Cosa si intende per adulterio e perchè è un peccato grave?

Gentile Redazione di Cooperatore, dopo aver letto con estremo interesse riguardo al VI Comandamento, qui, e a riguardo della catechesi sulla lussuria, qui, vengo a chiedervi se, per favore, siete in grado di spiegare, brevemente, il nocciolo del contenuto del VI Comandamento, più prettamente: cosa è l’adulterio all’origine della Bibbia e più dettagliatamente nei Vangeli, come si è rapportata nel tempo la Chiesa sull’argomento, e cosa sta cambiando oggi e che non dobbiamo cambiare? Grazie.


Carissima Flavia, Ave Maria!

Premesso che in questo link troverete ulteriori articoli a riguardo del Matrimonio cristiano e del valore della fedeltà coniugale, veniamo a ringraziare per questa richiesta specifica, che ci offre l’opportunità di concentrarci su una singola questione molto importante. Ci viene chiesto di essere “brevi”, ma non è facile, la domanda è imponente e cercheremo di dare spunti di riflessione.

Per iniziare bene è fondamentale partire tenendo come base indiscutibile il contenuto del Catechismo sull’adulterio, cliccare qui, facendo attenzione a non interporre, come risposte o interpretazioni, le singole opinioni, anche se investite dalle migliori intenzioni! La Dottrina del Vangelo, infatti, non può essere usata per essere messa in discussione, ma per essere spiegata e accettata, o rifiutata, senza alcuna scorciatoia o compromesso: o sì, o no!

Tutto il contesto del contenuto del termine ADULTERIO, a partire dall’uso proprio che ne fa la Sacra Scrittura e la Patristica, parte dal suo significato etimologico che significa FALSIFICARE – ADULTERARE.

Questa è l’origine propria del Sesto Comandamento. Si parte da una FALSIFICAZIONE di un rapporto che Gesù stesso, spiegandolo in Matteo 19, porterà alla corretta interpretazione. L’uomo, a causa della propria “durezza del cuore” nei confronti della Legge di Dio, arriverà a “falsificare” il senso dell’unione coniugale inserendo il ripudio. Qui hanno un ruolo determinante i famosi Farisei che, con il loro “fariseismo”, arrivano a tentare Gesù, a metterlo alla prova, a cercare di incastrarlo, esattamente quanto sta accadendo nuovamente oggi.

I Modernisti e i progressisti, nuovi farisei di oggi, tentano di chiudere la questione del Comandamento all’interno del MORALISMO, che è cosa ben diversa della “Morale e dell’etica” insegnata dalla Scrittura e insieme dalla Chiesa, da sempre. L’adulterio NON è una questione moralista, il cui senso può essere modificato a seconda dei tempi e luoghi, è una legge universale (=cattolica, appunto) che trova il suo compimento non soltanto nell’unione primordiale tra l’uomo e la donna, con l’unico scopo di assecondare e portare avanti il progetto di Dio attraverso la procreazione. Infatti, questo compimento, trova la sua ragion d’essere in quel rapporto TRA CRISTO GESU’ E LA CHIESA SUA SPOSA.

Se come è vero che in tutte le religioni e culture del mondo troviamo, nel Matrimonio, un senso comune che si chiama “legge naturale”, è vero tuttavia che soltanto la Fede Cattolica ha saputo tradurre e spiegare non soltanto l’importanza DELLA FEDELTA’ CONIUGALE, ma anche il motivo per cui, l’adulterio, è LA FALSIFICAZIONE dei rapporti fra le persone. Non è solo una questione di “sesso”, ma riguarda più prettamente ciò che definiamo essere la CONCUPISCENZA DELLA CARNE.

Come a dire che: se il “sesso e la sessualità” vengono trattate come una esclusiva legittima di un diritto a “fare ciò che voglio e con chi mi pare”, è evidente che non se ne esce fuori; è evidente che si arriverà – come sta accadendo – a FALSIFICARE tutto ciò che riguarda questa dottrina, ad offuscarne il significato e il senso, fino a rendere legittimo – come fecero i farisei con Gesù – il diritto al ripudio!

Per comprendere l’origine della denuncia che Gesù stesso farà dell’adulterio, è necessario approfondire nella Bibbia i Libri di Osea e del Cantico dei Cantici, fino alle mirabili espressioni di san Paolo che ci spiegano questa FEDELTA’ di Gesù alla Sua Chiesa, nella veste della Sposa, contro ogni opportunismo e cambiamento, indirizzati all’adulterio, ossia ad un rapporto falso, falsificato.

L’immagine, privilegiata da Paolo per descrivere il mistero di Cristo ormai inseparabile dalla sua Chiesa, è quella nuziale: la Chiesa è la sposa bella e fedele di Cristo sposo, che per lei dà continuamente tutto se stesso.

Il tema dell’alleanza nuziale per esprimere il rapporto tra Dio e il popolo che Egli si è scelto ricorre in tutto il Primo Testamento (cf Osea 1-3; Is 54 e 62; Ger 2 e 3; Ez 16 e 23; Mal 2, 13-17; Rut, Tobia, Cantico). Di questo patto Paolo rimarcherà la fedeltà assoluta di Dio: «Anche se noi manchiamo di fedeltà, egli però rimane fedele» (2Tim 2, 13): «Senza pentimenti sono i doni e la chiamata di Dio» (Rom 11, 29; 1,9). Altrettanto presente, nelle Scritture del Secondo Testamento, il tema di Cristo sposo, soprattutto nelle parabole del Regno (cf Mt 22, 2; 25, 1; Lc 12, 38). Nessuna meraviglia, dunque, che anche Paolo ricorra all’immagine sponsale per illustrare il rapporto – fedele – tra Cristo e la comunità cristiana: «Provo per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo» (2Cor 11, 2).

Il VI Comandamento è perciò, e prima di ogni speculazione laicista, non tanto una questione “di sesso”, ma è un ATTO DI FEDELTA’ che l’uomo porta dentro il suo DNA, dalla creazione di Dio, e per questo non è un monopolio della cattolicità, ma è “legge naturale”. Per comprendere, così, il problema dell’adulterio, di questa FALSIFICAZIONE, è ora necessario andare a toccare il PECCATO ORIGINALE, attraverso il quale, la concupiscenza della carne, ci rende difficile questa fedeltà….

Leggiamo questo passaggio importante dal Catechismo: La «concupiscenza», nel senso etimologico, può designare ogni forma veemente di desiderio umano. La teologia cristiana ha dato a questa parola il significato specifico di moto dell’appetito sensibile che si oppone ai dettami della ragione umana. L’Apostolo san Paolo la identifica con l’opposizione della « carne » allo «spirito».  È conseguenza della disobbedienza del primo peccato. Ingenera disordine nelle facoltà morali dell’uomo e, senza essere in se stessa una colpa, inclina l’uomo a commettere il peccato. (n.2515).

Come abbiamo accennato sopra, è un grave errore chiudere questo argomento esclusivamente sull’uso del “sesso e della sessualità”, così si finisce di fare il gioco dei laicisti, e gettare tutto “in vacca”, nel moralismo, nel perverso e diabolico senso del diritto! La concupiscenza della carne riguarda TUTTO l’uomo nel quale, il sottile gioco favorito dal peccato, conduce poi all’uso perverso DEI SENSI. LA FEDELTA’, così, ha un ruolo determinante contro la deformazione, falsificazione, adulterazione dei sensi.

Se non ci aiutiamo a comprendere questi aspetti che portiamo dentro di noi, e che sono offuscati, adulterati dal Peccato Originale che dobbiamo eliminare attraverso il Battesimo (come spiega qui sant’Agostino) e – rinforzarne LA FEDELTA’ – con gli altri Sacramenti presi in stato di grazia, diventerà sempre più difficile far comprendere che cosa è questo peccato dell’adulterio. Se siamo arrivati alla depravazione che il mondo di oggi supporta a grave danno delle nostre anime, è proprio a causa di questo allontanamento dalle origini dell’insegnamento fedele della Chiesa.

Cercando di restare fedeli noi stessi alla promessa di essere brevi, proviamo ora un riepilogo che ci possa aiutare per approfondire l’argomento in modo corretto.

  1. l’adulterio è un grave peccato perchè significa accondiscendere ad una falsificazione del rapporto unitivo. Il Sacramento del Matrimonio serve a fondere questa fedeltà che nessun uomo (neppure un Papa) può rompere o falsificare attraverso nuove unioni (CCC n. 1650)
  2. ancora più in generale, l’adulterio, è un peccato grave perché falsifica il nostro rapporto con Dio e con il prossimo, che dobbiamo amare nella Verità come, nella verità, dobbiamo amare noi stessi; in questa falsificazione dei rapporti l’uomo viene condotto a fare ciò che è male, giustificando ogni atto disordinato (Is.5,20);
  3. l’adulterio è un peccato grave perché corrompe l’onestà degli individui, falsifica i rapporti inducendo l’uomo a commettere peccati, illudendosi di trovarsi nella sua ragione, disordinata, falsificata, arrivando a giustificare ogni forma di concupiscenza, dal rapporto umano, fino all’uso delle cose e dello stesso danaro (n.2515);
  4. la concupiscenza è il predominio delle cose materiali – e della materia – sulle spirituali, sui sensi guidati dalla Grazia e dallo Spirito. L’adulterio ne falsifica, appunto, IL SENSO, ripiegando l’uomo esclusivamente sul piano orizzontale, portandolo ad agire per istinto “animale”, privandolo della ragione, e conducendolo nel baratro delle perversioni (dal CCC).

E’ fondamentale capire che – la concupiscenza – è dentro di noi, che ci piaccia o meno, a causa del Peccato Originale, come spiega lo stesso san Tommaso d’Aquino citando san Paolo “So che in me, nella mia carne, non abita il bene….” (Rm.7,18), ma nostro dovere è combatterla e non giustificarla, nostro dovere è fare entrare il Bene, farlo abitare in noi «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me….» (Apoc.3,20). Ma per far entrare Gesù è necessario abbandonare ogni forma di vizio e di peccato, è necessario scacciare ogni forma di adulterio, è fondamentale imparare la fedeltà alla “volontà di Dio”, come diciamo nel Pater Noster.

San Tommaso d’Aquino propone quattro modi per vincere la concupiscenza:

  1. Fuggendo le occasioni esteriori, come ad esempio – spiega l’aquinate – evitare le cattive compagnie e tutto ciò che induce all’adulterio e alle occasioni di peccare.
  2. Scacciando i cattivi pensieri, come ad esempio letture peccaminose, oggi diremo anche la rete e la TV spazzatura…. e questo si deve fare attraverso la mortificazione della carne, e la mortificazione di desideri avversi alla legge di Dio.
  3. Insistendo nella Preghiera perchè, spiega san Tommaso, è Gesù che lo dice: “Questo genere di demoni, non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno”(Mt.17,21).
  4. Insistendo molto lavorando e procurandosi occupazioni lecite e gradite a Dio (vedi per esempio le 14 Opere di Misericordia). L’ozio, spiega l’aquinate citando Ezechiele 16,49, fu l’iniquità di Sodoma e, citando san Girolamo riporta: “Farai sempre qualcosa di buono, cosicché il diavolo ti trovi sempre occupato”… e infine perché “l’ozio ha insegnato molte cose cattive” (Sir.33,29).

«Neque enim ullum peccatum nisi concupiscendo commititur. / Nessun peccato infatti avviene se non attraverso il desiderio. / Proinde quae hoc praecipit bona et laudabilis lex est. / Dunque quella legge che comanda di non desiderare è buona e lodevole.…» (sant’Agostino)

Laudetur Jesus Christus

__________________________

L’adulterio è davvero tanto grave?

Padre Henry Vargas Holguín – pubblicato il 23/01/15 su Aleteia

Se il primo matrimonio è “fallito” e la persona ha incontrato o si è unita a un nuovo partner, cosa stabilisce il diritto canonico?
L’adulterio è l’unione volontaria tra una persona sposata e un’altra che non sia il suo coniuge.

Perché la Chiesa lo considera grave? Non si tratta solo di avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio, ma ha l’aggravante di attentare contro il vincolo matrimoniale, che non è qualcosa di puramente umano, ma è stabilito da Dio stesso. Ovviamente bisogna tener conto del fatto che l’adulterio si verifica solo quando quel matrimonio è valido. Se è nullo, si tratterebbe di relazioni fuori dal matrimonio, ma non di adulterio propriamente detto.

Di fronte alla realtà dell’adulterio bisogna aver chiare certe cose:

1.La grandezza del peccato dell’adulterio. In genere si confonde la gravità di questo peccato con quella dello scandalo se viene scoperto, o, il che è lo stesso, si pensa che se non c’è scandalo non ci sia gravità. O si incorre nell’errore di credere che per il solo fatto che nessuno se ne rende conto non si sta facendo del male a nessuno; invece è così, e le prime persone ad essere pregiudicate sono i protagonisti della faccenda.

Il peccato dell’adulterio danneggia la Chiesa e la società, ed è quindi più grave di quanto si creda, anche se la società lo vede “di buon occhio”. In realtà, questo peccato ha a che vedere con qualcosa di molto più profondo, che è il fatto di spezzare l’alleanza con Dio.

2. Nessun peccato ha una giustificazione. Non si può giustificare un peccato, e men che meno l’adulterio, con una presunta logica umana dicendo, ad esempio, “Stiamo bene e siamo felici”, “Tutti lo fanno”, “La colpa del fallimento matrimoniale non è stata mia e quindi ho tutto il diritto di rifarmi una vita con un’altra persona, costi quel che costi”, “Sto con una persona che mi valorizza, che veglia sui miei figli e soprattutto mi ama…”

Il maligno compie il male con l’apparenza del bene, seguendo la logica del mondo. Non bisogna cercare scuse per non porre fine in modo radicale al peccato e/o per intraprendere le correzioni necessarie.

3. È preferibile fare sacrifici e rinunce e avere una coscienza pulita e tranquilla che avere ciò che offre il mondo ma con rimorsi di coscienza e lontano dalla salvezza. Gesù ha detto “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). Qual è la volontà del Padre? Rispettare il vincolo sacramentale nonostante tutto.

4. In una relazione adulterina (o di peccato) non c’è amore. Non si venga a raccontare la storia che c’è amore nel peccato. Si può chiamare innamoramento malato, supplire a una carenza, bisogno di sesso, ricerca di protezione, tutto ciò che si vuole, ma lì amore non c’è.

Dio è L’AMORE (1 Gv 4, 8), per questo l’amore può esistere davvero solo in relazioni benedette da Lui e nelle quali si vuole e si rispetta la sua presenza (per questo è tanto importante avere e difendere, anche se unilateralmente, il sacramento del matrimonio). È per questo stesso motivo che i fidanzati che cadono nella fornicazione vivono e possono finire male, perché l’amore si allontana e lascia spazio al peccato.

5. Ci si può comunicare solo in stato di grazia, ovvero può farlo chi ha la grazia santificante, chi non ha commesso peccati gravi o mortali. Riceve la Comunione chi è in comune-unione con Dio.

6. Non bisogna cercare di mescolare il peccato con il sacro. Nessuno si può comunicare se ha commesso almeno un peccato mortale, qualunque sia. Finché questo peccato esiste o sussiste non si può comunicare, perché per colpa di quel peccato mortale non c’è vita spirituale; i morti non mangiano. Da ciò deriva l’importanza del sacramento della confessione. Ogni relazione adulterina è destinata ad essere riprovata, e dall’adulterio nessuno esce da solo. Il primo passo è confessarsi con un buon sacerdote, che forse conosca bene la storia della persona. Purtroppo c’è molta gente che pur potendo confessarsi, ovvero potendo abbandonare la situazione di peccato, non lo fa, così come non cerca nemmeno di comunicarsi.

7. Se c’è un peccato mortale, il penitente deve compiere cinque passi per fare una buona confessione. Ricordiamoli: esame di coscienza, contrizione di cuore, proposito di emendare e di non più commettere quel peccato, confessione al sacerdote e soddisfazione di opere, la penitenza.

Nel caso di una persona divorziata con una nuova relazione, è possibile il proposito di emendare, ovvero che la relazione con la seconda persona smetta di avere le caratteristiche proprie di quella di una coppia sposata?

Anche se il secondo partner vive sotto lo stesso tetto, la persona è disposta a relazionarsi con lui come se fossero fratelli di sangue, con tutto ciò che implica?

Se la risposta alle due domande è affermativa e garantisce il compimento serio del proposito di emendare (proposito di smettere di peccare e proposito di mantenersi nella grazia), ci si può avvicinare a qualsiasi sacerdote e comunicarsi, anche in un’altra parrocchia in cui non si è conosciuti per evitare malintesi, o comunicarsi in forma privata (cfr CCC n.1650)

Gesù ha detto alla pubblica peccatrice: “Neanch’io ti condanno. Và e d’ora in poi non peccare più”.

8. Se la risposta alle due domande precedenti è negativa, ciò non significa che la persona si metta ai margini della vita ecclesiale. Anche se non si può comunicare, non vuol dire che deve smettere di andare a Messa; anzi, deve continuare ad andarci, partecipare col proposito di ricevere la grazia e la forza dal Signore per porre fine allo stato di peccato e fare la Comunione spirituale, quando riesce a rimanere estranea al peccato.

9. Se la persona con cui convive la ama davvero, capirà che il partner desidera dare priorità a Dio e alla sua salvezza e rispetterà la sua decisione, che, detto di passaggio, si ripercuoterà nel bene spirituale dei figli e della persona in questione. Il vero amore, l’amore autentico, vuole il bene reale presente ed eterno degli altri; non deve mai escludere Dio né la sua benedizione.

10. Se una persona divorziata con un nuovo partner vuole rispettare il primo comandamento della legge di Dio – amerai Dio al di sopra di tutte le cose (persone, piaceri, apparenze…) -, a cosa è disposta a rinunciare?

L’accettazione teorica della realtà di un sacramento (del matrimonio), che si presume valido anche se è fallito – indipendentemente dalla causa o da chi ha provocato il fallimento –, non è compatibile con la negazione pratica dello stesso. Se la persona si è sposata in modo valido, è impegnata a rispettare quel sacramento, anche se il coniuge legittimo non lo fa.

11. Se la persona ha dei figli, la sua situazione incida anche sulla formazione della fede di questi ultimi. Più che con le parole, si educa con la testimonianza, perché i figli più che ascoltare vedono. Si possono usare le circostanze come esempio di fronte alle situazioni avverse, difficili, al peccato, perché i figli vedano come si superano in modo corretto.

12. In casa non bisogna smettere di pregare, di promuovere la preghiera in famiglia, di formare nella fede i figli, dire loro la verità sulla sana dottrina, ecc.

13. Ci sono molti modi di essere uniti a Dio e alla Chiesa. È positivo coinvolgersi nella vita di una parrocchia per quanto possibile. La Chiesa non rifiuta le persone divorziate che vivono una nuova unione, ma non può accettare la loro situazione come atto normale o gradito a Dio. La Chiesa infatti è madre misericordiosa, accoglie le persone; è madre e non rifiuta alcun figlio di Dio, per quanto possa essere peccatore; desidera che i suoi figli tornino a casa ma, il fatto che la Chiesa sia accogliente e misericordiosa, non significa che accetti il peccato o che smetta di denunciarlo dove esiste. L’adulterio (a livello di pensiero o di fatto) è un affetto disordinato.

Come si suol dire, Dio (e di conseguenza la Chiesa) rifiuta il peccato, chiamandolo con il proprio nome, ma non il peccatore; lo chiama alla conversione, al cambiamento di vita. Gesù è venuto per i peccatori, per chiamarli alla vita. L’amore di Dio è più grande del peccato, bisogna aggrapparsi a Lui. Qualunque cosa accada, non bisogna abbandonare la Chiesa.

L’essere umano senza la Parola di Dio, senza la relazione con Dio (che deve tendere ad essere corretta, perfetta e santa), è perduto. Se una persona divorziata in una nuova unione ha la retta intenzione di uscire dal peccato, bisogna prepararsi per vedere che braccio potente è il Signore. Egli può restituire la dignità alla sua vita.

I commenti sono chiusi.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑