Come recitare il Padre Nostro nella Messa?

Come devono comportarsi i Fedeli durante la Messa, specialmente nel Pater Noster?

RECITARE… purtroppo questo termine, come tanti altri, ha preso un’altro significato dall’originale. In latino infatti significava “fare l’appello di persone” richiamando, per esempio, le persone citate in giudizio… poi assunse il significato di “leggere ad alta voce” – re, ossia ripetere e citare chiamare ed anche cantare, spingere fuori la voce – .

Poi vi si aggiunse il significato della teatralità…..

QUI IL TESTO IN VIDEO CATECHESI:

Questo breve excursus ci fa intravvedere subito quel senso originale adottato dalla Liturgia Cattolica, fin dalle origini, con il Sacerdote quando recitava il Pater Noster “ad alta voce”, appunto, invitando poi il popolo a “tirare fuori la propria voce” in chiusura del testo: “ma liberaci dal male”… ed introducendo anche la forma cantata di questa Preghiera.

Prima di entrare nel merito dell’argomento è necessario capire – soprattutto nella Messa di sempre – perché il Sacerdote dice molte preghiere “sottovoce”…. queste preghiere sono dette  apologie del sacerdote (apologiae sacerdotis) ossia appartengono proprio al Sacerdote il quale, essendo un uomo come tutti noi, in quel momento è però anche l’Alter Christus e di conseguenza ha la necessità di purificare se stesso, entrare in confidenza con il Dio che celebra ma anche con il Cristo che lo ha scelto e chiamato a prestare le sue mani e la sua voce per rendere il Sacrificio perfetto al Padre. “L’uomo veramente di Dio, veramente pentito, si è sempre RICONOSCIUTO peccatore davanti a Dio e queste preghiere testimoniano di volta in volta la supplica del celebrante perché il Signore accolga la sua indegnità e perdoni il suo peccato. Significativa l’apologia iniziale ai piedi dell’altare con la reciproca confessione tra celebrante e ministri prima dell’inizio della celebrazione…” parliamo dell’ Introíbo ad altáre Dei. – Ad Deum qui laetíficat iuventútem meam./ Mi accosterò all’altare di Dio. – Al Dio che allieta la mia giovinezza.

Queste preghiere si concentrano in tre momenti particolari: l’introito appunto con il Confiteor, l’offertorio e la comunione. Da non tralasciare anche quelle che precedono e seguono la proclamazione del Vangelo dal sec. XIII. In alcuni libri liturgici antichi se ne ritrovano alcune anche durante il canto o la recita del Sanctus e prima del ricordo dei viventi nel Canone. Le apologie dell’offertorio erano il gruppo più numeroso ed importante, e non esprimevano “soltanto” il senso del rituale, ma dovevano aumentare la devozione particolare del sacerdote celebrante. Queste esprimono l’indegnità del celebrante, l’accusa che egli fa di sé e il pentimento. Esse andavano dall’offerta del pane fino alla lavanda delle mani, inclusa la splendida preghiera che accompagnava l’incensazione, leggi qui l’articolo specifico, con queste parole:

  • Per intercessionem beati Michaelis Archangeli, stantis a dextris altaris incensi, et omnium electorum suorum, incensum istud dignetur Dominus benedicere, et in odorem suavitatis accipere – Per intercessione di san Michele arcangelo, che sta alla destra dell’altare dell’incenso, e di tutti i suoi santi, il Signore voglia benedire questo incenso e accoglierlo come profumo a Lui gradito. Questa benedizione è più solenne della prima, nella quale si dice: Ab illo benedicaris, in cuius honore cremaberis – Ti benedica Colui in onore del quale sarai bruciato. Qui sono invocati gli angeli perché il mistero dell’incenso non rappresenta altro che la preghiera dei santi presentata a Dio dagli angeli, come dice san Giovanni nell’Apocalisse (8,4): Et ascendit fumus incensorum de orationibus sanctorum de manu angeli coram Deo – E dalla mano dell’Angelo il fumo degli aromi ascende con la preghiera dei santi davanti a Dio.

E qui chiudiamo per ora su questi aspetti più generali atti a farci comprendere perché, prendersi per mano nella recita del Padre Nostro alla messa moderna e alzare le braccia E’ SBAGLIATO nonostante molti teologi, oggi, difendono una presunta prassi dei cristiani della primissima ora…. Si afferma che, con la messa moderna riformata del 1969, fu data libertà di azione… ma non è propriamente così.  L’Institutio generalis del Messale Romano (ossia il testo che accompagna, dando i motivi ed i principi, le parole ed i gesti del Messale con il quale ogni eucarestia è celebrata) così si esprime, al numero 20 e 21: “ Gli atteggiamenti comuni che tutti i partecipanti al rito devono assumere, sono un segno della comunità e dell’unità dell’assemblea: essi esprimono e favoriscono i sentimenti dell’animo dei partecipanti. Per ottenere l’uniformità nei gesti e negli atteggiamenti, i fedeli seguano le indicazioni che vengono date dal diacono o dal sacerdote o da un ministro, durante la celebrazione”.

Da queste parole, senza dubbio ambigue perchè non dicono affatto che i fedeli debbano alzare le braccia o debbano prendersi per mano durante il Pater Noster, ma dall’altra parte neppure lo vietano e, parlando di gesti, atteggiamenti e indicazioni… si è lasciata così una libera interpretazione della Norma. I teologi e liturgisti modernisti affermano: “Per questo riteniamo sia allora da scoraggiare ogni forma di gesto, ben inteso durante la liturgia divina, che non sia comune. Se qualcuno è abituato ad alzare le mani al cielo durante la liturgia della sua parrocchia e si reca in un’altra, è bene che si astenga da quel gesto perché il suo gesto non sia diverso da quello dei fratelli con i quali in quel momento celebra la liturgia. E’ compito di chi presiede, come abbiamo visto, indicare i gesti che di volta in volta possono essere compiuti, se diversi dall’ordinario della messa…”

Ma questo non ha senso, se si vuole parlare di UNITA’ E COMUNIONE ECCLESIALE perché essa così viene meno e sarà soggetta NON più alla liturgia di TUTTA la Chiesa sparsa nel mondo e ad una Norma valida per TUTTA la Chiesa, ma sarà vincolata al “caso per caso”, parrocchia per parrocchia, ogni comunità potrà esprimersi a seconda di ciò che deciderà il sacerdote nella sua comunità… Da una parte essi stessi SCORAGGIANO “ogni forma di gesto che non sia comune”, ma dall’altra parte lo incoraggiano come abbiamo appena dimostrato. In sostanza: se nella tua parrocchia si alzano le braccia al Pater Noster, si riceve l’Eucaristia alle mani, si balla, si danza e quant’altro, puoi farlo, ma non puoi farlo nelle comunità dove ciò non si fa… e dove il celebrante fa altre cose… E le NORME che dovrebbero valere per TUTTA la Chiesa che fine fanno? Quando parliamo di protestantizzazione della chiesa, della Messa.. si allude anche a questo modo di trattare le Norme: anarchia assoluta, liberalismo assoluto, il protagonista è il popolo, non il Cristo Gesù Ostia Santa ivi realmente Presente e che agisce per mezzo del sacerdote il quale, però, deve attenersi egli stesso a delle Norme specifiche dal momento che la Messa, e tutti i Sacramenti, non sono suoi…

Tuttavia è onesto dire, purtroppo, che la “nuova Messa” ha introdotto LA PERMISSIONE purchè, afferma la Norma, “sia ben spiegato“…. Quando un testo della Chiesa specifica che un atto che si rende lecito venga però anche ben spiegato, significa che c’è motivo di confusione e c’è il grave rischio di confondere capre con cavoli… e si rischia di strafare come è appunto ciò che sta accadendo oggi. Il gesto del “levare le mani al cielo” e non quello del “prendersi per mano” è dato dal profondo significato che la tradizione della Chiesa ha dato al gesto stesso DEL SACERDOTE di “levare le mani al cielo”. E’ il gesto prima di tutto del Sacerdote che nella Persona di Cristo offre il proprio Sacrificio al Padre e invoca la supplica – per noi – a nome di tutta la Chiesa…. poi dell’uomo che prega Dio, che si rivolge al Padre, soprattutto nell’intimità della propria supplica. Si discute molto su dipinti trovati nelle Catacombe, ebbene, in nessuno di questi l’Assemblea solleva le braccia al cielo con il Sacerdote durante una Messa….

Infatti, una nota del 1983 della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana) – Precisazioni sulla celebrazione eucaristica – proprio questo gesto suggerisce, al numero 1: “Durante il canto o la recita del Padre nostro, si possono tenere le braccia allargate; questo gesto, purché opportunamente spiegato, si svolga con dignità in clima fraterno di preghiera”. I vescovi erano a conoscenza dell’usanza di molte comunità di prendersi per mano. Tuttavia non ne parlano nel testo e non lo consigliano (ci fu esplicito dibattito su questo), tuttavia venne allora lasciato ai fedeli di alzare le braccia…. Ma ciò che si omette di discutere è che questo gesto non viene affatto dalle prime comunità cristiane MA DAL PROTESTANTESIMO… e comunque sia sono sempre stati quei gesti liberali suscitati sempre da una forma anarchica di liturgia….

  • Non bisogna dimenticare l’eresia protestante sul SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI A QUELLO DEL SACERDOTE!! Perché è da qui che proviene una certa imitazione dei fedeli ai gesti del sacerdote. Il sacerdozio dei laici è nel Battesimo e non nell’Ordinazione sacra come ha preteso Lutero. I gesti del sacerdote all’Altare, perciò, non possono essere copiati dai fedeli laici!

Quando la Nota della CEI sopra letta, afferma: ” purché opportunamente spiegato…” sta dicendo proprio questo, di non confondere il Sacerdozio di colui che celebra, dal sacerdozio del fedele laico…. E’ questo esattamente uno dei punti fallaci che conduce all’attuale analfabetismo sui sentimenti e sull’amore in cui la nostra cultura moderna si dibatte: senza il “guardare in alto CON il celebrante che si sta rivolgendo a Dio PER NOI e con noi”, alla Verità, all’Amore che è Dio creatore e sorgente e redenzione di ogni sentimento umano, si finisce per MODIFICARE il senso della Liturgia adattandola “a quel che mi piace e sento di fare”, finendo per  chiamare “amore” ciò che è il suo contrario, perché dettato dal nostro personalissimo “mi piace-non mi piace“… Ma se è vero che Dio è amore, ciò non vuol dire che il nostro amore sia Dio…. e non saranno le braccia allargate a dimostrare quanto abbiamo capito cosa è la Messa e cosa è questa Preghiera.

Proviamo ora a giungere ad una conclusione.

La pratica di prendersi per mano al momento di recitare il Padre Nostro deriva dal mondo protestante. Il motivo è che i protestanti, non avendo la Presenza Reale di Cristo, ovvero non avendo una comunione reale e valida che li unisca tra loro e con Dio, considerano il gesto di prendersi per mano un momento di comunione nella preghiera comunitaria…. Noi nella Messa abbiamo due momenti importanti: la Consacrazione e la Comunione. È lì – nella Messa – che risiede la nostra unità, è lì che ci uniamo a Cristo e in Cristo mediante il sacerdozio comune dei fedeli; il prendersi per mano è ovviamente una distrazione da questo. Noi cattolici ci uniamo nella Comunione CON CRISTO, non quando ci prendiamo per mano.

Un’altra cosa molto diversa è la preghiera comunitaria al di fuori della Messa; quando si recita fuori dalla Messa non c’è alcuna opposizione se si prende la mano di qualcuno, perché è un gesto emotivo e simbolico. Questo, come altri atteggiamenti, non è altro che l’esaltazione del sentimento. L’essere in comunione con qualcuno non consiste tanto nel prendere qualcuno per mano quando si recita il Padre Nostro, ma nel fatto di essere confessato, di essere in stato di grazia per ricevere degnamente l’Eucaristia. Stendere le braccia o darsi le mani nella preghiera era abituale nella Chiesa delle origini, ma nel contesto di un circolo di preghiera, o nella preghiera in privato o in un altro incontro non liturgico, non durante la Messa.

Quanto alla recita del Padre Nostro con la gente che alza le mani come fa il sacerdote nemmeno questo, perciò, va bene, perché non spetta ai laici durante la Messa compiere gesti riservati al sacerdote o pronunciare le parole o le preghiere del sacerdote confondendo il sacerdozio comune con il sacerdozio ministeriale… come hanno fatto i protestanti stravolgendo, appunto, la Liturgia. Inoltre è da tenere a mente che, le mani aperte del sacerdote indicano anche che egli sta ricordando ai laici, ai fedeli che osservano, che egli ha le mani consacrate è l’Unto da Dio e di Dio, egli è l’Alter Christus, il sacerdozio che sta esercitando E’ UNICO in unione alla Chiesa. E ricordiamo bene che la Messa (la stessa Preghiera e il pregare) E’ SACRIFICIO non spettacolo e l’esibizione del “popolo”…

Così sempre e solo i sacerdoti stendono le mani, e la cosa migliore è che i fedeli restino o preghino con le mani giunte perché la fede interiore è ciò che conta, è quello che Dio vede. I gesti esterni nella Santa Messa da parte dei sacerdoti servono a far sì che i fedeli – in primo luogo – vedano che il sacerdote è l’uomo designato che intercede per loro. I gesti nella Messa sono precisi sia nel sacerdote che per i fedeli; ciascuno fa i propri e i fedeli non devono copiare quelli dei sacerdoti. I gesti dei fedeli nella Messa sono le loro risposte, il loro canto, le loro posizioni specialmente “inginocchiati” davanti ai Misteri che si celebrano attraverso il sacerdote.

Sia prendere la mano di qualcuno che alzare le mani recitando il Padre Nostro sono, nei fedeli, pratiche non liturgiche, che pur non essendo esplicitamente proibite nel Messale non corrispondono nemmeno a una sana liturgia. I fedeli non devono ripetere né con parole né con azioni ciò che dice e fa il sacerdote la cui funzione è presiedere l’assemblea liturgica nella “veste del Cristo” motivo per cui, il sacerdote, veste gli ABITI LITURGICI

RICORDA: Siamo a Messa. C’è il Padre Nostro: ci prendiamo per mano o alziamo le braccia?
Queste pratiche non sono esplicitamente proibite nel Messale, ma non corrispondono nemmeno a una sana liturgia…
Perché bisogna evitarlo
«Si deve quindi evitare questa pratica – sentenzia il liturgista padre Henry Vargas Holguin – durante la celebrazione della Messa. Se qualcuno vuole farlo può (a mo’ di eccezione) con qualcuno di assoluta fiducia, senza forzare nessuno, senza dar fastidio a nessuno e senza volere che questa pratica diventi una norma liturgica per tutti. Bisogna tener conto del fatto che non tutti vogliono prendere la mano del vicino, e cercare di imporlo è qualcosa che va a detrimento della preghiera, della pietà e del raccoglimento».
Questo, come altri atteggiamenti, evidenzia il liturgista, «non è altro che l’esaltazione del sentimento. L’essere in comunione con qualcuno non consiste tanto nel prendere qualcuno per mano quando si recita il Padre Nostro, ma nel fatto di essere confessato, di essere in stato di grazia e soprattutto nell’essere preparato all’Eucaristia».
Il prendersi per mano non solo vuol dire duplicarlo inutilmente, ma soprattutto distoglie l’attenzione da quel “rivolgersi in alto” che è il fondamento della comunione.

Si legga anche nella sezione LITURGIA, ed anche nella sotto-sezione “CRISI LITURGICA” in particolare, consigliamo:

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Due apologie precedevano la comunione del celebrante (restate ancora oggi ma a scelta) e di seguito ogni altra formula fino la purificazione dei vasi sacri era un’apologia, prima a manifestare la propria colpa e la richiesta dei perdono e di seguito il rendimento di grazie per il dono ricevuto da conservare con mente pura, liberi ormai dal peccato Interessante che tanto la prima formula per la purificazione quanto la seconda nulla hanno a che vedere con il rituale compiuto, ma stanno in relazione alla Comunione ricevuta.

Oggi le apologie rimaste sono poche: prima e dopo il Vangelo, dopo la presentazione del calice nella preparazione dei doni, la formula della lavanda delle mani, la formula della frazione del Pane Santo, quella che precede la Comunione, le formule di suzione dei Santi Doni e quella che accompagna la purificazione dei vasi sacri. Sono ancora espressione di devozione personale del sacerdote, esprimono  ancora – anche le nuove – gli antichi sentimenti, quindi queste sono pregate a bassa voce da colui che presiede per una più intensa partecipazione alla celebrazione.