Esame critico della teologia del gesuita Rahner

Uno scrittore americano, Robert C. McCarthy, esamina il pensiero del gesuita Karl Rahner, il quale è stato definito “il più influente teologo al Vaticano II”, e la sua influenza è alla base dei cambiamenti che sono stati fatti nella Chiesa cattolica secondo concilio del Vaticano.

A Critical Critical Examination of the Theology of Karl Rahner, SJ

Prefazione

Chiunque voglia sintetizzare il pensiero ecclesiastico della Chiesa Cattolica nella fase conciliare e post-conciliare può presentare tre principali sistemi sostenuti da tre teologi: la “cristogenesi” di Pierre Teilhard de Chardin, la “teologia dell’amore” di Hans Urs von Balthasar e la “riduzione antropologica” o “trascendentale antropologia” di Karl Rahner.

Pierre Teilhard de Chardin, SJ

Teilhard estende la teologia a tutta la conoscenza umana e a tutta la realtà del creato. In campo filosofico, egli sostiene le non dimostrate presupposizioni dell’evoluzione “scientifica” e compone la sua ben nota “cosmogenesi-l’evoluzione dell’universo”. Secondo lui, l’evoluzione materiale universale ascende verso il processo razionale dell’uomo-questa è la sua “noogenesi” (la genesi della comprensione). E nella fase attuale dell’uomo sulla terra, tutto tende in senso evolutivo, verso Cristo – dal lì, la sua “cristogenesi”.

Dalla materia allo spirito, dallo spirito a Cristo-tutto si evolverebbe in questa direzione in modo irreversibile, seguendo leggi che egli cerca di spiegare.

Alla fine del processo, la creazione verrebbe incorporata con Cristo, dal quale avrebbe inizialmente proceduto senza una differenza sostanziale tra creatura e creatore. L’inizio che fa parte della fine: Cristo l’Alfa, Cristo l’Omega. Questo è il “ciclo perfetto” che Teilhard sostiene nel suo sistema.

Il male in sé sarebbe un incidente, una forza d’attrito continua, che in modo involontario impedisce in modo spontaneo la marcia dell’evoluzione. Tali premesse filosofiche vengono trasposte in tutte le verità di Fede. La Grazia, i Sacramenti, la Messa, l’Eucarestia, i Novissimi, i Dogmi, tutto è “spiegato” in funzione della “cristogenesi”. Il sistema attrae per la sua chiarezza, ampiezza di vedute, radicalità e senso poetico, ma, allo stesso tempo, il sistema fallisce per via della sua facile identificazione con l’immanentismo filosofico, condannato dalla Chiesa Cattolica.

Hans Urs von Balthasar, SJ

Hans Urs von Balthasar, SJ

Ciò che Von Balthasar sostiene come presupposto del suo sistema è il primato dell’amore rispetto alla ragione, della volontà rispetto all’intelligenza, della carità rispetto alla fede. Egli rende anche omaggio all’evoluzionismo filosofico – non la lineare e “positiva” evoluzione di Teilhard – ma la dialettica e tragica evoluzione di Hegel. La storia sarebbe la lotta tra due principi: giustizia e misericordia, rappresentati rispettivamente da Dio Padre e Dio Figlio. Gesù Cristo si sarebbe incarnato, al fine di “sconfiggere” la supremazia della giustizia, della fede, della logica e di sostituirli con misericordia, carità e carisma.

Il male in sé, e coloro che sono cattivi, non sarebbero in grado di resistere la forza di attrazione dell’amore. Giuda, gli eretici, coloro condannati all’inferno e anche i demoni stessi, si sentirebbero “capiti” da questo irresistibile messaggio d’amore e avrebbero aderito ad esso nel profondo dei loro cuori. Pietro, sì; ma Giovanni più di Pietro. Giovanni, sì, ma Disma (il buon ladrone), più di Giovanni. Disma, sì; ma Gesta (il ladrone cattivo), più di Disma.

E così, grazie alla forza dell’amore e della misericordia, la Chiesa istituzionale è sostituita dalla “Chiesa dell’amore” e quest’ultima, a sua volta è sostituita dalla “Chiesa dei condannati”, coloro che sarebbero più uniti a Cristo al culmine della crocifissione rispetto agli altri.

Al fine di “provare” questi punti, Von Balthasar fa uso di una notevole erudizione storica, filosofica e artistica, che conferisce al suo sistema un’ampia visualizzazione. Attraente per gli spiriti romantici e molto in voga in questi giorni tristi di ecumenismo sfrenato, la “teologia dell’amore” soffre comunque dell’errore fondamentale di sottomettere la fede alla carità. Solo una delle conseguenze è che adesso i dogmi cattolici sono stati messi in secondo piano in favore dell’unione tra le varie religioni.

Karl Rahner, SJ

Karl Rahner, SJ

Rahner segue il suo maestro, l’esistenzialista Martin Heidegger. Secondo Rahner, ciò che conta è ciò che esiste qui in questo momento. La Fede avrebbe bisogno di liberarsi delle sue formulazioni astratte per poter essere accettata dall’uomo di oggi, per come egli è. Per questa ragione, tutta la teologia o dovrebbe essere ridotta alla dimensione umana – da lì la sua “svolta antropologica” – o l’uomo dovrebbe essere elevato alla dimensione divina; da qui, la sua “antropologia trascendentale”. Il suo sistema è conosciuto con questi due nomi.

Qui metto con piacere da parte la mia penna per introdurre un’altra analisi del pensiero di Rahner: Un Esame Critico della Teologia di Karl Rahner, scritto da Robert C. McCarthy.

Per apprezzare in pieno l’importanza di questo lavoro, è indispensabile parlare del ruolo giocato dal pensiero di Karl Rahner. L’influenza di Rahner sul Concilio Vaticano II fu maggiore di quella dei due teologi precedenti.

Prima di tutto perché questi ultimi non erano presenti: Teillhard morì nel 1955 e Von Balthasar non poté partecipare per via della pubblicazione della sua opera Abbattere i bastioni che in quel periodo era considerata molto radicale e progressista. In secondo luogo perché le idee di Rahner influenzarono fortemente i vescovi tedeschi, i quali erano molto ben preparati e rappresentati durante il Concilio.

Questi vescovi sostenevano potenti associazioni di aiuto finanziario alle diocesi del Terzo Mondo: un dettaglio politico piuttosto importante. Grazie ad esso infatti, influenzarono un alto numero di prelati e poterono così fare approvare i progetti da loro appoggiati nell’assemblea del Concilio.

Punto terzo, Rahner, era uno degli autori della costituzione dogmatica della Chiesa, Lumen Gentium; tra l’altro, i concetti di “la Chiesa come mistero” e “popolo di Dio”, accettati dal Concilio Vaticano II, sono a lui attribuite.

Con questo sguardo all’importanza di Rahner nel pensiero ecclesiastico di oggi, il lettore può facilmente capire come benvenuta sia l’opera Un esame critico della Teologia di Karl Rahner, S.J., scritta da Robert McCarthy. In essa, l’autore sintetizza con notevole intelligenza e con acuto senso cattolico il pensiero del teologo tedesco e fornisce una critica obiettiva di molti dei suoi punti sbagliati. Lo studio, che non finge di essere un’analisi esauriente del sistema di Rahner, presenta i punti maggiormente opposti alla Fede cattolica. Da ex-militare, l’autore sa dove dirigere i “torpedo” che affonderanno la “nave”. L’opera evita termini tecnici e concetti che potrebbero confondere ed inoltre ha il vantaggio di essere facilmente comprensibile.

Un altro merito del libro è che McCarthy presenta la sua sintesi basandosi sul lavoro dei discepoli di Rahner, oppure su analisi critiche che spiegano il suo pensiero. Se McCathy si fosse basato direttamente sugli scritti di Rahner, il risultato sarebbe stato un trattato molto lungo invece di questo studio accessibile e breve che consente di ottenere comunque un risultato analogo. Rahner solitamente usava un linguaggio difficile, pieno di neologismi di filosofia esistenzialista per spiegare un pensiero che non è sempre chiaro.

Perciò, Robert C. McCarthy rende un servizio encomiabile alla causa cattolica nel pubblicare questo primo studio. Si spera che altri simili lo seguiranno, così che i maggiori errori di Karl Rahner e di altri teologi divengano ben noti.

Mi resta solo da congratularmi con l’autore per questo suo meritevole lavoro e di augurargli una vasta diffusione di questo utile e opportuno studio.

(Traduzione di PRL)


L’a-teologia di Karl Rahner, l’eresiarca del XX secolo

Recensione

Ho terminato la lettura di un libro in lingua originale, cioè l’inglese americano, intitolato A Critical Examination of the Theology of Karl Rahner, SJ, scritto dallo studioso texano Robert C. McCarthy, pubblicato nel 2001. È stato molto faticoso, perché ho dovuto usare moltissimo i vocabolari cartacei e quelli on-line, ma ne è valsa la pena. L’opera di McCarthy, purtroppo, in Italia non è mai stata pubblicata e, sicuramente, non sarà pubblicata neppure in futuro.

41hmb874v3l_544f8d364a871Secondo McCarthy, l’intelligentissimo padre gesuita Karl Rahner ad un certo punto della sua vita, cominciò letteralmente a disprezzare la “Chiesa di sempre” e la “fede di sempre”. Non credette più alla Rivelazione del Dio che si abbassa fino alla sua creatura prediletta, l’uomo. Considerò la “vecchia fede” del tutto inadeguata all’uomo moderno e si mise all’opera per “conformare” la teologia cattolica alla modernità. Rahner, in pratica, non cercò più – come invece dovrebbe fare ogni cattolico, specialmente un sacerdote – di convertire l’uomo a Dio, ma di adattare Dio all’uomo.

«Il padre Rahner ha detto che la teologia suole dare l’impressione, oggi giorno», ha spiegato un discepolo del gesuita tedesco, «di dar risposte mitologiche o almeno non scientifiche… Il teologo solo può superare questo… partendo dall’uomo e dalle sue esperienze». Rahner, dunque, non “partiva” da Dio, ma dall’uomo.

Basandosi, in questo senso, sulle “esperienze dell’uomo”, in particolare di quello moderno, Rahner scopre la sua dottrina del “soprannaturale esistenziale”. L’uomo moderno non può, né deve, considerarsi “segnato dal peccato”; anzi, deve necessariamente ritenersi buono, bravo e bello. L’uomo può smettere di credere al vecchio dogma cattolico del peccato originale. Non ha più bisogno di credere che il soprannaturale, la Grazia di Dio, siano al di sopra della natura umana. Non esiste, in realtà, il peccato originale, né i suoi nefasti effetti sulla natura dell’uomo. Esiste invece una natura umana imperfetta, la quale può, evolvendosi, diventare perfetta, se non addirittura tendere alla divinizzazione.

Rahner, partendo dalla concezione meravigliosa, senza macchia, che l’uomo moderno deve avere di sé, raggiunge rapidamente le più temibili eresie moderne, che costituiscono la base dell’apostasia contemporanea: il rifiuto del soprannaturale e la negazione del peccato originale.

Il gesuita, come teologo e soprattutto come sacerdote, non poteva salire senza macchia, secondo McCarthy, dopo tale assurda demolizione, delle dottrina cattolica di base. Questa è, sempre secondo l’autore texano, la spiegazione della quasi impenetrabile oscurità del più famoso gesuita del XX secolo, e della sua invenzione di strambe teorie come il “soprannaturale esistenziale” e il “cristianesimo anonimo”.

I cardinali Kasper e Lehmann, discepoli di Rahner.

I cardinali tedeschi Kasper e Lehmann, discepoli di Rahner.

In ciò che il maestro è scuro, a schiarire ci pensano i suoi discepoli. E molti discepoli di Rahner sono diventati vescovi e principi della Chiesa (Carlo Maria Martini, Karl Lehmann, Walter Kasper, Reinhard Marx, Robert Zollitsch, etc…).

Se dunque l’uomo, seguendo il pensiero rahneriano, viene al mondo non condannato dal peccato, ma solo con quell’incompletezza che tende alla perfezione, addirittura alla divinizzazione, che bisogno ha di redenzione o di un Redentore? Per Rahner l’uomo diventa perfetto, persino divino, con l’evoluzione, non con la Grazia. Gesù di Nazaret è l’uomo che più di ogni altro è riuscito a perfezionare, ad evolvere, la natura umana, divinizzandola.

Per il gesuita tedesco, infatti, non è in discussione il fatto che Cristo sia Dio, anzi, ne era convintissimo. La tragedia è che, per Rahner, Gesù Cristo non è il Dio vivente fatto uomo, ma l’uomo che si è fatto Dio.

Mediante questa “dottrina gnostica” di Dio che non discende fino alla natura umana, trasfigurandola per mezzo della sua Grazia, ma dell’uomo che si “evolve”, s’impossessa della natura divina, Rahner mette assieme, in un modo molto contorto, religione e filosofia moderna (Hegel, Heidegger e Kant), ma di fatto nega l’Incarnazione e rifiuta la Redenzione.

FONTE: papalepapale.com