Perché si parla di castigo ed anche del Sangue prezioso di Gesù?

Cari Amici, come avrete notato già dal titolo, l’argomento contiene due realtà ineludibili, inevitabili, che spesso infatti sono materia di domande che ci facciamo e che ci vengono rivolte. Il “castigo” non potrebbe mai essere compreso senza la Crocifissione di Nostro Signore Gesù Cristo, senza quel “versamento del Suo Sangue” per noi, così come questa Passione non potrebbe comprendersi se rifiutassimo la realtà del “castigo”, perché è la conseguenza di un certo rifiuto, la conseguenza delle nostre scelte sbagliate.

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In questo link si è parlato di che cosa è il peccato contro lo Spirito Santo e le sue conseguenze. In quest’altra raccolta di editoriali ci sono argomenti vari atti a spiegare il concetto di peccato ed il male che ne deriva, ed anche qui troverete argomenti simili…. Ora invece vogliamo tentare di specificare queste due realtà: il castigo e il Sangue Prezioso di Gesù Cristo, approfittando del fatto che – la nostra Tradizione – ci fa meditare su questo Sangue per tutto il mese di luglio.

In questo breve video di soli quattro minuti, Padre Serafino Maria Lanzetta, spiega il concetto del castigo di Dio in modo davvero sublime: “Il Male, nella prospettiva cristiana non può essere considerato come una “distrazione di Dio”, ma deve essere necessariamente inserito in una prospettiva provvidenziale che a noi, sul breve periodo (anche di secoli) sfugge, ma che ha una ragione nella mente (imperscrutabile, appunto) di Dio…”

Diceva saggiamente papa Pio XII: “Spesso le pene volute da Dio sono piuttosto un rimedio che un mezzo di espiazione. Esse ammoniscono il reo a riflettere re sulla sua colpa e sul disordine delle sue azioni e lo inducono a distaccarsene e a convertirsi”.  Fede & Cultura ha pubblicato nel volume Il mistero del male e i castighi di Dio – disponibile qui – una serie di interventi su queste importanti tematiche dello storico Roberto De Mattei di altri autorevoli personalità della cultura cattolica come padre Serafino M. Lanzetta F.I., mons. Antonio Livi, Corrado Gnerre, padre Giovanni Cavalcoli O.P. e Cristina Siccardi.

Purtroppo, il termine “castigare” che significa “PURIFICARE” è andato a sostituirsi con il più  laico “PUNIRE”, finendo per dare origine a due interpretazioni scorrette ed estreme: la prima quella di attribuire a Dio Padre un ruolo di “punitore”, una sorta di guardiano insensibile alla fragilità umana, pronto a castigare, come non avesse altro da fare, e qui possiamo intravedere una certa reazione che riscontriamo nell’eresia di Martin Lutero… La seconda – attuale – in risposta alla prima che è sbagliata ha scatenato il conseguente  MISERICORDISMO senza conversione. Questo accade quando gli estremi si toccano, ossia, avendo dato – l’eresia degli uomini – un ruolo di “punitore” a Dio, è evidente che alla fine, rigettando un estremo, ma senza abbracciare la semplice e pura verità, si è finito per scadere all’altro opposto: il Dio tutto peluche, misericordioso, indipendentemente dalle nostre azioni cattive e malvagie.

Quale è, dunque, questa verità sul ruolo di Dio verso di noi?

Lo insegna Gesù: Dio è IL PADRE! Non è a caso se tutta la Sacra Scrittura e tutta la patristica identificano la Famiglia: uomo, donna e i figli, ad immagine della Santissima Trinità. Noi oggi vediamo lo scempio che è stato fatto della Famiglia e lo scempio che si sta consumando sui ruoli che hanno l’uomo e la donna… uno scempio che si riversa inevitabilmente anche sull’immagine di Dio che è stata capovolta, ribaltata, come il ruolo dei genitori, come il ruolo dell’uomo e della donna, come il ruolo della paternità e della maternità.

Ma torniamo ai due concetti nello specifico: il “castigare” era, e lo è , all’origine quel “RENDERE PURO” che solo un vero Dio può fare! Poi è subentrata l’immagine del “Dio che punisce” quando, estrapolando molti fatti biblici dell’Antico Testamento, non ci si capacita delle reazioni restrittive e punitive, appunto, di un Dio che reagisce duramente contro gli uomini.

Basti pensare ad esempio al PECCATO ORIGINALE la cui dottrina venne rigettata da Lutero perché gli sembrava eccessiva la reazione di Dio! Possiamo pensare poi a quel Diluvio universale, o al tremendo castigo di Dio contro Sodoma e Gomorra.  Insomma, un Dio così “CATTIVO” dell’Antico Testamento tanto che il vescovo Marcione fin dal primo secolo dell’era cristiana, tenterà di rifiutare e di separare dal “Dio di Gesù Cristo” del Nuovo Testamento.

Noi qui ora non abbiamo il tempo e lo spazio per citare tutti i Salmi in cui si parla del castigare di Dio letto come purificazione e come ATTO SUBLIME DELLA MISERICORDIA DI DIO…. ma voi fatelo, leggete e meditate i Salmi a cominciare, per esempio, dal Magnificat pronunciato da Maria Santissima: “… grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, santo è il Suo Nome…. Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili…” (Lc.1,46-55).

Leggiamo questi passaggi dal Libro della Sapienza: “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono…” (Sap 1,13-15; 2,23-24).

Ma proviamo a rispondere con questo esempio: un bambino conosce perfettamente la differenza che c’è tra un regalo, un premio ed un castigo. Il regalo lo si riceve indipendentemente dalle nostre azioni, è una sorpresa che si riceve nel giorno del compleanno, per esempio, o di un anniversario; il premio è già una realtà IMPEGNATIVA e ce lo dimostrano, per esempio, gli atleti che per ricevere una medaglia devono guadagnarsela, devono sudarsela, il premio ci impegna e ci mette in gioco; ed infine il castigo, un bambino sa bene cosa significa, lo impara e capisce che la mamma “castiga- ossia PURIFICA” gli errori del figlio.

Ora, e per arrivare al nocciolo, la nostra posizione assunta dopo il Peccato Originale, è quella che non abbiamo più alcun MERITO! Abbiamo perso ogni diritto, ci siamo giocati “l’Eden”, il paradiso terrestre… e salvo qualche eresia alla Marcione, per mille e cinquecento anni, il mondo intero lo aveva capito, ma poi arrivò Lutero che rimise tutto in discussione, anche il Peccato Originale e con esso il concetto del “castigo”, dei meriti o demeriti, della punizione arrivando, infatti, a rimuovere dalla Santa Messa il senso del SACRIFICIO DI ESPIAZIONE  dei nostri Peccati, e di conseguenza quella IMPETRAZIONE a Dio che Gesù rivolge al Padre nel Sacrificio della Messa.

Ecco perchè l’aver ridotto la Messa, oggi, ad una cena conviviale, ad un raduno di fedeli esibizionisti e a celebranti pagliacci e ballerini, ha finito per stravolgere anche il senso del peccato, dell’espiazione, del sacrificio, del vero “castigo”, ossia di questa PURIFICAZIONE a noi necessaria. La vera Misericordia di Dio, infatti, parte proprio da quel provvidenziale “trarre un bene dal male”, ma non certo di trasformare un bene in male, o viceversa come dice Isaia al cap. 5 un male farlo diventare un bene! La teologia luterana di cui oggi la pastorale della chiesa è infetta, è proprio questo ribaltamento.

Il “male” di per sé, da se stesso NON ESISTE, esso è la “mancanza del Bene”, come insegna san Tommaso d’Aquino, perché Dio non ha creato il Male e la morte stessa è una conseguenza dell’assenza del Bene che è Dio. Il Male per tanto è la conseguenza delle nostre scelte sbagliate, delle nostre scelte CONTRO IL PROGETTO DI DIO. Il castigo è perciò IL RIMEDIO NATURALE ai nostri errori, ossia E’ QUELLA PURIFICAZIONE NECESSARIA per farci riottenere IL PREMIO, IL REGALO DELLA VERA FELICITA’  a cui ogni essere umano anela.

RICORDIAMO FATIMA… nell’Apparizione del 13 luglio 1917, così spiegò la Beata Vergine Maria: 

 – “Avete visto l’Inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarli Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si fa quello che vi dico molte anime si salveranno, ci sarà la pace. La guerra finirà. Ma se non si cessa di offendere Dio allora sotto il regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta allora sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per punire il mondo dei suoi delitti per mezzo della guerra, della carestia e delle persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre…”

Riassumendo l’insegnamento della Chiesa, vedi qui, la LIBERTA’ della quale siamo dotati non ci è stata data per fare quello che ci pare e piace a noi, dice infatti il Catechismo: “La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell’uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine.” Vi ricordate Gesù nel Getsemani? E che cosa diciamo noi nel Pater Noster: “sia fatta LA TUA VOLONTA’, come in cielo così in terra…”. Quindi – il libero arbitrio – ci è dato perchè sia subordinato alla volontà divina, non c’è una terza via di mezzo, attenzione! Stiamo attenti, non c’è una terza strada: o con Dio, o contro Dio!

Ed ecco così che possiamo meditare sul Preziosissimo Sangue del Cristo, versato per noi, versato per purificarci, dissetarci, guarirci, sostenerci nella buona battaglia, condurci alla felicità eterna, che non avrà mai fine!!

Tanti ci chiedono perché Dio ha dovuto sacrificare il Figlio sulla Croce, e se non ci fosse stato un’altro mezzo, meno cruento, per salvarci…. Ma amici cari anche questo fa parte della GIUSTIZIA DI DIO! Il primo Peccato è stato la SUPERBIA, è stato il contrario dell’Amor divino, della Fede e della fiducia in Dio, e solo un Dio avrebbe potuto riscattarci. Gesù, che è Dio, fa tutto questo PER AMORE AL PADRE! Perché la vera GIUSTIZIA di Dio è l’AMORE! E Dio – che certamente avrebbe potuto scegliere altri mille modi per salvarci – ha ritenuto che SOLO UN GESTO D’AMORE avrebbe potuto riscattare l’uomo da quel tremendo peccato di superbia! E non parliamo di un sangue puramente umano da noi versato, ma DEL SANGUE DI UN DIO CHE PAGA PER NOI!

Se diciamo che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, è fecondità, lo dobbiamo al Sangue di Cristo sparso sulla Croce per noi! Cerchiamo di capire il perché e il per come: «Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi» così inizia l’Atto di dolore secondo la prima delle dieci formule presenti nel Rito del sacramento della penitenza o confessione. Lo diciamo più chiaramente: i nostri peccati hanno meritato i castighi di Dio. L’inferno, per esempio, è una condizione che consiste nella separazione eterna da Dio. È una diretta «conseguenza di una avversione volontaria a Dio, cioè di un peccato mortale, in cui si persiste fino alla fine» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1037), è una SCELTA, non certo la volontà di Dio.

In tal senso, il sangue dei martiri che si unisce al Sangue di Cristo versato in Croce per noi, E’ IL PREMIO, LA PURIFICAZIONE contro questi peccati contro Dio, contro queste scelte scellerate degli uomini. Per questo diciamo anche che una vera Messa,  le devozioni e le preghiere come anche il Rosario HANNO IL POTERE DI CONVERTIRE I PECCATORI! Ciò è possibile perché proviene da quella Croce, da quel Dio Crocefisso per noi, da quel Sangue versato! Chiunque ABBRACCIA GESU’, chiunque si unisce su quella Croce, partecipa non soltanto del PREMIO toccato al Buon Ladrone, ricordate? «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!».«In verità ti dico: Oggi sarai con me in Paradiso»(Lc.23,42-43), ma diventa “in Cristo, con Cristo e per Cristo“, COOPERATORE DELLA CONVERSIONE ALTRUI E DELLA SANTIFICAZIONE DELLE ANIME.

Vogliamo concludere con una considerazione facile, facile. Prendete il termine DISGRAZIA, DISGRAZIATO e subito si pensa ad una parola offensiva. Ma provate a riflettere alla sua etimologia. Vuol dire SENZA-GRAZIA, indica l’uomo non raggiunto dalla Grazia, o che ha perduto la Grazia! Ci avete mai pensato? Martin Lutero divenne eretico non tanto per alcune contestazioni più o meno discutibili, ma per aver RIFIUTATO IL CONCETTO DELLA GRAZIA che scende sugli uomini per mezzo del Sacrificio della Messa e di tutti i Sacramenti… Ricordate quella immagine della lancia che squarcia il costato del Cristo appena morto in Croce? Ebbene, in quel “sangue ed acqua” che scaturirono da quel Costato, RICEVEMMO IN DONO LA GRAZIA DELLA SALVEZZA per mezzo dei Sacramenti.

Ecco perché parliamo di GRATUITA’ da parte di Dio, una sorta di PREMIO che però dobbiamo guadagnare facendo le nostre scelte giuste. NON una misericordia senza fatica, senza impegnarci, senza rinunciare al male, al peccato… Una misericordia che si acquista per mezzo DELLA PURIFICAZIONE – vero concetto del castigo, attraverso la quale diventiamo allora DEGNI di ricevere quella indulgenza totale che seppe guadagnarsi il Buon Ladrone sulla sua croce, che si era meritata a causa delle sue scelte sbagliate.

A Santa Maria Maddalena dé Pazzi, Gesù le disse: “Da quando fai questa offerta per mezzo del mio Sangue versato, non puoi immaginare quanti peccatori si siano convertiti, e quante anime siano state liberate dal Purgatorio! Falla conoscere, ed Io continuerò guarigioni e conversioni ad opera del Mio Sangue versato in forma incruenta durante la santa Messa… dillo ai Sacerdoti…

Di quale offerta si tratta? Santa Maria Maddalena dé Pazzi  aveva ideato, con l’uso di una semplice Corona del Rosario, quanto segue e che ripeteva, appunto, cinquanta volte al giorno:

– sui grani grossi del Pater Noster si ripete: “Eterno Padre, io vi offro per il Cuore Immacolato di Maria, il Sangue preziosissimo di Gesù Cristo per la santificazione dei Sacerdoti e la conversione dei poveri peccatori, per i moribondi e le Anime del Purgatorio, per gli eretici e i nemici della santa Chiesa”

– sui dieci grani delle Ave Maria, si ripete: “Scenda o Gesù amatissimo, il Tuo Sangue prezioso sopra di me per fortificarmi e sopra il demonio per abbatterlo!”

– al termine si conclude con un Pater Noster, l’Ave Maria e il Gloria al Padre.

Laudetur Jesus Christus

 

 

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Dio castiga il mondo? Le sconsiderate affermazioni di un francescano

 

Testo dell’audio

Il padre Francescano Stefano Cecchin, presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, in una intervista pubblicata il 30 aprile da “Alfa&Omega” ha fatto una sconsiderata  affermazione, che non può essere tenuta sotto silenzio (https://alfayomega.es/stefano-cecchin-las-apariciones-se-examinan-con-lupa/).

Dopo aver rivendicato l’autorità e la competenza dell’organismo che presiede, padre Cecchin ha testualmente dichiarato che un criterio per discernere la autenticità delle apparizioni mariane è questo: “le apparizioni che parlano di castighi di Dio sono assolutamente false“.

C’è da augurarsi che padre Cecchin corregga al più presto questa dichiarazione, perché se c’è qualcosa di assolutamente falso, e in contraddizione con l’insegnamento e la pratica della Chiesa cattolica sono proprio le sue parole. 

Non c’è bisogno di ricorrere alla Sacra Scrittura, e all’insegnamento dei Padri della Chiesa, di San Tommaso e dei Santi. Per chi volesse approfondire questo tema rimando a un mio libro recentemente pubblicato dal titolo: Dio castiga il mondoLa Fede di fronte al mistero del male, Fede e Cultura, Verona 2022). Mi limito a citare il Magistero di un Papa contemporaneo, Benedetto XVI.

Nell’omelia tenuta il 5 ottobre 2008 per l’apertura del XII Sinodo dei Vescovi, papa Benedetto non esita a pronunciare la parola castigo, riferendola alle nazioni e alla Chiesa stessa. “Se guardiamo la storia, siamo costretti a registrare non di rado la freddezza e la ribellione di cristiani incoerenti. In conseguenza di ciò, Dio, pur non venendo mai meno alla sua promessa di salvezza, ha dovuto spesso ricorrere al castigo. E’ spontaneo pensare, in questo contesto, al primo annuncio del Vangelo, da cui scaturirono comunità cristiane inizialmente fiorenti, che sono poi scomparse e sono oggi ricordate solo nei libri di storia. Non potrebbe avvenire la stessa cosa in questa nostra epoca? Nazioni un tempo ricche di fede e di vocazioni ora vanno smarrendo la propria identità, sotto l’influenza deleteria e distruttiva di una certa cultura moderna”.

Queste nazioni, dice il Papa, potrebbero essere castigate, come accadde alle comunità cristiane un tempo fiorenti e oggi dimenticate. Accadde a Cartagine, devastata dai Vandali e poi sommersa dall’Islam. Il Cristianesimo fu cancellato da quella terra. E cosa attende le nazioni europee che iscrivono i vizi di Cartagine, come la sodomia, nelle loro leggi? “Non potrebbe avvenire la stessa cosa in questa nostra epoca”? Questa domanda drammatica di Benedetto XVI interpella ognuno di noi.

In un altro discorso, l’udienza generale del 18 maggio 2011, Benedetto XVI ha parlato della preghiera di intercessione di Abramo per Sodoma e Gomorra, le due città bibliche punite da Dio a causa dei loro peccati, perché Abramo non poté trovare in esse neppure dieci giusti, che ne meritassero la salvezza.  

Il Signore voleva questo: un numero anche minimo di giusti per salvare la città. “Ma – afferma il Papa – neppure dieci giusti si trovavano in Sodoma e Gomorra, e le città vennero distrutte. Una distruzione paradossalmente testimoniata come necessaria proprio dalla preghiera d’intercessione di Abramo. Perché proprio quella preghiera ha rivelato la volontà salvifica di Dio: il Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell’amore che porta già in sé il castigo. Dirà il profeta Geremia al popolo ribelle: «La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio» (Ger 2,19)”. 

Il Papa ricorda dunque che “non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell’amore che porta già in sé il castigo”. Il peccato porta con sé, come conseguenza, il castigo, sia sul piano individuale che su quello collettivo. 

  La prospettiva di un grande castigo per l’umanità, se non si fosse convertita, costituisce il nucleo del “segreto” di Fatima del 1917. Nelle parole di Benedetto XVI risuona l’eco di quel messaggio che proprio l’allora cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Fede, presentò e commentò il 26 giugno del 2000. 

A Fatima la Madonna avvertì i tre pastorelli che “Dio sta per castigare il mondo per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre (…) i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Infine il mio Cuore Immacolato trionferà”.

Il Messaggio di Fatima, ufficialmente divulgato dalla Santa Sede, ci ricorda come la spada di Damocle di un terribile castigo incombe sull’umanità. La Pontificia Accademia Mariana, presieduta dal padre Stefano Cecchin, oggi avrebbe il dovere di ricordare ai fedeli la scelta radicale davanti a cui il messaggio di Fatima pone la società intera e ognuno di noi, tra la conversione e il castigo, individuale e collettivo.

Se il mondo non si pente, e soprattutto se gli uomini di Chiesa tacciono, i castighi sono destinati ad aggravarsi sempre di più, fino ad arrivare all’annientamento di nazioni intere, come la Madonna ha annunciato a Fatima. E Fatima non è una rivelazione dubbia o discutibile, ma un annuncio divino, riconosciuto da ben sette Papi che si sono succeduti nell’ultimo secolo.  

Chi afferma che Dio non castiga, nel tempo e nell’eternità, è uno stolto e un insipiente, perché è privo di quel timore di Dio che è l’inizio della Sapienza ed è la prima condizione per la nostra salvezza. (Roberto de Mattei)