezzo di salute per ricondurre le anime attraverso il Magistero di Maria alla visione quotidiana dei magnifici misteri del Cristo Dio. A considerare attentamente il Rosario di Maria, è agevole rilevare come ad ogni tratto meglio si discerne che la cara Madre nostra in questa opera di pietà eminentemente della Chiesa, che è il Rosario, è intesa ad intrecciare sempre nuovi vincoli di carità tra gli uomini e il suo Figliuolo: una catena di amore, che congiunge il nostro cuore al Cuore pietosissimo di Gesù. La sua missione è quella di raccoglierci in una contemplazione di Gesù Cristo e della Corredentrice nostra, presentati alle genti in quindici quadri della loro vita.
  • A pensar bene, l’Eucarestia è Rosario vivente, e tutti i quindici misteri si trovano nel Santo Sacramento in una forma attiva e vitale. Il Rosario, dunque, conduce, in una maniera soave, quasi insensibile all’Eucarestia, al SS. Sacramento: chi si avvicina a Gesù col pensiero, sente il bisogno di avvicinarglisi nella realtà; il Rosario conosce bene Gesù, non può perciò non amarlo, e chi prende ad amare veramente Gesù, non può rinunciare a possederlo attraverso il divino Sacramento. Perciò, il Rosario stesso è la sintesi della vita di Gesù e Maria il cui approdo sono i Sacramenti per la vita eterna.
  • Nel Rosario vi è l’orazione mentale, ma la più facile; poiché niente è più facile che il trascorrere col pensiero pei quindici misteri, che rapidamente ci presentano, l’uno dopo l’altro, quindici quadri plastici; quasi stupenda pinacoteca che ritrae tutta l’Infanzia, la Passione e il Trionfo del Cristo. Nei misteri del Rosario è tutto l’insegnamento della Chiesa, non serve altro per condurre una vita santa: Dio Padre che ci dona il Figlio, questa Figlio che s’incarna nel seno di una Vergine; Gesù che s’immola per la salvezza del mondo negli strazi e nelle umiliazioni della Croce; il trionfo del Cristo mediante la sua Risurrezione argomento supremo della fede nostra, il soave culto di Maria, lo Spirito che santifica le coscienze; il premio che attendono i giusti docili alle ispirazioni dello Spirito Santo, lassù dove eterna è la gloria ed eterna è la pace promessa. Si formi, allora, la grande armata dei Rosarianti: questo esercito ha sicura vittoria, perché tutte le armi possono essere sconfitte, tranne una sola, la preghiera e in special modo quella del Santo Rosario.
  • Se vogliamo che il Rosario diventi un mezzo di santificazione al cuore nostro, dobbiamo immedesimarci del sentimento del Cuore di Gesù e del Cuore di Maria dobbiamo conformarci ai loro patimenti; dobbiamo trarre pratici ammaestramenti, e rispecchiare nella nostra vita le loro virtù. Ecco il ministero di Maria, ecco il suo ufficio nel Rosario: facci gustare nella vita terrena le gioie più elette, le più celestiali. Quando essa ci mette nelle mani il Rosario, la prima parola che ci pone in bocca è la parola del gaudio. I primi misteri di gioia. Poi ci accompagna nel Getsemani del Figlio Divino e ci fa entrare nei misteri del dolore, poichè siamo in una valle di lagrime a causa del peccato. Ma il Rosario non termina nel dolore, c’è la gloria, la risurrezione, c’è la gloria di Maria e il trionfo del Suo Cuore immacolato. I misteri della gloria sono l’annuncio del nostro stesso trionfo, se ci saremo conformati alla divina volontà in terra. Questo è il compito di Maria: accompagnarci e sostenerci e condurci alla vittoria finale. “Venite o figlioli ascoltatemi” dice Maria. “Venite alla mia scuola alla scuola del mio Rosario e v’insegnerò il santo amore e la via breve e sicura di pervenire al cielo”.
  • La Madre dei peccatori ha veduto la tua debolezza ed è venuta in soccorso dei suoi figli che periscono, ed ha prestato loro una catena celeste, alla quale che forte si aggancia, è tirato salvo dalla fanghiglia onde è insozzato il mondo. Questa aurea catena di cielo, salvatrice, è il Rosario. La corona benedetta sia sempre su di noi, viaggi con noi, metta una dolce tregua alle nostre fatiche, preceda e segua tutti i nostri affari, sia in cima di ogni altro amore. Io stringo nelle mani il pegno di mia salvezza: io ho il Rosario di Maria nelle mani, o Gesù mio Redentore; e con questo pegno di salvezza io non diffido del tuo perdono.
  • La nostra religione non è solamente culto e fede, ma è ancora amore, cioè: carità. La Carità è una virtù maggiore della fede, perché non si estingue oltre la vita, come spiega san Paolo. La fede ha la sua manifestazione nel culto: ecco le lampade ardenti nel Santuario. La carità ha anche le sue manifestazioni, e la più bella è la misericordia e il santo Rosario è lo strumento per praticarla e diffonderla. Tanto sarà accetto al cuore della nostra Madre l’obolo che noi spenderemo per accendere le sue quindici lampade nel suo Santuario, quanto quello per sostentare e diffondere la devozione del santo Rosario. Certo in proporzione della nostra fede, Iddio allarga le braccia della sua Provvidenza. Se tutti gli uomini, però, che si dicon cristiani, avessero nelle loro preghiere il santo Rosario così come l’ha dato la Beata Vergine Maria, non vi sarebbero nel mondo così tante miserie e tanti delitti! Chi ama davvero Iddio e il prossimo, non può disprezzare o ignorare il santo Rosario di Maria! La carità, infatti, non ha occhi per vedere i peccati altrui, ma ben conoscendone il dilagare tutto affronta con la preghiera del Rosario, lasciando a Maria l’onere di compiere le sue promesse di conversione e di salvezza.
  • Fate comprendere al vostro prossimo – specialmente in stato di peccato – che nel santo Rosario lo amate, perché è sventurato; che in questi misteri lo educate alla verità, solo perché lo amate; ed egli, se profondamente verso alla conversione, vi amerà, e per amore si sforzerà di corrispondere alle assidue ed amorevoli cure che voi spendete per educarlo. E voi troverete nei fatti che la Carità, sia materiale insieme alla preghiera del Rosario, supera tutti i mezzi suggeriti dalla Pedagogia e dalla Scienza; e nel campo didattico, come in qualsiasi altro, assicura vittorie certe, grandi e definitive. Beata la famiglia in cui in nome della fede si educa alla Carità vera. Quella famiglia è tempio di scuola, e su di essa si posa misericordioso lo sguardo di Dio, per mezzo della Beata Vergine Maria con san Giuseppe castissimo i quali ebbero in ruolo di educar il fanciullo Gesù.
  • Non vi sia oscuro il fatto che chiunque volesse proceder in questa valle di lagrime senza la preghiera e, maggiormente senza il Rosario di Maria, non procederà ad alcuna meta che non sia l’inferno. Le orrendi tempeste della disperazione, delle bestemmie, di ogni iniquità morale, si dileguano solo per mezzo efficace della Preghiera. Ogni equilibrio mentale, morale, etico in ogni tempo è la preghiera, in modo speciale è il Rosario perchè qui c’è la promessa dell’intervento diretto della santa Madre di Dio. Non a caso, il Rosario, è promessa di gran conforto in ogni tribolazione, ben sperimentata e provata da tutti i Santi. La Preghiera della Chiesa e specialmente il Rosario tanto raccomandato è necessaria ed è fondamentale alle anime, come le medicine lo sono per il corpo. Essa è la nostra telegrafia col Cielo, è il filo della comunicazione tra noi e Dio. Interromperla, disprezzarla, umiliarla è come interrompere ogni comunicazione con Dio.

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Consacrazione al Cuore Immacolato della Beata Vergine di Fatima

+ O Vergine santa, Madre di Gesù e Madre nostra, che sei apparsa a Fatima ai tre pastorelli per recare al mondo un messaggio di pace e di salvezza, io mi impegno ad accogliere questo tuo messaggio. Mi consacro oggi al tuo Cuore Immacolato, per appartenere così più perfettamente a Gesù.

Aiutami a vivere fedelmente la mia consacrazione, con una vita tutta spesa nell’amore di Dio e dei fratelli, sull’esempio della tua vita. In particolare Ti offro le preghiere, le azioni, i sacrifici della giornata, in riparazione dei peccati miei e degli altri, con l’impegno di compiere il mio dovere quotidiano secondo la volontà dei Signore.

Ti prometto di recitare ogni giorno il Santo Rosario, contemplando i misteri della vita di Gesù, intrecciati ai misteri della tua vita. Voglio vivere sempre da vero figlio tuo e cooperare perché tutti Ti riconoscano e amino come Madre di Gesù, vero Dio e unico nostro Salvatore. Così sia.

7 Ave Maria, per riparare ai Sette Dolori del Cuore Immacolato di Maria

– Cuore Immacolato di Maria, prega per noi, che ricorriamo a Voi.


“Un mese con Maria”, la Vergine della Rivelazione

La storia di Bruno Cornacchiola è lo spunto che il cardinale Angelo Comastri coglie per raccontare l’apparizione della Madonna vicino l’abbazia delle Tre Fontane. La meditazione del porporato fa parte di un ciclo di 31 puntate realizzate da Telepace e rilanciate da Vatican News per scoprire la devozione alla Vergine nel mese a lei dedicato

Eugenio Bonanata e Daniele D’Elia – Città del Vaticano

A Roma, nei pressi del luogo dove fu martirizzato San Paolo nell’anno 67, sorge l’abbazia delle “Tre Fontane”. Dopo la decapitazione dell’apostolo, infatti, vi sarebbero sgorgate tre sorgenti. Poco distante vi è una cappella intitolata alla “Vergine della Rivelazione”. Qui, invece, nel 1947 la Madonna apparve a un tranviere, Bruno Cornacchiola. Quest’uomo “pieno di odio verso la Chiesa Cattolica viene fermato da Maria”. Il cardinale racconta dettagliatamente la vita di questo uomo considerato da tutti un ubriacone, violento e bestemmiatore. Tra l’altro era un convinto assertore della falsità dei dogmi mariani e cioè della Verginità, dell’Assunzione e dell’Immacolata Concezione di Maria.

L’apparizione della Madonna avviene sulla via Laurentina, dove Bruno si era recato assieme ai figli. Uno dei bambini si era allontanato e il padre lo ritrovò in ginocchio, in trance, in una delle grotte del luogo. È li che vide la Vergine vestita di abito bianco e con un mantello verde. Teneva tra le mani, che erano accostate al petto, una Bibbia e avrebbe pronunciato le parole: “Tu mi perseguiti. Adesso basta! Entra nel santo ovile”. A partire da questo momento il cambiamento sarà radicale e Bruno “testimonierà la fede con lo stesso coraggio con cui prima la combatteva” racconta Comastri. Viene infatti riaccolto nella Chiesa Cattolica, dalla quale si era allontanato. E fino alla sua morte, avvenuta nel 2001, si è adoperato per la diffusione della devozione mariana. Dove è avvenuto il prodigio è stata edificata una cappella che è meta, tutt’oggi, di numerosi pellegrinaggi.