Il Vaticano II, cavallo di Troia dei progressisti

Il Concilio come Cavallo di Troia o, se preferite, il Concilio come un capro espiatorio.

Sfogliando articoli di alcuni anni or sono, siamo circa nel 2001 a riguardo di quanto andiamo ad analizzare, abbiamo riesumato questa “lettera al direttore” da una rivista diocesana per evidenziare alcuni errori di valutazione espressi sia da colui che pone un elenco, sia però anche dal Direttore che non offre affatto dei chiarimenti e risponde in modo ideologico aumentando la confusione. Veniamo subito al dunque, ecco la lettera e la risposta.

Gli errori del Concilio

Caro Direttore, se mi chiede che cosa resti del Concilio, non so rispondere ma posso elencare alcuni «effetti» prodotti da un sì grande avvenimento:

– vergogna e disprezzo dell’abito talare (preti e frati che gettarono la tonaca alle ortiche per abbandonare il sacerdozio o per ricoprirsi di stracci);
– altari trasformati in tavole o mense;
– canto gregoriano sostituito da lagne insopportabili;
– confessionali vuoti anche dall’altra parte;
– ci si accosta alla Comunione senza devozione e senza convinzione (e si consente che vi accedano anche i non cattolici);
– ecumenismo dissennato;
– senso di inferiorità e di colpa della Chiesa (conseguenza: nessuno si converte più alla religione cattolica);
– seminari vuoti;
– chiese sempre più vuote.
Non è tutto ma può bastare.

R. G.

LA RISPOSTA

Posso capire la difficoltà di una persona che è stata educata alla fede in epoca preconciliare e non si ritrova in alcuni aspetti esteriori della Chiesa di oggi. Ma trovo francamente assurdo, oltre che totalmente ingiusto, imputare al Concilio («il grande catechismo dei tempi moderni» come lo ha chiamato Paolo VI) tutti i difetti di una società sempre più secolarizzata, quale è la nostra.

Anzi, possiamo dire esattamente il contrario: senza quel grande evento di grazia, oggi, la Chiesa non avrebbe quella vitalità che invece mostra in tante parti del mondo. E se ci fosse bisogno di una riprova, basterebbe osservare cosa avviene nelle Chiese ortodosse, dove purtroppo non c’è stata una riflessione, come quella del Vaticano II, per cercare di parlare all’uomo di oggi: lì chiese e seminari sono più vuoti dei nostri, anche se si continua a cantare in gregoriano.

Come si fa poi a contrapporre il Vaticano II alla Tradizione? Ma tutta la Tradizione ci ripete, da sempre, che l’infallibilità promessa da Cristo alla Chiesa, oltre che appartenere al Papa, quando «quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli… proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale» risiede «pure nel corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col successore di Pietro soprattutto in un Concilio Ecumenico» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 891).

E chi siamo per poter dire di aver ragione noi anziché le migliaia di vescovi, riuniti in Concilio?

___________________

Ciò che abbiamo rilevato è che hanno sbagliato entrambi.

La risposta più onesta da dare (perdonateci ma questa non è superbia o presunzione, più semplicemente oggettività, acquisizione di informazioni e approfondimenti che forse, nel 2001, non c’erano ancora stati) era ed è la seguente:

Innanzi tutto non è corretto parlare di “effetti del concilio”, tutta la serie di elenco che segue da parte del lettore che pone i quesiti, era già in atto ancor prima del Concilio Vaticano II, anzi bisognerebbe risalire al Protestantesimo con il suo liberalismo e il Sola Scriptura, giungere al Rinascimento e al suo umanesimo per spiegare la genesi delle idee che hanno trionfato poi al Concilio.

Ed è certo che se la Chiesa ha resistito agli assalti del protestantesimo nel XVI secolo, del giansenismo nel XVII secolo, del naturalismo filosofico nel XVIII secolo, senza dimenticare prima anche l’Illuminismo, del Romanticismo, del liberalismo nel XIX secolo e del modernismo nella prima metà del XX secolo, lo si deve alla Chiesa nel suo ministero petrino, in particolare da San Pio X con la sua denuncia del Modernismo nella Pascendi Dominici grecis che racchiude tutto un movimento detto anche “progressismo”, e pure con Pio XII che condannerà la Nouvelle Theologiae e che avvertirà proprio sotto il suo Pontificato negli anni ’50, gli anni d’oro del boom economico, l’affermarsi di una grave crisi interna alla Chiesa con l’inizio degli abbandoni religiosi, richieste di spretamento per sposarsi, aumento dei preti operai ed implicati nella politica, insofferenza fra coniugi e crisi matrimoniali (Pio XII è il Papa che ha dedicato un vasto magistero per gli Sposi cristiani), abbandono della dottrina e del catechismo, disertare dalla Messa della domenica a vantaggio delle “uscite fuori porta del week-end” la nuova forma festiva della domenica con annesse partite di calcio e della domenica lavorativa, tanto che fu Pio XII ad ufficializzare la Messa “prefestiva” del sabato sera per intenderci, per venire incontro a quanti – per motivo di lavoro domenicale – non potevano andare a Messa la Domenica… e non dimentichiamo il boom della musica e la nascita delle discoteche e del nuovo “sballo” giovanile….

Insomma, quelli che il lettore definisce “effetti del concilio” in verità erano già in atto nel mondo e dentro la Chiesa prima del concilio, solo che la Chiesa, effettivamente, li frenava. Ma non è stato alcun “decreto” del concilio a liberalizzare queste derive, la questione è molto più complessa.

C’è una bellissima e recente espressione del Vescovo monsignor Athanasius Schneider, Segretario della Conferenza Episcopale del Kazakhstan e uno dei vescovi più impegnati in difesa delle verità cattoliche, che afferma e spiega  come “le buone intenzioni del concilio sono finite in mano di uomini senza Dio…”.

Leggiamo un passo: «Per qualche misteriosa ragione – sottolinea Schneider – Dio ha permesso che le buone intenzioni dei Padri del Concilio Vaticano II cadessero nelle mani di uomini senza Dio e ideologi-rivoluzionari liturgici. Hanno messo la sacra liturgia di Santa Romana Chiesa in stato di prigionia, in una sorta di esilio ad Avignone». (1)

Perciò se da una parte è vero come ha risposto il Direttore che trova “assurdo ed ingiusto” dare la colpa al Concilio per quei difetti elencati, dall’altra parte non è una risposta vera dire che è “esattamente il contrario” ossia che la “salvezza” della Chiesa è venuta dal Concilio…. la Chiesa quella” vitalità” ce l’aveva, l’ha sempre avuta e l’avrebbe continuata ad avere anche senza il Concilio.

E se per questo Direttore la risposta è “guardare” alla Chiesa Ortodossa, bè, fa cadere un tantino le braccia e lascia alquanto perplessi sull’ignoranza dei fatti che dilagano nella Chiesa.

Se per “vitalità” si intende – come lascia intendere la risposta – la riforma liturgica dal momento che la Chiesa Ortodossa infatti non l’ha cambiata, dimostra una grande ignoranza perchè, se lì le chiese sono vuote è perchè non hanno mai avuto la Domenica come centro catalizzatore della comunità parrocchiale e diocesana, in tal senso le chiese ortodosse sono sempre state più “vuote” delle nostre (e non è neppure vero perchè nelle “feste comandate” quale sono il Natale, la Pasqua, e persino i Santi Patroni del loro calendario, le chiese ortodosse sono stracolme e per le feste dei Patroni non riducono tutto a tarallucci e vino come avviene da noi con le pro-loco, e da loro per fare la Confessione sacramentale si rispetta un periodo di digiuno e di penitenza). Ed è un paragone inutile ed assurdo dal momento che, avendo essi il clero sposato, ci si dovrebbe chiedere piuttosto come mai i seminari si sono svuotati anche da loro mentre da noi si svuotarono per il motivo opposto, ossia a causa del celibato?

Questa era la domanda da fare.

Non possiamo qui ora analizzare – punto per punto – le questioni sollevate dal lettore, ma possiamo fare una panoramica dando una risposta più oggettiva dei fatti.

Il concilio Vaticano II, senza dubbio, aveva come fondamento (dalle parole di Giovanni XXIII – vedi qui ) quanto espresso da Papa Giovanni XXIII che l’ha voluto: “Questo si richiede ora alla Chiesa: di immettere l’energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana, che si esalta delle sue conquiste nel campo della tecnica e delle scienze, ma subisce le conseguenze di un ordine temporale che taluni hanno tentato di riorganizzare prescindendo da Dio. Per cui constatiamo che gli uomini del nostro tempo non sono progrediti nei beni dell’animo di pari passo come nei beni materiali. Ne consegue che essi ricercano più negligentemente i valori che non vengono meno; che, al contrario, aspirano ordinariamente ai molteplici piaceri del mondo che il progresso tecnico offre con tanta facilità, e che – ciò che va considerato nuovo e temibile – si è formata ed ha raggiunto molti popoli una corrente di persone, agguerrita come un esercito, che negano l’esistenza di Dio.

E quanto alla presunta carenza di “vitalità” scandita dalle parole del Direttore, è lo stesso Giovanni XXIII a smentirlo, dice infatti sempre nel medesimo testo riportato: “Quanto alla Chiesa, essa non è rimasta inerte di fronte alle vicissitudini dei popoli, al progresso delle scienze e delle tecniche, alle mutate condizioni della società, ma ha seguito tutto questo con vigile attenzione; si è posta con tutte le forze contro le ideologie di coloro che riducono tutto a materia o tentano di sovvertire i fondamenti della fede cattolica; ha attinto infine dal suo seno rigogliose energie che incitano al sacro apostolato, alla pietà, ad intervenire fattivamente in tutti i campi dell’attività umana; e questo anzitutto con l’opera del sacro clero, che con la dottrina e la virtù ha dimostrato di essere all’altezza di adempiere i suoi compiti, e poi con l’azione di laici che si sono resi sempre più consapevoli delle responsabilità loro affidate nella Chiesa, e in modo particolare del dovere, dal quale ognuno è vincolato, di impegnarsi nel collaborare con la gerarchia ecclesiastica.” (Humanae salutis n.5)

ed anzi, rincara la dose Giovanni XXIII nel fare le lodi alla Chiesa prima del Concilio:

Cosicché, se vediamo profondamente cambiato l’aspetto della società umana, anche la Chiesa cattolica si presenta ai nostri occhi ampiamente mutata e rivestita di una forma più perfetta: dotata cioè di una più robusta compattezza nell’unità, potenziata dal supporto di una più feconda dottrina, più bellamente fulgida per splendore di santità, sicché essa appare del tutto pronta a combattere le sante battaglie della fede.” (Humanae salutis n.5)

A ben vedere, leggendo, è proprio la maturata “ forma più perfetta: dotata cioè di una più robusta compattezza nell’unità, potenziata dal supporto di una più feconda dottrina, più bellamente fulgida per splendore di santità”che ora la Chiesa avrebbe potuto affrontare il mondo intero, la Chiesa, sottolinea il Pontefice era “pronta a combattere le sante battaglie della fede”.

Ma qualcosa è andato storto e il primo a dirlo, a riconoscerlo, fu Paolo VI.

Riferendosi alla situazione della Chiesa di quegli anni, Paolo VI afferma nell’Omelia del 29 giugno 1972, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, una vera catastrofe e non nasconde di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio».

C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E – continua sempre il Papa – non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Dalla scienza, che è fatta per darci delle verità che non distaccano da Dio ma ce lo fanno cercare ancora di più e celebrare con maggiore intensità, è venuta invece la critica, è venuto il dubbio. Gli scienziati sono coloro che più pensosamente e più dolorosamente curvano la fronte. E finiscono per insegnare: «Non so, non sappiamo, non possiamo sapere». La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. Si celebra il progresso per poterlo poi demolire con le rivoluzioni più strane e più radicali, per negare tutto ciò che si è conquistato, per ritornare primitivi dopo aver tanto esaltato i progressi del mondo moderno.

Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza…”

Questo il quadro sconcertante descritto da Paolo VI.

«Per qualche misteriosa ragione – sottolinea Schneider – Dio ha permesso che le buone intenzioni dei Padri del Concilio Vaticano II cadessero nelle mani di uomini senza Dio e ideologi-rivoluzionari liturgici. Hanno messo la sacra liturgia di Santa Romana Chiesa in stato di prigionia, in una sorta di esilio ad Avignone»

Infine, il Direttore risponde al lettore:

“Come si fa poi a contrapporre il Vaticano II alla Tradizione? Ma tutta la Tradizione ci ripete, da sempre, che l’infallibilità promessa da Cristo alla Chiesa, oltre che appartenere al Papa, quando «quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli… proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale» risiede «pure nel corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col successore di Pietro soprattutto in un Concilio Ecumenico» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 891).”

Innanzi tutto non ci sembra che il lettore abbia fatto questa osservazione – a meno che una parte della lettera non sia stata censurata all’origine – ma ad ogni modo cosa c’entra questa risposta con i quesiti sollevati dal lettore?

E’ vero, non si deve “contrapporre” il Vaticano II alla Tradizione, ma è vero quando parliamo di rottura con la Tradizione e a dirlo è stato anche Benedetto XVI. Lo stesso elenco drammatico riportato sopra da Paolo VI lo esprime chiaramente, una rottura c’è stata e negarlo è da stolti.

L’antropocentrismo (denunciato anche da Papa Francesco nella recente Laudato sì) a discapito del cristocentrismo è un dato oggettivo responsabile della deriva che stiamo vivendo. Nell’intervista sopra citata è stato chiesto a mons. Schneider: cosa comporterà questo nel prossimo futuro della Chiesa?

“L’antropocentrismo, in ultima analisi, comporta:
– lo svanimento e la perdita della fede soprannaturale;
– l’eliminazione della grazia Divina e dei mezzi della grazia;
– l’eliminazione del senso soprannaturale dei sacramenti, dando loro un significato puramente sociologico;
– l’eliminazione della preghiera personale e delle concrete opere di penitenza e ascesi;
– l’eliminazione, col tempo, dell’adorazione di Dio, cioè della Santissima Trinità e favorisce l’adorazione dell’uomo e della terra (del clima, dell’oceano etc.);
– la dichiarazione pratica e anche teorica che questa terra è il giardino del paradiso, cioè il paradiso sulla terra (teoria dei Comunisti);
– l’apostasia.

L’antropocentrismo comporterà una spaventosa codardia davanti al mondo e la collaborazione dei fedeli e dei chierici con le ideologie anticristiane. Si verificheranno oggi queste parole del Nostro Divino Maestro e dell’apostolo san Paolo: “Quando si dirà: Pace e sicurezza, allora d’improvviso li colpirà la rovina” (1 Tess. 5,3), “Senza di Me non potete far nulla” (Gv 15,5) e “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8)”.

Per concludere, cosa c’entra il Concilio con tutto ciò?
Lo ha spiegato bene mons. Schneider e che abbiamo riportato sopra, e ancor prima di lui lo stesso Pontefice Paolo VI lo aveva detto senza mezzi termini.
Per questo preferiamo parlare più di un concilio usato come un Cavallo di Troia anzichè dare ad esso una colpa diretta (ossia oggettiva, quasi fosse stato indetto per rovinare la Chiesa, piuttosto è stato ed è il fatidico capro espiatorio attraverso il quale nascondere ed occultare le proprie responsabilità) della decadenza che stiamo subendo da cinquant’anni a questa parte.

Di recente è uscito allo scoperto anche il neo Prefetto per il Culto Divino, così riportato dall’Osservatore Romano:
Il cardinale Robert Sarah: “Basta con l’intrattenimento nelle liturgie, così non c’è più posto per Dio”
Sarah nota che troppo spesso il sacerdote cerca di tenere alta l’attenzione dell’assemblea con modalità per nulla ortodosse. “Il modo di pensare occidentale, infarcito dalla tecnologia e deviato dai media, vorrebbe trasformare la liturgia in una vera e propria produzione da spettacolo. In questo spirito, molti hanno cercato di rendere le celebrazioni delle feste. A volte i sacerdoti introducono nelle celebrazioni elementi di intrattenimento. Non abbiamo forse visto la proliferazione di testimonianze, scenette, applausi? Immaginano di allargare la partecipazione dei fedeli, mentre, nei fatti, riducono la liturgia ad una cosa del tutto umana. Corriamo il reale rischio di non lasciare spazio per Dio nelle nostre celebrazioni.” (2)

Forse potremo solo suggerire al cardinale Sarah che non “corriamo il rischio di…” e che non si tratta solo di “a volte i sacerdoti introducono nelle celebrazioni….”, purtroppo è già avvenuto, è già accaduto e in molte parrocchie è diventata prassi, troppi preti non credono più nella Presenza reale di Gesù nell’Eucaristia ed usano i Sacramenti come proprietà privata, compiono abusi di potere sacerdotale e il clericalismo è triplicato e si è rafforzato, per non parlare dei Movimenti e dei vari Cammini dentro i quali la liturgia è proprietà privata e si fa tutto ciò che proviene dal liberalismo dottrinale. Si impone ai bambini della Prima Comunione di ricevere l’Eucaristia sulla mano, in piedi, nelle liturgie private dei Movimenti o dei Cammini si impone persino di inzuppare l’Ostia Santa in enormi brocche di vino consacrato, come se si stesse facendo una colazione al bar… con un cornetto! E tutto questo, infatti, non era previsto dalla Sacrosanctum Concilium, nè furono richieste dei Padri. Tutto è andato storto e bisogna agire non lamentarsi.

A Padre Gabriele Amorth, noto e grande esorcista dei nostri tempi, la Rivista 30Giorni del 2001 – vedi qui – gli poneva questa domanda:

Lei col demonio ci combatte quotidianamente. Qual è il più grande successo di Satana?

Risponde Padre Amorth: “Riuscire a far credere di non esistere. E ci è quasi riuscito. Anche all’interno della Chiesa. Abbiamo un clero e un episcopato che non credono più nel demonio, negli esorcismi, nei mali straordinari che il diavolo può dare, e nemmeno nel potere che Gesù ha concesso di scacciare i demoni..”

parole gravissime e che ruotano attorno ad una conferma papale, quella delle parole di Paolo VI: «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio», perchè laddove entra in qualche modo il demonio, entrano le tenebre, la menzogna, la verità viene offuscata e noi “non vediamo più” dove alberga. Ma anche attraverso una teologia modernista attraverso la quale non si crede più nel Demonio, si predica che l’inferno non esiste e che se esiste è vuoto o si svuoterà alla fine del mondo, e tante altre amenità simili.

Il Demonio è entrato nel Concilio (come dentro un Cavallo di Troia appunto) attraverso i suoi servitori modernisti e progressisti i quali lo hanno strumentalizzato, usato, violentato trasformandolo in ciò che loro volevano, ma il Concilio in quanto tale resta valido strumento e supporto utile per la missione della Chiesa. In questo aveva tentato di rimettere le cose un pò in ordine Benedetto XVI con la sua “ermeneutica della continuità” a cominciare dal suo esempio – oggi vituperato dalla Gerarchia cattolica – dal suo Documento Sacramentum Caritatis e con il suo – seppur discusso – Summorum Pontificum con il quale ridava cittadinanza al Rito della Messa di sempre ingiustamente defenestrato, e per la qual cosa ricevette calci e pugni sia dai progressisti-modernisti quanto anche però da un certo mondo tradizionalista fondamentalista che a tutt’oggi continua ad accusarlo perfino di eresia.

Ci sarebbe molto altro da dire e non è escluso che non lo faremo in altri interventi. Ciò che vogliamo ribadire è che per rispondere a certe domande è sempre meglio usare le fonti dirette anzichè appoggiarsi esclusivamente alle proprie opinioni personali. I temi che si affrontano nella Chiesa vanno affrontati sempre in termini oggettivi e mai soggettivi, i quesiti vanno affrontati senza sentimentalismi e senza difese ad oltranza, ma con oggettività vanno valutati i veri problemi come ad esempio il crollo repentino di tutto ciò che nella Chiesa era sacro, ma di questo ci occuperemo a breve in un altro articolo. Un Concilio è uno strumento e non la causa. In questo caso senza alcun dubbio i servitori del Demonio hanno usato il Concilio per far passare le loro prassi e le loro dottrine, la colpa non fu del concilio ma di chi potendo fare qualcosa non la fece.

Sia lodato Gesù Cristo +

__________

NOTE

1) dal sito Lafedequotidiana.it l’intervista a Athanasius Schneider: “Travisati i documenti del Concilio Vaticano II” e qui ” Dio ha permesso che le buone intenzioni dei Padri del Concilio Vaticano II cadessero nelle mani di uomini senza Dio e ideologi-rivoluzionari liturgici..

2) dal sito Lafedequotidiana.it: Il cardinale Robert Sarah: “Basta con l’intrattenimento nelle liturgie, così non c’è più posto per Dio”

I commenti sono chiusi.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑