Ecumania perversione del dialogo ecumenico denunciata da San Newman e il “caso” Taizè

I Padri mi fecero cattolico“:  così il cardinale beato, ed ora anche Santo, Newman lo dichiarava a Edward B. Pusey. Questi aveva criticato il culto cattolico a Maria, ritenendolo uno sviluppo anomalo della pietà cristiana e un grave ostacolo per l’intesa degli anglicani coi cattolici, e Newman nella nota lettera a Pusey risponderà:  “Non mi vergogno di basarmi sui Padri, e non penso minimamente di allontanarmene. La storia dei loro tempi non è ancora per me un vecchio almanacco. I Padri mi fecero cattolico (The Fathers made me a Catholic), ed io non intendo buttare a terra la scala con la quale sono salito per entrare nella Chiesa“.

Stiamo entrando nella Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani che si svolge dal 18 al 25 gennaio, giorno della memoria della conversione di san Paolo, e riprendono anche i tamburi della stessa musica rimbombante, atta a far sentire quei cattolici – ancora troppo legati alla Verità – come dei veri cattivi insensibili al processo di riappacificazione in corso. A seguire il video che accompagna il testo.

SCARICA FILE Coroncina per l’Unità dei Cristiani

Un anno fa, cliccare qui, vi abbiamo proposto di approfondire le vere intenzioni della Chiesa nel promuovere questa Settimana di Preghiera, nulla a che vedere con quanto sta accadendo da anni, riportiamo questo passaggio saliente:

E’ chiaro, quindi, che la Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani aveva – e dovrebbe ancora avere – lo scopo: “per l’estirpazione delle eresie, per la conversione dei peccatori e per l’esaltazione di Santa Madre Chiesa…”  e che le “presenti concessioni saranno valide anche in futuro, nonostante il parere contrario di chicchessia.…

Quanto segue, invece, è tratto “a perpetua memoria” dal Breve Cum Catholicae Ecclesiae  del 15 aprile 1916, di Benedetto XV:

“Poiché la verità della Chiesa cattolica risplende principalmente per la sua unità, nulla è più auspicabile che gli uomini strappati infelicemente dalle braccia di questa Madre ritornino finalmente a Lei, con pensieri e propositi corretti.

I Romani Pontefici Nostri Predecessori, particolarmente per quanto riguarda lo scisma d’Oriente non hanno mai cessato, in ogni tempo, sia con l’autorità dei Concili, sia con paterne esortazioni, sia anche indicendo preghiere, di adoperarsi con tutte le forze affinché quelle popolazioni Cristiane, così numerose e nobili, potessero professare con un cuore solo e un’anima sola l’antica fede dalla quale si sono miseramente separati. Pertanto abbiamo approvato con tanto fervore la preghiera che qui presentiamo e che si propone lo scopo che i popoli Cristiani d’Oriente costituiscano nuovamente un unico ovile con la Chiesa Romana e siano diretti da un unico Pastore.

Infine – conclude il Pontefice -, affinché in futuro nessuna variazione od errore possano intervenire nella preghiera sotto pubblicata, ordiniamo che un esemplare della stessa venga conservato nell’archivio dei Brevi Apostolici”. Segue la Preghiera per l’unione dei Cristiani d’Oriente alla Chiesa Romana, arricchita da tante indulgenze:

«O Signore, che avete unito le diverse nazioni nella confessione del Vostro Nome, Vi preghiamo per i popoli Cristiani dell’Oriente. Memori del posto eminente che hanno tenuto nella Vostra Chiesa, Vi supplichiamo d’ispirar loro il desiderio di riprenderlo, per formare con noi un solo ovile sotto la guida di un medesimo Pastore. Fate che essi insieme con noi si compenetrino degl’insegnamenti dei loro santi Dottori, che sono anche nostri Padri nella Fede. Preservateci da ogni fallo che potrebbe allontanarli da noi. Che lo spirito di concordia e di carità, che è indizio della Vostra presenza tra i fedeli, affretti il giorno in cui le nostre si uniscano alle loro preghiere, affinché ogni popolo ed ogni lingua riconosca e glorifichi il nostro Signore Gesù Cristo, Vostro Figlio. Così sia ».

Lo stesso argomento in questo breve video

Che fine ha fatto questa Preghiera che avrebbe dovuto essere DEFINITIVA anche  in futuro contro il parere di “chicchessia”?  Quale sia la situazione di oggi lo spiegava bene Benedetto XVI il 18 gennaio 2012: “…le divisioni restano, e riguardano anche varie questioni pratiche ed etiche, suscitando confusione e diffidenza…” Non bisogna dimenticare nell’ecumenismo che, l’unità visibile non c’è perché… c’è il peccato. Come diceva sant’Ireneo, dove ci sono i peccati e l’eresia c’è la moltitudine, ma non c’è l’unità. Di Ratzinger si legga anche qui: Dialogare per evangelizzareSenza entrare in polemica sterile vogliamo ricordare quanto segue, tratto da un articolo del domenicano Padre Riccardo Barile:

Ferma restando la necessità del dialogo ecumenico, è però importante rendersi conto che non è vero che tra cattolici e luterani ci unisce la fede e ci dividono solo delle interpretazioni teologiche. È vero invece che sui sacramenti, l’Eucarestia, l’approccio alle Scritture, il ministero sacerdotale, la Messa come sacrificio, la Madonna… è proprio la fede che ci divide.” (Fr. Riccardo Barile O.P. 8.11.2016 La Nuova Bussola Quotidiana)

San Cipriano, nel suo famoso e bellissimo testo sull’Unità della Chiesa – clicca qui – anticipa la gravità dell’eresia e degli scismi definendoli opera diabolica… Spiega come il Demonio:

“Ha inventato, cosi, le eresie e gli scismi per sovvertire la fede, per corrompere la verità, per spezzare l’unità. In questo modo, coloro che egli non può più tenere nel vicolo cieco dell’antico errore, li raggira e li inganna per una nuova via. Strappa gli uomini proprio dalla Chiesa e, mentre essi credono di essersi già accostati alla luce sfuggendo alla notte del mondo, li avvolge ancora in altre tenebre senza che essi se ne accorgano. Cosi costoro finiscono per chiamarsi cristiani senza però  osservare la legge del Vangelo di Cristo; e mentre camminano nelle tenebre, pensano di stare nella luce. Tutto ciò è opera appunto dell’avversario, il quale attira con lusinghe nell’errore, e — come dice l’Apostolo (2 Corinzi 11,14) — si trasforma in angelo di luce, e spaccia i suoi ministri per ministri di giustizia: costoro chiamano giorno la notte, salvezza la morte, e insinuano la disperazione con l’appannaggio della speranza, e l’incredulità sotto il pretesto della fede, e dicono Cristo l’Anticristo, cosicché frustrano sottilmente la verità con menzogne verosimili. Ma ciò accade, fratelli carissimi, quando non ci si rifà all’origine della verità, quando non se ne ricerca il principio, quando non si osserva la dottrina del magistero celeste.” (san Cipriano da L’Unità della Chiesa, eresie, scismi)

«Prima del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica intendeva il ristabilimento dellʼunità dei cristiani unicamente in termini di ritorno dei nostri fratelli separati alla vera Chiesa di Cristo… da cui si erano disgraziatamente separati. Questa fu l’espressione che usò Pio XI nella sua enciclica “Mortalium animos” del 6 gennaio 1928. Il Concilio Vaticano II ne fece un cambiamento radicale (…). il vecchio concetto dell’ecumenismo del ritorno è stato rimpiazzato, oggi, da quello di “itinerario comune”, che dirige i cristiani verso il fine della comunione ecclesiale, compresa come unità nella “diversità riconciliata».

A dire queste parole altri non è che lui, il cardinale Walter Kasper, l’eretico per l’eccellenza dei nostri tempi bui, vedi qui, che come accade ai demoni durante un esorcismo, è costretto a dire la verità. Ciò che Kasper dice è verissimo, tuttavia è così cieco da non rendersi conto della gravità di ciò che ha espresso. Lui infatti ne parla come di un traguardo, di un successo, mentre non si rende conto (lo speriamo per lui che non vi sia il dolo) che le sue parole esprimono e mettono in luce l’opera del Demonio, alla quale egli stesso si sta prestando, e non solo lui purtroppo.

L’opera di Dio per la vera Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, sigillata dalla Preghiera e dalle parole di Benedetto XV “ affinché in futuro nessuna variazione od errore possano intervenire nella preghiera sotto pubblicata…, per il cardinale Kasper sarebbe stato proprio il Vaticano II a mandarla all’aria, a cambiarla con un “cambiamento radicale“, a volere ben altro di quanto Dio aveva ispirato e consegnato alla Sua Chiesa mediante altri Pontefici: “il vecchio concetto dell’ecumenismo del ritorno è stato rimpiazzato”… chi rifiutasse questo stravolgimento, sarebbe oggi il vero nemico di “questa chiesa”.

Si ascolti attentamente anche questo audio:
LUTERO ALLE PORTE: RIFLESSIONI SULLA SIMPATIA DEL PAPA PER LUTERO – Matteo D’Amico

Da un articolo del 28 marzo 2009, quando l’Osservatore Romano era ancora cattolico, leggiamo:

Mi ricordo bene – scrive il cardinale Newman – come, entrato finalmente nella comunione cattolica, baciavo i volumi di sant’Atanasio e di san Basilio con delizia, con la percezione che in essi ritrovavo molto di più di quello che avevo perduto, e come dicevo a queste pagine inanimate, quasi parlando direttamente ai gloriosi santi che le hanno lasciate in eredità alla Chiesa:  Ora, senza possibilità alcuna di errore, voi siete miei, e io sono vostro“.

Il 20 maggio 2009 ecco un’altro articolo su Newman nell’Osservatore Romano:

Godo nel dire che a un gran male mi sono opposto fin dal principio. Per trenta, quaranta, cinquant’anni anni ho resistito, con tutte le mie forze, allo spirito del liberalismo religioso, e mai la Chiesa ebbe come oggi più urgentemente bisogno di oppositori contro di esso, mentre, ahimé, questo errore si stende come una rete su tutta la terra“.

Il liberalismo religioso è la dottrina secondo la quale non esiste nessuna verità positiva in campo religioso, ma che qualsiasi credo è buono come qualunque altro; e questa è la dottrina che, di giorno in giorno, acquista consistenza e vigore. Questa posizione è incompatibile con ogni riconoscimento di una religione come vera. Esso insegna che tutte sono da tollerare, in quanto sono tutte materia di opinione. La religione rivelata non è verità, ma sentimento e gusto, non fatto obiettivo (…) Ogni individuo ha diritto a interpretarla a modo suo (…) Si può andare nelle chiese protestanti e in quelle cattoliche; si può ristorare lo spirito in ambedue e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare insieme in pensieri e affari spirituali, senza avere dottrina comune o vederne la necessità. Poiché la religione è un fatto personale e un bene esclusivamente privato, la dobbiamo ignorare nei rapporti reciproci“.

Newman aggiungeva nel 1879, molto preoccupato:  “La bella struttura della società che è l’opera del cristianesimo, sta ripudiando il cristianesimo”; “Filosofi e politici vorrebbero surrogare anzitutto un’educazione universale, affatto secolare (… che) provvede le ampie verità etiche fondamentali di giustizia, benevolenza, veracità e simili”; sennonché – osserva Newman – un tale progetto è diretto “a rimuovere e ad escludere la religione”, specialmente quella cattolica.

Chi non riesce a scorgere, in tutto ciò, una profetica e rovinosa attualità, è evidente che egli stesso è stato già contagiato da questo “liberalismo di uguaglianza religiosa” che noi definiamo essere la perversa ECUMANIA del nostro tempo!

“Oggi si sta esattamente e largamente avverando e diffondendo la persuasione che le religioni siano equivalenti, che sia indifferente e non pertinente la questione della loro verità, che una confessione o una Chiesa si equivalgono. E che, in ogni caso, la religione appartiene esclusivamente all’ambito privato e personale, senza riflessi sociali. A non mancare di equivocità è talora lo stesso dialogo interreligioso:  quando cioè dovesse attutire la coscienza che, alla fine, a importare è la religione vera. La confusione che al riguardo si sta creando, all’interno stesso di esperienze cristiane elitarie, e “profetiche”, come le chiamano, è mirabile e singolare, ma è assolutamente contraria al Vangelo e alla tradizione ecclesiale. Parlano del Popolo di Dio e ne annebbiano le certezze.” (mons. Inos Biffi – Osservatore Romano 20 maggio 2009)

Sono trascorsi nove anni da queste denunce e da questi appelli alla Verità, e la situazione è precipitata, è peggiorata tanto da aver dovuto assistere, nell’anno 2016-2017 alla glorificazione niente meno che di Lutero, tanto da dover imporre ai cattolici un certo senso di colpa e di vergogna, contro la Chiesa del passato, per averlo “ingiustamente scomunicato”…. Questa è l’ecumania diabolica che oggi guida la neo-chiesa in questo ecumenismo di cui parliamo e di cuore denunciamo, insieme al beato cardinale John Henry Newman.

Sul finire dei suoi anni, al nipotino che – in visita con la nonna Jemima, la sorella di Newman – contravvenendo alla raccomandazione di non fare domande, gli aveva chiesto:  “Chi è più grande:  un cardinale o un santo?”, l’anziano zio rispose:  “Vedi, piccolo mio, un cardinale appartiene alla terra:  è terrestre; un santo appartiene al cielo, è celeste“.

E sempre dall’Osservatore Romano del 29 ottobre 2009, riportiamo queste informazioni preziose, che oggi mai si sognerebbero – le Comunicazioni del Vaticano – di far conoscere:

La prima caratteristica è la passione per la verità. Sin dalla sua “prima conversione” (1816) Newman cercò la luce della verità e seguì questa “luce benevola” con grande fedeltà. Promosse il Movimento di Oxford (1833) per riportare la Chiesa d’Inghilterra alla libertà e alla verità delle origini. Si convertì al cattolicesimo proprio perché trovò in esso la pienezza della verità (1845). Nel suo lavoro su Lo sviluppo della dottrina cristiana scrisse:  “Vi è una verità; vi è una sola verità; l’errore religioso è per sua natura immorale; i seguaci dell’errore, a meno che non ne siano consapevoli, sono colpevoli di esserne sostenitori; si deve temere l’errore; la ricerca della verità non deve essere appagamento di curiosità; l’acquisizione della verità non assomiglia in nulla all’eccitazione per una scoperta; il nostro spirito è sottomesso alla verità, non le è, quindi, superiore ed è tenuto non tanto a dissertare su di essa, ma a venerarla (…) Questo è il principio dogmatico, che è principio di forza“.

Newman fu dominato dalla persuasione che la Verità esiste ed è “una sola”, o la Chiesa Cattolica dice e possiede questa Verità, oppure non esiste e tutti siamo stati ingannati.  Solo dalla ricerca di questa verità fluisce il vero dialogo, che solo la verità ci fa autentici e liberi e ci apre la strada verso la realizzazione di noi stessi. Senza la Verità il dialogo che si pretende avanzare è FALSO, è difettato, inizia da una menzogna e finisce nel baratro delle utopie ingannatrici.

Quanto alla formazione dei fedeli laici, che gli stava molto a cuore, Newman scrisse:  “Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nel parlare, non litigioso, ma fatto di uomini che conoscono la loro religione, che vi entrano dentro, che sanno benissimo dove si trovano, che sanno quello che possiedono e quello che non possiedono, che conoscono la propria fede così bene che sono in grado di spiegarla, che ne conoscono la storia tanto a fondo da poterla difendere, che sappiano metterla in pratica ed essere coerenti ad essa. Voglio un laicato intelligente e ben istruito (…) Desidero che allarghiate le vostre conoscenze, coltiviate la ragione, siate in grado di percepire il rapporto fra Verità e verità, che impariate a vedere le cose come stanno, come la fede e la ragione si relazionino fra di loro, quali siano i fondamenti e i principi del cattolicesimo (…) Sono sicuro che non diventerete meno cattolici familiarizzandovi con questi argomenti, purché manteniate viva la convinzione che lassù c’è Dio, e ricordiate che avete un’anima che sarà giudicata e dovrà essere salvata“.

In una lettera del 14 maggio 1979, indirizzata all’arcivescovo di Birmingham in occasione del centenario del cardinalato di Newman, Giovanni Paolo II scrisse:  “Lo stesso Newman, con visione quasi profetica, era convinto che egli stava lavorando e soffrendo per la difesa e la promozione della causa della religione e della Chiesa non solo nel periodo a lui contemporaneo ma anche per quello futuro. La sua influenza ispiratrice di grande maestro della fede e di guida spirituale viene percepita sempre più chiaramente proprio nei nostri giorni“.

Trent’anni dopo la conversione, Newman confidò:  “Dal 1845 non ho mai esitato, neppure per un solo istante, nella convinzione che fosse mio preciso dovere entrare, come allora ho fatto, in questa Chiesa cattolica che, nella mia propria coscienza, ho sentito essere divina“. E quando si sussurrava che, deluso del trattamento che gli era riservato nella Chiesa Cattolica, avesse intenzione di ritornare alla Chiesa anglicana, egli smentì con indignazione quelle voci:  “Non ho mai vacillato un istante nella mia fiducia nella Chiesa Cattolica, da quando sono stato accolto nel suo grembo. Sarei un perfetto imbecille – per usare un termine moderato – se nella mia vecchiaia abbandonassi “la terra dove scorrono latte e miele”, per la città della confusione e la casa della servitù“.

In altro spazio parleremo della famosa discussione della e sulla Coscienza, il testo di Newman oggi fortemente abusato, storpiato e strumentalizzato…

Desidero che continuiate a dirigere (la Casa di Birmingham)”, gli scrisse Leone XIII, e parlò a lungo di questo“:  quella di Papa Leone non è solo benevola concessione per evitare a un uomo di veneranda età le comprensibili difficoltà di un trasferimento a Roma e i possibili inconvenienti derivanti dal lasciare la congregazione da lui fondata; è la testimonianza che il Papa aveva perfettamente colto ciò che l’Oratorio significava per Newman, il quale gli aveva detto:  “Da trent’anni sono vissuto nell’Oratorio, nella pace e nella felicità. Vorrei pregare Vostra Santità di non togliermi a san Filippo, mio padre e patrono, e di lasciarmi morire là dove sono vissuto così a lungo“…  fervida espressione di amore per la propria vocazione veramente cattolica.

Ciò che abbiamo imparato da Newman e che possiamo ancora imparare è il come “delle  volte il nemico si trasforma in amico, a volte viene spogliato della sua virulenza e aggressività, a volte cade a pezzi da solo, a volte infierisce quanto basta, a nostro vantaggio, poi scompare. Normalmente la Chiesa non deve far altro che continuare a fare ciò che deve fare, nella fiducia e nella pace, nella dottrina dei Padri e nella Verità, nella Tradizione e nei Sacramenti, stare tranquilla e attendere la salvezza di Dio.”

L’ultima prova della Chiesa, dal Catechismo della Chiesa Cattolica

  1. Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.

«Adesso credete?  Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv.16,31-33)

“Davvero era tempo di lavorare per il trionfo della Chiesa Cattolica.
La Croce risplende di luce
Tutto all’inizio fu bello e facile. Poi venne un periodo di grandi prove. Pose mano a grandi opere: la fondazione dell’Università a Dublino, la traduzione inglese della Bibbia, la direzione di una rivista, la fondazione di un Oratorio a Oxford per i giovani cattolici che frequentavano l’Università, sembravano fallire tutte tra le sue mani. Padre Newman si trovò solo, incompreso, considerato quasi pericoloso… Ma nulla lo scoraggiò. Fedelissimo alla Chiesa Cattolica, compì la difesa della Verità con i suoi poderosi volumi che guadagnarono al Cattolicesimo la simpatia degli anglicani e l’ammirazione degli avversari. Lui, da parte sua, non si sentiva rivale di nessuno, rispondeva con il perdono, la preghiera, il servizio ai giovani.
Nell’Oratorio di Birmingham, dove viveva, si occupava dell’educazione intellettuale, morale, integrale dei ragazzi, con uno stile di bontà e di amorevolezza, sulla scia di San Filippo Neri e come sarebbe piaciuto a un umile grandissimo contemporaneo, Don Bosco (che per la conversione degli anglicani aveva pure pregato, sofferto e operato presso Pio IX…). Ma sembrava essere un dimenticato: brillavano ora quei convertiti – Faber, Manning, Ward – cui egli aveva aperto la strada. Nel 1864, però, capitò che il dott. Kingsley, in un opuscolo, tacciò i cattolici di ipocrisia, aggiungendo che i preti cattolici sono dei bugiardi…
Padre Newman insorse con la forza del suo genio, spiegando tutti i motivi della sua conversione al Cattolicesimo. Nacque il suo capolavoro: l’Apologia pro vita sua, in cui scriveva: “Nella Chiesa Cattolica, riconobbi immediatamente una realtà nuovissima per me. Sentii che non ero io a costruirmi una Chiesa con lo sforzo del mio pensiero. Il mio spirito allora si quietò in se stesso. La contemplavo – la Chiesa – come un fatto obiettivo, di incontrovertibile evidenza”. Fu un grande trionfo che fece risuonare per tutta l’Inghilterra il nome di John Henry Newman: non era più possibile accusarlo di doppiezza e di slealtà.
Nel 1879, Papa Leone XIII lo creò Cardinale. Quando gli fu portata la notizia inattesa, pianse di gioia e disse: “Le nubi sono cadute per sempre”. Era la gioia di chi, dopo tante lotte per la Verità, vedeva che la Verità si era fatta strada ed illuminava il cammino di molti. Visse ancora undici anni nel suo romitaggio di Birmingham, in due stanze colme di libri, pregando, irradiando luce, guidando le anime alla Verità, la sua unica passione fin dall’infanzia. I suoi libri, le sue conferenze, la sua opera di educatore, rivelarono dovunque il suo genio interamente posseduto da Cristo.
L’undici agosto 1890, il Cardinal John Henry Newman, diradata ogni tenebra, andava incontro al suo Dio, “la Luce gentile” che aveva guidato sempre i suoi passi. Sulla sua tomba volle scritto solo il suo nome e la rapida sintesi della sua esistenza: “Ex umbris et imaginibus in Veritatem”, “Dalle ombre e dalle figure alla Verità”.” (Autore: Paolo Risso)

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NON PER CATTIVERIA O SPAVALDERIA, MA PER ONESTA’…
San Giovanni Bosco frenava la falsa ecumania…
NON FRATELLI SEPARATI
“Le Chiese de’ Valdesi e de’ Protestanti e di tutti gli altri eretici non hanno i caratteri della vera Chiesa.
Non sono una, perchè non hanno la medesima fede, nè la medesima dottrina, nè uno stesso capo. Anzi è difficile trovar due ministri di una medesima setta eretica, i quali vadano d’accordo sopra i punti principali di loro credenza.
Quindi ne avvengono continue divisioni in cose di massima importanza. La sola Chiesa protestante, non molto dopo la sua fondazione, era già divisa in più di dugento sette.
Dove possono mai avere unità di fede?
Non sono sante, perchè rigettano tutti od in parte i Sacramenti, da cui solo deriva la vera santità; professano più cose contrarie al Vangelo, ripugnanti a Dio medesimo.
In tutte le vite degli eretici, degli increduli, degli apostati, non si può citare un Santo, neppure un miracolo. Che anzi i principali autori delle sette si deturparono con vizi e delitti.
Calvino e Lutero asserivano fin da’ loro tempi che i cattolici erano assai migliori dei riformati. Ed Erasmo, caldo promotore del protestantismo, ebbe a dire che tutti gli uomini illustri della Riforma, ben lungi dal far miracoli, non hanno nemmeno potuto guarire un sol cavallo zoppo.
Non sono cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi, ed in questi luoghi medesimi cangiano la loro dottrina a seconda dei tempi. Neppure sono cattoliche riguardo al tempo, giacchè, paragonate alla Religione Cattolica, contano pochi secoli di esistenza, non oltrepassano l’epoca de’ loro fondatori, niuna si estende fino a Gesù Cristo.
Non sono apostoliche, perchè non professano, anzi rigettano molte cose dagli Apostoli credute ed insegnale. Niuna delle società eretiche può vantare i suoi antecessori fano agli Apostoli. Finalmente non sono unite al Romano Pontefice che è successore di S. Pietro, Capo e Principe degli Apostoli.”
San Giovanni Melchiorre Bosco, nato il 16 agosto 1815

Laudetur Jesus Christus

In questo breve video vi offriamo un breve percorso storico iniziato sotto il pontificato di San Pio X ed ancora oggi in crescendo, che va ad arricchire la Tradizione della Chiesa, assai utile per noi oggi troppo spesso immersi in una ecumania disastrosa e fuorviante per la quale, già lo stesso Giovanni Paolo II, volle bloccare attraverso il documento della Dominus Jesus… Ascoltiamo cosa dicevano sia Benedetto XV quanto Benedetto XVI in proposito, e facciamone tesoro.

di Corrado Gnerre

Ti facciamo capire in otto punti la questione della salvezza per i non-cattolici

La Dottrina cattolica di sempre dice così:

1 La Chiesa Cattolica è la Chiesa di Gesù Cristo

2 Dal momento che la Chiesa Cattolica è la Chiesa di Cristo, senza la Chiesa cattolica non ci si può salvare (extra Ecclesiam nulla salus, frase che è stata “dogmatizzata” come afferma anche Pio XII: “Ora tra le cose che la Chiesa ha sempre predicate e che non cesserà mai dall’insegnare, vi è pure questa infallibile dichiarazione che dice che non vi è salvezza fuori della Chiesa.” (Lettera al Sant’Officio, del 8.11.1949).

3 Ciò non vuol dire che per salvarsi occorra aderire all’anima e al corpo della Chiesa, per alcuni basta aderire solo all’anima; ed è il caso di coloro che dovessero trovarsi fuori la Chiesa Cattolica per “ignoranza invincibile”.

4 Coloro che si trovano in “ignoranza invincibile” e si salvano, si salvano non perché sono non-cattolici, ma malgrado lo siano e dunque si salvano non rispettando bene i dettami delle loro false religioni, bensì seguendo la retta coscienza per quanto è loro possibile.

5 Questo fa capire che singole verità che indubbiamente esistono nelle varie religioni non cattoliche non costituiscono di per sé strumenti salvifici, ma sono solo strumenti per poter eventualmente costituire una pacifica convivenza o alimentare una coscienza retta.

6 Con alcuni documenti del Concilio Vaticano II si è passati dalla constatazione dell’esistenza di verità all’interno di false religioni, all’innalzamento di questi a valori e strumenti di salvezza. Ciò però non solo tende a contraddire i precedenti insegnamenti, ma di fatto trasforma il male in una sorta di bene-dimezzato.

7 Da qui l’attuale clima iperecumenista per cui l’evangelizzazione sembra essere diventata un optional.

8 Questo atteggiamento di non considerare più il male come male, ma come bene-dimezzato si sta riflettendo anche in campo morale.


LETTERA DI SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE:

Carissimi Figli, nelle difficoltà, nelle tenebre, nelle debolezze, negli scoraggiamenti ricordiamoci che il Paradiso si sta avvicinando. Ogni giorno che passa è un intero giorno in meno di attesa.
Coraggio, dunque! Ella ci attende di là per stringerci al Cuore.
Inoltre, non date retta al diavolo, qualora volesse farvi credere che il paradiso non esiste, ma non per voi, perché, anche se aveste commesso tutti i peccati possibili, un solo atto di amore perfetto lava tutto al punto tale che non ci rimane neppure un’ombra.

Carissimi Figli, come desidererei dirvi, ripetervi quanto è buona l’Immacolata, per poter allontanare per sempre dai vostri piccoli cuori la tristezza, l’abbattimento interiore o lo scoraggiamento. La sola invocazione “Maria”, magari con l’anima immersa nelle tenebre, nelle aridità e perfino nella disgrazia del peccato, quale eco produce nel Suo Cuore che tanto ci ama! E quanto più l’anima è infelice, sprofondata nelle colpe, tanto più questo Rifugio di noi poveri peccatori la circonda di sollecita protezione.
Ma non affliggetevi mai se non sentite tale amore. Se volete amare, questo è già un segno sicuro che state amando; ma si tratta solo di un amore che procede dalla volontà.
Anche il sentimento esteriore è frutto della grazia, ma non sempre esso segue immediatamente la volontà. Vi potrà capitare, miei Cari, un pensiero, quasi una mesta nostalgia, una supplica, un lamento…: “Chissà se l’Immacolata mi ama ancora?”.
Figli amatissimi!
Lo dico a tutti insieme e a ciascuno in particolare nel Suo nome, notate bene, nel Suo nome: Ella ama ciascuno di voi, vi ama assai e in ogni momento senza alcuna eccezione.
Questo, carissimi Figli, ve lo ripeto nel Suo Nome.
(Lettera di S. Massimiliano Kolbe ai confratelli in Giappone il 13 aprile 1933)


La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani è una pia pratica, iniziata nel 1909 dal Padre Paolo Francesco Watson (+1940), protestante convertito.Le intenzioni, così come erano concepite nello spirito originario sono le seguenti:

  • PRIMO GIORNO 18 gennaio, Cattedra di San Pietro
    Pregare per la conversione di tutti coloro che sono nell’errore.
  • SECONDO GIORNO 19 gennaio, 
    Pregare per la conversione di tutti gli scismatici
  • TERZO GIORNO 20 gennaio, Apparizione all’ebreo Ratisbonne 
    Pregare per la conversione dei Luterani e dei protestanti d’Europa in genere
  • QUARTO GIORNO 21 gennaio, Sant’Agnese,
    Pregare per la conversione degli Anglicani
  • QUINTO GIORNO 22 gennaio,
    Pregare per la conversione dei protestanti d’America.
  • SESTO GIORNO 23 gennaio.
    Pregare per la conversione dei cattolici non più praticanti.
  • SETTIMO GIORNO 24 gennaio.
    Pregare per la conversione degli Ebrei.
  • OTTAVO ed Ultimo giorno 25 gennaio Conversione di San Paolo.
    Pregare per la conversione degli islamici e di tutti i pagani

Tra le preghiere tradizionalmente approvate per tale pratica, figura la seguente CORONCINA per l’Unità. Ci si serva di una comune corona del Rosario

  • Deus, in auditorium meum intende, Domine ad adiuvandum me festina
  • Gloria Patri

Sui grani del Padre Nostro recitare :

  • Sacro Cuore di Gesù, abbi pietà di noi e dei nostri fratelli avvolti nelle tenebre dell’errore“,
  • seguito dal Gloria Patri.

Sui grani dell’Ave Maria recitare:

  • Venga, o Signore Gesù, il tuo Regno, nell’unità della Chiesa, per mezzo della tua Santa Madre“.

Si concluda con :

  • Vergine Immacolata, Tu che per singolare privilegio di grazia fosti preservata dalla colpa originale, guarda pietosa ai nostri fratelli dissidenti, che sono pure figli tuoi. Non pochi di loro, benché separati, conservano un qualche culto per Te. E Tu, generosa qual sei, ricompensali, ottenendo loro la grazia della conversione. Vittoriosa qual sei, dell’infernale serpe, fin dal principio della tua esistenza, rinnova, ora che più stringe la necessità, gli antichi trionfi, glorifica il Figlio tuo, riconducendo le pecorelle smarrite all’unico ovile, sotto la guida del Pastore universale, e sia tua gloria, o Vergine sterminatrice di tutti gli errori, aver riportato così la pace in tutto il mondo cristiano. Amen.
  • Salve Regina.
  • Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiae revocare et infideles universos ad Evangelii lumen perducere digneris: te rogamus, Domine, audi nos.
  • Regina Sacratissimi Rosarii, ora pro nobis.

No nobis no nobis Domine sed nomini tuo da Gloriam, Sine sacrificio non est victoria, Pugna Filii Sancte Romanae Ecclesiae,
(Senza sacrificio non c’è Vittoria, Combattete Figli di Santa Romana Chiesa)

si ringrazia il BLOG: La Catholica Roma-perenne

Quella condanna da parte del card. Newman, così chiara e così attuale, in tempi di neomodernismo

Una bella traduzione di Aldo Maria Valli sul grande card. Newman: “Per trenta, quaranta, cinquant’anni ho cercato di contrastare con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra; e nella presente occasione, così grande per me, quando è naturale che io estenda lo sguardo a tutto il mondo, alla santa Chiesa e al suo futuro, non sarà spero ritenuto inopportuno che io rinnovi quella condanna che già così spesso ho pronunciato”. Luigi
Aldo Maria Valli 16-11-21
di The Wanderer
La mattina di lunedì 12 maggio 1879 il dottor Newman si recò al Palazzo della Pigna, residenza del cardinale Howard, che gli aveva prestato i suoi appartamenti per ricevervi il messaggero vaticano, con il biglietto del cardinale segretario di Stato, informandolo che in un concistoro segreto tenuto quella mattina Sua Santità, papa Leone XIII, si era degnato di elevarlo al rango di cardinale. Alle undici, le sale erano gremite di cattolici, sacerdoti e laici inglesi e americani, oltre a molti membri della nobiltà romana e dignitari della Chiesa, riuniti per assistere alla cerimonia.
Poco dopo mezzogiorno fu annunciato il messaggero vaticano. Questi consegnò il biglietto al dottor Newman, il quale, dopo aver rotto il sigillo, lo consegnò a sua volta al dottor Clifford, vescovo di Clifton, che ne lesse il contenuto. Il messaggero informò poi il neo cardinale che Sua Santità lo avrebbe ricevuto in Vaticano l’indomani alle ore dieci per conferirgli la berretta. Gli fece i complimenti e l’ormai cardinale Newman rispose con quello che è noto come il Discorso del biglietto, nel quale, tra l’altro, si dice quanto segue: “Per trenta, quaranta, cinquant’anni ho cercato di contrastare con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra; e nella presente occasione, così grande per me, quando è naturale che io estenda lo sguardo a tutto il mondo, alla santa Chiesa e al suo futuro, non sarà spero ritenuto inopportuno che io rinnovi quella condanna che già così spesso ho pronunciato”.
Ciò che Newman intendeva per liberalismo sarà ciò che la Chiesa chiamerà, qualche decennio dopo, modernismo: «Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo la quale non c’è verità positiva nella religione: un credo vale l’altro. [Il liberalismo religioso] è un’opinione che acquista posizione e forza giorno dopo giorno. È contrario a qualsiasi riconoscimento di una religione come vera e insegna che dobbiamo essere tolleranti con tutti, poiché tutto è una questione di opinione” (Apologia pro vita sua. Storia delle mie idee religiose).
Ecco perché colpisce così tanto che i modernisti usino il povero Newman per portare l’acqua al proprio mulino, presentandolo più e più volte come il grande promotore del Vaticano II – cosa avrebbe detto Newman di Dignitatis humanae? – e i fondamentalisti, aderendo alla menzogna dei modernisti, lo mettano sulla strada degli indagati, alla cui lettura è meglio non avvicinarsi.
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com
Titolo originale: Newman y el modernismo
Traduzione di Valentina Lazzari


FRATELLI SEPARATI FUORI DELLA CHIESA – di san Giovanni Bosco

“Le Chiese de’ Valdesi e de’ Protestanti e di tutti gli altri eretici non hanno i caratteri della vera Chiesa. Non sono una, perchè non hanno la medesima fede, nè la medesima dottrina, nè uno stesso capo. Anzi è difficile trovar due ministri di una medesima setta eretica, i quali vadano d’accordo sopra i punti principali di loro credenza. Quindi ne avvengono continue divisioni in cose di massima importanza. La sola Chiesa protestante, non molto dopo la sua fondazione, era già divisa in più di dugento sette.

Dove possono mai avere unità di fede?

Non sono sante, perchè rigettano tutti od in parte i Sacramenti, da cui solo deriva la vera santità; professano più cose contrarie al Vangelo, ripugnanti a Dio medesimo. In tutte le vite degli eretici, degli increduli, degli apostati, non si può citare un Santo, neppure un miracolo. Che anzi i principali autori delle sette si deturparono con vizi e delitti. Calvino e Lutero asserivano fin da’ loro tempi che i cattolici erano assai migliori dei riformati. Ed Erasmo, caldo promotore del protestantismo, ebbe a dire che tutti gli uomini illustri della Riforma, ben lungi dal far miracoli, non hanno nemmeno potuto guarire un sol cavallo zoppo.

Non sono cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi, ed in questi luoghi medesimi cangiano la loro dottrina a seconda dei tempi. Neppure sono cattoliche riguardo al tempo, giacchè, paragonate alla Religione Cattolica, contano pochi secoli di esistenza, non oltrepassano l’epoca de’ loro fondatori, niuna si estende fino a Gesù Cristo. Non sono apostoliche, perchè non professano, anzi rigettano molte cose dagli Apostoli credute ed insegnate. Niuna delle società eretiche può vantare i suoi antecessori fano agli Apostoli. Finalmente non sono unite al Romano Pontefice che è successore di S. Pietro, Capo e Principe degli Apostoli.”

I MINISTRI PROTESTANTI IN UN LABIRINTO, di S.Giovanni Bosco.

I ministri protestanti si trovano in un vero labirinto. Nell’impossibilità di poter dimostrare che sono mandati da Dio, ricorsero alla Bibbia, e la Bibbia li condusse ad un guazzabuglio, ad un vero labirinto, in cui non possono più trovare alcuna strada onde uscire. Ciò tutto deriva dalla libera interpretazione della Bibbia.

….
Noi dimandiamo ai Protestanti: La Bibbia che voi avete, da chi l’ avete ricevuta? Essi contorcono il naso, dimenano le spalle, considerano, riflettono, e poi sono costretti di dire: L’ abbiamo ricevuta dalla Chiesa Cattolica.
Dimandiamo nuovamente: Questa Bibbia che voi avete ricevuto dai Cattolici, era giusta o falsata?
Alcuni rispondono di sì. e noi tosto loro diciamo: se questa Bibbia era giusta, non alterata, dunque la Chiesa Romana allora era la vera Chiesa; perchè dunque abbandonarla?
Altri più furbi rispondono: La Bibbia era stata alterata, e noi ci siamo occupati per correggerla.
Ottima correzione: ma chi v’insegnò il modo di correggerla? Qual originale avevate, od avete voi fuori di quelli che esistono nella Chiesa Cattolica? A questo punto i signori ministri tacciono, e non sapendo più che cosa rispondere, saltano in altra questione. – Ecco uno stradale del labirinto.
Quando poi i Protestanti leggono la Bibbia, noi possiamo loro domandare come ci spiegano le incensate, simboli della preghiera, che si offrono a’ piedi dell’ altare? Dove sono i loro candelieri, dove il loro altare, i loro turiboli, e moltissimi altri oggetti che esistono nei tempii nominati nella Bibbia? Essi non sanno mostrarcene traccia nei loro tempii; onde è che ci sono più cose che essi non potranno mai comprendere senza recarsi nelle chiese dei Cattolici.
Ho un bel fatto a raccontarvi a questo riguardo succeduto nelle missioni della China
Un catecumeno, vale a dire, un protestante che si faceva istruire per abbracciare la Religione Cattolica, un giorno incontrò un suo parente protestante, il quale, dopo alcune parole, prese a dire: Io non posso più amarti dacchè hai lasciato la nostra religione per farti Papista. – «Ed io t’amo assai, gli rispose il calecumeno; ma ti compiango ancor più, perciocchè tu ti credi illuminato, quando stai tuttavia immerso in foltissime tenebre.» Ed in tale proposito gli tenne questo singolare ragionamento, che ebbe effetto compiuto «Altra volta, diss’ egli, noi leggevamo la Bibbia, e non la intendevamo; ma nella Religione Cattolica troviamo il senso di molte cose, che prima ci erano inconcepibili. Si legge, per esempio, in S. Luca, che un Angelo apparì a Zacaria alla diritta dell’altare. In ogni luogo della Bibbia si parla dell’altare. Ove dunque sono gli altari vostri? Sapete voi quello ch’e’ siano? Ma andate dai Cattolici: presso di loro troverete un altare.» Il protestante restò muto da prima; poi disse: A VERO.
Dimandiamo ai Protestanti se la santità sia essenziale alla vera Chiesa di Gesù Cristo; e rispondono di si. Dimandiamo se nella Chiesa Cattolica ci siano stati Santi; rispondono di sì. Dimandiamo se tra tutte le chiese riformate possano vantare un solo Santo, un solo miracolo operato da qualcuno di loro setta; e sono costretti a dire: no. Dunque, conchiudiamo, dunque voi convenite che la santità c’è nella Chiesa Cattolica, senza poterci dare la minima prova che ci sia nella chiesa riformata.
…….
Dicono i Protestanti: la sola fede giustifica; perciò non occorre fare opere di penitenza: chi crede, si salva. Ma noi dimandiamo che cosa vogliono dire quelle parole del Vangelo: Se non farete penitenza, tutti similmente perirete? Quelle di S. Paolo, ove dice: Dobbiamo tutti presentarci al tribunale di Gesù Cristo, e ciascuno dovrà render conto di quel tanto di bene e di male che operò in vita sua? Che cosa vogliono dire queste parole? Tacciono, e col loro silenzio mostrano che sono in un labirinto.
…….
che cosa dicono i Protestanti per dimostrarci dove fosse la loro Chiesa prima di Calvino e di Lutero?
Incontrano gravi difficoltà a risponderci: perchè noi dimandiamo loro: questa Chiesa o era visibile, e mostrateci un uomo solo che prima dei vostri eresiarchi abbia professato il Protestantismo d’oggidì; oppure ci dicono che era invisibile: e sarebbe lo stesso che dire: la Chiesa dei Protestanti fu per 1500 anni visibile, ma andò viaggiando dalle stelle al sole, dal sole. alla luna, finchè giunse a trovare un nido, una tana, od una casa dove abitare…..
Perchè ridete?. (Dice S.Giovanni Bosco a chi gli pone domande – anche io rido, non ho potuto fare a meno – e rispondono):
F. Ridiamo, perchè la Chiesa non è una volpe, che vada a cercarsi una tana, nemmeno è un uccello, che vada in cerca del suo nido, neppure un uomo ramingo, il quale cerchi una casa ove ricoverarsi.
Continua S.Giovanni Bosco:
P. Che cosa volete voi adunque che sia questa Chiesa?
F. Questa Chiesa, la vera Chiesa di Gesù Cristo, deve essere una congregazione di fedeli cristiani, che professino la fede e la legge di Gesù Cristo sotto la condotta de’ legittimi Pastori, di cui Capo Supremo è il Romano Pontefice, stabilito da Dio per suo Vicario in terra.
P. Questa sarebbe la vera Chiesa di Gesù Cristo, la quale doveva mostrarsi visibile in ogni tempo per ammaestrare ed accogliere i fedeli di tutti i tempi.
Ma noi dimandiamo ai Protestanti dov’è la succession legittima dei vostri Pastori? Qual è il Capo visibile della vostra Chiesa, cui si possano applicare quelle parole del Vangelo: ite, docete; andate, insegnate
A queste dimande i ministri protestanti tacciono e confessano di essere in un labirinto.
F. Ma i ministri protestanti non trattano mai questi argomenti dai loro pulpiti?
P. Questi argomenti per lo più da loro si passano sotto silenzio, e se talora ne parlano, il fanno solo per fabbricare menzogne e calunnie contro alla Chiesa Romana.

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Quando i valdesi nel 1853 si insediarono a Torino con un tempio e una scuola, san Giovanni Bosco insorse e mobilitò i benefattori per costruire nelle vicinanze una chiesa cattolica e una scuola, in modo di contrastare la propaganda degli eretici. Pubblichiamo l’articolo apparso sul Bollettino Salesiano dell’epoca (anno II, n.5. maggio 1878 a firma di Don Bosco) che descrive la vicenda con un eloquente titolo.

Gli agnelletti cattolici nelle zanne dei lupi

Da qualche tempo uno scempio crudele si va facendo in molti paesi cattolici. Ministri protestanti , gente prezzolata , per lo più fuorusciti, e il rifiuto della Chiesa Cattolica, già s’insediarono in varie città e borgate d’ Italia; e coll’ oro degli Stati Uniti, o dell’ Inghilterra, o della Prussia erigono templi e cappelle, fondano asili, aprono scuole ed ospizi, e con premii e regali di fogli e di libri perversi, e bibbie falsificate , con sussidii di denaro e di pane Con pensioni e posti gratuiti vi attirano i fanciulli cattolici. Avuti che li hanno, riempiono la tenera lor mente di tutti gli errori dell’empia setta, e instillano nei vergini cuori odio e disprezzo contro la Chiesa Cattolica, i suoi ministri e le sante sue leggi. In modo siffatto i nostri giovanetti vengono poco per volta alienati dalla Religion nostra santissima, distaccati dal Capo supremo e primo Pastor della Chiesa, e infine impegnati nella eresia, e avvincolati coi ministri di lei.
Dopo breve tempo che frequentano tali congreghe e scuole, ne risentono i funestissimi effetti. Certi ragazzi traditi così mostransi tosto talmente sprezzanti delle cattoliche pratiche, e di tanti e sì gravi errori imbevuti, che fuori di un miracolo non saranno Cattolici più, nè in vita, nè in morte , e periranno naufraghi della fede. Ci è occorso di trovarci più volte al letto di morte di questi infelici; ma di rado ci fu dato di poterli ricondurre al seno della Cattolica Chiesa da loro abbandonata.
Il più delle volte i lupi che ne fecero preda, temendo che il Sacerdote cattolico loro si appressi in quell’ultima ora, li assistono sino a che hanno perduta la cognizione o la parola, facendoli così passare dai loro artigli in quelli di Satana.
Quello poi che trafigge l’anima del più acerbo dolore, si è il vedere un buon numero di parenti e genitori cattolici a prestarsi a questi maneggi ereticali, e per una vile moneta, per un tozzo di pane, per un misero sussidio consegnare i proprii figli nelle zanne dei lupi.

Taluni degli antichi Ebrei, fattisi idolatri, deponevano nelle braccia infuocate dell’idolo Moloch i proprii figliuoli, immolandoli così a quella divinità falsa e bugiarda; (1) ma questi Cattolici, se ancor lo sono, fanno di peggio. Non i corpi soltanto essi sacrificano dei figli loro, ma l’ anima insieme, dal sangue di Cristo redenta. Non li consegnano nelle mani roventi di un infame simulacro, ma nelle braccia di fuoco del re dell’inferno.
Il lettore ci condoni questo sfogo. La piena del dolore per quello che vediamo nella stessa Torino, è sì grande, che ci trabocca dal cuore. Lunghesso ad uno dei più bei Corsi di questa città, il Corso del Re, il quale congiunto con quello del Principe Amedeo si estende di tre chilometri in circa, fiancheggiato a destra e a sinistra da moltissime case, in mezzo a numerosissima popolazione cattolica i protestanti innalzarono un così detto loro tempio con ospizio, scuole ed asilo infantile.
A questa disgrazia un’ altra si aggiunge, ed è che in tutto queste spazio non trovansi né Case di beneficenza, né Chiese cattoliche vicine. Per, questo motivo e per la prossimità dello stabilimento eretico molte famiglie mandavano in questo i proprii figli, che uniti coi fanciulli protestanti, e da maestri protestanti istruiti, perdono la vera Religione, la Fede di Gesù Cristo.
Quale sciagura per un gran numero di anime! Quale cordoglio per un cattolico!
Cooperatori e Cooperatrici, è d’uopo impedire, per quanto dipende da noi, sì lagrimevoli fatti, e dove già sono succeduti, diminuirne almeno le conseguenze fittali. E in che modo! Coll’innalzare Chiese in quei siti medesimi, stabilire scuole ed ospizi di carità, e così togliere ai padri di famiglia il grave cimento d’ inviare i loro figli alle case dell’errore, sotto allo specioso pretesto che la necessità non ha leggi.
A questo religioso e benefico scopo mirano parecchie Chiese ed Istituti Salesiani o già costruiti, o che si stanno fabbricando. Tra questi è l’ Ospizio e la Chiesa di san Giovanni Evangelista in Torino, a breve distanza dal tempio protestante.

I difficili tempi che corrono , le miserie che si fanno altamente sentire, sono di certo un grande ostacolo al compimento di un’ opera tale. Ma la carità dei Cattolici non deve venir meno in tanto bisogno. Ecchè ? Ci lascieremo noi vincere in generosità dai nemici della nostra cattolica Fede?
Essi spendono e spandono a pro dell’ errore e a danno delle anime ; e noi non faremo qualche sacrifizio a sostegno della verità, e per la eterna salute dei nostri fratelli ? Tutti quelli, a cui sta a cuore la gloria di Dio, l’onor della Chiesa, la salvezza delle anime, sono quindi invitati, anzi caldamente pregati a volervi concorrere colle loro offerte e limosine.
Essi non potrebbero fare un’azione più commendevole e santa. Qui si tratta di preservare un gran numero di fanciulli, e forse anche di adulti ed intiere famiglie, dal più evidente pericolo di perdere la Fede, che è la disgrazia più grande che possa accadere ad un’ anima.
Chi si adopra, secondo le sue forze, a conservare la Religione Cattolica nel cuor dei fedeli, ha il merito degli Apostoli, che per la stessa cagione diedero il sangue e la vita.
La santità del regnante Pontefice, essendo stata pienamente informata della costruzione di detta Chiesa, scuole ed Ospizio, se ne rallegrò altamente, ed uscì a proposito in queste memorande parole:
«Io non posso non apprezzare e sostenere queste istituzioni. In questi momenti ognuno deve fare grandi sforzi per combattere l’errore, e dove ciò non si passa direttamente, lavorare almeno per diminuirne le conseguenze. Ciò si ottiene con queste Chiese ed istituti. Si alzano così due stendardi ; l’uno della Fede, l’altro della Carità.
Il primo fa palese la Chiesa Cattolica, ne fa conoscere l’esistenza, la dottrina inalterabile; il secondo ne svela l’amore di madre nel trarre al suo seno i fanciulli , e nell’impedire che vadano a bere il veleno della eresia.
Oh ! che gran merito hanno mai quei fedeli, che impiegano le loro sostanze a sostenere queste opere di carità e di Fede !
Mi rincresce che le attuali strettezze della Santa Sede non mi permettano di concorrervi in larga proporzione ; ma farò tutto quello che posso moralmente e materialmente. »

Così l’ augusto Vicario di Dio, LEONE XIII , i cui sentimenti sono appieno concordi con quelli dell’immortale suo predecessore Pio IX.”

Abbiamo voluto riferire queste testuali parole rivolte a D. Bosco nella particolare udienza del 16 marzo, e così fare viemeglio conoscere che le opere nostre sono approvate e promosse dal Romano Pontefice, che Dio pietoso ci ha dato per nostra Guida sicura e Maestro infallibile. Noi andiamo persuasi che assai più delle nostre varranno le sue parole a stimolare ogni fedele a concorrere alla cristiana educazione ed istruzione della tenera età, e a porre una resistenza efficace alle insidie dei protestanti di tutte le sètte, i quali, sotto l’ipocrito velo della istruzione e della carità, attentano alla vita dell’ anima degli Agnelletti Cattolici.

POTETE SCARICARE QUI I TESTI INTEGRALI DI DON BOSCO IN PDF


🙏AVVISO👉 ECCO come si risponde agli scandali, comprendiamo bene e condividiamo😇 perché le chiacchiere, le opinioni personali, L’ODIO, L’ACREDINE, LA ZIZZANIA che dividono… non portano da nessuna parte se non all’inferno… da Amici Domenicani

Nella nostra parrocchia al termine di una catechesi sull’ecumenismo la pastora ha concelebrato e ha preso la comunione sotto le due specie

Caro Padre Angelo,
ho partecipato ad una giornata parrocchiale di catechesi, a cui era invitata una Pastora Battista, Proff.ssa Lidia Maggi. Al termine della catechesi il Parroco ha celebrato la messa. La Pastora ha concelebrato ed ha preso la comunione sotto le due specie.
Ma tutto ciò è consentito dalla Chiesa Cattolica?
Grazie per la risposta
Gianfranco


Caro Gianfranco,
1. sebbene si dica che al peggio non vi sia mai limite, dubito che le cose siano andate come me le hai descritte.
Mi sembra una cosa del tutto inverosimile e anche particolarmente grave.

2. In ogni caso: circa la concelebrazione va detto che la pastora non ha consacrato niente.
E questo semplicemente perché le manca la potestas ordinis, la potestà di consacrare.

3. Per consacrare il corpo e il sangue del Signore è necessario aver ricevuto questo potere soprannaturale comunicato da Cristo agli Apostoli e da questi trasmesso ininterrottamente attraverso una catena di persone che giunge fino ai nostri sacerdoti.
Ora la pastora non ha ricevuto da nessuno questa trasmissione di potere che la rende capace di consacrare.

4. Va detto anche che la Chiesa Cattolica ha dichiarato in maniera definitiva di non avere ricevuto da Cristo l’autorizzazione di trasmettere la consacrazione sacerdotale alle donne.
E pertanto anche qualora venisse compiuto il rito dell’ordinazione sacerdotale tale ordinazione è invalida.
Per cui su rimane assodato che la pastora all’altare non ha fatto nulla, non ha celebrato alcun sacramento.

5. Va ricordato anche che per chi attenta alla celebrazione di un sacramento è annessa una scomunica riservata alla Santa Sede.
Lo ricorda il canone 1378 § 2: “chi non elevato all’ordine sacerdotale attenta l’azione liturgica del Sacrificio eucaristico”.
Certo la pastora non appartiene alla Chiesa cattolica e pertanto di questa scomunica non gliene importa nulla.
Tuttavia il parroco che ha fatto una cosa del genere ha compiuto un sacrilegio.
Sono certo che la cosa sarà giunta al vescovo, il quale – me lo auguro – avrà provveduto.

6. Circa la Comunione fatta dalla pastora va ricordato quanto dice il Codice di Diritto Canonico:
Can. 844 – § 1. I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti ai soli fedeli cattolici, i quali parimenti li ricevono lecitamente dai ministri cattolici, salve le disposizioni dei §§ 2, 3 e 4 di questo canone e del can. 861, § 2.
§ 2. Ogniqualvolta una necessità lo esiga o una vera utilità spirituale lo consigli e purché sia evitato il pericolo di errore o di indifferentismo, è lecito ai fedeli, ai quali sia fisicamente o moralmente impossibile accedere al ministro cattolico, ricevere i sacramenti della penitenza, dell’Eucarestia e dell’unzione degli infermi da ministri non cattolici, nella cui Chiesa sono validi i predetti sacramenti
§ 3. I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti della penitenza, dell’Eucaristia e dell’unzione degli infermi ai membri delle Chiese orientali, che non hanno comunione piena con la Chiesa cattolica, qualora li richiedano spontaneamente e siano ben disposti; ciò vale anche per i membri delle altre Chiese, le quali, a giudizio della Sede Apostolica, relativamente ai sacramenti in questione, si trovino nella stessa condizione delle predette Chiese orientali.
§ 4. Se vi sia pericolo di morte o qualora, a giudizio del Vescovo diocesano o della Conferenza Episcopale, urgesse altra grave necessità, i ministri cattolici amministrano lecitamente i medesimi sacramenti anche agli altri cristiani che non hanno piena comunione con la Chiesa cattolica, i quali non possano accedere al ministro della propria comunità e li chiedano spontaneamente, purché manifestino, circa questi sacramenti, la fede cattolica e siano ben disposti”.

7. Ora il minimo che si possa dire della comunione fatta dalla pastora  è che vi è realmente il pericolo di indifferentismo perché i protestanti non credono nella presenza reale Gesù nell’Eucaristia né procurano di avere lo stato di grazia attraverso la Confessione sacramentale.

8. L’ecumenismo è doveroso e la divisione degli scandali è scandalosa soprattutto per i non cristiani che si avvicinano al Vangelo.
Ma quella percorsa nella vostra comunità non è questa la via giusta
.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


SOSTA: 10 aprile del 428: Nestorio diviene Patriarca di Costantinopoli… ma cosa dice il “nestorianesimo” e perché è una gravissima eresia?

Il 10 aprile del 420 il vescovo Nestorio (381-451) s’insedia come Patriarca di Costantinopoli.

A lui si deve la gravissima eresia detta nestorianesimo. 

Cosa dice questa eresia e perché è tanto grave?

Il nestorianesimo afferma l’esistenza in Cristo non solo di una duplice natura (umana e divina), il che è vero; ma anche di una duplice persona (umana e divina), il che è errato. Cristo infatti ha una sola persona, che è divina.

In tal modo, secondo il nestorianesimo, i gesti umani del Cristo non avrebbero avuto un valore infinito, perché riferiti solo al soggetto umano e non a quello divino, e pertanto questi stessi gesti non avrebbero avuto la possibilità di redimere.

Ma non solo: con il nestorianesimo si negava che la Vergine Maria fosse davvero la Madre di Dio, in quanto madre solo del soggetto umano del Cristo.

Le eresie, però, vanno sempre a fine. Dopo un certo periodo di tempo vengono sconfitte, perché la Provvidenza non può permettere che facciano eccessivo danno. Possono poi riaffiorare, questo sì, ma sono sempre a tempo. Ebbene, il nestorianesimo venne condannato nel Concilio di Efeso del 431.

Proprio ad Efeso, la città dove l’Immacolata trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


Come Ratzinger scoprì il cardinale inglese venuto dall’anglicanesimo

Newman, i nazisti e l’amico Alfred

del cardinale Joseph Ratzinger

«Quando nel gennaio 1946 potei iniziare il mio studio della teologia nel seminario della diocesi di Frisinga, finalmente riaperto dopo gli sconvolgimenti della guerra, si provvide a che al nostro gruppo fosse assegnato come prefetto uno studente più anziano, il quale già prima che iniziasse la guerra aveva cominciato a lavorare a una dissertazione sulla teologia della coscienza di Newman. Durante tutti gli anni del suo impegno in guerra egli non aveva lasciato cadere dai suoi occhi questo tema, che ora riprendeva con nuovo entusiasmo e nuova energia. Fin dall’inizio ci legò un’amicizia personale, che si concentrava tutta attorno ai grandi problemi della filosofia e della teologia. Va da sé che Newman fosse sempre presente in questo scambio.

Alfred Läpple, era lui infatti il prefetto summenzionato, pubblicò poi nel 1952 la sua dissertazione, col titolo Il singolo nella Chiesa. La dottrina di Newman sulla coscienza divenne allora per noi il fondamento di quel personalismo teologico, che ci attrasse tutti col suo fascino. La nostra immagine dell’uomo, così come la nostra concezione della Chiesa, furono segnate da questo punto di partenza. Avevamo sperimentato la pretesa di un partito totalitario, che si concepiva come la pienezza della storia e che negava la coscienza del singolo. Hermann Göring aveva detto del suo capo: “Io non ho nessuna coscienza! La mia coscienza è Adolf Hitler”. L’immensa rovina dell’uomo che ne derivò, ci stava davanti agli occhi».

Dal discorso del cardinale
Joseph Ratzinger in occasione
del centenario della morte
del cardinale John Henry Newman, Roma, 28 aprile 1990


Chiesa Cattolica: la vita futura secondo il cardinale Newman

(di Cristina Siccardi da Corrispondenza Romana 7 agosto 2019)

Qualche tempo fa nelle chiese si entrava per pregare, per assistere alla Santa Messa, per adorare Gesù Eucaristia, per ricevere i Sacramenti… per espletare tutto ciò che riguarda la sacralità della vita divina (la Grazia) che si innesta con la vita delle anime. Invece, sempre più, in un’accelerazione impressionante, le belle chiese, quelle architettonicamente e figurativamente degne di questa definizione, vengono allestite per espletare tutto ciò che concerne la sfera caduca della vita materiale, ovvero: attività ludiche, artistiche, musicali, di ristorazione, di ballo, di socialità-integrazione… tutto questo grazie al beneplacito della Santa Sede che, attraverso il cardinale Gianfranco Ravasi, responsabile del dicastero del Pontificio Consiglio della cultura, ha redatto direttive rivolte a tutte le comunità ecclesiali su La dismissione e il riuso ecclesiale di chiese. Linee guida (17 dicembre 2018). Il documento, come si era già spiegato su queste colonne, Corrispondenza Romana (8 maggio 2019), senza minimamente fare alcun accenno di autocritica ecclesiastica per una Chiesa emorragica, che perde sempre più vocazioni e fedeli, impartisce disposizioni che attestano in maniera palese la volontà di rinunciare alle case di Dio come patrimonio divino, per farne patrimonio civico con evidenti scopi di lucro, turistici o sociali che siano. La stessa nefandezza nel destino delle chiese assegnato dalla Chiesa di Roma, la vivono anche le chiese rette da protestanti: ormai protestanti e “cattolici” si scimmiottano a vicenda, perdendo sempre più rispettabilità e onore.

L’ultimo caso eclatante, in ordine di tempo, di riuso delle chiese vuote di fedeli è stato quello della cattedrale di Rochester, la seconda più antica d’Inghilterra dopo Canterbury, fondata nel 604 e consacrata da sant’Agostino di Canterbury (534-604), l’apostolo d’Inghilterra inviato da papa Gregorio I nel 597 al cospetto di re Ethelbert del Kent (552 ca.-616/618). In questa chiesa, retta ormai dagli anglicani, si invitano i fedeli, in questa estate 2019, a cimentarsi nel mini-golf…. con lo scopo di far frequentare il “luogo di culto”. «Open now! Sfida i tuoi amici e la tua famiglia a una partita ad Adventure Golf a tema ponti durante le nostre attività estive gratuite!» è l’annuncio diramato sui social dai webmasters della cattedrale stessa, dove sono state collocate, nella navata centrale, nove buche per nove ponti, che riproducono quelli più importanti della nazione. Ha dichiarato la reverenda Rachel Phillips della diocesi anglicana: «Speriamo che, giocando ad Adventure Golf, i visitatori riflettano sui ponti che devono essere costruiti nella loro vita e nel nostro mondo di oggi» (fonte: Tempi). Molti pastori, “cattolici” o protestanti (e le due religioni non sono più così distanti fra di loro a motivo delle loro ecumeniche asserzioni e azioni), sono ormai divenuti dei prestigiatori da circo, delle caricature di se stessi, delle grottesche maschere che hanno perso il lume della ragione. Leaders “cattolici” e anglicani sperano di richiamare l’attenzione non verso la dottrina della fede, ma verso se stessi. Il 16 luglio u.s. il neo vescovo di Imola, Giovanni Mosciatti, ha festeggiato il suo ingresso in diocesi con un concerto personale, facendo anche un giro in autodromo. «“Più forte, più forte: fatevi sentire!”. Ai piedi della Rocca Sforzesca di Imola la rockstar incita il pubblico. Domina la scena, l’ugula non mente, il timbro della sua tromba vibra nell’aria, sicura, la croce gli danza sul petto… Aspetta, un attimo. Calma. Ma che ci fa un vescovo davanti a centinaia di persone su un palco, a cantare a squarcia gola? Chissà quanti si saranno posti la stessa domanda vedendo il nuovo pastore della diocesi d’Imola, monsignor Giovanni Mosciatti, 61 anni, originario di Fabriano, nelle Marche, a suo agio tra le note di Battisti e dell’Equipe 84. E pensare che poche ore prima si trovava sotto l’altare della cattedrale di San Cassiano a ricevere la sua consacrazione episcopale» (fonte: Il Resto del Carlino).

Il prossimo 13 ottobre papa Francesco canonizzerà il cardinale John Henry Newman (1801-1890), “Dottore della Chiesa in pectore”. La contraddizione fra un testimone della Fede e della Verità rivelata del calibro di Newman e le comparse del presente teatro ecclesiastico è sconcertante: il quadro che ci offrono gli uomini contemporanei della Chiesa terrena rimanda, cinematograficamente parlando, alle visioni felliniane (pensiamo alla passerella degli abiti ecclesiastici del film Roma del 1972), producendo una squallida rappresentazione tragicomica composta da teatranti mefistofelici. Se Newman, presto santo, assistesse alle condizioni in cui versano la dottrina cattolica, le liturgie (profanate), le chiese (profanate), i seminari, nonchéi capi dissennati, non si convertirebbe più al Cattolicesimo, come invece avvenne proprio grazie alla dottrina, alle chiese (in particolare quelle di Milano e della Sicilia, che visitò con amore e dedizione, lasciando pagine indimenticabili), alle liturgie, ai santi: «La mia anima sia con i santi! Proprio a me toccherebbe alzare la mano contro di loro? Che piuttosto la mia mano destra dimentichi ogni sua arte e si dissecchi come la mano di colui che una volta osò stenderla contro un profeta di Dio! Anatema all’intera schiatta dei Cranmer, Ridley, Latimer e Jewel! Periscano i nomi di Bramhall, Ussher, Taylor, Stillingfleet e Barrow dalla faccia della terra, prima che io mi rifiuti di prosternarmi con amore e venerazione ai piedi di coloro la cui immagine ebbi sempre davanti agli occhi e le cui armoniose parole risuonarono sempre al mio orecchio e sulle mie labbra!», così egli scrive nella sua Apologia Pro Vita Sua (Jaca Book, Milano 1995, pp. 145-146), autobiografia dove ripercorre in maniera sublime il suo sofferto, lungo e avvincente cammino di conversione d’anima e di intelletto (con i sentimenti giunse all’approdo prima di dare piena ragione al suo assenso, perché, per coerenza e onestà intellettuale, volle abbracciare la Chiesa di Roma soltanto quando arrivò al pieno sviluppo delle sue tesi teologiche senza influenze emozionali).

Nel primo sermone della sua raccolta dei Parochial Sermons (Sermoni parrocchiali), intitolato La Santità è necessaria per la beatitudine futura, Newman, in quei primi giorni del suo ministero come parroco di St. Mary the Virgin a Oxford, affermò: «quella vita futura si svolgerà alla presenza di Dio, in un senso che non si applica per la vita presente; cosicché può essere meglio descritta come una interminabile e ininterrotta adorazione dell’Eterno Padre, Figlio e Spirito Santo». Newman per il suo sermone prese le mosse da un passo della Lettera agli Ebrei di san Paolo: «La santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore» (Eb 12,14).

L’autore sostiene che in questa vita terrena le persone possono scegliere cosa fare o almeno desiderarlo, mentre in quella futura saranno certe di ottenere ciò a cui aspirano. Ma è proprio questa aspettativa che Newman intende correggere e il suo giudizio è realistico: spesso, troppo spesso, non si dà importanza e non si apprezza ciò che è necessario essere e fare per la vita dopo la morte: «Pensiamo di poterci riconciliare con Dio quando vogliamo, come se null’altro sia richiesto se non un’attenzione temporanea, un tantino più dell’ordinario, ai doveri religiosi. Pensiamo che basti una certa maggiore austerità, durante l’ultima malattia, nel presenziare alle funzioni religiose, come gli uomini d’affari sbrigano la corrispondenza prima di un viaggio o ordinano le loro carte per presentare un bilancio» (J.H. Newman, Sermoni sulla Chiesa, ESD, Bologna 2004, p. 839).

Nel Paradiso, secondo il santo Cardinale, non si fa ciò che piace alle anime impure: «Qui ognuno può fare quello che gli piace, ma lì bisogna fare quello che piace a Dio». Allora il Cielo non sarà un luogo per consolidare i propri interessi mondani, grandi o piccoli, o per estendere la propria sfera di influenza o per accrescere il proprio prestigio. «Quivi sentiamo parlare unicamente e soltanto di Dio». Allora la cosa si fa assai seria. Si dovrà dar conto di tutto, anche delle case del Signore allestite come campi da golf, restaurants, gallerie espositive e quant’altro. In una immagine davvero straordinaria, a causa del modo in cui viene elaborata, Newman afferma che essere in Cielo sarà come essere in chiesa! Lì loderemo Dio, Lo adoreremo, canteremo a Lui, Lo ringrazieremo, ci doneremo a Lui e chiederemo la Sua benedizione costante, perenne, eterna. E così, come avviene qui e ora, alcuni troveranno tutto ciò delizioso, ma altri, semplicemente, lo odieranno (come fanno i demoni) e perciò non vorranno neppure stare in Paradiso. Padre John Henry dice che non dovremmo stare in un banco di chiesa per sempre o in quale modo ci si “divertirà”, ma che saremo felici di stare in Dio se durante la nostra esistenza in terra avremmo accettato le grazie del Signore e se avremmo fatto la Sua volontà.

Il giorno dopo la sua morte il celebre quotidiano The Times pubblicò un elogio funebre che terminava con queste parole: «Di una cosa possiamo essere certi, cioè che il ricordo di questa pura e nobile vita durerà e che… egli sarà santificato nella memoria della gente pia di molte confessioni in Inghilterra, se Roma lo canonizzi o no… Il santo che è in lui sopravvivrà».

I santi si riconoscono al fiuto, non a caso si parla di «profumo della santità» e quello di Newman è essenza sopraffina che dovrebbe creare vertigini, collassi e, chissà, anche conversioni, ai commedianti di oggi se solo avessero la voglia e l’umiltà di conoscere colui che in piazza San Pietro sarà annoverato fra i campioni della perfezione cristiana. 


LA PROBLEMATICA QUESTIONE DI TAIZÉ (dalla pagina ufficiale di Charlie Bunga Banyangumuka)

Attorno agli anni 60, seguendo un po’ la ventata panecumenica che, nonostante la condanna esplicita di Pio XI, si cominciò a guardare con simpatia la comunità monastica di Taizé, sorta in Borgogna qualche anno prima.

Questa suddetta comunità era formata non da cattolici bensì da protestanti che, guidati da Roger Schultz (in foto mentre riceve la comunione dalle mani dell’allora cardinal Ratzinger) decise di iniziare un progetto ecumenico, una comunità volta a superare le “divergenze” fra i vari cristiani. Innanzitutto vi fu il problema della chiesa; loro erano luterani ma volevano usare la chiesetta accanto al proprio “monastero” cattolica. Ovviamente, in teoria tale permesso non doveva essere accordato ma il Nunzio Apostolico in Francia, allora il cardinal Roncalli (e futuro Papa), diede un responso positivo alla Santa Sede e quindi, con l’aiuto del futuro Giovanni XXIII, questa comunità ebbe il proprio luogo di culto.

Divenuto Papa, Roncalli non si scordò di quei monaci protestanti anzi invitò lo stesso Roger Schulz e un suo “confratello”, Max Thurian, come osservatori al Concilio Vaticano II; Thurian stesso fu poi uno degli “osservatori” del lavoro del Consilium, organo predisposto da Paolo VI per la riforma liturgica.

Lo spirito di Taizé era molto semplice ed improntato sul tema della doppia appartenenza: si poteva essere sia buoni cattolici che buoni luterani allo stesso tempo. Il nome stesso del loro luogo di culto, la chiesa della Riconciliazione, mostrava apertamente questo indirizzo ecumenico.

Lo stesso Max Thurian diceva:” L’unità della Chiesa oggi esige che noi rinunciamo a tutti i nostri particolarismi per conservare solo la fede fondamentale che ci salva e ci unisce”.

L’idea dell’esistenza di una Fede fondamentale, quindi di articoli da credersi e altri opzionali, non solo cozza con la stessa idea di depositum Fidei ma è stata condannata fortemente da Pio XI il quale ribadì la natura “unica” della Fede, in continuità col catechismo di san Pio X che afferma come il non credere ad un solo articolo di Fede porta alla perdita della Fede per intero.

Roger Schulz, interessato appunto a creare questo ibrido cattoluterano, scrisse a Pio XII nei primissimi anni della sua esperienza monastica supplicandolo di non proclamare il Dogma dell’Assunzione: come rivelò nei suoi scritti, lo fece perché temeva che il dogma avrebbe allontanato i protestanti dal suo progetto ecumenico.

Durante tutta la sua vita mai si professò cattolico nemmeno “di facciata”; vennero pubblicate lettere da parte della comunità che però si dimostrarono erronee nella loro interpretazione.

Del resto, lo stesso Schulz disse a proposito del suo rapporto con Papa Roncalli in un dialogo riportato da Padre Trippolini:«Siamo andati da papa Giovanni XXIII esprimendo i nostri dubbi e incertezze, ma lui ci ha raccomandato caldamente di rimanere protestanti e di non fare mai alcuna conversione, perché noi e lui siamo già un’anima sola. Questo lo confidiamo a Voi, ma per il momento non sarebbe opportuno pubblicarlo»

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RIFLESSIONE BREVE: lo esplicitiamo ogni volta che ricordiamo che papa Francesco “non cade dal pero” e che quanto sta accadendo ha forti radici (nel Modernismo) ben prima del Concilio e che nel Concilio furono fatte passare come un cavallo di Troia 😉 solo che – i Papi come GPII e BXVI – avevano cercato di porvi un freno… dei limiti che lo stesso BXVI esplicitò nel caso degli anglicani convertiti con il bellissimo documento Anglicanorum coetibus del 2009, che pone paletti e regole d’oro per certe comunioni… ma lo stesso BXVI, incontrando la comunità di Taizè da papa pose chiaramente un freno a certe richieste e del progetto iniziale non se ne fece più nulla, rimase tutto fermo… condividendo SOLO i Vespri, la Preghiera comunitaria e l’adorazione eucaristica

comunque va detto che – AD APRIRGLI CERTE PORTE – sin dall’inizio, i fratelli RICONCILIATI con a capo appunto Roger…. tessono legami importanti con le autorità ecclesiastiche cattoliche: lo stesso anno di fondazione 1949 dalle prime professioni, il cardinale di Lione organizza per frère Roger una prima udienza a Roma con Pio XII (a questo viaggio risale anche l’amicizia con Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI), IL QUALE BENEDICE L’INIZIATIVA 😉 … Poi avverrà tutto il resto….


Il 17 febbraio del 1842, il beato Domenico della Madre di Dio (1792-1849), passionista, aprì il primo ritiro del suo istituto in Inghilterra, precisamente ad Aston Hall.

Si racconta che fu oggetto anche di umiliazioni per la sua cattiva pronuncia dell’inglese, ma egli accettò tutto con santa pazienza.

Per il suo apostolato si attirò l’ira dei locali pastori anglicani che arrivarono perfino a prenderlo a sassate.

Fu in questo periodo che il beato Domenico intensificò la sua attività per unire alla Chiesa Cattolica il Movimento anglicano di Oxford.

Fu così che chiese di incontrare il famoso pastore anglicano John Henry Newman (1801-1890), a Littlemore. Da tempo Newman stava pensando di aderire alla Chiesa Cattolica.

Fu così che, appena il beato Domenico incontrò Newman, questi chiese immediatamente di essere confessato e di accettare il suo desiderio di farsi cattolico.

La conversione di Newman destò un tale scalpore che fu seguito da altre importanti conversioni.

A commento di questi fatti, il beato Domenico disse: “Tutto quello che ho sofferto da che ho lasciato l’Italia lo stimo ben compensato con questo felicissimo successo.” 

Dio è Verità, Bontà e Bellezza Il Cammino dei Tre Sentieri


ECUMENISMO

Il non detto del Papa a Lund

Ferma restando la necessità del dialogo ecumenico, è però importante rendersi conto che non è vero che tra cattolici e luterani (in definitiva tutto il mondo protestante) ci unisce la fede e ci dividono solo delle interpretazioni teologiche. È vero invece che sui sacramenti, l’Eucarestia, l’approccio alle Scritture, il ministero sacerdotale, la Messa come sacrificio, la Madonna, ecc… è proprio la fede che ci divide.

(Fr. Riccardo Barile O.P. 8.11.2016 da la NBQ)

Molti e positivi sono stati i commenti sul viaggio ecumenico di Papa Francesco in Svezia (31 ottobre – 1 novembre u.s.) per inaugurare l’anno commemorativo del cinquecentesimo anni-versario della Riforma protestante. La positività è stata ovviamente vista nell’incontrarsi e nel prendere coscienza di un riavvicinamento nonché di un diverso contesto storico che postula un nuovo tipo di rapporto. E di prendere coscienza dell’azione dello Spirito Santo.

In parallelo si sono avute perplessità e critiche sia nei riguardi di Papa Francesco, sia per mar-care le differenze tra cattolicesimo e protestantesimo manifestando il timore di una “prote-stantizzazione” della Chiesa Cattolica, che arrecherebbe seri danni alla medesima.

Mi sembra utile proporre alcune riflessioni di metodo, cioè di “come” leggere i vari testi dell’evento. La considerazione generale è che in questi casi i grandi personaggi – politici o uomini di Chiesa – non affrontano in dettaglio le questioni. Così ad esempio avvenne nel primo dei grandi incontri “dopo il Concilio”, quello di Paolo VI con Atenagora il 25 luglio 1967: i due non discussero né del Filioque né del ruolo dei patriarchi nella struttura ecclesiale. Naturalmente tali questioni c’erano e Atenagora le avvertì, risolvendole con la famosa frase rivolta a Paolo VI e giunta attraverso una tradizione non scritta: «Noi andiamo avanti da soli e mettiamo tutti i teologi in un’isola, che pensino».

Papa Francesco sembra aver adottato esattamente questa prospettiva: poniamo un gesto ecumenico, simbolico e “profetico”, poi toccherà ai teologi mettere le cose a posto. Ma chi sta su di un’isola e legge la Dichiarazione congiunta, le omelie e gli altri interventi, subito vede ciò che i testi non dicono, cioè vede una filigrana talvolta più decisiva del testo. Ed è proprio per avviare tale metodo di lettura in filigrana – metodo che si basa più sul non detto e sul confronto tra i testi che non sull’analisi dei testi stessi – che propongo cinque suggerimenti o stimoli.

1. I due tavoli. Papa Francesco spesso – non sempre – ha giocato su due tavoli: le parole ai protestanti negli incontri ecumenici e le parole ai cattolici nella Messa allo stadio. Nelle parole ai cattolici, riferendosi alla Riforma, non ha potuto non citare i santi, che «ottengono dei cam-biamenti grazie alla mitezza del cuore», atteggiamento tipico cattolico e lontanissimo dai metodi di Lutero. E naturalmente ha citato la Vergine Maria: «Alla nostra Madre del Cielo, Regina di tutti i Santi, affidiamo le nostre intenzioni e il dialogo per la ricerca della piena comunione di tutti i cristiani, affinché siamo benedetti nei nostri sforzi e raggiungiamo la santità nell’unità», «abbiamo sempre l’aiuto e la compagnia della Vergine Maria, che oggi si presenta a noi come la prima tra i Santi, la prima discepola del Signore. Ci abbandoniamo alla sua protezione e le presentiamo i nostri dolori e le nostre gioie, le paure e le aspirazioni. Tutto poniamo sotto la sua protezione, con la certezza che ci guarda e si prende cura di noi con amore di madre». Nella Dichiarazione congiunta e negli interventi ecumenici manca invece questo accenno. Il che sembra normale, ma il teologo sull’isola vede e legge una questione in filigrana: “E se un giorno si arriverà all’unità e si giocherà su di un solo tavolo, si metterà da parte la Vergine Maria o la si farà accettare?”. E la stessa domanda si estende a tanti altri contenuti che forse, prima di essere “cattolici”, sono semplicemente “cristiani”.

2. La convergenza sull’impegno umano è un punto di forza sottolineato soprattutto nella Dichiarazione congiunta. Impegno che va dall’aiuto ai poveri, al perseguimento della giustizia sociale, all’accoglienza dei migranti sino alla custodia della casa comune. Questa base è solida e può sostenere iniziative tra protestanti e cattolici favorendo l’incontro e l’accettazione vicendevole. Ma il teologo sull’isola si domanda: “È una base definitiva?”. No, perché come Gesù Cristo non operò mai dei miracoli senza relazionarli a un ulteriore itinerario – significativo il cieco nato che, dopo la luce della vista, ricevette la rivelazione di Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te» (Gv 9,37) -, così per il discepolo di Cristo l’impegno umano è aperto a un “oltre” da proporre ai destinatari e questo “oltre” nel caso dei cattolici e dei protestanti è diverso e diviso. Che cosa proporremmo a coloro ai quali andiamo incontro: solo la base comune della lectio divina o anche il sacramento della Penitenza, l’adorazione eucaristica, il Rosario ecc.?

3. L’adozione della categoria di differenze teologiche e culturali ha permesso di ritrovare punti di convergenza verso un’unità più profonda: tra noi ci sono state e ci sono «differenze teologiche», pregiudizi «verso la fede che gli altri professano con un accento e un linguaggio diversi», ma – ieri e oggi – con «una sincera volontà da entrambe le parti di professare e difen-dere la vera fede». Ma il teologo sull’isola sospira: “Come sarebbe bello se fosse così!”. Se la fede fosse la stessa e le differenze fossero solo di teologia o di linguaggio, ognuno si terrebbe le proprie differenze e l’unità sulla fede sarebbe fatta.
Invece non ci si può limitare a differenze nella teologia: vi sono differenze nella formulazione della fede che intaccano la fede stessa, che arrivano ad un “altro” Gesù Cristo e ad una “altra” Chiesa. Il voler ridurre le differenze a sole differenze di teologia all’interno di un’unica fede è un principio troppo facile che porta a conclusioni errate. Ad esempio di recente un teologo ha ipotizzato una ospitalità eucaristica tra cattolici e luterani partendo dal fatto che la fede di entrambi circa il “Fate questo in memoria di me” è identica, anche se poi sussistono spiegazioni teologiche divergenti: non è vero, quelle spiegazioni teologiche sono una diversa fede e il risultato è che quando si celebra così l’Eucaristia non si fa il “questo” richiesto da Gesù, ma si fa “altro”.

4. Bisogna ripensare e ridire la storia. Nei vari discorsi si nota un eccessivo peso sul tale procedimento, ma il teologo sull’isola si domanda: “La storia può essere necessariamente molto diversa da quella che è stata tramandata?”. C’è una verità della Riforma cattolica che non può essere oscurata. Bisogna poi concedere e non demonizzare che da entrambe le parti un qualche appoggio se non politico per lo meno istituzionale fu inevitabile (lo è ancora oggi). Bisogna tenere conto della necessità di segni di distinzione e di identificazione delle diverse culture, per cui – naturalmente senza eccessi – è naturale che protestanti e cattolici abbiano cercato di distinguersi e molti lo facciano ancora oggi. Bisogna infine usare una qualche tolleranza senza condannare sempre tutti gli eccessi, in quanto in una certa misura sono normali e nessuna riforma è mai perfettamente equilibrata. Ecco: che la storia sia andata così è normale ed è onesto così raccontarla e… proseguirla.

5. I primi padri protestanti e i padri del Concilio di Trento furono degli sprovveduti? A fronte di affermazioni tipo che ciò che ci unisce è più di ciò che ci divide o che Lutero era alla ricerca di un Dio misericordioso e finalmente l’ha scoperto in Gesù Cristo come colui che ci giustifica precedendo la nostra risposta, a fronte di tutto questo così bello ed edificante il teo-logo sull’isola si domanda: “Possibile che i padri del Concilio di Trento fossero così ingenui e sprovveduti da non essersene accorti sino a riscrivere tutto il processo della salvezza cristiana? Possibile che i primi protestanti fossero così in malafede da non accorgersi che Trento parlava quasi come loro? Possibile che solo noi oggi siamo tanto saggi da averlo scoperto?”.

In conclusione, come è stato scritto da diverse parti, i punti di distanza tra cattolici e protestanti sono parecchi e profondi: il sacramento del ministero sacerdotale e per giunta maschile (come Papa Francesco ha ribadito nella conferenza stampa in volo), la Messa come sacrificio, la transustanziazione e il tipo di presenza eucaristica che ne deriva, il numero settenario dei sacramenti, la giustificazione come rinnovamento vero e interiore dell’uomo, l’approccio alle Scritture, la provvidenza di usare un buon sistema filosofico ecc. L’accettazione di tutto ciò, che prima di essere “cattolico” è “cristiano”, è più ipotizzabile come conversioni personali che come avvicinamento tra le due comunità, fermo restando che l’incontro continua ad avere un suo senso e va perseguito grazie a quanto resta di elementi comuni. Naturalmente ogni progresso deve avvenire non come una vittoria della Chiesa Cattolica, ma come una scoperta della vera salvezza offerta da Gesù Cristo e «questo è (quasi) impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile» (Mt 19,26).

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